Ed ecco che malgrado i complotti aristocratici, malgrado la pigrizia dei vangatori mercenarî, e quasi malgrado lo stesso Destino (poichè s'era avuto anche molta pioggia), il 13 del mese lo Champ-de-Mars è bell'e pronto: ben pulito, rassodato, sostenuto da solida muratura; e il Patriottismo può percorrerlo ammirandolo, e, per così dire, ripassandosi la sua parte, poichè in ogni mente è una inesprimibile immagine del domani. Pregate il Cielo che non vi siano nuvole. Ma quale più brutta nuvola è mai questa, di una Municipalità mal consigliata che parla di ammettere il Patriottismo alla solennità mediante biglietti? Avemmo forse bisogno di biglietti quando fummo ammessi al lavoro e a compiere tutto quello che dette origine al lavoro? Avemmo bisogno di biglietti per prendere la Bastiglia? La Municipalità mal consigliata vede l'errore; e tardi, alla mezzanotte, il rullo dei tamburi annunzia al Patriottismo destato di soprassalto, che non vi saranno biglietti. Rimettiti dunque il tuo berretto da notte, e con un brontolìo quasi inarticolato, che indica tante cose, torna a dormire pacificamente. Domani è Mercoledì: mattino indimenticabile tra i fasti del mondo.
Viene il mattino, freddo pel mese di Luglio; ma una tale festività farebbe sorridere la Groenlandia. A ogni entrata di quell'Anfiteatro Nazionale (che ha una lega di circuito, con delle aperture a debita distanza) affluisce la turba vivente, occupando senza tumulto, e grado a grado, tutto lo spazio. L'École Militaire occupa le gallerie e i baldacchini sulle volte, ove l'Arte dei Falegnami e dei Pittori ha rivaleggiato in onore delle Autorità Superiori; alla Porta presso il Fiume, degli archi di trionfo hanno iscrizioni, alquanto fiacche, ma ideate con buon proposito e ortodosse. Molto in alto, al disopra dell'Altare della Patria, su i loro grandi argani di ferro, ondeggiano sospese le nostre antiche Cassolettes, Bacini da incenso, che spargono il dolce fumo dell'incenso, non si sa per che cosa, quando non sia per la Mitologia Pagana. Duecentomila Patriotti, e, quel ch'è più, Centomila Patriotte, tutte adornate e festeggiate come si può immaginare, seggono in attesa in questo Champ-de-Mars.
Quale quadro! Un circolo di vita, brillante, multicolore disteso lassù sul Declivio dai trenta ordini di sedili, che si direbbe sospeso sull'ombra fitta degli alberi dell'Avenue, poichè i loro tronchi sono nascosti dall'altura; al disopra di esso tutta la Terra verdeggiante dell'Estate; col barbaglio dell'acque, o il bianco scintillare degli edifizî di pietra: piccola pittura circolare di smalto nel centro d'un tal vaso – di smeraldi! Un vaso non vuoto: le Cupole degli Invalidi non mancano di popolazione al pari dei lontani Mulini a vento di Montmartre; sulle più remote guglie, sui campanili d'invisibili villaggi stanno persone coi cannocchiali. Sulle alture di Chaillot si veggono gruppi variopinti che si muovono; tutt'intorno e a distanza su tutto il cerchio di alture che ha in grembo Parigi, è come un Anfiteatro più o meno popolato, che l'occhio dura fatica a misurare. Le alture, per di più come fu già accennato, hanno i cannoni; e una batteria galleggiante di cannoni è sulla Senna. Ove non arriva l'occhio, supplisce l'orecchio; e tutta la Francia propriamente non è che un Anfiteatro; poichè nella città lastricata e nel casale non lastricato, gli uomini sono intenti ad ascoltare fin che il soffocato rumore del tuono non sia udibile nel loro orizzonte; e allora anche per essi cominceranno i giuramenti e il fuoco! Ma ora, con ondate di musica, vengono Federati in quantità – che si sono riuniti sul Boulevard Saint-Antoine o in quei pressi, e vengono marciando a traverso la città, con le loro Ottantatrè Bandiere dei dipartimenti, mandando benedizioni, non a voce alta, ma dal profondo del cuore; giunge l'Assemblea Nazionale e va a prender posto sotto il suo Baldacchino; giunge la Regalità, e va a sedere su un trono accanto. Lafayette, che cavalca un gran cavallo bianco da battaglia, è qui; tutti i Funzionarî civici son qui; e i Federati formano delle danze, fin che non comincino le loro evoluzioni e manovre militari.
