La Monarchia Francese può ormai considerarsi, secondo ogni probabilità umana, come perduta; come lottante d'ora innanzi nella cecità e nella debolezza, essendo scomparso l'ultimo lume di guida ragionevole. Quel tanto di risorse che ancora rimane sarà sempre più sciupato dalle povere Maestà, in un indugiare incerto, in un continuo ondeggiamento. Lo stesso Mirabeau ebbe a dolersi che anche a lui accordassero una confidenza a mezzo, e che sempre avessero un piano nel suo piano. Se fossero fuggiti francamente con lui a Rouen o altrove tanto tempo addietro! Ora le probabilità della fuga sono immensamente diminuite; e sempre più diminuiranno, fino a ridursi a zero. Decidi tu, o Regina; poichè il povero Luigi non è in grado di decider nulla; esegui questo progetto di Fuga o almeno abbandonalo. Di corrispondenza con Bouillé ve ne è stata abbastanza; a che giovano i consulti e le ipotesi, quando tutt'intorno è una fervida attività pratica? Il Contadino sta ad aspettare che il fiume si dissecchi: ohimè, per voi non è un semplice fiume, ma una Inondazione del Nilo; le nevi si sciolgono sulle montagne invisibili, fin che tutto, insieme a voi che aspettate, sia sommerso.
Tante cose invitano alla fuga. La voce dei giornali invita; i Giornali Realisti l'insinuano, alteramente, come una minaccia, i Giornali Patriottici la denunziano rabidamente come uno spauracchio. La Società Madre, divenendo sempre più enfatica, invita; – ed è tanto enfatica che, come s'era preveduto, Lafayette e i vostri Patrioti moderati da un pezzo se ne vanno staccando per costituirsi Feuillants; con una infinità di pubbliche controversie, in cui la vittoria, quantunque appaia dubbia, resterà alla intransigente Madre. D'altronde, fin dal Giorno dei Pugnali, abbiamo visto il Patriottismo ultra ad equipaggiarsi apertamente di armi. I cittadini mancanti di «attività», parola adoperata facetamente a significare un certo peso di borsa, non possono comperare le uniformi azzurre, ed esser Guardie; ma l'uomo è più grande d'un abito azzurro; l'uomo può combattere all'occorrenza in multiformi vesti, o quasi senza vesti – come Sansculotte. Così, si continua a martellar picche, e chi sa se queste Daghe di perfezionata struttura e con le barbe, sono «destinate al mercato delle Indie occidentali», o non vi sono punto destinate. Gli uomini battono, a rovescio, i loro vomeri per farne spade. Non vi è forse un cosidetto «Comitato Austriaco», Comité Autrichien, che siede giorno e notte nelle Tuileries? Il Patriottismo, per visione e per sospetto, lo sa troppo bene! Se il Re fuggirà, non vi sarà forse un'invasione Aristocratico-Austriaca; un macello; un ritorno del Feudalismo, e guerre più che civili? I cuori degli uomini sono rattristati, e resi folli.
I Preti Refrattarî danno anche assai da fare. Espulsi dalle loro Chiese Parrocchiali, dove i Preti Costituzionali eletti dal Pubblico li hanno surrogati, questi disgraziati si rifugiano nei Conventi di Monache, e in altri asili di questo genere; ivi il settimo giorno della settimana (sabbath) promuovono delle assemblee di quegli Anticostituzionali, che son divenuti devoti di punto in bianco, e amministrano il culto o pretendono di amministrarlo, stringatamente, alla loro maniera inflessibile, con grande scandalo del Patriottismo. I Preti Refrattarî, recando le loro ostie consacrate ai morenti, sembrano desiderosi di esser massacrati nelle vie; ma il Patriottismo non vuole gratificarli del martirio. Pure, una più leggera palma di martirio non sarà loro negata; non il martirio del massacro, ma quello della fustigazione. Nei luoghi delle loro pratiche refrattarie, compaiono i Patrioti; mentre le Patriote hanno poderose verghe di nocciuolo, alle quali ricorrono. Chiudi gli occhi, o Lettore; non fermare lo sguardo su quella miseria, particolarità di quegli ultimi tempi – d'un martirio senza sincerità, tutto ipocrisia e ostinazione! Non è permesso ad una Chiesa cattolica estinta di riposare nella morte; no, essa è galvanizzata nella più detestabile delle vite, in una vita che è morte; e a tal vista, ripetiamo, l'Umanità chiude gli occhi. Poichè le Patriote danno di piglio alle loro verghe di nocciuolo e fustigano con ardore, fra le risate degli astanti, il largo didietro dei Preti; e, purtroppo, anche delle monache gettate a terra e coi cotillons retroussés! La Guardia Nazionale fa quello che può; la Municipalità fa appello ai «Principî di tolleranza»; concede ai devoti Refrattarî la Chiesa dei Théatins; promettendo protezione. Ma tutto è vano: alla porta di quella Chiesa dei Théatins compare un Avviso sormontato da un Fascio di Verghe come i fasces Consolari plebei! – I Principî di tolleranza fanno del loro meglio; ma nessun Refrattario potrà officiare a suo talento; v'è un Plebiscitum a tal uopo; il quale, benchè non pronunciato, è simile alle leggi dei Medi e dei Persiani. I Preti Refrattarî contumaci non debbono trovare asilo presso alcuno, neppure privatamente: il Club dei Cordeliers denunzia apertamente perfino Sua Maestà per una tal cosa.
