Frattanto, per Parigi che va e viene, tutti i giorni e tutta la giornata, dal Campo di Marte, diviene purtroppo evidente che i lavori di sterro non potranno venir compiuti a tempo. L'area è ben grande: trecentomila piedi quadrati; poichè dalla École Militaire (che sarà rivestita di legno con balconi e gallerie) ad occidente, fino alla Barriera presso il Fiume (ove si adoprerà altro legname per gli archi di trionfo) possiamo calcolare una lunghezza di parecchie miglia di braccia; e una larghezza, da questa Avenue ombreggiata da otto filari, verso il lato del Sud a quello corrispondente del Nord, di qualche migliaio di piedi più o meno. E tutto questo occorre scavarlo, formando col materiale sterrato un pendio lungo i lati; alto abbastanza per farvi una specie di scalea «con trenta file di comodi sedili» adorni di zolle erbose, ricoperti di solido legno; – e poi v'è il nostro immenso Altare della Patria, Autel de la Patrie, piramidale, che deve sorgere nel centro e avere una scala d'accesso. Una opera della Forza compiuta penosamente; è l'Anfiteatro d'un Mondo. Non vi sono che altri quindici giorni, e, andando così languidamente, ci vorrebbero altrettante settimane. Quello che poi è strano, è che gli sterratori mostrano di lavorare pigramente; non vogliono lavorare a doppio cottimo, neppur con una paga maggiore, quantunque la loro giornata non sia che di sette ore; essi dichiarano aspramente che il tabernacolo umano richiede un adeguato riposo!
Sono stati forse corrotti segretamente dagli Aristocratici? Gli Aristocratici sono capaci di questo. Niente altro che sei mesi addietro non si ebbe la prova che il sottosuolo di Parigi – poichè noi stiamo su cave e catacombe, in continuo pericolo come tra il Cielo e l'Abisso, e abbiamo il vuoto sotto i nostri piedi – fosse caricato di polvere per farci «saltare in aria»? Al punto che una Deputazione di Cordeliers dovè venire per ispezionare il luogo, e trovò.... che la polvere era stata portata via! Razza maledetta, impenitente, che chiede «passaporti» in massa, in questi giorni sacri. Nel Limousin e altrove avvengono torbidi, ammutinamenti, si bruciano i castelli, perchè essi si danno da fare! Costoro vorrebbero seminare la zizzania tra il migliore dei Popoli e il migliore dei Re Restauratori, e con qual ghigno malefico vedrebbero venir meno questa Federazione attesa dall'Universo!
Senonchè non sarà per la mancanza di vangatori che verrà meno. Chiunque ha quattro membra e un cuore di Francese può lavorare di vanga; e lo farà volentieri! Il primo Lunedì di Luglio, appena il colpo di cannone ha dato il segnale; appena i Quindicimila torpidi mercenarî hanno deposto i loro utensili, e gli occhi degli spettatori son rivolti con dolore al Sole ancora alto; alcuni Patrioti, col fuoco negli occhi, danno di piglio a zappe e carriuole e, indignati, si pongono essi medesimi al lavoro. Prima qualche ventina, poi delle centinaia d'individui vengono ad aggiungersi, finchè presto Quindicimila Volontarî lavorano di pale e carriuole; col cuore da giganti; tutti in debito ordine, con quella spontanea abilità che trovano in loro; onde ognuno dà un impulso che vale l'opera di tre mercenarî; che termina quando l'ultimo crepuscolo s'addensa, fra acclamazioni che sono udite e si ripercuotono oltre Montmartre!
