Poichè la vittima ha ricevuto il suo colpo di grazia, la catastrofe può considerarsi quasi come avvenuta. V'è poco interesse ormai ad assistere ai suoi lunghi gemiti fiochi: resta solo degna di nota la sua acerba agonia, quali che siano gli sforzi convulsi che fa per sottrarsi alla tortura; e alfine l'ultimo distacco della vita; e come essa giace estinta, annientata, se si avvolge nobilmente come Cesare tra le pieghe del suo mantello, o s'abbatte indecorosamente, come una persona che non ebbe forza neppur di morire.
Quando la Regalità francese venne strappata a quel modo dalle sue tappezzerie, quel 6 di ottobre 1789, fu essa una tale vittima? La Francia intera e la Proclamazione regale a tutte le provincie rispondono ansiosamente: No. Eppure si può temere di peggio. La Regalità era digià così decrepita, moribonda: le era rimasta così poca vitalità, che non era in grado di curare la sua ferita. Quanta di quella sua forza, nient'altro che immaginaria del resto, s'era dissipata, allorchè la Canaglia avea guardato il Re, apertamente in faccia, senza morire! Quando i corvi riuniti possono strappare il loro spauracchio e dirgli: Qui tu devi stare e non là; quando possono venire a patti con esso e renderlo, da infinito, un finito Spauracchio Costituzionale, che cosa bisogna dedurne? Non più nel finito Spauracchio Costituzionale risiede d'ora in poi la speranza; ma in quella forza ancora incommensurabile e in apparenza infinita, che può stringersi intorno ad esso. Poichè è ben vero che ogni efficace Autorità è mistica nelle sue forme e viene «dalla grazia di Dio».
Più che seguire l'agonia della Regalità, sarà opportuno di tener dietro al crescere e allo sgambettare del Sanculottismo; poichè nelle umane cose in genere, e nella società umana in ispecie, ogni morte non è che una nuova nascita; onde se lo scettro si diparte da Luigi, è sol perchè, in altre forme, altri scettri, foss'anche sotto l'aspetto di picche, son chiamati ad avere il dominio. In un elemento effervescente, ricco d'influenze che l'alimentano, troveremo che il Sanculottismo cresce vigoroso e sgambetta, sollazzandosi non senza grazia, come la più parte delle giovani creature; e non è forse a notare che mentre il gatto adulto e in genere gli animali di quella razza, sono la più crudele cosa che si conosca, il più allegro è appunto il gattino o il gatto che cresce?
Ma figuratevi la Famiglia Reale al levarsi dai suoi letti mobili la dimane di quel giorno di furore; figuratevi la domanda del Municipio: «Come piacerebbe a Vostra Maestà di allogarsi?» e la brusca risposta del Re: «Ognuno si alloggia come può. Io sto bene abbastanza»; e il congedo e gl'inchini con espressivi sogghigni da parte dei Funzionarî dell'Hôtel-de-Ville, che hanno alle loro spalle ossequiosi tappezzieri: e come il castello delle Tuileries è ridipinto, rifornito, per essere un'aurea residenza regale; e Lafayette con la sua azzurra Guardia Nazionale lo circonda, come l'azzurro Nettuno (nel linguaggio dei poeti) fa di un'isola, avvolgendola carezzevolmente. Là dentro possono riunirsi i resti del riabilitato Lealismo, se diverrà Costituzionale; poichè il Costituzionalismo non pensa a male; e lo stesso Sanculottismo è lieto del contegno del Re. I rottami d'una Insurrezione Menadica, come ogni specie di rottami in questo buon mondo, possono e debbono essere spazzati via; e così sull'arena sgombrata, sotto nuove condizioni, con qualche cosa anche di più solenne, iniziano un nuovo corso d'azione.
Arturo Young è stato testimone della più strana scena: S. M. il Re che passeggia senza seguito nei giardini delle Tuileries, e dei crocchi di gente varia, in tricolore, lo applaudono, e rispettosamente gli aprono il passaggio: la Regina stessa impone, non foss'altro, un rispettoso silenzio, e tutt'al più è dolorosamente evitata. Le semplici anitre, in quelle acque regali, si sporgono per ricevere le briciole dalle giovani dita regali. Il piccolo Delfino ha un giardinetto contornato da una ringhiera, ove lo si vede zappare, con le guancia rosse e i capelli biondi e ricciuti; ha pure una casetta, ove depone i suoi utensili e si ripara dalla pioggia. Che pacifica semplicità! È la pace d'un padre restituito ai suoi figliuoli, o quella d'un padrone che ha perduta la sua frusta? Lafayette, la Municipalità e l'intero Costituzionalismo asseriscono la prima cosa, e fanno quanto è in loro per realizzarla. Quel Patriottismo che ringhia e mostra i denti pericolosamente, sarà soppresso dal Pattuglismo; o meglio la Regalità liscerà la sua capigliatura ribelle con delle gentili carezze; e, più efficacemente ancora, con un regolare nutrimento. Sì, non solo Parigi sarà nutrita, ma si vedrà in questo la mano del Re. Le masserizie domestiche del povero saranno, fino a un certo limite, spegnorate dalla bontà regale, e quell'insaziabile Moint de Pitié sarà costretto a vomitare; non mancheranno le passeggiate in carrozza per la città con i relativi Vive le Roi; per tal modo, in sostanza e in apparenza la Regalità diverrà popolare, se l'arte dell'uomo può popolarizzarla.
