Il Pamphletismo apre l'abisso della sua gola, sempre più largo, per non chiuderlo più. I nostri Filosofi, a dir vero, se ne traggono in qualche modo discosti, dopo l'esempio di Marmontel, che «si ritira disgustato fin dal primo giorno». L'Abbé Raynal, divenuto grigio e calmo nel suo domicilio di Marsiglia, è poco soddisfatto di questo lavoro; l'ultimo atto letterario dell'uomo sarà di nuovo un atto di ribellione; una sdegnata Lettera all'Assemblea Costituente; cui si risponde con «l'ordine del giorno». Così anche il Filosofo Morellet aggrotta scontento le ciglia; e invero egli è minacciato nei suoi beneficî da quel Quattro di Agosto, che evidentemente va troppo in là. È strano che quelle «squallide figure in saioni di lana» non restino soddisfatte della Speculazione e dell'Analisi vittoriosa, come noi!
Ahimè, sì: la Speculazione, il Filosofismo, un tempo ornamento e ricchezza del salone, hanno bisogno di mutarsi in semplici provvedimenti pratici e circolare all'aperto sulle vie, universalmente; recando i loro frutti! Un Quarto Stato, quello degli abili editori, balza fuori; cresce e si moltiplica, più forte d'ogni repressione, incalcolabile. Nuovi stampatori, nuovi Giornali, e sempre roba nuova (ha bisogno di sfogo il mondo): e che i nostri Trecento stiano là a frenare e consolidare a loro talento! Loustalot, sotto l'ali di Prudhomme, editore torbido e avventato, stampa settimanalmente la sua Révolution de Paris, con uno stile acre, enfatico. Acre, corrosivo, come lo spirito delle prugne selvatiche, come il vitriolo, è Marat, Amico del Popolo; che si sente colpito dal fatto che l'Assemblea Nazionale, così piena di Aristocratici, «non può far nulla», eccetto che disgregarsi, e aprire l'adito ad una migliore Assemblea; che i Rappresentanti municipali altro non sono che ciarloni e imbecilli, se non addirittura furfanti. Quest'uomo è povero, è squallido, abita nelle soffitte; un uomo non amabile nè moralmente nè fisicamente; un uomo respingente. Egli comincia a divenire fanatico, dominato com'è dall'idea fissa. Crudele lusus della Natura! La Natura, o povero Marat, come in un passatempo crudele, t'impastò forse dei suoi residui e d'una creta mista e avariata, scaraventandoti via, da matrigna, come una Frenesia in questo frenetico Secolo decimottavo? Là ti sta preparato il tuo lavoro; e tu lo compirai. I Trecento hanno citato e vogliono ancora citare Marat a comparire, ma sempre egli gracida una risposta esauriente; sempre li sfiderà, o li eluderà; nè si lascerà mettere il bavaglio.
Carra, «Ex-segretario di un Hospodar decapitato», poi di un Cardinale Collana; Pamphletista, Avventuriero, passato a traverso molti episodî e svariati paesi, si mette in collaborazione con Mercier, del Tableau de Paris; e colla schiuma alla bocca, pubblica gli Annales Patriotiques. Il Moniteur va innanzi prosperamente; Barrère «piange» sulla Carta, più che mai fedele; Rivarol e Royou non se ne stanno neghittosi. Il giuoco invita a giocare: il vostro Domine, Salvum Fac Regem ridesterà il Pange Lingua; se v'è un giornale l'Ami-du-Peuple, non manca un giornale l'Amico del Re, Ami-du-Roi. Camillo Desmoulins s'è eletto da sè Procureur Général de la Lanterne, Procuratore Generale della Lanterna; e perora, senza atrocità, sotto un titolo atroce, stampando settimanalmente le sue brillanti Rivoluzioni di Parigi e del Bramante. Brillanti, abbiamo detto; poichè, se in quelle fitte tenebre del Giornalismo, con la sua iattanza fosca, con la sua furia fissa o bislacca, qualche raggio di genio ti saluta, sii certo, è quello di Camillo. La cosa che Camillo tocca, egli l'adorna col suo dito luminoso: lo splendore scherza gentile, inaspettato, fra un'orribile confusione; spesso la parola di Camillo è degna d'esser letta, quando nessun'altra n'è degna. Enigmatico Camillo, come tu risplendi d'una luce caduta, ribelle, eppure semi-celestiale; come è la luce della stella sul ciglio di Lucifero! Figliuolo del Mattino, in quali tempi e in quali luoghi sei dovuto cadere!
