Capitolo II IL LIBRO DELLA LEGGE

Se quella medesima Augusta Assemblea Costituente, che attirava gli sguardi dell'Universo, desta presentemente, a tanta distanza di tempo e di luogo, un'attenzione relativamente scarsa in noi, quanto maggiormente ciò deve accadere per questa povera Legislativa! Essa ha la sua Destra e la sua Sinistra; quella meno, questa più patriottica, giacchè gli Aristocratici non esistono più nè qui nè ora; essa ha scatti d'eloquenza, e perora; ascolta i Rapporti, legge i Progetti, fa le Leggi; compie l'opera sua secondo il suo intento, per un certo tempo; ma la Storia di Francia, si ritiene, è raramente o mai in quel luogo. Disgraziata Legislativa, che mai ha da fare con essa la Storia, tranne che versarle sopra una lagrima, quasi in silenzio? Primo in Francia dei Parlamenti biennali – i quali, se la Costituzione di Carta e il Giuramento Nazionale spesso rinnovellato avessero potuto servire a qualche cosa, si sarebbero seguiti come una catena dolcemente salda, indissolubile nel corso del Tempo, –, ebbe dolorosamente la sua fine entro un solo anno; nè se n'ebbe un secondo. Ohimè! i vostri Parlamenti biennali con la loro serie indissolubile, infinita; essi e tutto l'Edificio Costituzionale, costruito con Giuramenti d'una tale Federazione esplosiva, e la sua ultima pietra portata al culmine tra danze e variopinte irradiazioni, si ridussero in pezzi, come una fragile terraglia nel crollo delle cose; e già, entro undici brevi mesi, andarono a finire in quel Limbo ch'è presso la Luna, insieme ai fantasmi d'altre Chimere. Quivi, tranne che per rari e specifici propositi, abbiano riposo in malinconica pace.

Dopo tutto, come l'uomo è sconosciuto a sè stesso! Come sconosciuto a sè stesso è un pubblico Corpo d'uomini! La mosca d'Esopo che stava sulla ruota del carro, esclamava: Quanta polvere io sollevo! I grandi uomini di governo, vestiti di porpora, con fasci ed insegne, sono governati dai loro valletti, dalle bizze delle loro donne e dei loro fanciulli; o, nei paesi costituzionali, dalle colonne dei loro Abili Editori di Gazzette. Non dire: Io sono questo, io sono quello; io fo questo, io fo quello; poichè tu non ti rendi conto di ciò: tu conosci solo il nome delle cose. Un porporato Nabuccodonosor si rallegra di sentirsi ora veramente Imperatore di quella grande Babilonia che egli ha edificata; ed è nient'altro che un non classificato bipede-quadrupede alla vigilia dei suoi sette anni di pascolo! Questi settecentoquarantacinque eletti non dubitano di essere il primo Parlamento biennale, venuto a governare la Francia con l'eloquenza parlamentare; e che sono mai essi? E che sono venuti a fare? Cose da folli, non da savi!

Molti lamentano che questo Primo Biennale non abbia in sè membri dell'antica Costituente, che vi avrebbero portata la loro esperienza dei partiti e della tattica parlamentare; ma tal fu quella loro folle Legge d'Abnegazione. – Di certo gli antichi membri della Costituente sarebbero stati i benvenuti, qui, fra noi; ma, d'altra parte, quali antichi o nuovi membri d'una qualunque Costituente sotto il Sole, potevano riuscire realmente giovevoli? Vi sono primi Parlamenti biennali messi in condizione, in un certo senso, da trovarsi fuori saggezza; in un punto in cui la saggezza e la follia si differenziano d'un sol grado, e la rovina e il dissolvimento sono l'inevitabile punto d'approdo d'entrambe.

