E così è andato a finire il nostro grande Complotto Realista di fuga a Metz. Tenuto per lungo tempo ondeggiante nel dietroscena, come un terribile ultimatum Regale, era venuto fuori precipitosamente nel suo stesso terrore; con qualche effetto veramente. Quanti Complotti, quanti Progetti realisti, un dopo l'altro, abilmente architettati, dovevano esplodere con mine di polvere o scoppî di tuono; eppure nessuno di questi complotti ebbe mai un esito diverso! Così quella mina di polvere della Séance Royal del ventitrè Giugno 1789, che esplodeva, come dicemmo, «traverso il focone», e che, ricaricata poi dal vostro Dio della guerra, Broglie, vi dava una Bastiglia. Venne poi il fervido Banchetto dell'Opéra, a spade brandite, e col O Riccardo,o mio Re; il quale, aiutato dalla fame, produsse l'insurrezione delle donne, con la Pallade Athena sotto le forme della Demoiselle Théroigne. A nulla vale il valore, nè la fortuna ha sorriso alle fanfaronate. L'armamento di Bouillé finisce come finì quello di Broglie. Un uomo dopo l'altro si dedica a questa causa, non facendo altro che affrettarne la rovina; sembra una causa perduta, maledetta dal Cielo e dalla Terra.
Il 6 Ottobre, l'anno precedente, il Re Luigi, scortato dalla Demoiselle Théroigne e da circa duecentomila donne, faceva un Viaggio e un'Entrata Regale in Parigi, come non s'era mai vista la simile; noi gli profetizzammo altre Due entrate uguali; di cui una sta per verificarsi dopo questa fuga a Metz. Questa volta non sarà di scorta una Théroigne, nè «Mirabeau si troverà assiso in una vettura del seguito». Mirabeau giace morto nel Panteon dei grandi uomini. Théroigne giace, viva, in una fosca Prigione Austriaca, arrestata a Linz ov'erasi recata per la sua professione. A tale è ridotta Théroigne; ella non ode che il roco fluire del Danubio; la vivacità dei suoi banchetti patriottici è scomparsa; ella si troverà faccia a faccia con l'Imperatore, gli parlerà e ritornerà. E la Francia giace – come! Il Tempo fugace tutto recide, le grandi cose e le piccole; e quante cose non altera in due anni!
Ma, in ogni modo, come dicevamo, qui assistiamo ad una seconda Processione Regale, Ignominiosa, quantunque molto mutata; una processione che avrà anche le sue centinaia di migliaia di testimoni. – Pazienza, o patrioti di Parigi, la Berlina Regale è sulla via del ritorno; ma non giungerà prima di Sabato, perchè la Berlina Regale viaggia a piccole tappe, fra l'alto vociare di quel confluente mare di Guardie Nazionali, che si contano fino a sessantamila; fra il tumulto di ogni specie di gente. Tre Commissarî dell'Assemblea Nazionale si erano mossi ad incontrarla: il famoso Barnave, Pétion e il generalmente stimato Latour-Maubourg. I due primi montarono nella Berlina accanto alla Maestà, proseguendo così il viaggio; Latour, semplice rispettabilità, ed uomo di cui tutti dicevano bene, può senz'altro andare dietro con Madama de Tourzel e le Soubrettes.
Ed ecco che il sabato sera, alle sette circa, Parigi con le sue centinaia di migliaia è di nuovo tutta in moto: non più danzando la tricolore danza di gioia della speranza; nè danzando ancora nella furia dell'odio e della vendetta; ma in silenzio, con uno sguardo vago, indagatore, con una curiosità massimamente scientifica. A Saint-Antoine un Manifesto ha annunziato questa mattina che «chiunque insulterà Luigi sarà bastonato; chiunque lo applaudirà sarà impiccato». Ed ecco alfine, che la meravigliosa Berlina Nuova, circondata dal mare azzurro delle Guardie Nazionali con le baionette inastate, galleggia lentamente, portata dalla corrente, in mezzo al silenzio di centinaia di migliaia d'individui riuniti. Tre Corrieri gialli siedono in cima legati con corde; Pétion, Barnave, le loro Maestà, con la sorella Elisabetta e i Fanciulli regali di Francia sono nell'interno.
Un sorriso d'imbarazzo, o una nube di profonda amarezza, è nella faccia larga e flemmatica di S. M. il Re; egli tiene a dichiarare alle persone officiali che gli si presentano l'una dopo l'altra, ciò che è evidente: «Eh bien, me voilà, Ebbene, eccomi qua»; e ciò che non è punto evidente: «Vi assicuro che non pensavo di passare la frontiera». Discorsi che erano naturali in quel povero Uomo Regale, ma che la Decenza vorrebbe velare. Silenziosa è S. M. la Regina, col suo sguardo di dolore e di sprezzo; naturale in quella Donna Regale. Così si trascina e serpeggia l'ignominiosa Processione Regale traverso molte strade, tra un popolo attonito e silenzioso; comparabile, dice Mercier, a qualche Procession du Roi de Basoche, o processione del Re Crispino coi suoi Duchi della Sutormania e del blasone reale della Calzoleria. Se si eccettua, veramente, che questa non è comica; ah no, è piuttosto comico-tragica; quando si veggono quei Corrieri legati, quando si pensa al Destino che pende su quei capi; una cosa delle più fantastiche, eppure delle più miseramente reali. Il più miserabile flebile ludibrium di una grottesca tragedia! Essi trascinano, in vesti tutt'altro che regali, per molte vie, tra la polvere della sera estiva, finchè a una svolta si perdono di vista, e si dileguano nel palazzo delle Tuileries – verso la condanna, di tortura lenta, peine forte et dure.
Il popolaccio s'impadronisce, è vero, dei tre Corrieri gialli legati con le corde: vuole almeno massacrarli. Ma la nostra Assemblea Nazionale, adunata in quel gran momento, manda una Deputazione per liberarli; e il tumulto è sedato. Barnave, «tutto coperto di polvere», è già nell'Aula Nazionale, facendo un breve e discreto resoconto. Veramente in tutto quel viaggio questo Barnave era stato il più discreto e simpatico, e s'era così guadagnato la fiducia della Regina, il cui nobile istinto sempre le insegna chi è degno di fiducia. Tutt'affatto diverso dal rozzo Pétion; il quale, se Campan dice il vero, mangiò la sua colazione, con tutta disinvoltura, riempì il suo bicchiere di vino nella Berlina Regale; gettò via le ossa del suo pollo sotto il naso della stessa Regalità; e quando il Re disse: «La Francia non può essere Repubblica», rispose: «No, non è ancora matura». Barnave divenne da allora in poi un consigliere della Regina in quanto dei consigli potevano giovare. La Regina meraviglia Madame Campan manifestando quasi un riguardo per Barnave, e dicendo che in un giorno di retribuzione e di trionfo Regale, Barnave non dovrà essere giustiziato.
La sera di Lunedì la Regalità era partita; la sera del Sabato tornava; quante cose aveva compiute per sè la Regalità nello spazio d'una breve settimana! La buffa tragedia «s'era dileguata nel palazzo delle Tuileries verso «la pena forte e dura». Sorvegliata, impastoiata, umiliata come mai accadde a Regalità. Sorvegliata anche nelle sue camere da letto, nei più reconditi siti; costretta com'è a dormire con la porta socchiusa, mentre un azzurro Argo Nazionale è di sentinella e tiene lo sguardo fisso sulle cortine della Regina; al punto che in una occasione, poichè la Regina non poteva dormire, si offerse di sedere al suo capezzale e conversare un poco.