CAPITOLO I CAUSA ED EFFETTO

Questo immenso Movimento Insurrezionale che noi compariamo ad un dilagare dal Tofet e dall'Abisso, ha spazzato via la Regalità, l'Aristocrazia, la vita d'un Re. Ed ora sorge la domanda: che farà esso, e qual forma assumerà d'ora innanzi? Sarà ridotto nel regno della Legge e della Libertà, come prescrivono i costumi, le persuasioni e gli sforzi della classe educata, agiata e rispettabile? Vale a dire: la lava vulcanica, che dilaga nella maniera descritta, esploderà, forse, e scorrerà secondo la formula dei Girondini e la Regola prestabilita della Filosofia? In questo caso, sarà bene pei nostri amici Girondini.

D'altra parte, non si potrebbe piuttosto profetizzare che, non essendovi più alcuna forza esterna, Regale o d'altro genere, rimasta ormai per controllare questo Movimento, essa potrebbe fare il suo corso a suo modo; probabilmente uno strano corso? Inoltre, non potrebbe accadere che un uomo o più uomini, meglio interpretando le sue interne tendenze, prestassero ad esse e voce e attività, e ne assumessero la direzione? Del resto, come una cosa senz'ordine, e procedente oltre i limiti e al disotto della regione dell'ordine, deve operare e agitarsi, non come una Regolarità, ma come un Caos, distruttore degli altri e di sè stesso, finchè non sorga qualche cosa che abbia dell'ordine, forte al punto da assoggettarla di nuovo? Questo qualche cosa, possiamo congetturarlo, non sarà una Formula con proposizioni filosofiche e eloquenza forense; ma una Realtà, probabilmente con una spada in pugno!

Quanto alla formula Girondina d'una Repubblica rispettabile per le Classi Medie, tutte le specie di Aristocrazie essendo ormai demolite, v'è poco da sperare che la cosa si fermi là. Libertà Eguaglianza Fraternità, queste sono le parole, enunciative profetiche. La Repubblica per le rispettabili Classi Medie lavate, come mai potrebbe essa esserne l'adempimento? La fame, la nudità, l'incubo dell'oppressione che pesavano su Venticinque Milioni di cuori; non le vanità ferite o le filosofie contradette degli Avvocati filosofi, dei ricchi Bottegai, della Nobiltà rurale, furono il primo movente della Rivoluzione Francese; così come accadrà in tutte le Rivoluzioni di tutti i paesi. Il Giglio feudale era divenuto una bandiera di marcia, insopportabilmente cattiva e occorreva lacerarla, calpestarla: ma il sacco di danaro di Mammone (poichè è questo il significato della Repubblica per le Classi Medie in questi tempi) è ancora peggiorato fin che duri. E propriamente è la peggiore e la più bassa di tutte le bandiere, di tutti i simboli di dominio fra gli uomini; e invero è possibile solo in un tempo di Ateismo generale, di mancanza di fede in ogni cosa, tranne che nella Forza bruta e nel Sensualismo; essendo l'orgoglio della nascita, l'orgoglio dell'ufficio, ogni conosciuta specie di orgoglio di un grado al disopra dell'orgoglio della borsa. La Libertà, l'Eguaglianza, la Fraternità: non nel Sacco del danaro, ma in ben altro luogo il Sanculottismo cercherà queste cose.

Noi diciamo dunque che una Francia in istato d'insurrezione, senza controllo all'esterno, destituita dell'ordine supremo dell'interno, formerà una delle più tumultuose Attività mai viste su questa Terra; quale nessuna Formula Girondina può regolare. Forza incommensurabile fatta di molteplici forze, eterogenee, compatibili e incompatibili. In altri termini, questa Francia ha bisogno di dividersi in Partiti; e poichè ciascuno di questi partiti cercherà di farsi valere, la contraddizione e la esasperazione sorgeranno; e l'un Partito dopo l'altro si convinceranno di non poter operare nè sussistere insieme.

