In quelle distrette, sorgeva una impellente domanda: Che bisogna farne di questo Re? Deporlo! rispondono risolutamente Robespierre e i pochi di pronta risoluzione. E in vero, con un Re che scappa via, che ha bisogno d'esser sorvegliato fin nella sua camera da letto, perchè possa restare e governarvi, qual altro provvedimento razionale potrebbe adottarsi? Se Filippo d'Orléans non fosse stato un caput mortuum! Ma a lui, noto come un defunto, non v'è chi pensi. Non si deve deporlo; dite che egli è inviolabile, che fu fatto scomparire, che fu enlevé; a costo di sofismi, di solecismi, reintegratelo! Così rispondono con alta veemenza i Realisti Costituzionali d'ogni genere; e i Realisti puri, naturalmente, rispondono allo stesso modo e con più passione, con un tono più basso di veemenza, con la rabbia repressa della paura. Barnave e i due Lameth e tutti i seguaci rispondono allo stesso modo: rispondono con tutta la loro energia, terrorizzati dall'ignoto Abisso, sull'orlo del quale s'erano da sè stessi trascinati; e ora barcollano ivi, sul punto di sommergersi.
Per via di sforzi poderosi e di combinazioni, quest'ultimo partito è il partito accettato; e deve aver buon effetto per forza di braccia se non per chiarezza di logica. Col sacrificio di tutta la sua popolarità così duramente guadagnata, questo notabile Triumvirato, dice Toulongeon, «rimette in piedi quel trono che con tanta fatica aveva rovesciato, come si potrebbe rimettere in piedi una piramide capovolta, facendola sostenere sul suo vertice», perchè vi resti finchè sia mantenuta.
Sventurata Francia: sventurata nel Re, nella Regina nella Costituzione: non si sa in che cosa più sventurata! Il significato della nostra Rivoluzione Francese tanto gloriosa fu questo e non altro, che quando le Imposture e le Delusioni, che per lungo tempo avevano uccisa l'anima, cominciarono ad uccidere il corpo e menarono al Fallimento e alla Fame, un gran popolo si sollevò e, ad alta voce, disse in nome dell'Altissimo: L'impostura dovrà cessare d'esistere! Tanti dolori, tanti orrori sanguinosi sopportati e ancora da sopportare negli orridi secoli che verranno non erano forse il duro prezzo pagato e pagabile per questo appunto: Totale Distruzione dell'Impostura d'in fra gli uomini? Ed ora, o Triumvirato Barnave, è con questa double distillata Delusione, coll'Impostura d'un'Impostura, che uno sforzo di tal genere troverà quescenza? O signori del Triunvirato popolare, mai! – Ma, dopo tutto, che possono mai fare quei poveri Triumvirati popolari, dei fallibili augusti Senatori? Non possono far altro, quando la Verità diviene troppo orribile, che cacciar le loro teste, come lo struzzo, nel più prossimo e fallace ricovero; e là attendere, a posteriori.
I Lettori che videro il Clermontais coi tre Vescovadi galoppare, nella Notte degli Speroni; e le Diligenze ridurre tutta la Francia sotto le sembianze d'un terrorizzato Gallo d'India; e la città di Nantes tutta in camicia, – possono immaginare che difficile impresa fosse mai quella di sedare un affare di quel genere. Robespierre, all'estrema sinistra, forse con Pétion e il macilento e vecchio Goupil, poichè il vero Triunvirato era stato surrogato, ha gridi rochi, perduti nei clamori Costituzionali. Ma i dibattiti e le argomentazioni di tutta una Nazione; e i muggiti di tutti i giornali, pro e contro; e la voce vibrante di Danton; e gli strali d'ispezione di Camillo; e le setole di porcospino dell'implacabile Marat: – immaginatelo tutto questo.
