Capitolo X PÉTION-NATIONAL-PIQUE

Eppure, come sulle Cateratte oscure e senza fondo scherzano i più folli, i più fantastici spruzzi e spume e riflessi dai colori strani, nascondendo l'Abisso sotto il vaporoso arcobaleno! Insieme a questa discussione sulla Guerra Austro-Prussiana, si svolge un'altra discussione, non meno, anzi più veemente intorno ai Quaranta o Quarantadue Svizzeri dello Château-Vieux, per vedere se sia il caso di liberarli dalle Galere di Brest. Nel caso affermativo, vi dovranno essere pubblici Festeggiamenti o soltanto privati?

Théroigne, come vedemmo, parlò, e Collot raccolse il racconto. Non ha la finale rivelazione di Bouillé, nella finale Notte degli Speroni, bollata la vostra cosidetta «Rivolta di Nancy» in «Massacro di Nancy», per giudizio di un Patriota? È odioso quel massacro; odiosi sono i «pubblici ringraziamenti» resi dal Feuillant Lafayette a proposito di esso! Poichè invero il Patriottismo Giacobino e il Feuillantismo sparpagliato sono ormai all'ultima stretta mortale; e combattono con ogni arma, non esclusi i colpi di scena. I muri di Parigi sono per conseguenza coperti di Manifesti e Contromanifesti a proposito dei Quaranta Svizzeri. I Giornali rispondono ai Giornali; l'Attore Collot al Poetastro Roucher; Joseph Chénier, il Giacobino, cavaliere di Théroigne, a suo fratello André, il Feuillant; il Maire Pétion a Dupont di Nemours: per due mesi interi non v'è pace pel pensiero dell'uomo, – fin che questa cosa non si sia sistemata.

Gloria in excelsis! I quaranta Svizzeri sono alfine «amnistiati». Gioite, voi Quaranta; toglietevi i vostri unti berretti di lana, che diverranno Berretti della Libertà. La Società Filiale di Brest vi dà il bentornato a bordo, baciandovi sulle guance; le vostre Manette di ferro sono disputate come Reliquie di Santi; la Società di Brest può reclamare una parte, che trasformerà in Picche, una specie di Sacre Picche; ma l'altra parte spetta a Parigi, ove sarà sospesa nel duomo insieme alle Bandiere dei Tre Popoli Liberi! Tale oca è l'uomo; un'oca che crocchia sul velluto e sulla peluche dei Grandi Monarchi e sulla lana dei Galeotti; su tutto e su nulla, – mettendosi a crocchiare con tutta l'anima, semplicemente perchè gli altri crocchiano!

Il mattino del nove Aprile i Quaranta gaglioffi Svizzeri giungono da Versailles, salutati da Vivats che arrivano al cielo, con affluenza d'uomini e di donne. Li conduciamo al Palazzo Civico; anzi addirittura alla Legislativa, quantunque non senza difficoltà. Vengono arringati, convitati, ricevono doni, – fin la Corte, non a scarico di coscienza, vi contribuisce per qualche cosa; e la loro Pubblica Festa avrà luogo la prossima Domenica. E così avviene. Essi son fatti montare in un «Carro trionfale somigliante a un vascello», e sono portati in giro per Parigi a suon di cembali e di tamburi, mentre tutti gli astanti applaudono; sono menati allo Champ-de-Mars e all'Altare della Patria; e finalmente il loro carro li trascina lontano, poichè il Tempo sempre apporta la liberazione, – in una invisibilità sempiterna.

Il Feuillantismo disperso, o quel Partito che ama bensì la Libertà, ma non più della Monarchia, vuole, allora, procurarsi anche la sua Festa; la Festa di Simonneau, lo sfortunato Maire di Étampes, che morì per la Legge; nel vero senso della parola, per la Legge, quantunque il Giacobinismo lo contesti; calpestato come fu con la sua Bandiera Rossa nella sollevazione pel grano. A questa Festa il Pubblico assiste anche, ma senza applaudire: non noi.

Insomma, le Feste non mancano; deliziosi spruzzi iridescenti ora che tutto precipita con triplicata velocità verso la sua Cascata del Niagara. Vi sono Banchetti Nazionali sotto il patronato del Maire Pétion; Saint-Antoine e i Forti delle Halles sfilano a traverso il Club Giacobino; «la loro felicità», secondo Santerre, «non sarebbe, altrimenti, perfetta»; e cantano con molte voci il loroça-ira, e danzano la loro ronde patriotique. Fra questi si ha il piacere di distinguere Saint-Huruge, espressamente, in cappello bianco, il San Cristoforo della Carmagnola. Inoltre certo Tambour, o Suonatore di Tamburo Nazionale, avendo proprio allora ricevuto il dono d'una figliuola, stabilisce che la nuova cittadina francese sia battezzata sull'Altare della Patria, allora e in quel luogo. Onde, finito il Pranzo, egli la fa battezzare; Fauchet, il Vescovo Te Deum, è a capo della funzione; Thuriot e altre persone onorevoli fanno da padrini; il nome di battesimo è Pétion-National-Pique!. Questa rimarchevole Cittadina, ormai al declivio della vita, cammina ancora sulla Terra? O morì nel mettere i denti? La Storia Universale non è indifferente a questo.

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