Il giorno seguente una popolazione intenta aspetterà con ardore che siano liberi gli utensili. Ma perchè aspettare? Delle vanghe si trovano anche altrove! E allora scoppia quella fiamma d'entusiasmo parigino, quella bontà di cuore, quell'amore fraterno, che, se dobbiamo prestar fede ai Cronisti, non ha esempio sin dall'Età dell'Oro. Parigi, coi suoi uomini e le sue donne, si precipita verso l'estremità sud-ovest, con la zappa in ispalla. Ondate di uomini, senz'ordine; o in ordine come compagni di mestiere, come gruppi riuniti a caso o naturalmente, marciano verso il Campo di Marte. Marciano per tre file; a suon di musica d'istrumenti a corda; preceduti da giovanette con ramoscelli verdi e pennoncelli tricolori; hanno in ispalla, come soldati, le loro pale e i loro picconi; e con una sola gola cantano il ça-ira. Sì, pardieu, ça-ira, gridano i passanti per le vie. Tutte le Corporazioni, tutte le Organizzazioni di cittadini pubbliche e private, dalla più alta alla più bassa, sono in marcia; perfino i Merciaiuoli ambulanti hanno cessato di gridare per un giorno. S'avanzano i Villaggi vicini; marciano i loro uomini validi a suon di violino, di tamburello o di triangolo, guidati dal Sindaco o dal Curato, il quale anch'egli reca la pala ed è cinto dalla fascia tricolore. Sono centocinquantamila lavoratori; anzi, in certi momenti, alcun ne conta duecentocinquantamila; poichè, specialmente nel pomeriggio, ogni mortale, compiuto in fretta il suo lavoro giornaliero, vi accorre! Una città irrequieta: lungo il percorso dalla Piazza Louis-Quinze, al sud, costeggiando il Fiume, sbuca da tutte le Avenues una massa vivente. Questi lavoratori, e mica lavoratori per burla, mercenarî; ma lavoratori veri, che prestan l'opera loro liberamente! Ogni Patriota lotta contro la dura gleba; scava e trasporta via con quanta forza è in lui.
Amabili ragazzi, aimables enfants! Fanno da sè stessi la «police de l'atelier», curando che tutto sia ben diretto e in regola, con quella loro volontà libera, con quella loro improvvisa destrezza. È davvero un lavoro fraterno; tutte le distinzioni sono confuse, abolite, come se si fosse nei primi tempi, quando Adamo in persona lavorava di zappa, tonsurati dalla lunga veste accanto a portatori d'acqua dalla giubba corta, e a Incroyables dalle code di rondini e dalla chioma arricciata votati al patriottismo; neri Carbonai accanto a bianchi Parrucchieri o portatori di parrucche, poichè vi si trovano Avvocati e Giudici e tutti i Capi dei Distretti; umili suore fraternamente accomunate alle pompose Ninfe dell'Opéra e a quelle femmine che in circostanze ordinarie son dette disgraziate: il patriota Cenciaiuolo e il profumato abitatore dei palazzi; poichè il Patriottismo, al pari della Nascita e al pari della Morte, livella tutto. Gli Stampatori si sono messi in marcia; quei di Prudhomme tutti in berretti di carta su cui è stampato Révolution de Paris; come nota Camillo, desiderando che in quei gran giorni vi fosse anche un Pacte des Écrivains, o Federazione di buoni Editori. Bello spettacolo! La nivea biancheria e i delicati pantaloni si alternano con le sudice camicie a scacchi e i ruvidi pantaloni, poichè gli uni e gli altri hanno gettato via le giubbe e tutti hanno sotto le vestimenta quattro membra e muscoli di Patrioti. Essi ammucchiano e trasportano con le pale; o s'avanzano curvi, formando catena, per trasportare i carichi; allegri, con una sola mente. Si vede l'Abbé Sieyès che tira con slancio, con veemenza, malgrado la sua natura delicata; accanto a Beauharnais, che farà dei Re senz'essere Re egli stesso. L'Abbé Maury non tirava; ma i Carbonai avevano recato un fantoccio fatto a sua immagine, e così egli aveva dovuto tirare in effigie. Che nessun augusto Senatore abbia in dispregio il lavoro: il Maire Bailly, il Generalissimo Lafayette son là; e, purtroppo, saranno ancora là un altro giorno! Anche il Re viene a vedere: mentre il grido di Vive le Roi! echeggia fino al cielo, «e subitamente con le pale in ispalla si forma una guardia d'onore intorno a lui». Chiunque può interviene, sia per lavorare, che per guardare, e benedire il lavoro.
