Ecco le conseguenze delle Scorte misteriose, e d'una Berlina nuova con undici cavalli: «chi ha un segreto deve non solo nasconderlo, ma nascondere che deve nasconderlo». La vostra prima Scorta Militare è esplosa distruggendo sè stessa, come tutte le Scorte Militari, e il Paese, messo in sospetto, si solleverà, esplodendo a sua volta; non comparabile al tuono vittorioso. Comparabile, piuttosto, al primo moto d'una Valanga Alpina, che una volta staccata, come qui, a Sainte-Menehould, va sempre ampliandosi – tutto intorno, e a grado a grado, fino a Stenay, rombando con ruina selvaggia, finchè i patrioti dei villaggi, i contadini, le Scorte Militari, la nuova Berlina e la Regalità non precipitino – giù alla rinfusa nell'Abisso!
Le dense ombre della notte stanno per cadere. I postiglioni fanno schioccare la frusta: la Berlina regale attraversa Clermont, dove il Colonnello conte di Damas fa sussurare una parola; ed essa passa, e va verso Varennes, correndo in ragione d'una doppia mancia. Uno sconosciuto, «Inconnu a cavallo», grida con ardore alcune parole indistinte, che non si possono udire, dal finestrino della carrozza che va di corsa, e scompare nel buio. Palpitano gli Augusti viaggiatori; eppure la natura, che tutto sottomette ai suoi voleri, immerge ognuno di loro in una specie di sonno. Oimè, e Drouet e lo scrivano Guillaume danno di sprone; e prendono vie appartate, per brevità, per sicurezza; divulgando quella loro certezza morale, che vola come portata da un uccello aereo!
E il vostro rigoroso Quartiermastro sprona; destando il roco suono della tromba, – come qui a Clermont, chiamando a raccolta i Dragoni che sono andati a letto. Il bravo Colonnello de Damas fa montare a cavallo una parte di questi uomini di Clermont; il giovane cornetta Remy si slancia all'aperto con pochi. Ma la Magistratura patriottica anch'essa è fuori, qui a Clermont; la Guardia Nazionale grida per le cartucce a palle; il Villaggio «s'illumina»; – i Patrioti d'un subito balzano di letto; uomini e donne in camicia accendono i lumi, brandendo ognuno la sua candela da un soldo, il suo meschino lume ad olio, finchè dappertutto vi sia la luce: tanta fretta essi hanno! Una camisado, o tumulto in camicia, in ogni luogo: le campane suonano a stormo, il tamburo del villaggio batte furiosamente la générale, come a Clermont, sotto l'illuminazione; i patrioti, furiosi, arringano, minacciano! Il bravo e giovane Colonnello de Damas, in quel tumultuare furioso del Patriottismo, dice delle parole di fuoco a quel tanto di truppa che ha. «I compagni sono stati insultati a Sainte-Menehould: il Re e il Paese fanno appello ai bravi»; poi comanda: Sguainate le sciabole. Senonohè, pur troppo, i soldati non fanno che battere sull'elsa delle sciabole, ricacciandole nel fodero! «Con me chiuque è pel Re!» grida Damas disperato, e galoppa con altri due poveri soldati subalterni, nel cuore della notte.
Notte senza esempio nel Clermontais: la notte più corta dell'anno; la più notevole del secolo. Notte che merita di esser detta degli Speroni! La Cornetta Remy, e quei pochi che s'erano slanciati con lui, hanno smarrita la via, e galoppano ora verso Verdun; poi, ancora per ore e ore, traverso campagne siepate, traverso villaggi destatisi dal sonno, alla volta di Varennes. Sfortunata Cornetta Remy, più sfortunato Colonnello Damas, con cui correvano disperatamente solo Due uomini fedeli! Non più di due, della scorta di Clermont: delle altre scorte, poi, negli altri villaggi, neppur Due si muovono, ma curvano la schiena – rattenuti dalle campane a stormo, dall'illuminarsi del Villaggio.
E cavalca Drouet, cavalca lo scrivano Guillaume; e il Paese accorre. – Goguelat e il Duca di Choiseul affondano nei pantani e avanzano su balze e ceppaie e sassi, pei folti boschi di Clermontais; ora guidati da sentieri, ora senza traccia alcuna. Gli Ussari precipitano in dossi e vi rimangono «tramortiti per tre quarti d'ora», e gli altri ricusano di mettersi in marcia senza di loro. Che lungo cavalcare quella sera da Pont-de-Sommevelle; e che ore, quelle trenta ore da che Choiseul ha lasciato Parigi insieme al cameriere della Regina, Leonardo, che siede accanto a lui in carrozza! La nera angoscia perseguita i viaggiatori. Così, essi vanno a sbalzi; destano la civetta nel suo nido di rami; stritolano l'erba soave della foresta, la regina dei prati, che espande il suo profumo; spaventano l'orecchio della Notte. Ascoltate! Non sentite verso le dodici, ora che si presume, giacchè anche le stelle sono tramontate, i rintocchi della campana di Varennes? Tirando le briglie, l'Ufficiale degli Ussari si pone in ascolto: «Qualche incendio senza dubbio!» – Pure va innanzi, raddoppiando di lena, per accertarsene.
