Capitolo XII LA PROCESSIONE DEI CALZONI NERI

Ma vi è in Francia un uomo pensante, il quale possa persuadersi che in tali circostanze la Costituzione camminerà? Brunswick si muove; egli fra pochi giorni si metterà in marcia. E la Francia vorrà starsene neghittosa con la mano destra incollata nella sinistra, finchè arrivi la Saint-Barthélemy di Brunswick; fin che la Francia sia come la Polonia, e i suoi Diritti dell'Uomo divengano una Forca Prussiana?

Veramente è un momento spaventevole per tutti. La Morte della Nazione; oppure un sovrannaturale, convulsivo scoppio di Vita Nazionale; – una specie di scoppio demoniaco! Quei Patrioti la cui audacia ha dei limiti, meglio farebbero, in verità, a ritirarsi, come Barnave, a Grenoble; in cerca della felicità privata. Quei Patrioti la cui audacia non ha limiti, debbono sprofondarsi nell'oscurità, tutto osando e tutti sfidando, e ricercare la salvezza negli stratagemmi e nei complotti dell'Insurrezione. Roland e il giovane Barbaroux hanno spiegata dinanzi la Carta della Francia; Barbaroux dice «con le lagrime agli occhi»; essi considerano ciò che sono i Fiumi e le Catene di Montagne che si trovano ivi: si ritireranno dietro questo corso della Loira, difenderanno quei labirinti di pietra dell'Auvergne; salveranno qualche piccolo Territorio sacro alla Libertà; morranno almeno nell'ultimo fossato. Lafayette redige la sua enfatica Lettera alla Legislativa contro il Giacobinismo; la quale enfatica Lettera non potrà sanare l'insanabile.

Avanti, Patrioti dall'audacia senza limiti; siete voi che dovete ormai agire o morire! Le Sezioni di Parigi sono tutte immerse in consultazioni, e mandano Deputazioni su Deputazioni alla Salle de Manège per presentare petizioni e denunzie. Grande è la loro ira contro il tirannico Veto, il Comitato Austriaco e consociati Re Cimmerii. Che significa ciò? La Legislativa ascolta la «campana a stormo dei nostri cuori»; ci accorda l'onore della seduta, ci vede sfilare fra il tintinnio e le fanfaronate; ma il Campo dei Ventimila e il Decreto dei Preti, cui Sua Maestà ha messo il Veto, sono divenuti impossibili per la Legislativa. Il Fiero Isnard dice: «Noi avremo l'Uguaglianza, dovessimo discendere nella tomba per conseguirla». Vergniaud proferisce ipoteticamente le sue Losche visioni d'Ezechiele sul Fato dei Re Antinazionali. Ma il quesito sta in questo: le profezie ipotetiche, il tintinnio e le fanfaronate demoliranno il Veto; o il Veto, al sicuro nel suo Castello delle Tuileries, non è soggetto a tale demolizione? Barbaroux, ricacciando indietro le sue lagrime, scrive alla Municipalità di Marsiglia, che gli mandino «Seicento uomini che sappiano morire, qui savent mourir». Non è questo un messaggio cogli occhi bagnati di pianto, bensì un messaggio cogli occhi di fuoco – che sarà ubbidito!

Intanto è prossimo il Venti di Giugno, anniversario del Giuramento della Pallacorda di fama mondiale; in quel giorno si dice che alcuni cittadini pensino di piantare un Mai o Albero della Libertà sulla Terrazza dei Feuillants alle Tuileries; e fors'anche di presentare una Petizione alla Legislativa e al Rappresentante Ereditario intorno a questi Veti; – con quel seguito di dimostrazioni, di suoni e d'evoluzione che parrà giovevole e opportuno. Le Sezioni si sono recate isolatamente, hanno fatto udire il loro clangore e fatte le loro evoluzioni: ma se tutte fossero venute o gran parte di esse, e piantando il loro Mai in quelle circostanze d'allarme avessero suonato a stormo la campana nei loro cuori?

Fra gli Amici del Re non può esservi che una sola opinione su un tal passo; fra gli Amici della Nazione ve ne possono esser due. Da una parte, non vi sarebbe possibilità d'annientare con la paura quei maledetti Veti? I Patrioti Privati e anche i Deputati Legislativi possono aver ognuno la proprio opinione o non-opinione; ma l'arduo compito ricade evidentemente sul Maire Pétion e sui Municipali, a un tempo Patrioti e Custodi della pubblica Tranquillità. Così, con una mano respingere la cosa, con l'altra accarezzarla! Il Maire Pétion e la Municipalità possono prendere questa via; il Direttorio del Dipartimento col Procureur-Syndic Roederer, che hanno tendenza Feuillant, possono prender quella. Insomma ognuno deve agire secondo la proprio opinione o le sue due opinioni; e influenze d'ogni specie, e rappresentanze officiali s'incrociano l'una con l'altra nella maniera più folle. E se, dopo tutto, il Progetto, desiderabile e non desiderabile, si dissiperà da sè, attraversato da tante complicazioni, senza venirne a niente?