Gli antichi Costituenti, i vostri Barnave, Lameth e simili, per cui è stata serbata una speciale galleria ove possono trovar posto onorevole ed ascoltare, sogliono deridere quei nuovi legislatori; ma noi non li imiteremo! I poveri settecentoquarantacinque, mandati dai cittadini attivi di Francia, sono ciò che loro è dato di essere; compiono quel che è loro predestinato. La nobiltà aristocratica era fuggita oltre le frontiere, o s'era tappata in silenzio nei suoi Châteaux risparmiati dal fuoco; poco si riprometteva essa dalle Primarie Assemblee Elettorali. E tra le Fughe a Varennes, e i Giorni dei Pugnali, e i complotti che seguivano ai complotti, il Popolo è abbandonato a sè stesso; il Popolo ha bisogno di scegliere i Difensori del Popolo, come meglio può trovarli. Scegliendo, come sempre, «se non l'uomo più capace, il più capace a farsi scegliere»! Carattere ardente, sentimenti palesi di Patriottismo Costituzionale: queste sono le qualità; ma la parola libera, la padronanza nel saperla trattare, questa è la qualità delle qualità! Onde si nota, con poca meraviglia, che nel Primo Parlamento Biennale, Quattrocento Membri sono della classe degli Avvocati o Procuratori: uomini che sanno parlare, quando occorre di parlare; vi sono inoltre uomini che sanno pensare ed anche agire. La sincerità dirà che questo malaugurato Primo Parlamento Francese non mancava dopo tutto del suo contingente di talento, di onestà, e che nè per questa nè per quello si trovava al disotto della media dei Parlamenti; chè anzi superava la media. Quella media di Parlamenti, che se non sono ghigliottinati e dannati a imperitura infamia dal mondo, non debbono ringraziare sè stessi, ma la loro buona stella!

La Francia, come dicevamo, ha una volta ancora fatto quel che poteva: uomini ardenti si sono riuniti dopo una lunga separazione, con intenti strani. Il focoso Max Isnard è venuto dal più remoto Sud-Est; il focoso Claude Fauchet, Te-Deum Fauchet vescovo del Calvados, è venuto dal più remoto Nord-Ovest. Non v'è più quivi un Mirabeau, che aveva ingoiato le formule: il nostro solo Mirabeau adesso è Danton, che per ora lavora di fuori; che alcuni chiamano il «Mirabeau des Sansculottes».

Tuttavia noi abbiamo i nostri valori, – specialmente quanto a parola e a logica. Abbiamo un eloquente Vergniaud, il più mellifluo e nello stesso tempo il più impetuoso dei pubblici oratori, venuto dalla regione chiamata Gironde, della Garonne; uomo per disgrazia di carattere indolente, che se ne starebbe a trastullarsi coi vostri fanciulli proprio nel momento in cui dovrebbe discutere e perorare. L'impulsivo e attivo Guadet; guardate il grave Gensonné; il giovane, buono, scintillante, giocondo Ducos; Valazé destinato a una triste fine: tutti costoro sono parimenti della Gironde o di Bordeaux: uomini di ardenti principi Costituzionali, di pronto ingegno, di logica stringente, di rispettabilità incontrastabile; che vogliono il Regno della Libertà, ma conseguito con metodi retti. Intorno a costoro verranno mano mano raccogliendosi altri della stessa indole, conosciuti poi come Girondins, a dolorosa meraviglia del mondo. Di tal sorta è Condorcet, marchese e filosofo; che ha lavorato intorno a tante cose: alla Costituzione Municipale di Parigi, al calcolo differenziale, al giornale la Chronique de Paris, alla biografia, alla filosofia; ed ora siede qui come Senatore di due anni: un notevole Condorcet, dalla faccia stoica di Romano, dal cuore ardente: «vulcano nascosto sotto la neve», chiamato anche, con linguaggio irriverente, «mouton enragé», la più pacifica delle creature colta dalla rabbia! Notate, infine, Jean Pierre Brissot, che il Destino, dopo un lungo e clamoroso lavorio, ha scagliato qui, non sapendo più che farsene. Anch'egli è un Senatore biennale; anzi, pel momento, il re fra di essi. Quel Brissot, infaticabile nel discutere, nello scribacchiare, che volle prendere il nome dide Warwille, e gli araldici non sanno perchè – a meno che non fosse stato perchè suo padre compiè, in maniera inappuntabile, le funzioni di cuoco e di tavernaio nel villaggio di Quarville. Un uomo della specie dei mulini a vento, che sempre macinano, e si volgono verso tutti i venti; senza nessuna stabilità.

