La Gironda e la Montagna sono ormai in piena contesa; la loro rabbia reciproca, dice Toulongeon, sta divenendo una rabbia «livida». Strano, pietoso: tutti questi uomini hanno la parola Repubblica sulle loro labbra; nel cuore d'ognuno di loro è un ardente desiderio per qualche cosa che egli chiama Repubblica: eppure osservate la loro contesa mortale! Ma così son fatti gli uomini. Creature che vivono nella confusione, che una volta lanciate insieme, possono d'un subito cadere in quella confusione delle confusioni si differenziano l'una dall'altra, e più ancora perchè hanno l'apparenza d'essere dissimili! Le parole degli uomini sono una povera espressione del loro pensiero; anzi il loro stesso pensiero è una povera espressione dell'interno innominato Ministero, da cui, sia il pensiero che l'azione, hanno la loro origine. Nessun uomo può spiegarsi, può riuscire a farsi intendere; gli uomini che si veggono l'un l'altro, che come fantasmi contraffatti che si chiamano fra loro e si odiano e combattono l'un contro l'altro: poichè bene è stato detto che ogni battaglia è un malinteso.
Ma invero quella similitudine del Brulotto coi nostri poveri fratelli francesi così accensibili in sè stessi e che operano in un elemento di fuoco, non è priva significato. Consideratela bene, in essa vi è un'ombra di verità. Poichè, quando un uomo s'è lanciato a capofitto nel repubblicano o in qualsivoglia Trascendentalismo e di Delirio: il suo individuo si perde in qualche cosa che non è più il suo io, che anzi è estraneo al suo io, per quanto ne sia inseparabile. E pensare che mentre pare che lo stesso vestito contenga lo stesso uomo, quell'uomo non è più là; non è più là la sua facoltà volitiva, nè la fonte di ciò che vorrà fare e pensare; in luogo dell'uomo e del suo volere, vi è un impasto di Fanatismo e di Fatalismo incarnato nella sua figura. Egli, sventurato Fanatismo incarnato, percorre la sua via; nessuno può aiutarlo, nè tanto meno può aiutarsi da sè stesso. È una condizione meravigliosa, tragica – quale il linguaggio umano inventato per gli usi della vita materiale, non è solito a trattare, e si sforza di rappresentare con immagini. L'elemento ambiente del fuoco materiale non è più selvaggio di quello del Fanatismo; nè è, benchè visibile all'occhio, più reale. La volontà balza fuori in forma involontaria o volontaria; ed è trasportata lontano; il movimento delle libere menti umane diviene un furioso mulinello del Fatalismo, cieco come i venti; e la Montagna e la Gironda, quando cominciano a riaversi, sono ugualmente meravigliate nel vedere dove sono state scagliate, dove sono andate a finire. Con tal sommità di miracolo può l'uomo agire sull'uomo; mentre il Conscio e l'Inconscio si mescolano imperscrutabilmente in questa nostra imperscrutabile Vita; e la Necessità inesauribile circonda il Libero Arbitrio!
Le armi dei Girondini sono la Filosofia politica, la Rispettabilità e l'Eloquenza. L'Eloquenza o la Rettorica che dir si voglia, d'un ordine veramente superiore; Vergniaud, per esempio, dà al periodo una dolcezza che nessuno di quella generazione uguaglia. Le armi della Montagna sono quelle della semplice Natura: l'Audacia, l'Impetuosità che possono divenire Ferocia, come accade in uomini decisi nella loro risoluzione, nella loro convinzione; di uomini che veramente, in alcuni casi, come i Settembrizzatori, debbono vincere o morire. Il terreno che si deve disputare è la Popolarità: voi dovete cercare la Popolarità o cogli amici della Libertà e dell'Ordine, o cogli amici della Semplice Libertà; cercarla cogli uni e cogli altri, sventuratamente, è divenuto impossibile. Nella prima maniera, e in genere con le Autorità dei Dipartimenti, con quanti sono lettori dei Dibattiti parlamentari, ed hanno Rispettabilità e natura amante della pace e del danaro, l'ottengono i Girondini. Mentre col Patriota estremo, coi Milioni d'indigenti, e specialmente con la Popolazione di Parigi, la quale, più che leggere, sente e vede, i Girondini la perdono e la Montagna l'acquista.