Sì, valorosi amici, che fate quanto è in voi, si tratta di una specie d'incendio, d'un incendio difficile a spegnersi. – La Berlina di Korff, molto più avanti di tutta questa Valanga galoppante, raggiungeva il piccolo e meschino villaggio di Varennes circa alle undici; piena di speranze, malgrado le parole sommesse dello Sconosciuto. Non si trovano ora tutte le città indietro di noi? Verdun, sulla nostra destra, non è già stata evitata? E siamo in prossimità di Bouillé e col favore d'una delle notti più nere di mezza estate! E così ci fermiamo alla sommità del colle, all'estremo del villaggio volto al Sud; attendendo i cavalli freschi, che il giovane Bouillé, proprio il figlio di Bouillé, con la sua scorta di Ussari deve aver pronti; poichè in questo Villaggio non v'è posta. Ma cosa da fare ammattire: non vi sono nè cavalli nè Ussari! Ah, i grandi cavalli, i cavalli di ricambio appartenenti al Duca di Choiseul stanno alla greppia, ma nell'altra parte del Villaggio al disopra del Ponte; e noi non lo sappiamo. Gli Ussari attendono alla loro volta, ma trincano nelle taverne. Poichè, infatti, sono già trascorse sei ore dal tempo stabilito, e il figlio di Bouillé, giovanetto di poco cervello, credendo che per quella notte non se ne farebbe nulla, se n'era andato a letto. E così i nostri Corrieri gialli, non pratici del luogo, debbono andare attorno, brancolando alla ventura, per un Villaggio quasi tutto addormentato. I Postiglioni non vogliono, per qualsiasi moneta, andare innanzi coi cavalli stanchi, senza averli almeno rinfrescati; proprio no; e quanto al valletto dal cappello rotondo, stia pure a ragionare fin che voglia.
Disgraziati! «Per trentacinque minuti», all'orologio del Re, la Berlina resta ferma; il viaggiatore dal cappello rotondo discorre con quei dagli stivali a zangola; i cavalli stanchi mangiano la loro crusca; i Corrieri gialli brancolano alla peggio; – il giovane Bouillé dorme durante questo tempo nell'alto Villaggio, e il bel tiro di Choiseul se ne sta alla greppia. Nessun rimedio; nessuno, foss'anche con la ricompensa d'un re; i cavalli mangiano senza spostarsi, il cappello rotondo ragiona, Bouillé dorme. E guardate ora: nella notte densa, non vengono due Uomini a cavallo, a trotto serrato, e si fermano alquanto, alla vista della grande mole d'una Berlina, là dove si brancola e si chiacchiera, e poi si slanciano di galoppo nel Villaggio? Sono Drouet e lo scrivano Guillaume! Sempre avanti a tutti, di galoppo, a rotta di collo, non colpiti, benchè qualcuno si vanti di aver data loro la caccia. Pericolosa è l'impresa di Drouet, ma egli è un vecchio Dragone, in cui s'è destato tutto l'ardimento.
Il villaggio di Varennes è scuro e sonnolento; un villaggio dei più irregolari, dalla forma d'una sella rovesciata, come qualcuno ha scritto. Esso dorme, e il flusso del fiume Aire gli canta la ninna-nanna. Pure, dal Braccio d'Oro, Taverna del Bras d'Or, traverso quella piazza del Mercato in pendio, si scorge ancora il luccicare d'un lume sociale; vengono voci rozze di mandriani, o di gente di simile genere, che non hanno ancora vuotato il bicchiere della staffa. Bonifacio Le Blanc, in grembiule bianco, li serve: piacevole spettacolo. In questo Bras d'Or entra Drouet; l'ansia traspare dai suoi occhi; tocca col gomito Bonifacio, e gli dice in tutta confidenza: «Camarade, es-tu bon Patriote? sei tu un buon patriota?» «Si je le suis!», risponde Bonifacio. «In questo caso...», bisbiglia premurosamente Drouet – ma quel che bisbiglia è di necessità udito dal solo Bonifacio.