Tutti questi uomini sono dotati di talento, hanno in loro la facoltà di lavorare, e lavoreranno; lavoreranno, plasmeranno, non senza effetto, purtroppo non in marmo, ma in rena friabile! – Ma la più eccelsa facoltà tra loro è ancora a menzionare, o veramente deve ancora svolgersi per essere menzionata: il Capitano Ippolito Carnot, venuto qui dal Pas de Calais; con la sua fredda mente di matematico, con la sua silenziosa tenacia di volontà. Il Carnot di ferro, dalle larghe vedute, imperturbabile, indomabile; che nell'ora del bisogno si troverà sempre al suo posto. I suoi capelli sono ancora neri; e diverranno grigi a seguito d'avventure di vario genere, or tristi or liete; ma che quest'uomo di ferro affronterà imperturbabile.

Nè il Côté Droit e il partito degli amici del Re fanno difetto: Vaublanc, Dumas, Jaucourt l'onorevole Cavaliere: essi amano la Libertà, ma con la Monarchia al disopra, e parlano senza paura come detta la loro fede; – e saranno spazzati via dagli uragani che già s'addensano. Fra loro vogliamo citare un nuovo militare: Teodoro Lameth; – non fosse altro per amore dei suoi due Fratelli, che lo guardano soddisfatti dall'alto della Galleria degli antichi Costituenti. I Pastoret dal linguaggio spumeggiante, i conciliatori Lamourette dalla bocca di miele; poi una quantità d'individui senza parola e senza nome che si dicono Moderati e, numerosi, siedono al Centro. Ancora meno scarso è il Côté Gauche: l'Estrema Sinistra siede sui banchi in cima, quasi librandosi su quella sua altura speculativa o Montagna; quell'altura scaglierà i suoi fulmini, e renderà il nome di Montagna famoso-infame in ogni tempo e in ogni luogo.

L'onore non alberga su questa Montagna; nè finora s'è potuto riscontrare un disonore rilevante; non può vantare nè talento, nè grazia della parola o del pensiero; ha solo il dono d'una fede incrollabile, d'un'audacia che sfiderà il Cielo e la Terra. Il più emergente è qui il Trio dei Cordeliers: l'ardente Merlin da Thionville e l'ardente Bazire, entrambi Procuratori; poi Chabot, Cappuccino spogliato, abile in materia d'aggio. L'avvocato Lacroix, che portò una volta come subalterno la semplice épaulette, ha polmoni forti e cuore famelico. Anche là è Couthon, poco pensoso di ciò che egli è; – paralizzato, per un triste accidente, nelle estremità inferiori. Giacchè, a quanto pare, dovette stare per tutta una notte, non al caldo nella dimora della sua amata (la quale era, per legge, di un altro), ma affondato fino alla cintola in una fredda palude, lungi da lei che tremava per la vita di lui così immerso nel freddo pantano; e ora è costretto a sorreggersi per sempre sulle grucce. Cambon, in cui sonnecchiando, si sviluppò quel suo talento finanziario per la stampa degli Assegnati; padre della carta moneta; che nell'ora della minaccia, pronunzierà la rigida sentenza: «Guerra ai Castelli, pace alle Capanne. Guerre aux Châteaux, paix aux Chaumières!». Lecointre, l'intrepido Merciaio di Versailles, è qui il benvenuto; conosciuto fin dal Banchetto dell'Opera e dalla Insurrezione delle donne. Anche Thuriot; l'Elettore Thuriot, che si trovò tra le feritoie della Bastiglia, e vide Saint-Antoine che si sollevava in massa, ed ha tante altre cose da vedere. Per ultimo, notate il vecchio Ruhl, il più torvo di tutti, dalla faccia scura, arcigna, dai lunghi capelli bianchi; egli è della razza luterana d'Alsazia; un uomo a cui l'età e i libri non hanno nulla insegnato; che, arringando i vecchi di Reims, solleverà la sacra Ampulla (venuta dal cielo per ungere Clovis e tutti i Re) e la definirà una semplice oliera senz'alcuna virtù, scagliandola con impeto e riducendola in pezzi; e tante cose purtroppo egli ridurrà in pezzi e infine la sua stessa testa selvaggia con un colpo di pistola, e così finirà.