Egoismo e grettezza di mente non mancano dall'una parte e dall'altra. Di certo la parte Girondina non ne è immune; infatti di essa l'istinto della propria conservazione troppo eminentemente dischiuso dalle circostanze, quasi le fa fare una triste figura; una certa finezza poi che arriva fino al sotterfugio e all'inganno si mostra di tratto in tratto. Sono uomini abili nella schermaglia avvocatesca, che hanno avuto il nome di Gesuiti della Rivoluzione; ma questo è veramente un nome troppo duro. Bisogna confessare inoltre, che questa rude e tempestosa Montagna ha in sè il senso della Rivoluzione, di cui gli eloquenti Girondini sono completamente sprovvisti. Non fu fatta la Rivoluzione, non si combattè per essa contro tutto il mondo, per quattro duri anni, affinchè una Formula potesse divenire sostanziale; affinchè la Società potesse divenire metodica, dimostrabile come logica; affinchè la vecchia Nobiltà con le sue pretese svanisse? O non deve la Rivoluzione apportare qualche raggio di luce, qualche lenimento a quei Venticinque Milioni che giacquero nelle tenebre, sotto un pesante fardello, fin che non si sollevarono, brandendo le picche? Nella peggiore ipotesi si penserà che essa apporterà loro una parte di pane per vivere. Vi è qua e là nella Montagna; nell'Amico del Popolo Marat; nello stesso Incorruttibile Verdemare, quantunque così meschino e amante delle formule, un vivo sentimento di quest'ultimo fatto; – senza la quale nozione, ogni altra nozione in questo caso è nulla, e la più eccelsa eloquenza del Foro è come la risonanza del bronzo, come il tintinnìo d'un cembalo. D'altra parte, molto più freddo, molto più sostenuto e obbiettivo è il tono dei Girondini verso «i nostri fratelli più poveri»; – quei fratelli che spesso sono indicati sotto il nome collettivo di «masse», quasi non fossero persone, ma cumuli di materia combustibile ed esplodente atta a rovesciare le Bastiglie! In realtà, un Rivoluzionario di questa specie non è forse un Solecismo? Un essere ripudiato dalla Natura e dall'Arte, meritevole solo d'essere schiacciato, di scomparire? Di certo pei nostri più poveri fratelli di Parigi tutto questo patronato girondino è sinonimo d'uccisione e di morte: e quanto più bello appare nella forma del dire e più inconfutabile nella logica, è tanto più falso, più odioso nel fatto.
Ora, senza dubbio, quando deve implorare la Popolarità, qui fra i nostri più poveri fratelli di Parigi, il Girondino deve giuocare una difficile partita. Se egli si cattiva l'orecchio del pubblico rispettabile, a distanza, vi perviene insistendo sui fatti di Settembre e altro di simil genere; questo a spese di quella Parigi ove dimora per ora. Difficile perorare con un tal uditorio! Onde sorge la domanda: Non potremmo noi trasportarci fuori di questa Parigi? Due e più volte s'è tentato di farlo. Se non lo facciamo noi, pensa Gaudet, almeno potrebbero farlo i nostri Suppléants. Giacchè ogni Deputato ha il suo Suppléant o Sostituto, che all'occorrenza prende il suo posto; non potrebbero costoro riunirsi, per esempio, a Bourges, quieta Città episcopale, nel pacifico Berry, quaranta buone leghe? In questo caso, che guadagnerebbe il Sanculottismo di Parigi ad insultarci; quando noi potremmo raggiungere i nostri Suppléants residenti tranquillamente a Bourges? Inoltre, anche le Primarie Assemblee Elettorali, pensa Gaudet, potrebbero essere riconvocate con la formazione d'una Nuova Convenzione, con nuovi mandati del Popolo Sovrano; e Lione, Bordeaux, Rouen, Marsiglia, finora città di provincia, sarebbero ben liete di accoglierci per turno, e divenire un po' città Capitali; così s'insegnerebbe la ragione a questi Parigini.