Tante cose invitano alla fuga; ma sopratutto il fatto che la fuga è divenuta impossibile! Il 15 Agosto si viene a sapere che Sua Maestà, il quale di recente ha molto sofferto a causa d'un catarro, pensa di recarsi per pochi giorni a Saint-Cloud, per godere la primavera. A Saint-Cloud? Che desideri di celebrare colà la sua Pasqua, Pâques o Pasch, coi Refrattarî Anticostituzionali Dissidenti? – O piuttosto desideri di partire per Compiègne, e poi per la Frontiera? Quasi quasi la cosa è semplice, forse fattibile, o almeno sarebbe stata tale in addietro; non avete che due chasseurs che vi accompagnano, e questi si corrompono facilmente! È una piacevole possibilità, si esegua oppure no. Si dice che vi sono trentamila Cavalieri dal Pugnale appiattati nei boschi; appiattati nei boschi e trentamila, – poichè l'Immaginazione umana non ha limiti. Ora, questi potrebbero assai facilmente slanciarsi su Lafayette, ghermire il Rappresentante Ereditario; e fuggire con lui, alla maniera d'un turbine, ove loro talentasse! – Basta, è meglio che il Re non si muova. Lafayette è prevenuto e prende le sue precauzioni; ma in verità, è soltanto suo il rischio, o con lui è in pericolo tutta la Francia?
Il lunedì diciotto Aprile è giunto; il viaggio di Pasqua a Saint-Cloud avrà luogo. La Guardia Nazionale ha ricevuto gli ordini; una prima Divisione, come Avanguardia, s'è messa in marcia e forse è già arrivata. La Maison-bouche di Sua Maestà, a quanto dicono, è tutta in moto per preparare intingoli e fritture a Saint-Cloud; il desinare del Re è già quasi pronto. Verso la una, la Carrozza Reale, coi suoi otto morelli, si slancia maestosa nella Place du Carrousel; e si ferma per ricevere il suo regale carico. Ma, ascoltate! Ecco che il campanone della vicina chiesa di Saint-Roch comincia a suonare a stormo: din, don, din. Si sta forse per rapire il Re; è egli sul punto di partire; è forse già partito? La folla invade il Carrousel; la Carrozza Reale è ferma là; – e, per Dio, vi resterà!
Sopraggiunge Lafayette cogli aiutanti di campo e la sua eloquenza; penetra nei gruppi, e questi gli rispondono: «Taisez-vous»; «il Re non deve andar via». Monsieur compare ad una finestra dei piani superiori; diecimila voci strepitano e urlano: «Nous ne voulons pas que le Roi parte». Le loro Maestà sono montate. Schioccano le fruste, ma venti mani di Patrioti afferrano ognuna delle otto redini; i cavalli s'impennano, la vettura barcolla, si vocifera; non è possibile farsi strada. Lafayette si agita, si adira, perora e lotta; ma invano; i Patrioti in preda al terrore mugghiano intorno alle Vettura Reale; è tutto un mare muggente di terrore Patriottico, divenuto frenetico. La Regalità fugge dunque in Austria; andando come un razzo, ad accendere le interminabili conflagrazioni della Guerra Civile? Patrioti, fermatela, in nome del Cielo! Voci aspre apostrofano con veemenza perfino la Regalità. L'usciere Campan ed altri personaggi ufficiali che si fanno largo recando aiuto e consiglio, sono presi per la cintola e mandati all'aria con un mulinello, in una maniera confusa e pericolosa; al punto che S. M. la Regina deve anch'essa implorare con ardore dallo sportello della carrozza.
Gli ordini non possono essere nè seguiti, nè uditi: le Guardie Nazionali non sanno che farsi. I Granatieri del Centro, del Battaglione dell'Osservatorio, son là; purtroppo non per adempiere il loro ufficio, ma quasi ammutinati; pronunziando parole ribelli, minacciando le Guardie a cavallo coi fucili spianati, se fanno del male al popolo, Lafayette monta e smonta da cavallo; corre arringando, a perdita di fiato, ridotto alla disperazione. E già un'ora e tre quarti; «sette quarti» d'ora all'orologio delle Tuileries! Lafayette, in preda alla disperazione, vuole aprire un passaggio, foss'anche con la bocca del cannone, se S. M. lo ordina. Le LL. Maestà, consigliate da amici Realisti, e da Patrioti nemici, scendono dalla vettura e si ritirano addolorate e sdegnate, rinunziando alla impresa. La Maison bouche può pur mangiarsi il desinare che ha preparato: Sua Maestà oggi non vedrà Saint-Cloud, – nè lo vedrà mai.
La patetica favola dell'imprigionamento nel proprio Palazzo è divenuta una triste realtà, dunque? Sua Maestà si lagna con l'Assemblea; il Municipio delibera, propone una petizione o un indirizzo; le Sezioni rispondono con un brusco e laconico rifiuto. Lafayette dà le sue dimissioni, e si mostra in abito borghese color pepe e sale; nessuna lusinga lo fa desistere dal suo divisamento, prima di tre giorni e a seguito di suppliche indescrivibili. Le Guardie Nazionali si inginocchiano innanzi a lui e dichiarano che non lo fanno per adulazione, ma che da uomini liberi s'inginocchiano innanzi alla Statua della Libertà. Quei Granatieri del Centro dell'Observatoire sono disciolti, – poi sono riammessi tutti, meno quattordici, sotto un nuovo nome e con nuovi quartieri. Il Re è costretto a passare la Pasqua a Parigi, meditando assai su questa strana condizione di cose, tanto più desideroso di uscirne con la fuga, quanto più il desiderio è acuito dalla difficoltà.