Sono venute famiglie intere. Noi abbiamo sotto gli occhi tutta una famiglia di tre generazioni: il padre lavora di piccone, la madre di pala, i giovani trasportano via il materiale, assiduamente; il vecchio nonno dai bianchi capelli, dell'età di novantatrè anni, tiene fra le braccia il più piccino: quest'ultimo, buono soltanto a sgambettare, non è di nessuno aiuto; ma egli alla sua volta potrà raccontare queste cose ai suoi nipoti, e come il Futuro e il Passato fermarono su questa cosa il loro sguardo, e questo con la voce semispenta, quello con la voce non ancora formata, balbettavano insieme il ça-ira. Un mercante di vino ha recato del vino per uno smaltimento patriottico: «Non bevete, fratelli miei, se non avete sete, perchè la botte possa durare di più»; e nessuno bevve, tranne quelli «evidentemente esausti». Un lindo Abbé guarda con aria di scherno: «Alla carriola!», gridano parecchi; ed egli, per paura che gli accada di peggio, obbedisce; frattanto, sopraggiunge un Patriota più savio addetto ai lavori di carriuola, e gli grida: «arrêtez»; poi, deposta la sua carriuola, strappa l'altra di mano all'Abbé, e la fa rotolare rapidamente fuori del circuito dello Champ-de-Mars, e la vuota là come cosa infetta. Giunge poi una persona (in apparenza d'una certa qualità e provvista di beni di fortuna) che entra con passo affrettato, depone a terra il soprabito, il farsetto e due orologi, e corre dove più ferve il lavoro: «Ma i vostri orologi?» gli gridano tutti. – «Si può diffidare dei propri fratelli?» egli risponde; nè gli orologi furono rubati. Com'è soave il nobile sentimento! può assomigliarsi a quel tessuto chiamato filamenti di S. Maria, bello e a buon mercato, ma che non resiste all'uso. Bel tessuto, a buon mercato, ombra trasparente d'una materia prima di Virtù, che non sei ancora tessuto nel Dovere; ancora, nè mai, probabilmente; tu sei meglio che niente, e nello stesso tempo peggio!
Giovani Scolari pensionanti, Studenti di Collegio gridano: «Vive la Nation», rimpiangendo che non abbiano da dare «altro che i loro sudori». Ma a che parlare dei ragazzi? Le più belle Ebi, le più amabili di Parigi, nelle loro vesti leggere, aeree, con le loro cinture di nastro tricolore, son là, che scavano e trasportano insieme agli altri; i loro occhi di Ebi brillano d'entusiasmo, e i lunghi capelli disciolti appaiono più belli. Le piccole dita risentono il duro contatto; ma la carriuola patriottica è spinta lo stesso, e magari si sforzano a farla montare fino alla sommità del pendio, su una piccola traccia che quale braccio d'uomo non era ben lieto di formare? – poi ridiscendono, e, saltellando, la riportano giù per tornare a caricarla, coi loro lunghi riccioli e i nastri tricolori che ondeggiano al vento; graziose come le Ore color di rosa. Oh, quel Sole della sera che cadde sullo Champ-de-Mars, tingendo di fuoco i folti e ombrosi boschetti che da un lato e dall'altro lo tenevano nascosto, e andò direttamente a colpire le cupole e le quarantadue Finestre dell'École Militaire, facendone tutto un ammasso d'oro brunito – vide esso mai nella sua grande via zodiacale un simile spettacolo? Un giardino vivente, cosparso e picchiettato da quella specie di fioritura; con tutti i colori del prisma; i più belli mescolati fraternamente coi più utili; ove tutto cresceva e lavorava fraternamente, sotto un unico e caldo sentimento, foss'anche per la durata di giorni, per una volta e non più! Ma ogni Notte si sprofonda nell'Eternità; e così anche queste Notti. Il viaggiatore affrettato, diretto alla volta di Versailles, ha tirata la sua briglia sulle alture di Chaillot, e ha spinto per un momento il suo sguardo di là del Fiume, per narrare poi a Versailles ciò che egli vide, non senza lagrime.