Quanto al numero dei Partiti, vi saranno, calcolando strettamente, tanti Partiti quante sono le opinioni. Secondo questa regola, in questa medesima Convenzione, a non dir nulla della Francia in genere, il numero dei Partiti dovrebbe essere di Settecentoquarantanove; poichè ogni unità tiene alla propria opinione. Senonchè ora, avendo ogni unità, nello stesso tempo, una natura individuale o necessità di seguire la propria via, e una natura gregaria o necessità di procedere a fianco degli altri – che altro mai potrebbe derivarne, se non dissoluzioni, atti precipitati, una turbolenza incessante nell'attrarre e nel respingere fin che l'elemento principale si evolva, e questa alchimia selvaggia si riordini?

Eppure non s'era mai vista una Nazione che raggiungesse il numero di Settecentoquarantanove Partiti; e invero non s'è andati molto oltre i Due Partiti; due in una volta, tanto è invincibile nell'uomo la tendenza ad unirsi, malgrado tutti gl'invincibili impulsi a dividersi che egli ha! Due Partiti a un tempo, ripetiamo, costituiscono il numero normale: che questi due combattano, e tutte le sfumature minori si riuniscono alla parte che più le assomiglia; quando poi l'uno avrà trionfato dell'altro, allora può dividersi alla sua volta distruggendo sè stesso; così il Processo continua fin che è necessario. Questo è il cammino delle Rivoluzioni, che sorgono come era sorta quella francese, quando i cosidetti Legami della Società si squarciano, tutte le Leggi di Natura divengono nulle e nient'altro che Formule.

Ma lasciando queste considerazioni alquanto astratte, noti la Storia questa realtà concreta di cui fanno mostra le Strade di Parigi, il Lunedì 26 Febbraio 1793. Molto prima dell'alba, quel mattino, le strade sono rumorose e agitate. Vi sono state molte petizioni; una Convenzione spesso sollecitata. Non più tardi d'ieri si presentò una Deputazione di Lavandaie con una Petizione, lamentando che non si poteva avere abbastanza sapone; senza parlare del pane e dei suoi accessorî. Il grido delle donne intorno alla Salle de Manège, si udiva come un lamento; «Du pain et du savon, Pane e sapone».

Ed ora alle sei del mattino di questo Lunedì si nota che le code dei forni sono insolitamente estese e si agitano collericamente. Non solo il Fornaio, ma anche due Commissarî di Sezione che lo aiutano, regolano con difficoltà la distribuzione giornaliera dei pani. Il Fornaio e i Commissarî si mostrano premurosi e persuasivi al lume della candela mattinale: ed ecco che al sorgere del pallido e gelido sole di Febbraio si scopre una scena inaspettata. Le Donne patriote indignate, in parte provviste di pane irrompono nelle botteghe, dichiarando che vogliono le droghe. Molte droghe: dei barili di zucchero vengono rotolati nella via, e le Cittadine Patriote lo calcolano alla giusta ragione di lire 1.10 alla libbra; così le casse di caffè, le casse di sapone, non esclusa la cannella, il garofano, l'acquavite ed altre bevande alcooliche, – ad un giusto prezzo che alcuni non pagano, mentre il Droghiere diviene sempre più pallido e si torce le mani in silenzio! Che fare? Le Cittadine distributrici parlano e gesticolano con violenza; i loro lunghi capelli d'Eumenidi ondeggiano scarmigliati; inoltre si veggono pistole cacciate nella loro cintola, e si dice che qualcuna abbia la barba, – Patrioti maschi in cuffia e gonnella. Così nella strada dei Lombardi, in quella dei Cinque Diamanti, delle Carrucole, e nella più parte delle strade di Parigi, perdura questa effervescenza per tutta la giornata; nè la Municipalità, nè il Maire Pache, quantunque di recente fosse stato Ministro della Guerra, mandano truppe per sedarla, e non adoperano contro di essa altro che eloquenza persuasiva, fino alle sette di sera e ancora oltre.