Ed ecco Bonifacio Le Blanc che si dà attorno come mai fece pel più gioviale beone. Drouet e Guillaume, da esperti antichi Dragoni, in un momento bloccano il Ponte con un «carro di mobili che trovavasi colà», e con ogni carro, o badile, con ogni barile o barella di cui si possono impadronire; – fin che non sia più possibile il passaggio di una carrozza. Così barricato il Ponte, essi son lesti a prender posto presso quel sito, sotto l'Arco di Varennes, raggiunti da Le Blanc, dal fratello di Le Blanc e da qualche altro animoso Patriota da lui destato. Una mezza dozzina in tutto, coi moschetti nazionali, attendono serrati, sotto l'Arco, che passi quella stessa Berlina di Korrf.
Si ode lo strepito della vettura: Alto là! Appare il lume delle lanterne che escono di sotto le giacche; mani vigorose s'impadroniscono delle briglie, due moschetti nazionali sono spianati traverso i due Sportelli della carrozza: «Mesdames, i vostri passaporti». – Ohimè, ohimè! Il Sieur Sausse, Procuratore del Comune, Fabbricante di candele e Droghiere, è là, facendo mostra della sua gentilezza officiale di droghiere; Drouet, con la sua logica feroce e la sua presenza di spirito, dice: – La rispettabile Compagnia di viaggiatori, sia essa costituita dalla Baronessa di Korff, o da persone di più alta importanza, si compiacerà di riposarsi in casa del signor Sausse fin che spunti l'alba!
O Luigi! o sventurata Maria Antonietta, destinata a passare la tua vita con tali uomini! Flemmatico Luigi, non hai tu dunque nel tuo essere altro che una flemma ignava, semianimata? Re, Capitano-Generale, Sovrano di Francia! Se il tuo cuore da che cominciò a battere sotto il nome di cuore mai fu capace d'una risoluzione, il momento era quello, o mai più in questo mondo: «O violenti individui notturni, quand'anche si trattasse di persone d'alta importanza, che perciò? E se fosse il Re? Non ha dunque il Re il Diritto, al pari d'un qualunque mendicante, di andare non molestato per la sua Via? Sì; è il Re, sappiatelo e tremate nel conoscerlo! Il Re ha parlato, e sia in questo umile luogo, sia in Francia, sia sotto il trono di Dio, non v'è potere che possa contraddirlo. Non il Re voi potete arrestare qui, sotto questo miserabile Arco; ma solo del suo corpo morto potete impadronirvi, e ne risponderete innanzi al Cielo e alla Terra. A me, Guardie del Corpo! Postiglioni, en avant!» – Si può immaginare in questo caso il pallore, il tremito dei due moschettieri Le Blanc; lo smarrimento di Drouet, e come il Procuratore Sausse si sarebbe squagliato al pari d'una candela di sego in una fornace ardente; mentre Luigi sarebbe andato innanzi; avrebbe dopo pochi passi svegliato il giovane Bouillé, i ricambi, gli Ussari, entrando trionfalmente, a cavallo, con la sua Scorta a spada brandita, in Montmédy; e tutto il corso della Storia di Francia sarebbe cambiato!
Ohimè, in questo pover'uomo flemmatico, non era tutto questo. E se vi fosse stato, la Storia di Francia non sarebbe mai giunta fin sotto quest'Arco di Varennes per esser decisa. – Egli scende di vettura; tutti scendono. Il Procuratore Sausse dà le sue braccia di droghiere alla Regina e alla sorella Elisabetta; Sua Maestà prende per mano i due fanciulli. E così procedono mal volentieri per la piazza del Mercato, verso la casa del Procuratore Sausse; montano nel piccolo piano superiore; dove immediatamente il Re «chiede da mangiare». Chiede da mangiare, così è scritto; gli vien dato pane e formaggio con una bottiglia di Borgogna; ed egli nota che è il migliore Borgogna che abbia mai bevuto!