Evoluzioni e manovre? Non costringete la penna del mortale a descriverlo: l'immaginazione pigra impallidisce; dichiara che non val la pena; è un andare, venire, girare, al passo, al passo accelerato, di carriera. Il Sieur Motier, o Generalissimo Lafayette, poichè rappresentano la stessa persona, ed è Generale di Francia e fa le veci del Re per ventiquattr'ore; il Sieur Motier si fa innanzi con quella sublime e cavalleresca andatura sua propria, solennemente ascende i gradini dell'Altare della Patria al cospetto del Cielo e della Terra respirante appena, e sotto lo scricchiolìo delle ondeggianti Cassolettes, «premendo là, con forza, la punta della sua spada», pronunzia il Giuramento al Re, alla Legge, alla Nazione (senza far menzione dei «grani», e della loro circolazione), in nome proprio e della Francia armata. Segue un ondeggiar di bandiere fra molte acclamazioni. L'Assemblea Nazionale deve giurare restando in piedi al suo posto; anche il Re, in modo da essere udito. Il Re giura; a quel punto gli applausi debbono fendere la volta del Cielo; che i cittadini emancipati si abbraccino l'un l'altro, ognuno stringa con tutto il cuore la mano del suo simile; e i Federati armati percuotano insieme le loro armi; sopratutto parli la batteria galleggiante! Ed essa ha parlato – ai quattro angoli della Francia. Da una a un'altra eminenza scoppia il tuono; debolmente udito, fortemente ripetuto. Qual pietra lanciata e in qual lago; in circoli che non vanno perdendo di forza! Da Arras ad Avignone; da Metz a Bayonne! Su Orléans e Blois, passa tonando nel recitativo del cannone; Puy ne risuona fra le sue montagne di granito; così Pau, ov'è la culla di tartaruga del Grande Enrico. Nella lontana Marsiglia pare che la sera rosseggiante ne divenga testimone: sulle acque del Mediterraneo d'un azzurro profondo il Castello di If, tutto colorito di rosso, lancia da ogni bocca di cannone la sua lingua di fuoco, e tutto il popolo grida «Sì, la Francia è libera». O Francia gloriosa, tu ti espandi così, in rumore e fumo universale; ed hai saputo conseguire il Berretto Frigio della Libertà! In tutte le città si possono piantare gli Alberi della Libertà, con o senza frutto. Non dicemmo noi che fu il più alto grado che raggiunse l'arte di Tespi, su questo Pianeta, il maggior grado?
L'arte di Tespi, sfortunatamente, bisogna ancora chiamarla così; poichè, guardate là in quel Campo di Marte, le Bandiere Nazionali, prima di ricevere alcun giuramento, dovettero essere tutte benedette. Operazione molto conveniente, poichè, di certo, senza la benedizione accordata dal Cielo, o, se vogliamo, cercata ad alta voce o in silenzio, nessuna bandiera terrestre, nessuna impresa può riuscire vittoriosa: ma ora come fare? Con quel parafulmine di Franklin triplicamente divino, sarà sottratto dal Cielo il fuoco miracoloso che scenderà delicatamente, ridonando la salute, la vita, alle anime degli uomini? Oibò, la cosa è semplicissima: con Duecento Individui tonsurati, «in camice bianco come neve, e cinte tricolori», allineati sugli scalini dell'Altare della Patria; e alla loro testa, come interprete, la Guida delle Anime Talleyrand Périgord! Costoro faranno da miracoloso parafulmine finchè sarà loro dato. O Cielo azzurro e profondo, o Terra verde che tutto alimenti; Ruscelli che sempre scorrete; o Foreste caduche che morite e rinascete di continuo, come i figli degli uomini; Montagne di roccia che morite ogni giorno ad ogni rovescio di pioggia, eppure non siete morte nè siete livellate per secoli e secoli e che non rinascerete (a quel che pare) se non per nuove esplosioni del mondo, per tumultuosi ribollimenti e capitomboli tra un vapore che sale fino a metà strada della Luna; o tu impenetrabile, mistico Tutto, vestimento e dimora dell'Innominato; e tu, articolato Spirito dell'Uomo dotato di favella, che formi e modelli questo Incommensurabile Innominabile, come è veduto dai nostri occhi – non è in questo un miracolo: che qualche mortale Francese possa, non diciamo aver creduto, ma preteso e immaginato di credere che Talleyrand e duecento pezzi di tela bianca potessero fare un tal miracolo?