Ma non fu così; il mattino del Venti Giugno, un grande Albero della Libertà, del genere d'un Pioppo di Lombardia, si vede legato su un carro nel sobborgo Saint-Antoine. Anche il sobborgo Saint-Marceau, nel più remoto Sud-Est, e tutta la remota regione Orientale, con uomini e donne armati di picche, Guardie Nazionali e curiosi inermi si raccolgono – con la più pacifica intenzione del mondo. Giunge un Municipale tricolore e parla. Tutto è pacifico, ti diciamo, tutto conforme a Legge; non sono forse permesse le Petizioni e il Patriottismo dei Mais?

Il Municipale tricolore ritorna senz'aver nulla ottenuto; i vostri rigagnoli Sanculottici continuano a scorrere sino a diventare torrenti; verso mezzodì, condotto da quel Santerre di alta statura, in uniforme azzurra, e da Saint-Huruge, anch'egli di alta statura e col cappello bianco, muove verso l'Ovest un rispettabile fiume o confluenza di fiumi sempre crescente.

Quali Processioni non abbiamo noi vedute! Il Corpus-Christi con Legendre che aspettava nel suo Biroccio; le Ossa di Voltaire con carri tirati da giovenchi, e coi Bifolchi in Costume Romano. Le Feste di Château-Vieux e di Simonneau; i Funerali di Gouvion, il Falso funerale di Rousseau e il Battesimo di Pétion-National-Pique! Nondimeno, questa Processione ha un carattere suo proprio. Nastri tricolori ondeggianti sulla punta delle Picche; bastoni ferrati; non pochi emblemi; fra cui sono da notare specialmente questi due di genere tragico e non tragico: un Cuore di Toro trapassato da un ferro, con questa epigrafe: «Coeur d'Aristocrate, cuore d'Aristocratico»: e, cosa più singolare, proprio come stendardo della Turba, un paio di vecchi Pantaloni Neri (di seta, dicono) disteso su una stampella e portato in alto con queste memorabili parole: «Tremblez, tyrans, voilà les Sanculottes, Tremate, tiranni, qui sono i Senza-calzoni!» La Processione porta anche con sè due cannoni.

I Municipali tricolori con la sciarpa di nuovo le si fanno incontro pel Quai Saint-Bernard; e, ordinato di fare alt, perorano calorosamente. Voi siete pacifici, virtuosi Municipali tricolori; noi siamo pacifici come colombe appena nate. Ecco il nostro Mai della Pallacorda. La Petizione è legale; e quanto alle armi, non ricevette l'Augusta Legislativa i cosidetti Ottomila armati, per quanto Feuillants? Le nostre Picche non sono di ferro Nazionale? La Legge è la nostra madre e il nostro padre, che mai non vogliamo disonorare; ma il Patriottismo è la nostra stessa anima. Voi siete pacifici, o virtuosi Municipali; – e dopo tutto, anche per voi il tempo è breve! Noi non possiamo fermarci; camminate con noi. – I Calzoni Neri si agitano, impazienti; rumoreggiano le ruote del cannone; la Turba dai molti piedi fa udire il suo calpestio.

Com'essa giunse alla Salle de Manège, simile a un fiume sempre crescente, e fu ammessa dopo un battibecco, e lesse il suo Indirizzo, e sfilò danzando e cantando il ça-ira, condotta da Santerre dall'alta statura e dalla voce sonora e da Saint-Huruge dall'alta statura e dalla voce sonora; come essa si sparse, non più come un chiuso Mar Caspio, tutt'intorno al circuito delle Tuileries; e mentre i Patrioti delle prime file, incalzati dalla retroguardia contro i cancelli di ferro sbarrati, erano sul punto di morire schiacciati, con le spaventevoli gole dei cannoni sotto gli occhi, poichè i Battaglioni Nazionali erano allineati nell'interno; come i Municipali tricolori accorsero in gran fretta e i Realisti coi Biglietti d'Entrata, e le due Maestà se ne stavano nell'interno circondate da persone in abito nero; tutto ciò la mente umana immaginerà da sè o leggerà negli antichi Giornali e nella Cronaca dei Cinquanta Giorni del Sindaco Roederer.

Il nostro Mai è piantato se non nella Terrazza dei Feuillants, ove non v'è ingresso, nel Giardino dei Capucins, ch'è il più vicino posto accessibile. L'Assemblea Nazionale s'è aggiornata per la Seduta della sera; forse questo lago chiuso, non trovando via d'entrata, vorrà ritirarsi alle sue sorgenti, per poi scomparire in pace? Ohimè, non ancora: la retroguardia incalza sempre, poco rendendosi conto della calca che è sul fronte. In ogni caso, si desidererebbe, se fosse possibile, di scambiare una parola con Sua Maestà!