Una tal lava rovente sobbolle nei visceri di questa Montagna, sconosciuta al mondo e a sè stessa! Una Montagna delle più comuni finora; che si distingue dalla pianura niente altro che per la sua grande sterilità, pel suo squallido aspetto: tutt'al più, dopo minuta osservazione, si può scorgervi del fumo; poichè finora tutto è così solido, così pacifico; e non si dubita, come fu detto, che questo stato durerà fin che il Tempo duri. E non amano forse tutti la Libertà, la Costituzione? Tutti e di tutto cuore; – ma con varie gradazioni. Alcuni, come il Cavaliere Jaucourt e la sua Destra, possono amare la Libertà meno della Regalità, e se n'ebbe la prova; altri, come Brissot e la sua Sinistra, possono amarla più della Regalità. E ancora, tra questi ultimi, v'è chi può amare la Libertà più della stessa Legge; chi meno. I partiti si svolgeranno; ma nessun mortale, fino a questo punto, conosce in che modo. Delle forze lavorano dentro e fuori di questi Uomini: la dissidenza diviene opposizione, che va sempre allargandosi, e si trasforma in incompatibilità, guerra internecina; finchè il forte è eliminato dal più forte, che a sua volta è distrutto dal più forte di tutti! Come impedire ciò? Jaucourt coi suoi monarchici, o Feuillants, o Moderati; Brissot coi suoi Brissottiani, Giacobini, o Girondini; e il trio dei Cordeliers, e tutti compiranno ciò che debbono compiere nella maniera che è loro destinata.

E pensare per qual sorte quei poveri Settecentoquarantacinque son là riuniti, e per lo più inconsapevolmente! Non v'è cuore, per quanto duro, che non ne senta pietà. Il desiderio della loro anima era di lavorare, di vivere come il primo Parlamento di Francia e di far funzionare la Costituzione. Non adempirono essi, fin dal loro insediamento, all'affettuosa cerimonia Costituzionale, quasi fra le lagrime? Dodici dei più anziani sono incaricati solennemente di recare la Costituzione, cioè il Libro Stampato della Legge. L'Archivista Camus, un antico Costituente nominato Archivista insieme ai Dodici Anziani, tra il frastuono e l'apparato militare, entra, recando il Libro divino; il Presidente e tutti i Senatori Legislativi, ponendo su di esso la mano, giurano successivamente tra le acclamazioni e le effusioni del cuore tre volte tre ripetute dall'universale. Così aprono la loro Sessione. Oh sventurati mortali! Quello stesso giorno, una loro Deputazione essendosi recata ad ossequiare Sua Maestà, era stata, a quanto pare, ricevuta alquanto seccamente; la Deputazione non prese la cosa alla leggiera, e ne mosse lamento; onde il nostro Primo Parlamento, che aveva dianzi giurato fra il gaudio, si vide costretto, la dimane, a prorompere di rimando in fieri discorsi sulla condotta non regale del Re e sulla maniera che dovrebbero tenere nel ricevere Sua Maestà; e come Sua Maestà non doveva più d'ora innanzi chiamarsi Sire, tranne quando loro aggradisse; e poi, il giorno seguente, tornavano su questo loro deliberato, giudicandolo affrettato, nient'altro che una escandescenza, benchè provocata.