I Costituzionali in corpo, come sovente avevamo predetto, abbandonano la Società Madre e divengono Feuillants, facendole correre il rischio di cadere nell'inazione, ora che il rango e la rispettabilità, per la più parte, vanno via. Perverranno petizioni su petizioni, spedite per posta, o portate da Deputazioni, con cui si caldeggia un Giudizio e la Déchéance, che è il nome usato da noi per Deposizione; in ogni caso, si prega almeno di riferirne agli Ottantatrè Dipartimenti della Francia. Una ardente Deputazione Marsigliese, tra l'altre cose, viene a dichiarare: «I nostri progenitori di Focea gettarono una Sbarra di Ferro nel porto al loro primo sbarcare: questa Sbarra dovrà ondeggiare di nuovo sui flutti mediterranei prima che noi consentiamo ad essere schiavi». Tutto questo per quattro settimane e più, mentre la cosa resta insoluta; mentre l'Emigrazione affluisce con duplicata violenza alle frontiere; la Francia bolle nella sua fervida agitazione intorno a tale domanda che è la domanda capitale: Che bisogna fare del fuggitivo Rappresentante Ereditario?
Finalmente, il venerdì 15 Luglio 1791, l'Assemblea Nazionale decide, e noi sappiamo in qual maniera negativa. Dopo di che tutti i Teatri vengono chiusi, e ogni termine di pietra, ogni cattedra ambulante comincia a eruttare. Manifesti Municipali fiammeggianti sui muri, Proclami pubblicati a suon di tromba, «invitano alla quiete», con uno scarso effetto. E così, la domenica, del 17, vi sarà una manifestazione degna d'essere rammentata. Una Pergamena con una Petizione redatta dai Brissot, dai Danton, da Cordeliers e Jacobins, giacchè la cosa era elaborata e rimaneggiata, e molti vi avevano avuto parte, viene deposta in vista sull'intelaiatura di legno dell'Altare della Patria, perchè vi si possa apporre la firma. Tutta Parigi disoccupata, uomini e donne, accorre in folla durante il giorno per firmare o per osservare. La nostra bella Roland vi si reca anch'essa, e l'occhio della Storia può scorgerla, «al mattino», non senza interesse. Fra poche settimane la bella Patriota lascerà Parigi; ma nient'altro che per tornarvi.
Ma, vuoi pel rincrescimento del Patrottismo deluso, vuoi per la chiusura dei Teatri o pei Proclami tuttora pubblicati a suon di tromba, quest'oggi l'eccitamento dello spirito è grande. Per giunta è capitato un incidente da Tragicommendia, da Indovinello, bastevole a stimolare ogni essere umano. Il mattino per tempo, un Patriota (o, dicono alcuni, una Patriota, ma la verità non si può scoprire), mentre stava in piedi sulle solide assi dell'Altare della Patria, avverte di repente, provando una scossa come al tocco d'una torpedine, una puntura alla suola della scarpa, prodotta da qualche cosa spinta di sotto il pavimento; ritrae con moto subitaneo il piede così elettrizzato, e scorge a prima vista – la punta d'un succhiello o punteruolo, che vien fuori dalle assi del pavimento e che immediatamente è tirato indietro! Mistero! Tradimento forse? La piattaforma di legno dell'Altare è abbattuta con impeto; ed ecco che si scopre il mistero, che mai sino alla fine del mondo sarà spiegato! Due esseri umani di aspetto miserabile, di cui uno ha una gamba di legno, si celano in quel sito avendo fra le mani un punteruolo; dovevano esser venuti la notte precedente ed avevano una certa quantità di provvigioni, ma, «punto barili di polvere», che si potessero vedere. Essi fanno mostra di dormire; sembrano alquanto smarriti; e si giustificano poi nella maniera più banale: «Nient'altro che la curiosità»; avevano introdotto il punteruolo per praticare un foro nel pavimento; per vedere, forse mossi «da lubricità»: – cosa poco edificante si potrà pensare! Ma dopo tutto, quale più stupida cosa non possono mai tentare la Bestialità, il Prurito, la Lubricità, il Caso e il Diavolo, scegliendo Due teste fra Mezzo Milione di teste umane?