Rosei progetti, tutti mancati! Se sono decretati oggi nella foga di una logica eloquente, sono respinti clamorosamente domani a seguito di considerazioni più ampie e più passionali. Voi dunque, o Girondini, volete spezzettarci in separate Repubbliche; come gli Svizzeri, come i vostri Americani; in maniera che non vi sia più una Metropoli, o una Nazione francese, indivisibile? La vostra Guardia Dipartimentale ha l'aria di tendere a questo! Una Repubblica Federale? Federalisti? Gli uomini e le donne operaie ripetono la parola Federalisti, con o senza significato del dizionario; ma seguitano a ripeterla, come si suol fare in tali casi, fin che il suo significato diviene quasi magico, atto ad indicare tutti i misteri dell'Iniquità; e la parola Federalista è divenuta una parola d'Esorcismo, un Apage, Satanas. Ma considerate inoltre qual «veleno per la pubblica opinione» fossero nei Dipartimenti i Giornali di Brissot, di Gorsas, di Caritat-Condorcet! e poi qual contravveleno, ancora più letale, somministravano il Père Duchesne di Hébert, il giornale più brutale che siasi mai pubblicato sulla Terra; un Rougiff di Guffron; i «fogli incendiarî di Marat!» Più d'una volta, a seguito di lagnanze e dell'effervescenza che ne derivava, si decretava che la stessa persona non poteva essere Legislatore e Editore a un tempo; che doveva scegliere l'una o l'altra funzione. Ma anche questo decreto, che d'altra parte poco effetto potrebbe avere, è revocato o eluso, e non rimane che un pio desiderio.
Intanto mirate, o Rappresentanti Nazionali, mirate il triste frutto della contesa tra gli amici della Legge e gli amici della Libertà; una febbre d'ira e di gelosia s'è sviluppata in tutta la Repubblica! Il Dipartimento, la Città di Provincia si sono messi contro la Metropoli, il Ricco s'è messo contro il Povero, il Culottico contro il Sanculottico, l'uomo contro l'uomo. Dalle Città meridionali vengono indirizzi quasi di accusa, poichè Parigi ha sofferto per lungo tempo la calunnia dei Giornali. Bordeaux chiede con enfasi un Regno della Legge e della Rispettabilità, mediante il Girondismo. Con enfasi si chiede Marsiglia la stessa cosa. Anzi, da Marsiglia vengono due Indirizzi; Girondino l'uno, Giacobino Sanculottico l'altro. L'ardente Rebecqui, nauseato di questo lavoro della Convenzione, s'è fatto surrogare dal suo Sostituto e s'è ritirato a casa; ma anche là, fra tanti dissensi, v'è di che esserne stufo.
Lione, Città di Capitalisti e Aristocratici, si trova in una condizione anche peggiore: quasi in rivolta. Il Giacobino Chalier, Consigliere Municipale, alla lettera è venuto alle mani con Nièvre-Chol, il Maire Modératin: uno dei vostri Maires moderati, aristocratico, forse, Realista o Federalista! Chalier, che andò in pellegrinaggio a Parigi «per vedere Marat e la Montagna», ha veramente preso fuoco alla loro sacra ara, e il sei dello scorso Febbraio, la Storia o la Voce pubblica lo ha visto arringare i suoi Giacobini di Lione in maniera tutt'affatto trascendentale, con un pugnale sfoderato in mano; raccomandando (dicono) gli espliciti metodi di Settembre, poichè la pazienza è stanca; i fratelli Giacobini dovrebbero improvvisamente, adoperare essi medesimi la Ghigliottina! Si può ancora vederlo nelle Stampe: ritto sul tavolo, col piede in avanti, e il corpo contorto; un volto spelato, volgare, dai sopraccigli ricadenti, della specie canina nel suo aspetto infuriato; gli occhi sporgono dalle orbite; nella mano destra poderosa ha il pugnale brandito e a volte una pistola; mentre altri visi canini s'infiammano al di sotto di lui: – un uomo non destinato a finir bene! Pure, la Ghigliottina non fu improvvisata quel giorno «sul Ponte Saint-Clair» o altrove, ma seguitò ad irrugginirsi nella sua soffitta. Nièvre-Chol andò attorno coi soldati al rombo del cannone, nella maniera più confusa, e i novecento prigionieri non ricevettero alcun male. A tal punto è scompigliata Lione mentre i suoi cannoni rimbombano. Commissarî della Convenzione debbono essere spediti colà incontanente; ma saranno poi in grado di sedare il tumulto e lasciare la Ghigliottina nella sua soffitta?
Considerate alfine se, in tutte queste folli discordanze delle città meridionali e della Francia in genere, non vi sia una classe traditrice Crypto-Realista che guata e sorveglia; pronta ad emergere nel momento opportuno! E non v'è pane, non v'è sapone; mirate le donne Patriote che vendono lo zucchero al giusto prezzo di ventidue soldi la libbra! Cittadini Rappresentanti, sarebbe bene invero che le vostre querele finissero, e cominciasse il Regno della Felicità Perfetta.