Frattanto i Notabili di Varennes e tutti gli uomini, officiali e non officiali, infilano in fretta i loro pantaloni e prendono i loro arnesi di combattimento. Mortali vestiti a mezzo rotolano botti, recidono alberi, si slanciano perlustrando in tutte le direzioni, – le campane suonano a stormo, «s'illumina il Villaggio». È strano il vedere come questi piccoli villaggi si comportano, e con quanta dirittura, allorchè alla mezzanotte sono destati dall'arma di guerra. Come piccoli e destri serpenti a sonagli, municipali d'un subito destati, poichè le loro campane a stormo tintinnano, risuonano; i loro occhi hanno uno scintillio luminoso (a lume di candela), come quelli del crotalo in furore; il villaggio vuol mordere. Il vecchio Dragone Drouet è il nostro ingegnere e generalissimo, valoroso come un Ruy Diaz: – Ora o mai, o Patrioti, poichè la soldatesca sta per venire; il massacro, organizzato dagli Austriaci e dagli Aristocratici; guerre più che civili; tutto questo dipende da voi e dal momento! – Le Guardie Nazionali, mezze sbottonate, si mettono in riga; come dicevamo, uomini in mutande e donne in gonnellino, rotolano delle botti ed altre masserizie, recidono alberi per le barricate. Il Villaggio vuol mordere. La rabbiosa Democrazia non è dunque confinata a Parigi? Ah no, checchè ne dicano i cortigiani; evidentemente no. Il morire pel proprio Re s'è mutato nel morire per sè stesso, anche contro il Re, se è necessario.
E così la nostra Valanga avanzante e il tumulto hanno raggiunto l'Abisso, la Berlina di Korff per la prima; e quivi si discioglierà, formando tutto un amalgama: per sempre! Abbiamo forse bisogno di chiedere se per le prime sei ore vi fu un grande fracasso dappertutto? Che frastuono, che scampanio, che ardente tumulto in tutto il Clermontais, che si espandeva a traverso i Tre Vescovadi! I Dragoni e le truppe degli Ussari galoppavano sulle strade e per la campagna; le Guardie Nazionali si armavano e si slanciavano di corsa nel cuore della notte; dall'uno all'altro campanile si trasmetteva l'allarme. In circa quaranta minuti Goguelat e Choiseul coi loro Ussari rifiniti dalla fatica raggiungono Varennes. Ah, non v'è incendio; o almeno un incendio difficile a spegnersi! Essi valicano le tre barricate; malgrado il sergente della Guardia Nazionale, entrano nel Villaggio; Choiseul comunica ai suoi soldati come stanno realmente le cose, e questi rispondono a mo' di interiezione, nel loro dialetto gutturale «Der König; die Königin!», e sembrano risoluti ad agire. Col loro carattere deciso vogliono, per prima cosa, assediare la casa del Procuratore Sausse. Provvedimento salutare: se Drouet non avesse tempestosamente dato ordine contrario, e urlato anche in quel momento estremo: «Cannonieri ai vostri cannoni!»: due vecchi cannoni simili a favi d'alveare, non d'altro pieni che di ragnateli. Il fracasso di questi cannoni, mentre i cannonieri li tirano su con la più grande sicurezza, affievolisce l'ardire degli Ussari e produce una rispettosa ritirata. Dei boccali di vino fatti passare tra le file – anche le gole tedesche hanno la loro sensibilità – completano la bisogna; e quando, circa un'ora dopo, l'Ingegnere Goguelat si fa innanzi, la risposta che gli vien data è: «Vive la Nation!», gridata con voce rauca.
Goguelat, Choiseul, ed ora anche il Conte Damas e tutta l'Officialità di Varennes sono col Re; ma a che monta? Il Re non è in grado di dare ordini, d'avere un'idea; egli se ne sta in quel luogo, come ha sempre fatto, al pari della creta sulla ruota del pentolaio; forse la più pietosa, la più degna di perdono delle figure di creta che ora circolano sotto la Luna. Egli vuol partire il mattino seguente, prendendo con sè la Guardia Nazionale; se Sausse lo permette! Sventurata Regina! coi suoi due bimbi giacenti là sul misero letto; mentre la vecchia madre di Sausse prega in ginocchio, tutta in lagrime, e fa udire la sua preghiera, che siano benedetti; e l'imperiale Maria Antonietta è quasi in ginocchio dinanzi a Sausse e a sua moglie tra le scatole di candele e i barili di melassa; – invano! Tremila Guardie Nazionali son là; fra poco diverranno Diecimila; giacchè le campane a stormo estendono l'allarme qual fuoco sull'erba secca, o ancora più presto.
Il giovane Bouillé, destato dai rintocchi delle campane di Varennes, aveva preso un cavallo e – via di corsa da suo padre. A quella volta galoppa anche, in una maniera quasi istericamente disperata, un certo Sieur Aubriot, Ordinanza di Choiseul: e nuota al buio nel fiume, essendo bloccato il ponte; poi dà di sperone quasi avesse i Cani dell'Inferno alle calcagna. Traverso il villaggio di Dun, sempre galoppando, sparge l'allarme. A Dun, il bravo Capitano Deslons e la sua Scorta di Cento uomini sellano i cavalli e partono. Deslons pure entra in Varennes, lasciando fuori i suoi Cento alla barricata di alberi; si offre ad aprire la via al Re Luigi, se egli gliel'ordina; ma sfortunatamente «l'impresa sarà violenta»; onde Luigi «non ha ordini da dare».