Certo è che quei due esseri umani son là col loro punteruolo. Due individui nati sotto cattiva stella! Il risultato di tutto questo è che il Patriottismo, nel suo stato d'eccitabilità nervosa, montato dalle ipotesi, dai sospetti, dai racconti, s'impadronisce dei due disgraziati e li interroga ripetutamente; indi li caccia nella più vicina Caserma; per tirarli fuori di nuovo, mentre un ipotetico gruppo li strappa a un altro: finchè giunto all'estremo della sua eccitabilità nervosa, il Patriottismo li impicca come spie del Sieur Motier; e con la loro vita è soffocato per sempre il loro segreto. Ohimè, per sempre! O verrà un giorno in cui questi due individui, evidentemente così meschini, ma pure umani, diverranno uno Storico Enimma, che, come l'enimma dell'uomo dalla Maschera di Ferro (anche un essere umano nè più nè meno), – saranno oggetto di Dissertazioni? Per noi il solo fatto certo è che essi avevano un punteruolo, delle provvigioni e una gamba di legno, e che morirono sulla Lanterna, come i più disgraziati folli potrebbero morire.
Questo fatto fa procedere all'apposizione delle firme con un ardore sempre crescente. E Chaumette – poichè gli antiquarî posseggono oggi proprio quella carta – ha messa la sua firma «fluente, ardita e alquanto inclinata»; e Hébert, il detestabile Père Duchesne, firmava come se «un ragno intriso d'inchiostro fosse venuto a cadere sulla carta»; anche l'Usciere Maillard ha firmato, e molti hanno fatto il segno della croce, non sapendo scrivere. Parigi, attraverso le sue mille vie, si riversa allo Champ-de-Mars, in continuo andare e venire, nella più grande eccitabilità d'umore; il centrale Altare della Patria è addirittura invaso da Patrioti e Patriote che si recano a firmare; le Trenta panche e tutto lo spazio interno è occupato da una folla di spettatori che vanno e vengono; turbine rigurgitante d'uomini e di donne nei loro abiti festivi. Un costituzionale Sieur Motier vede tutto questo; e Bailly, a tal vista, allunga ancor più il suo lungo viso; non augurandosi niente di buono; forse la Déchéance, o Patrioti Costituzionali; il fuoco può bene spegnersi; ma, badate, si può spegnere solo al principio.
Arrestarlo, è presto detto; ma come arrestarlo? Non ha forse il primo Popolo libero dell'Universo diritto alla petizione? – Fortunatamente, o sfortunatamente, v'è una prova di azione delittuosa: quella dei due individui impiccati alla Lanterna. Una prova, o traditore d'un Sieur Motier? Non furono due esseri umani mandati là, da te a farsi impiccare per essere di pretesto al sanguinoso Drapeau Rouge? Questa domanda te la faranno un giorno molti patrioti, e troveranno una risposta affermativa, forti nel Sospetto Preternaturale.
Basta, verso le sette e mezzo della sera, l'occhio più semplice può osservare questa scena: il Sieur Motier coi Municipali in sciarpa, con le azzurre pattuglie Nazionali, fila dietro fila, al rullare dei tamburi, vengono risoluti allo Champ-de-Mars; mentre il Maire Baillly, dal viso allungato, reca, come adempiendo un triste dovere, il Drapeau Rouge. Urli di collera e di dileggio, in voce di soprano e di basso, partono da centomila gole, alla vista della Legge Marziale, che ciò malgrado seguita ad avanzare agitando la sua sanguinaria Bandiera Rossa, dalla entrata del Gros-Caillou, dirigendosi ondeggiante verso l'Altare della Patria, a suon di tamburo. E s'avanza fra crescenti urli selvaggi, fra ammonimenti e suppliche, fatta segno a getti di pietre di mota, saxa et faeces; collo scoppio di un colpo di pistola –; finchè rispondono le pattuglie con una scarica di colpi; si spianano i moschetti; una scarica segue l'altra! Proprio dopo un anno e tre giorni, il nostro sublime Campo della Federazione è bagnato di sangue Francese.
Circa «Dodici disgraziatamente colpiti», riferisce Bailly, contando per unità; ma il Patriottismo conta per decine, per centinaia anche. Da non dimenticarsi, da non perdonarsi. Fugge il Patriottismo, urlando e maledicendo. Camillo sospende il giornale per quel giorno; il gran Danton con Camillo e Fréron hanno messo le ali, per salvarsi la vita; Marat si eclissa sotto terra e resta silenzioso. Ed ecco un altro trionfo del Pattuglismo; un altro; ma l'ultimo.
Questa fu la Regal Fuga a Varennes. Così fu rovesciato il Trono; così fu rialzato, vittorioso – sul suo vertice; – e vi resterà finchè si potrà sostenere.