Frattanto, da tutti i punti cardinali arrivano i Federati; fervidi figli del Sud, «che si gloriano del loro Mirabeau»; i Montanari del Giura dal sangue nordico; gli acuti Bretoni dalla prontezza Gaelica; i Normanni inarrivabili nel trattare negozî; tutti ormai animati dal nobilissimo fuoco del Patriottismo. Tutti i fratelli di Parigi si mettono in marcia per riceverli, con una solennità militare, con degli abbracci fraterni, con un'ospitalità degna dei tempi eroici. Questi Federati assistono alle Discussioni dell'Assemblea: le Gallerie sono riserbate per loro. Essi intervengono ai lavori dello Champ-de-Mars; ogni nuova truppa vuole metter mano alla vanga; vuol portare la sua palettata di terra sull'Altare della Patria. E che fioriture rettoriche, poichè questo è un popolo amante del gesto; che sublime morale in quegli indirizzi a un'augusta Assemblea, a un Restauratore Patriottico! Il nostro Capitano dei Federati Bretoni s'inginocchia finanche, in un eccesso d'entusiasmo, e rimette la sua spada al Re, cogli occhi bagnati di lagrime, mentre anche gli occhi del Re sono umidi di pianto. Povero Luigi! Quei giorni, com'egli ebbe a dire in seguito, andavano annoverati fra i più brillanti della sua vita.
Anche le Riviste dovranno aver luogo; Riviste Regali dei Federati con intervento del Re, della Regina e della Corte tricolore. Nella peggiore ipotesi, se, come spesso suole accadere, pioverà, i nostri Volontari Federati sfileranno sotto le arcate, e la Regalità resterà all'asciutto. Anzi colà potrebbe capitare di fermarsi; allora le più belle dita della Francia vi tirerebbero dolcemente per la falda, mentre una dolce voce di flauto vi domanderebbe: «Monsieur, di qual Provincia siete voi?» Felice colui che potrà rispondere cavallerescamente abbassando la punta della sua spada: «Madame, della Provincia in cui regnarono i vostri antenati». Questo fortunato «Avvocato Provinciale», ora Federato Provinciale, sarà ricompensato con un sorriso di sole e da queste melodiose e liete parole rivolte al Re: «Sire, questi sono i vostri fedeli Lorenesi». Più gaio è veramente in questi giorni di festa l'abito «bleu cielo guarnito di rosso» d'una Guardia Nazionale, che quello monotono grigio e nero d'un Avvocato Provinciale usato nei giorni di lavoro. Poichè lo stesso Lorenese, tre volte benedetto, farà questa sera da sentinella alla porta d'una Regina, sentendo che soffrirebbe mille morti per lei: poi un'altra volta gli capiterà di trovarsi alla porta esterna, e una terza volta ella lo vedrà; anzi sarà egli che richiamerà la sua attenzione, presentando le armi con enfasi, «e facendo risuonare il suo moschetto una volta ancora»; nel saluto di lei vi sarà di nuovo un sorriso di sole; il piccolo Delfino dai riccioli biondi, che avrà troppa fretta, sarà così ripreso: «Salutate dunque, Monsieur, non siate incivile»; poi ella come un luminoso Pellegrino errante pel Cielo o come un Pianeta con la sua piccola Luna, proseguirà per la sua vita.
Ma la notte, quando termina il patriottico lavoro di vanga, immaginate i sacri riti dell'ospitalità! Lepelletier Saint-Fargeau, un semplice Senatore, ma che ha grandi possedimenti, ha quotidianamente «cento convitati alla sua tavola»; la tavola del Generalissimo Lafayette può duplicare questo numero. Nei modesti salotti, come nei sontuosi salotti, si passa in giro la coppa col vino, fra i sorrisi della Beltà, sia della Grisette leggera e saltellante, che della Dama dall'incedere maestoso, poichè entrambe posseggono la bellezza e il sorriso che riescono preziosi al bravo.