Cinque settimane addietro, il ventun Gennaio, noi vedemmo Parigi che decapitava il suo Re, restando silenziosa, come una Città per incanto pietrificata: ed ecco che quest'altro Lunedì è così rumorosa per la vendita dello zucchero! Le Città, e specialmente le Città in Rivoluzione, sono soggette a queste alternative; così la corrente segreta delle civiche cose, dell'esistenza nel suo continuo fluire, si presenta all'occhio come un Fenomeno concreto. Quando poi la segreta esistenza di questo Fenomeno rifluisce pubblicamente sulla strada, non è molto facile ricercarne la causa e l'effetto filosofico. Quale, per esempio, può essere lo stretto significato filosofico, il movente, di questa vendita di zucchero? Queste cose che sono divenute visibili nella strada delle Carrucole e per tutta Parigi, d'onde provengono, domandiamo noi, e qual fine hanno?

Che Pitt, che l'oro di Pitt, v'abbiano mano, appare evidente a tutti i Patrioti ragionevoli. Ma di quali agenti s'è servito Pitt? Varlet, Apostolo della Libertà, non è molto fu visto di nuovo con la sua picca e il suo berretto rosso. Il Deputato Marat, quello stesso giorno, lamentava nel suo giornale la triste carestia e le sofferenze del popolo, al punto che questo pareva disposto a montare in furore: «Se i nostri Diritti dell'Uomo non fossero altro che un pezzo di carta scritta, il saccheggio di poche botteghe, l'impiccagione di qualche fornitore agli architravi delle porte, metterebbe fine a queste cose». Non sono questi, dicono i Girondini, indizî certi? Pitt ha corrotto gli Anarchici; Marat è agente di Pitt; di conseguenza, questa vendita dello zucchero. Di più, per la Società-Madre è chiaro che la carestia è fittizia, che è opera dei Girondini, ed altro di simil genere; bande d'individui venduti in parte a Pitt; venduti interamente alle proprie ambizioni, alle pedanterie di senza cuori, che in cambio di stabilire il prezzo del grano, non fanno che cicalare pedantescamente sul libero commercio; che desiderano ridurre Parigi alla violenza mediante la fame e metterla in conflitto coi Dipartimenti: di qui la vendita dello zucchero.

E, ohimè, se a questi due fatti notevoli d'un Fenomeno e delle Teorie d'un tal Fenomeno, ne aggiungessimo un terzo: che la Nazione Francese ha creduto per parecchi anni alla possibilità, anzi alla certezza d'un prossimo avvento d'un Millennio universale, d'un Regno della Libertà, dell'Uguaglianza, della Fraternità, onde l'uomo dovrebbe essere fratello dell'uomo, e il dolore e la colpa dovrebbe essere banditi? Senza pane da mangiare, senza sapone da lavare, in vista del Regno della Felicità perfetta, pronto ad arrivare, sempre atteso fin dalla caduta della Bastiglia! Come dovettero ardere in noi i nostri cuori a quella Festa delle Picche, quando il fratello si gettò nelle braccia del fratello; e, in giubileo pieno di sole, Venticinque Milioni d'anime proruppero tra il rombo e il fumo del cannone! La nostra Speranza rifulse allora come la luce del Sole, quella Speranza che ora divampa d'ira come il fuoco che consuma. Ma, o cielo, per quale incanto, per quale gherminella diabolica questa Perfetta Felicità, sempre a portata di mano, non può esser mai ghermita nella sua continua Carestia, nel suo continuo Conflitto? Un'accozzaglia di traditori segue l'altra! Ma tremate, o traditori! Paventate un Popolo che si dice paziente, che conta lunghi anni di sofferenza, è vero; ma che non potrà sempre sottomettersi a lasciarsi votare le tasche con la prospettiva d'un Millennio!