Una effervescente bene intenzionata riunione di Senatori; troppo combustibile, onde partono continue scintille! La loro storia è tutta una serie di escandescenze e di querele, di desiderio sincero di compiere le loro funzioni, e della fatale impossibilità di compierle. Denuncie, biasimi ai Ministri del Re, ai traditor supposti e reali; invettive e fulmini contro i fulminanti Emigrati; terrore dell'Imperatore d'Austria, del «Comitato austriaco», fin nelle Tuilleries; furore e terrore crescenti, fretta e dubbio e fosco smarrimento! – Fretta abbiam detto, eppure la Costituzione aveva provveduto contro la fretta. Nessun Progetto di legge può passare prima che sia stampato, prima delle tre letture, con l'intervallo di otto giorni: «a meno che l'Assemblea non decreti in precedenza che v'è urgenza». Cosa a cui l'Assemblea si uniforma, e scrupolosa com'è della Costituzione, non manca mai di ottemperarvi: Considerando una o un'altra cosa, l'Assemblea finisce sempre col decretare «qu'il y a urgence»; e quando «l'Assemblea ha decretato che vi è urgenza», è libera di decretare – come indispensabili le cose più strane che le vengono in mente: si contano duemila e più decreti in undici mesi! La fretta della Costituente sembrava grande; ma questa è tre volte maggiore. Poichè il tempo stesso procede con triplicata velocità, ed essi debbono andare di pari passo. Sventurati Settecentoquarantacinque, veri patrioti, ma pur così combustibili; poichè sono incendiati, essi debbono necessariamente sprizzare fuoco: Senato d'esca e di razzi, in un mondo invaso da un fumo di tempesta e dalle scintille che di continuo trasporta il vento!

E ripensate ancora, riandando di qualche mese addietro, a quella scena che fu detta Baiser de Lamourette! I pericoli del paese divengono imminenti, incommensurabili; l'Assemblea Nazionale, speranza della Francia, s'è divisa contro sè stessa. In tali estremi l'Abbé Lamourette, dalla bocca di miele, nuovo Vescovo di Lione, sorge. Il suo nome l'amourette significa l'amante o la sgualdrina Dalila. Egli, dunque, si leva e, con la sua patetica melata eloquenza, fa appello a tutti gli augusti Senatori perchè dimentichino ogni dispiacenza, ogni rancore fra di loro, e pronunzino un nuovo giuramento d'essere uniti come fratelli. A questo, tutti, fra gli evviva, si abbracciano e giurano; la Sinistra si confonde con la Destra; l'arida Montagna lancia nella fertile Pianura Pastoret tra le braccia di Condorcet, l'offeso sul petto dell'offensore, spargendo lagrime; mentre tutti giurano che chiunque desidera una Monarchia con due Camere Feuillants o la Repubblica Giacobina Ultra o ogni altra cosa che non sia la Costituzione unica e sola, sarà anathema maranatha . Commovente spettacolo! Poichè il mattino seguente, nè più nè meno, debbono bisticciarsi di nuovo, per opera del Fato; e la loro riconciliazione sublime è chiamata per ischerno il Baiser de L'amourette, o il Bacio di Dalila.

Come i predestinati fratelli Eteocle e Polinice, si abbracciano, comunque invano, piangendo perchè non si possono amare, e debbono soltanto odiarsi, e muoiono ciascuno per mano dell'altro! O piuttosto come Spiriti familiari, condannati per Arte magica con la minaccia di pene, ad un lavoro più arduo della tessitura d'una corda di sabbia: a far funzionare la Costituzione. Oh, se la Costituzione potesse solo camminare! Ma purtroppo, la Costituzione non vuol muoversi; cade bocconi; essi la rialzano tremando; cammina, cammina, o Costituzione d'oro! La Costituzione non camminerà. – «Egli camminerà, per...!», disse il buon Zio Tobia, ed anche lo giurò, ma il Caporale rispose tristemente: «Non camminerà mai più in questo mondo».

Una Costituzione, come spesso abbiam detto, cammina quando rispecchia, se non i vecchi Costumi e le vecchia Credenze dei Costituiti, almeno accuratamente i loro Diritti, o meglio ancora i loro Poteri; – giacchè queste due cose, bene intese, non sono forse un'unica e medesima cosa? I vecchi Costumi della Francia sono scomparsi; e i suoi nuovi Diritti e i suoi nuovi Poteri non si sono ancora rivelati, tranne che in Teoremi sulla carta; nè può essere altrimenti finchè non ne faccia l'esperimento. Finchè essa non si sia misurata fra tormenti mortali, foss'anche nell'estremo, preternaturale spasimo della follia, con Principati e Poteri, col sommo e con l'imo, coll'interiore e con l'esteriore; con la Terra, con l'Inferno e magari col Cielo! Allora essa saprà. – Tre cose fanno presagire male pel cammino della Costituzione francese: il Popolo di Francia, il Re di Francia, la Nobiltà di Francia con tutto l'insieme del Mondo europeo.

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