E così i rintocchi delle campane eccheggiano, e i Dragoni galoppano, e non possono far nulla dopo aver galoppato. Le Guardie Nazionali irrompono come un'accolta di corvi: la vostra esplodente Catena di fulmini, al cadere della Valanga, o d'altra cosa cui vorremmo assomigliarla, freme di vendetta dall'un capo all'altro; e giunge – fino a Stenay e Bouillé stesso. Il bravo Bouillé, figlio della tempesta, fa montare in sella il Royal-Allemand; pronuncia parole di fuoco, col cuore e gli occhi accesi; distribuisce venticinque luigi d'oro per compagnia; – Corri, Royal-Allemand, già da lungo tempo famoso: non si tratta di carica alle Tuileries; non si tratta d'una processione coi busti di Necker o d'Orléans, ma si tratta nientemeno d'un Re fatto prigioniero, e tutto un mondo da vincere! – Tale è la Notte che merita d'esser chiamata degli Speroni.
Alle sei due cose erano accadute. L'Aiutante di Campo di Lafayette, Romoeuf, correndo a franc étrier per la via indicata dal vecchio mercante d'erbe, raddoppiando di velocità nelle ultime tappe, era giunto a Varennes; dove, propria allora, quei Diecimila chiedono furiosamente, con la furia del terrore panico, che la Regalità torni immantinenti alla volta di Parigi, per evitare un infinito spargimento di sangue. D'altra parte, «Tom l'Inglese», jokey di Choiseul, volando coi cavalli di ricambio di Choiseul, ha incontrato Bouillé sulle alture di Dun: Bouillé dalla fronte adamantina rannuvolata dal lugubre tuono, e dietro di lui il cupo scalpitìo del Royal-Allemand. L'Inglese Tom risponde come può alla breve domanda: Che avviene a Varennes? Poi, in cambio, domanda che deve fare egli coi cavalli di M. de Choiseul, e dove deve andare. – Allo Stagno senza fondo! risponde una voce tonante; poi, parlando di nuovo e dando di speroni al suo cavallo, ordina al Royal-Allemand di mettersi al galoppo, e scompare bestemmiando (en jurant). Questa è l'ultima del bravo Bouillé. In vista di Varennes, egli si ferma e raduna a consiglio i suoi ufficiali; ma tutto è vano. Il Re Luigi ha consentito a partire; tra il clangore universale delle campane a stormo; tra l'affluire di Diecimila uomini armati già arrivati e d'altri Sessantamila sciamanti a questa volta. Il bravo Deslons, quantunque non avesse ricevuto «ordini», si precipita nel fiume Aire coi suoi Cento, passava a nuoto un braccio del fiume, e, non potendo sormontare l'altro, rimaneva colà ansante e gocciolante e con le nari gonfie; i Diecimila gli rispondevano dandogli la baia, mentre che la nuova Berlina procedeva pesantemente alla volta di Parigi per la sua via incresciosa, inevitabile. Nessuna speranza di aiuto, dunque, nè dalla Terra nè, in un'epoca in cui non sussistono i miracoli, dal Cielo!
Quella notte, «il Marchese di Bouillé e ventuno dei «nostri passarono la frontiera. I frati Bernardini ad Orval nel Lussemburgo ci dettero vitto e alloggio». Bouillé procedeva parlando poco; immerso in pensieri che non consentono discorsi: verso il Nord, incontro all'incerto, alla Notte cimmeria, in direzione delle isole dell'India Occidentale, poichè del debole delirio dell'Emigrante, il figlio della tempesta non può appagarsi; verso l'Inghilterra, verso una prematura morte da stoico; non più verso la Francia. Onore al Bravo; che, in un conflitto o in un altro, è una sostanza, una particella articolata e parlante di umano Valore; non un vacuo Spettro millantatore; non un'Ombra che guaisce e ciarla! Questo Bouillé è uno dei pochi Capi realisti, di cui molto può dirsi.
E anche il bravo Bouillé scompare dal tessuto della Storia. Storia e tessuto che sono un languido inefficace emblema di quel grande, quel Miracoloso Tessuto e Tappezzeria vivente chiamato Rivoluzione Francese, che si potè tessere veramente da sè solo «sul Rumoroso TELAIO del TEMPO»! Di là cadono travolti nella lotta i vecchi valorosi; e nuovi aspri Drouet, d'altra combattività e d'altro colore, vi s'intessono: – come è il sistema di quella tessitura.