Qui intanto, dobbiamo notare con gli addolorati storici di quel giorno, che, d'un subito, mentre il Vescovo Talleyrand con lunga stola, mitria e cinta tricolore era per montare sui gradini dell'Altare per cominciare il suo miracolo, il cielo materiale divenne nero; cominciò a spirare, con lungo sibilo, un vento del Nord, freddo e umido, e venne giù un vero diluvio di pioggia. Triste a vedersi! I sedili a trenta file, tutt'intorno al nostro Anfiteatro sono istantaneamente coperti dagli ombrelli, poco utili in una tal calca; le nostre antiche Cassolettes divengono pentole d'acqua; il fumo d'incenso esce fischiando in un soffio di vapore fangoso. Oimè, in cambio di evviva, non s'ode ora che il batter furioso della pioggia e un incessante strepito. Poichè le tre o quattrocentomila persone pensano che hanno una pelle, fortunatamente impermeabile. La divisa del Generale sgocciola acqua: tutte le bandiere militari s'abbassano languidamente, non sventolano più, ma penzolano inerti, metamorfosate in bandiere di stagno dipinto! Molto, molto peggiore è la condizione, attesta la testimonianza dello storico, delle centomila bellezze della Francia! Le loro nivee mussoline sono tutte inzaccherate e sgualcite; le piume di struzzo, ridotte spioventi, mostrano pietosamente la loro spina; tutti i cappelli sono rovinati, il cartone interno liquefatto è tornato alla sua pappa originaria; la Beltà non si pavoneggia più nei suoi adornamenti, come la Dea dell'Amore uscente appena dalle sue nuvole di Pafo, ma si dibatte in una disastrosa prigionia, poichè «compaiono le forme»; ed ora solo le esclamazioni di simpatia, un risolino represso e uno schietto buonumore possono dare un aiuto. Un vero diluvio, un lenzuolo infinito o colonna fluida di pioggia; – tale, che fin dalla mitria della nostra Guida delle Anime dev'essere riempita; non più una mitria ma una secchia ricolma, che fa acqua da tutte le parti sulla sua testa vulnerabile! Noncurante di ciò, la Guida Talleyrand opera il suo miracolo. La Benedizione di Talleyrand, diversa da quella di Giacobbe, discende sulle ottantatrè bandiere dipartimentali della Francia, che ondeggiano o s'agitano penzoloni, ringraziando con tutto l'ardore che è del caso. Verso le tre il sole manda i suoi raggi; le evoluzioni che ancora rimangono, si possono fare col cielo sereno, comunque con le decorazioni molto danneggiate.
Il Mercoledì la nostra Federazione è consumata, ma le feste durano tutta la settimana e continuano nella settimana seguente. Feste che nessun Califfo di Bagdad o Aladino con la sua lampada, avrebbero potuto uguagliare. V'è una giostra sul Fiume, con relativi salti mortali, infangamento e baccano. L'Abbé Fauchet, Te Deum Fauchet, pronunzia per suo conto «nella rotonda del Mercato dei grani» un'orazione funebre su Franklin, pel quale l'Assemblea Nazionale ha di recente tenuto il lutto per tre giorni. Le tavole di Motier e di Lepelletier scricchiolano ancora al peso delle vivande, le vôlte delle sale echeggiano di patriottici brindisi. La quinta sera, che è il sabato Cristiano, v'è un Ballo universale. Parigi, a casa e fuori, dappertutto balla; ballano gli uomini, le donne, i fanciulli, a suono d'arpa e di violino. L'uomo dalla testa canuta vuol battere ancora una volta la misura sotto questa bassa luna: i bimbi senza parola che ancora succhiano il latte, infantes, come noi li chiamiamo, νήπια τέϰνα s'agitano tra le braccia, e dimenano le loro piccole membra paffute, impazienti d'esercitare i loro muscoli, senza sapere perchè. La più solida trave si curva più o meno, tutti i travicelli scricchiolano.
Fuori, proprio sul seno della Terra, guardate le Rovine della Bastiglia. Son tutte illuminate e allegoricamente decorate; un Albero della Libertà alto sessanta piedi, coperto d'un berretto frigio di dimensioni enorme, sotto il quale il Re Arturo e la sua tavola rotonda avrebbero potuto pranzare! Nel fondo più remoto vi è una sola lampada lugubre, che fa vedere a luce incerta una delle vostre gabbie di ferro mezzo sepolta e alcune pietre della Prigione. La Tirannia che svanisce sotto terra; tutto è sparito, tranne il contorno: il resto completamente sostituito da festoni di lampade, da alberi veri o di cartone, a somiglianza d'un boschetto di fate, con questa iscrizione che si legge passando: «Ici l'on danse, qui si balla». Come infatti era stato oscuramente presagito da Cagliostro, il profetico Ciarlatano dei Ciarlatani, quando egli, quattro anni addietro, lasciò l'orrida prigione, per ricadere in una prigione più orrida, l'Inquisizione romana, che non lascia più.
