Intanto, pel momento, il grande quesito pei Governatori della Francia è se si debba o no somministrare l'estrema unzione (a Luigi, s'intende bene, non alla Francia).
La questione è seria, giacchè a volerla somministrare, al solo parlarne, non dovrebbe l'Ammaliatrice Dubarry sparire immantinenti, con poca speranza di più tornare, anche se mai Luigi guarisse? Con lei sparirebbero il Duca d'Aiguillon e Compagnia, e tutto intero il Palazzo d'Armida, come fu detto, verrebbe ingoiato dal Caos, non restando altro che un odore di zolfo. Ma, d'altra parte, che direbbero i Delfinisti e gli Choiseulisti? E che direbbe lo stesso martire reale, se si aggravasse mortalmente, senza perdere la coscienza? Per ora egli bacia ancora la mano alla Dubarry, come possiamo osservare dall'anticamera, ma in seguito? I dottori possono pur comporre i loro bollettini a seconda degli ordini ricevuti; ma, in effetto, trattasi di «vaiolo confluente»; e anzi si vocifera che anche la figliuola del portiere, giovane e piena di vita, sia stata attaccata dal morbo. Quanto poi al suo viatico, Luigi XV non è uomo da pigliar la cosa alla leggera e, infatti, non soleva egli catechizzare le sue figliuole nel Parc-aux-cerfs e pregare con loro perchè mantenessero intatta la loro ortodossia? Il fatto è strano, ma non senza esempî, poichè non v'è animale strano quanto l'uomo.
Per ora, veramente, a tutto si porrebbe riparo se l'Arcivescovo Beaumont si lasciasse persuadere a chiudere un occhio! E, purtroppo, Beaumont lo farebbe volentieri; giacchè, parrà inverosimile, ma pure tanto la Chiesa che le future speranze dei Gesuiti si attaccano al grembiule di questa donna innominabile. Ma, e «la forza della pubblica opinione»? Un Cristofaro di Beaumont, dopo aver dedicata l'intera sua vita alla persecuzione degl'isterici Giansenisti e degli increduli Non-confessori, pigliandosela magari coi loro cadaveri in mancanza d'altro, potrebbe aprire la porta del Cielo e dare l'assoluzione col corpus delicti sotto il naso? Il nostro Grande Elemosiniere Roche-Aymont, per conto suo, non vorrà di certo mercanteggiare sui giri di chiave, verso un peccatore Regale; ma vi sono altri Ecclesiastici, come un imbecille di un Abate Moudon, Confessore del Re; e dopo tutto il Fanatismo e la Decenza non sono ancora estinti. Ciò posto, che resta dunque a fare? Ben guardare le porte, modificare il Bollettino medico, e quel ch'è più, sperare, come sempre, nel tempo e negli eventi.
Le porte sono accuratamente sorvegliate e nessuno che non sia ben veduto può entrarvi. In vero, pochi desiderano d'introdursi, perchè la infezione putrida penetra sino all'Œil-de-Bœuf al punto che «più di cinquanta sono i colpiti, e dieci ne muoiono». Soltanto le Principesse vegliano al ributtante capezzale dell'infermo, sotto l'impulso della pietà filiale. Le tre Principesse, Graille, Chiffe, Coche (Cencio, Avanzo, Maiale, come egli soleva chiamarle), vegliano assidue in quel luogo donde tutti sono fuggiti. La quarta Principessa, forse Loque (Straccio), è già in Convento e non può che offrire le sue orazioni. Tanto la povera Graille che le sue sorelle non hanno mai conosciuto un padre; dura condizione imposta dalla Grandezza. Appena era loro dato di vederlo al Débotter (cioè quando Sua Maestà si toglieva gli stivali); allora soltanto esse tiravano fuori i loro «enormi guardinfanti, si avvolgevano intorno alla vita i lunghi strascichi, e indossati in fretta dei mantelli di taffetà nero, alti fino al mento», si recavano regolarmente in gran gala, «ogni sera alle sei», a ricevere il bacio reale sulla fronte; poi maestosamente uscivano per tornare al ricamo, ai pettegolezzi, alle preghiere e all'ozio. Se Sua Maestà veniva qualche mattino a trangugiare in fretta con loro il caffè di sua confezione, in tanto che i cani venivano sguinzagliati per la caccia, s'aveva in conto di una grazia del Cielo! Povere vecchie sfiorite! Nelle scosse selvagge che ancora aspetta la vostra fragile esistenze, prima d'essere schiacciata, infranta; mentre fuggirete attraversando paesi nemici e mari tempestosi, sul punto d'esser prese dai Turchi; quando nel terremoto dei Sanculotti più non distinguerete la vostra mano destra dalla sinistra, sia almeno in voi la memoria di quest'atto gentile d'amore! Anche a noi sembra un pallido raggio di sole nel deserto triste e lamentevole, ove difficilmente ne scorgiamo altri.
Frattanto, che potrà fare un Cortigiano prudente e imparziale? In circostanze così delicate, in cui non è soltanto questione di vita e di morte, ma anche di sacramento o non sacramento, il più abile può sbagliare. Pochi sono fortunati come il Duca d'Orléans e il Principe di Condé, che premunitisi di sali volatili sorvegliano l'anticamera del Re e nello stesso tempo mandano i loro bravi figliuoli (il Duca di Chartres, che sarà Egalité, e il Duca di Bourbon che diverrà poi Condé e famoso fra gl'Imbecilli) a servire il Delfino. Da costoro e pochi altri la risoluzione è presa: jacta est alea. Quando l'Arcivescovo di Beaumont, trattovi alfine dalla pubblica opinione, è sul punto di penetrare nella camera dell'ammalato, il vecchio Richelieu lo tira pel rocchetto in luogo appartato, e mostrandogli la sua vecchia faccia di mastino avvizzita dai vizi, con una veemenza apparentemente untuosa gl'impone «di non uccidere il Re con una Proposizione teologica»; e dal visibile cambiamento di colore di Beaumont, si desume che lo abbia vinto. Al Duca di Fronsac, figlio di Richelieu, resta a compier l'opera di suo padre, minacciando il Curé de Versailles «di gettarlo dalla finestra» non appena questi si provi a bisbigliare qualche cosa intorno ai sacramenti.
Fortunati costoro, noi diciamo; ma che dire degli altri che pencolano incerti fra due opinioni, in una posizione critica? Chi volesse vedere a che punto è ora arrivato il Cattolicismo, e altro ancora, e come i simboli più sacri altro non sono divenuti che dadi per il giuoco dei più abbietti, non avrebbe che da leggere le narrazioni di Besenval, di Soulavie e d'altri Cronisti di Corte del tempo. Egli vedrà la Via Lattea di Versailles divisa e sparpagliata, aggruppata in Costellazioni sempre nuove e sempre soggette a mutare. Vedrà il tentennar del capo, e gli sguardi significativi e i capannelli di molti; le nobili vedove in abiti serici che rivolgono con mistero sorrisi a questa Costellazione, sospiri e quell'altra; in molti cuori il timore, la speranza, la disperazione. Vedrà la Ombra pallida e sogghignante della Morte, introdotta cerimoniosamente da un'altra ombra al pari sogghignante, quella dell'Etichetta; a quando a quando udrà il mormorio dell'Organo della Cappella, vera preghiera meccanica, che par che dica con un riso satanico: Vanità delle vanità, tutto è vanità!