Sì, o Lettore, qui sta il Miracolo. Da questi putridi avanzi di Scetticismo, di Sensualismo, di Sentimentalismo, d'un Machiavellismo vacuo, una tal Fede è veramente sorta; s'è accesa nel cuore d'un Popolo. Tutto un popolo che s'è destato per così dire alla coscienza in una miseria profonda, e si crede sul punto di raggiungere una Fraternità paradisiaca sulla Terra. Con braccia protese avide, esso lotta per abbracciare l'Indicibile, ma non vi riesce in conseguenza di alcune cause. – Raramente ci accade di vedere un Popolo intero che abbia una Fede completa in tutt'altro che non sia quel che può mangiare e toccare con mano. E, quando esso abbraccia una Fede, la sua storia diviene passionale, degna di nota. Ma da che l'Europa d'acciaio si commosse simultaneamente alla parola dell'Eremita Pietro e accorse al Sepolcro ove aveva giaciuto Iddio, non vi fu nessun impulso universale di Fede degno di nota. Da che il Protestantesimo marcia silenzioso, e nessun Lutero leva più la voce, nessuno Zisca proclama più a suon di tamburo che la Verità di Dio non è la Menzogna del Diavolo; da che l'ultimo dei Cameroniani (Renwick fu il suo nome: onore al nome del bravo!) cadde fucilato nella Cittadella d'Edimburgo, non vi fu nessun parziale impulso di Fede tra le Nazioni. Ed ecco che ora ancora una volta questa Nazione francese crede! Qui, diciamo noi, in questa loro Fede meravigliosa, è il miracolo. È una fede incontestabile delle più prodigiose, anche a confronto delle altre Fedi, e che si esplicherà in prodigi. È l'anima di quel prodigio mondiale chiamato Rivoluzione Francese, che ancora fa stupire e fremere il mondo.

Ma, del resto, nessuno domandi alla Storia di spiegare per via di causa ed effetto il corso degli eventi che si vennero svolgendo. Questa battaglia della Montagna e della Gironda e quel che segue, è la battaglia del Fanatismo e dei Miracoli; essa non si presta alla ricerca di causa ed effetti. Quel suo clamore è per la mente come uno strepito di voci folli; ben poco di articolato si può raccogliere dopo un lungo ascoltare e un lungo studio: tumulto di battaglia, grida di trionfo, urli disperati. La Montagna non ha lasciato Memorie; i Girondini ne hanno lasciate, e bene spesso non sono altro che protratte Interiezioni di Me infelice! e Siate maledetti! Quando la Storia riuscirà a delineare filosoficamente la conflagrazione d'un Brulotto fiammeggiante, e solo allora potrà assumersi quest'altro compito. Qui giace lo strato di bitume, là quello di zolfo; là scaturì la vena di polvere, di nitro, di terebinto, di sudicio grasso; queste cose potrebbe conoscere in parte la Storia, se fosse molto analitica; ma come queste cose agirono e reagirono sotto i ponti, come l'uno strato di fuoco penetrava scherzando nell'altro, per la sua natura e per l'arte dell'uomo, ora che le mani si protendono rabbiose e le fiamme si slanciano sulle sartie e sull'albero maestro, la Storia non può tentare di scorgerlo.

Il Brulotto è l'antica Francia, l'antica Forma di Vita Francese; la sua ciurma, una Generazione d'Uomini, che hanno grida e furori selvaggi, come Spiriti tormentati in quelle fiamme. Ma, dopo tutto, non hanno finito con lo sparire anch'essi, o Lettore? Il loro Brulotto ed essi medesimi, seminando il terrore nel mondo, sono scomparsi veleggiando, e le loro fiamme e i loro tuoni si sono dileguati nella Profondità del Tempo. Una sola cosa può fare la Storia: compatirli tutti; poichè fu dura con tutti loro. Anche il verdemare Incorruttibile otterrà un po' di pietà, un po' d'amore umano, per quanto costi uno sforzo. Ed ora, conseguito tutto questo, il resto diviene più facile. All'occhio d'una eguale pietà fraterna si dissipano innumerevoli pervertimenti e cadono di per sè le esagerazioni, le esecrazioni. (Stando in piedi a meditare sulla spiaggia secura, noi cercheremo, noi vedremo ciò che ha interesse per noi, ciò che è per noi confacente.

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