Ma, dopo tutto, che cosa è quello che si fa alla Bastiglia, in confronto di quello degli Champs Élysées? È là, verso quei Campi ben chiamati Elisi, che tende ogni piede. I festoni di lampade irradiano come una luce del giorno; piccole coppe ad olio, come mosche variegate e luminose, illuminando le più alte foglie; vi sono alberi tutti coperti di fuochi varî che spargono lontano la loro luce tenue, tra le ombre del bosco. In quel luogo sotto il libero cielo, i robusti Federati con le più belle amanti d'occasione, elastiche come Diana, ma non come Diana ritrose e rigide, tessono liete danze nella notte d'ambrosia; i cuori sono commossi, infiammati; raramente il nostro vecchio Pianeta, in quella immensa Ombra conica, «che va oltre la Luna, ed è chiamata Notte», ha steso il suo velo su una Sala da ballo di quella specie. O se, come dice Seneca, gli dèi guardano quaggiù l'uomo buono che lotta contro l'avversità, e sorridono; che cosa dovranno di Venticinque Milioni d'individui, che indistintamente trionfano d'ogni avversità – per otto giorni e più?
Frattanto in quella maniera e con tali forme, la Festa delle Picche è trascorsa danzando; i galanti Federati tornano alle loro case verso tutti i punti cardinali, coi nervi febbrili e il cuore e la testa in fiamme; anzi alcuni di loro, come il rispettabile amico Dampmartin, di Strasburgo, completamente «bruciati dai liquori» e avviati alla morte. La festa delle Picche se n'è andata a passo di danza, è morta ed è ora lo Spettro d'una Festa; – nulla ormai rimane di essa, tranne la visione nella memoria degli uomini; neppure il posto dove ebbe luogo si riconosce più, poichè il declivio di quello Champs-de-Mars è ridotto alla metà dell'altezza originaria. Fu senza dubbio una delle più memorabili Alte Maree Nazionali. Mai o quasi mai, come dicemmo, fu pronunziato un Giuramento con tanta effusione di cuore, con tant'enfasi, con tanta manifestazione di gioia, eppure fu rotto irrimediabilmente entro l'anno. Ah, perché? Se quel giuramento fu pronunziato con tanto giubilo celestiale, petto contro petto, mentre Venticinque Milioni di cuori ardevano insieme; o Destino inesorabile, perchè? – In parte perchè fu pronunziato con troppo rapimento di gioia; ma principalmente per una più antica ragione: il Peccato era venuto al mondo, e dal Peccato la Miseria! Quei Venticinque Milioni, se noi vorremmo portarvi la nostra attenzione, con quel loro Berretto Frigio, non hanno nessuna forza, al disopra di loro, che li vincoli e li guidi; nè hanno in sè stessi, ora più di prima, una forza di direzione, una regola esatta di vita; come dunque, andando con un tal passo, con tanta foga, per vie sconosciute, senza briglia, senza scopo, si può evitare il precipizio? Poichè invero, non è quello di una Federazione color di rosa, il colore di questa Terra e del suo lavoro; nè con gli scoppi di squisito sentimento, ma con ben altre munizioni l'uomo potrà affrontare il mondo.
È savio, in ogni caso, che «risparmiate il vostro fuoco», conservandolo sepolto, piuttosto come un calore interno, fecondatore! Le Esplosioni più violente, anche se ben dirette, sono di dubbio esito; spesso futili, in genere orribilmente dannose; come se un uomo, una Nazione d'uomini sciupassero tutta la loro provvigione di Fuoco artificiale. Così noi abbiamo visto matrimonî d'amore (poichè gli individui come le Nazioni hanno le loro Alte Maree) celebrati con esplosione di trionfo, mentre gli anziani scuotevano la testa. Più opportuno sarebbe stata una gioia seria, poichè grande era l'impresa. Coppia d'innamorati, più vi sentite vittoriosi e sprezzanti del male terrestre, che sembra tutto scomparso, e più sarà grande la vostra disillusione nel trovare che il male terrestre ancora sussiste! «E perché sussiste il male?» Griderà ciascuno di voi: «Perchè il mio falso compagno è stato traditore; il male era abolito; ed io per parte mia ho agito con fedeltà in tutto ciò che feci o avrei fatto». Onde la dolcissima Luna di miele si cambia in lunghi anni di aceto, forse divulsivo come quello d'Annibale.
Dovremo noi dire, che la Nazione Francese ha condotto il Trono, o l'ha adescato, costretto, a condur lei all'Altare della Patria, per celebrare le loro nozze, in tale maniera troppo affettuosa; e che per dare alla cerimonia nuziale il dovuto splendore e tutta la sua pompa, ha sconsideratamente – dato fuoco al suo letto?