Ma in tutte le cose vi ha del buono; anche se non buono a «consolidare le Rivoluzioni». Il carico di mille carri di questa materia dei Pamphlets e dei Giornali sta a marcire lentamente nelle Pubbliche Biblioteche della nostra Europa. Strappata dal grande golfo, come ostriche dai bibliomaniaci ricercatori di perle, deve però prima marcire, e allora ciò che fu perla, in Camillo o in altri, può essere veduta come tale e continuare come tale.
Nè il pubblico parlare è scemato, anche se Lafayette e le sue Pattuglie lo guardano con occhio torvo. Si parla forte nel Palais Royal, e più forte nel Café de Foy: là è tutta una miscellanea di Cittadini e Cittadine che vi circolano. «A quando a quando», secondo Camillo, «si «servono della libertà della stampa per un proposito privato, in modo che or l'uno or l'altro patriota si trova privo del suo orologio o del suo fazzoletto da tasca!» Ma quanto al resto, nell'opinione di Camillo, nulla può rappresentare una più vivida immagine del Foro Romano. «Un patriota propone la sua «mozione»; se essa trova dei sostenitori, lo si fa montare su di una sedia, e parlare. Se è applaudito, va avanti e redige; se è fischiato, viene abbandonato al suo destino». In questo modo si circolava e si perorava.
Il gigantesco e velloso Marchese Saint-Huruge, uomo che ha avuto delle disgrazie e le ha meritate, è giudicato eminente, ed è anche ascoltato. La sua voce è un «muggito», come quella d'un Toro di Bashan; voce che supera tutte le altre e che spesso fa balzare i cuori degli uomini. Questo Marchese è uno scervellato o quasi; sono però sani i suoi polmoni; ma il sano e l'insano gli serviranno ugualmente.
È da notare inoltre che ognuno degli Ottanta Distretti ha il suo Comitato particolare, che parla e presenta continuamente le sue mozioni, e che aiuta alla ricerca del grano, nella ricerca d'una Costituzione, quei poveri Trecento del Municipio; che Danton, dalla voce «che si ripercuote nelle volte», è presidente del Distretto dei Cordeliers; che è già divenuto un Simbolo del Patriottismo; che a prescindere dai «diciassettemila affatto bisognosi, che scavano su Montmartre, la più parte dei quali, veramente, ha ottenuto il passaporto, ed è stata lanciata nello spazio con quattro scellini», v'è uno sciopero, o unione, di Domestici fuori servizio, che ti riuniscono per parlare in pubblico. È in vista uno sciopero di Sarti, poichè anche questi vogliono scioperare e parlare; di più, uno sciopero di Calzolai giornalieri; uno sciopero di Farmacisti: è così caro il pane!... Tutti costoro avendo scioperato, debbono parlare, in genere, sotto la volta del cielo, per prendere le loro determinazioni. – Lafayette e le sue Pattuglie li sorvegliano sospettosi, a distanza.
Sventurati mortali! questo tira e molla, questo sforzarsi scambievolmente, per dividere, in un modo conciliante, la comune Felicità dell'uomo in questa Terra, quando l'intera parte da dividersi non è che «un banchetto di bucce»! Diligenti sono i Trecento; nessuno uguaglia Scipio-Americanus nel trattare con le folle. Se non che, tutte queste cose sono un cattivo presagio pel consolidamento d'una Rivoluzione.