L'ombra si allunga ad Oriente; sono le quattro: non verrà fuor Sua Maestà? Difficilmente! In tal caso, il Comandante Santerre, il Macellaio Legendre, il Patriota Huguenin con la campana a stormo nel cuore, essi ed altre Autorità andranno dentro. Petizioni e richieste ad una Guardia Nazionale stanca, incerta; Petizioni sempre più rumorose, rafforzate dallo strepito dei nostri due cannoni! Il cancello che non cedeva s'apre alfine; la infinita moltitudine sanculottica inonda le scale; picchia alle porte degli appartamenti privati. Dal picchiare, in questi casi, si passa ai colpi, dai colpi allo scassinamento; le porte di legno cadono in pezzi. Ed ora segue una scena che il mondo ha lungamente deplorata, e non senza ragione; poichè un più doloroso spettacolo, d'Incongruenza di fronte ad Incongruenza, mentre dall'una parte e dall'altra si riconoscevano come tali e si riguardavano in faccia con uno sguardo attonito e stupito, raramente vide il mondo.

Quando si batte alla sua porta, il Re Luigi apre, si presenta con disinvoltura e domanda: «Che cosa volete?». L'ondata Sanculottica indietreggia con riverenza; ma ritorna spinta dal di dietro e grida: «Veto! Ministri Patrioti! Annullate il Veto!» – Al che Luigi risponde coraggiosamente che non è tempo di provvedere, nè è quello il modo di domandarlo. Onorate la virtù che è in un uomo. Luigi non manca di coraggio; egli possiede anche quella forma di coraggio più alto che si chiama coraggio morale, benchè solo nella sua metà passiva. I suoi pochi Granatieri Nazionali si fanno indietro con lui nel vano d'una finestra, ove egli resta con una inalterata passività, fra le gomitate e lo strepito: quale spettacolo! Gli porgono un Berretto rosso della Libertà; egli quietamente se lo pone sul capo, e dimentica d'averlo. Si lagna d'aver sete; la Canaglia quasi ubbriaca gli offre una bottiglia, ove egli beve. «Sire, non abbiate paura», gli dice uno dei suoi Granatieri. «Paura?», risponde Luigi: «Sentite qua», e pone la mano di colui sul suo cuore. Così, resta la Maestà col Berretto rosso di lana, mentre il nero Sanculottismo si dimena intorno a lui, senza scopo, con dissonanze inarticolate, con gridi di «Veto! Ministri Patrioti!».

Ciò per tre ore e più! L'Assemblea Nazionale è aggiornata; i Municipali tricolori non giovano quasi a nulla; il Maire Pétion rimane assente; l'Autorità non esiste. La Regina coi Figliuoli e la sorella Elisabetta, che piangono e sono atterriti non per loro soltanto, stanno dietro a delle tavole che fanno da barricata, e ai Granatieri, in una camera interna. Gli Uomini in abito nero prudentemente sono scomparsi. Il cieco lago del Sanculottismo resta stagnante intorno al Castello del Re per ore.

Senonchè, tutte le cose debbono avere un fine. Arriva Vergniaud con la Deputazione Legislativa, essendosi or ora aperta la Seduta della sera. Il Maire Pétion è giunto e sta arringando «innalzato sulle spalle di due Granatieri». In questa incomoda posizione e in altre non meno incomode, in vari luoghi, dentro e fuori, il Maire Pétion arringa; vi sono molti che arringano; e finalmente il Comandante Santerre sfila, passando via col suo Sanculottismo dal lato opposto del Castello. Attraversando la camera ove sta la Regina con aria di dignità e di dolorosa rassegnazione, in mezzo alle tavole e ai Granatieri, una donna offre anche a lei un Berretto rosso; ella lo prende e lo mette anche sul capo del piccolo Principe Reale. «Madame», disse Santerre, «questo Popolo vi ama più che voi non crediate».

Alle otto i membri della Famiglia Reale si gettano fra le braccia uno dell'altro fra «torrenti di lagrime». Disgraziata Famiglia! Chi non piangerebbe per essa, se non vi fosse da piangere per tutto il mondo?

Così, l'epoca della Cavalleria è passata, e quella della Fame è venuta. Così, il Sanculottismo mancante di tutto, guarda in faccia il suo Roi, Regolatore, Re o Uomo Abile; e trova che egli non ha nulla da dargli. Così, le due Parti si trovano faccia a faccia dopo lunghi secoli, guardandosi stupidamente l'una con l'altra: Questo sono io; ma giusto Cielo, sei tu Questo? – e si dividono senza sapere che fare. Eppure, le Incongruenze essendosi riconosciute incongrue, qualche cosa se ne caverà. Il Fato conosce che cosa.

Questo è il Venti di Giugno di fama mondiale, che meglio può chiamarsi la Processione dei Calzoni Neri. Con cui ciò che dovevamo dire di questo Primo Parlamento Francese biennale, dei suoi prodotti e della sua attività può esser bell'e terminato.

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