Oppure, ohimè! non è nè il Padre recuperato, nè il Padrone privato della frusta quello che passeggia ivi; ma un complesso anomalo dell'uno e dell'altro e ancora d'infinite altre cose eterogenee, non riducibili a nessuna rubrica, so non a questa di nuova invenzione: Re Luigi. Restauratore della libertà francese. L'uomo invero, e Re Luigi al pari degli altri uomini, vive in questo mondo per conformare ad una regola ciò che è privo di una regola: con la sua viva energia egli costringerà l'assurdo stesso a divenire meno assurdo. Ma, e se non vi fosse nessuna energia vitale e solo una passività vivente? Il Re Serpente, lanciato nel suo inatteso dominio acquatico, si dette almeno a mordere, e attestò così, in maniera credibile, che egli era là; ma, quanto al povero Re Travicello, egli andò ballonzolando qua e là, dove lo spingevano mille accidenti e una volontà che non era la sua; buon per lui, ch'era veramente di legno, e, non facendo nulla, potè anche non vedere e non soffrir nulla! È una faccenda da matti.
Per Sua Maestà Francese, intanto, una delle peggiori cose è che non può recarsi a caccia. Ohimè, non più caccia, d'ora in poi: solo una caccia fatale data a lui! Appena gli sarà concesso nelle prossime settimane di Giugno di tornare a gustare la gioia del distruttore di selvaggina; nel Giugno prossimo, e poi mai più. Egli si fa portare i suoi utensili da fabbro, e nel corso della giornata, terminati che siano gli affari officiali e le cose del cerimoniale, «dà qualche colpo di lima, quelques coups de lime». Innocente fratello mortale, perchè non fosti tu un oscuro, vero costruttore di serrature, anzichè venir condannato a quest'altro mestiere così in vista, per essere nient'altro che un artefice di follie umane, d'irrealità: cose che si distruggono da sè e che nessun umano martello può ridurre a coerenza?
Il povero Luigi non è privo di penetrazione e neppure degli elementi della volontà; a volte qualcosa di tagliente vien fuori da un carattere stagnante. Se l'inerzia inoffensiva potesse salvarlo, sarebbe bene; ma egli sonnacchierà e farà sogni penosi, e non è in lui di fare una qualsiasi cosa. Antiquari realisti ancora mostrano le camere dove Sua Maestà e il seguito alloggiavano in quelle straordinarie circostanze. Qui sedeva la Regina leggendo, – poichè ella s'era fatta portare la sua libreria, quantunque il Re avesse ricusata la sua; accettando consigli veementi da veementi sconsigliati; deplorando il mutamento dei tempi, con la speranza sicura di tempi migliori; quel suo giovane e roseo fanciullo non era per lei l'emblema vivente della speranza? Il cielo è fosco, agitato, e nello stesso tempo ha dei bagliori dorati; ma sono essi forieri dell'aurora, o d'una cupa notte meteorica? Qui poi, in questa camera, dall'altra parte dell'entrata principale, abitava il Re; qui Sua Maestà faceva colazione e sbrigava il lavoro officiale; qui tutti i giorni dopo colazione riceveva la Regina, a volte con patetica amicizia, a volte di cattivo umore, poichè la carne è debole; e quando ella gli domandava degli affari, le rispondeva: «Signora, i vostri affari sono i bimbi». Eppure, Sire, non sarebbe stato meglio che voi, proprio Vostra Maestà, aveste preso cura dei bimbi? Questa domanda rivolge la Storia imparziale; sdegnata che il vaso più spesso non fosse il più forte: presa da pietà per la creta di porcellana della umanità, più che per la creta della tegola, – quantunque in verità entrambe fossero rotte!
Così, in ogni modo, in queste Medicee Tuileries, risiederanno il Re e la Regina di Francia per quarantuno mesi, ed assisteranno al selvaggio fermento della Francia in atto di elaborare il proprio destino e il loro. Mesi squallidi, senza genialità, di rapide vicende, e nello stesso tempo con qualche dolce e pallido splendore qua e là, come un Aprile che conduce a una Estate frondosa, o un Ottobre che mena a un gelo incessante. Le Medicee Tuileries, come sono mutate da che erano un pacifico campo di tegole! O forse il suolo stesso è colpito dal fato, è maledetto: una Casa d'Atreo; poichè è sempre là quella finestra del Louvre, donde un Capeto, in preda alle furie, accese il suo segnale della notte di S. Bartolomeo! Tenebrosa è la via dell'Eterno, che si rispecchia in questo mondo del Tempo; la via di Dio è nel mare, e il Suo sentiero nel più profondo.