CAPITOLO III LA RITIRATA DEGLI UNDICI

È una delle più notevoli Ritirate, questa degli Undici, che registri la Storia: un pugno di Legislatori abbandonati che si ritirano di continuo col fucile in ispalla e con le cartucciere ben piene, nel giallo autunno; aventi dinanzi centinaia di miglia che li dividono da Bordeaux; mentre tutta la regione va divenendo ostile, sospettosa della verità; e ribolle e mormora da tutte le parti, sempre più. Louvet ha conservato quell'Itinerario: documento che vale tutte le altre cose da lui scritte.

O virtuoso Pétion, dalla testa incanutita innanzi tempo; o bravo e giovane Barbaroux, a che si è giunti! Vie faticose, scarpe rotte, borsa leggera; – e circuiti da un mare di pericoli! Comitati Rivoluzionarî sono organizzati in ogni Comune; Comitati di carattere Giacobino; i nostri amici sono disanimati, la nostra causa è perduta. Nel Borgo di Moncontour, per mala sorte, è giorno di mercato: pel pubblico che sta a guardare a bocca aperta, questo passaggio del Distaccamento Solitario in marcia diviene sospetto; noi abbiamo bisogno di energia, di prontezza di fortuna per essere in grado di attraversare la folla. Affrettatevi, o stanchi pellegrini! Il paese si va montando; il rumore della vostra ritirata si accentua di giorno in giorno, una solitaria ritirata di Undici che si compie in maniera così misteriosa: ogni giorno un flutto più grande di persecuzione si accumula, finchè tutto l'Occidente insorgerà. «Cussy è tormentato dalla gotta, Buzot è troppo grasso e non può marciare. Riouffe, coperto di vesciche, grondante sangue, cammina sulla punta dei piedi; Barbaroux zoppica perchè s'è slogato un piede, ma è sempre allegro, pieno di speranza e di coraggio. Il leggero Louvet ha lo sguardo, ma non il cuore della lepre: la serenità del virtuoso Pétion «non apparve turbata che una sola volta». Essi giacciono nei granai sulla paglia, tra i cespugli dei boschi; il più rustico pagliericcio sul pavimento d'un segreto amico è una cosa di lusso. Son presi nel silenzio della notte dai maires giacobini, a suon di tamburo, e se la cavano con un contegno risoluto, a suon di moschetti e con prontezza di spirito.

A Bordeaux, attraversando la feroce Vandea e i lunghi spazî geografici che rimangono, sarebbe una pazzia pensare: magari poteste raggiungere Quimper in riva al mare e di là imbarcarvi! Fate presto, sempre più presto! Prima della fine di Marzo, si adotta il consiglio di marciare tutta la notte, tanto bollente è divenuto il paese. E così fanno; sotto la quieta vôlta del cielo vanno innanzi; ed ora ecco che il Rumore li ha precorsi. Nel medesimo villaggio di Carhaix (le sue capanne sono coperte di paglia e le sue paludi sono ben note al Viaggiatore), si è sorpresi di trovare che ancora sono accesi i lumi; i cittadini sono desti a lumi di candela in quel cantuccio del Pianeta Terrestre; mentre noi attraversiamo rapidi l'unica povera strada, s'ode una voce che dice: «Eccoli! Les voilà qui passent! » Più presto, o voi Undici condannati zoppicanti; affrettatevi chè qui possono armarsi; guadagnate il Bosco di Quimper prima di giorno e statevene colà appiattati

Gli Undici condannati così fanno, ma non senza difficoltà; smarriscono la via e vanno incontro a tutti i pericoli e gli errori della notte. A Quimper vi sono amici Girondini, che forse alloggeranno i senza tetto, fin che un bastimento di Bordeaux levi l'àncora! Esauriti dal lungo cammino, disarmati, nell'agonia dell'attesa che siano avvertiti gli amici di Quimper, se ne stanno appiattati sotto la folta e umida boscaglia, sospettosi del viso umano. Pietà di quei bravi, di quegli sventurati! Più sventurati di tutti i Legislatori; quando faceste il vostro bagaglio una ventina di mesi addietro e montaste nel tale o tal altro veicolo per essere Padri Coscritti d'una Francia rigenerata, e raccogliere allori immortali – avreste mai immaginato che il vostro viaggio v'avrebbe condotti a questo punto? I Samaritani di Quimper ve li trovano accovacciati; li sollevano, li aiutano, li confortano; poi li nasconderanno in luoghi sicuri. Di là potranno disperdersi a poco a poco o starsene tranquilli scrivendo le loro Mémoires, fin che non salpi un bastimento di Bordeaux.

E così, nel Calvados tutto è dissipato; Romme è fuori di prigione, meditando il suo Calendario; i capi della sedizione sono imprigionati al suo posto. A Caen la famiglia Corday prende il lutto in silenzio; la casa di Buzot è un mucchio di polvere e di macerie e fra i rottami è infitta una Forca con questa iscrizione: Qui abitò il Traditore Buzot che cospirò contro la Repubblica. Buzot e gli altri Deputati scomparsi sono hors la loi, come vedemmo, e le loro vite sono alla mercè di chiunque li ritrovi. La peggiore condizione è quella dei poveri Deputati in vista arrestati a Parigi. «Arresti a domicilio con la minaccia del Confino nel Lussemburgo»; per finire: dove? Per esempio, chi è quest'uomo pallido, esile, che viaggia verso la Svizzera come un Mercante di Neuchâtel, che arrestano nella città di Moulins? Egli è sospetto al Comitato Rivoluzionario. Pel Comitato Rivoluzionario, chiarendo bene la cosa, egli evidentemente è il Deputato Brissot! Ritorna in arresto, povero Brissot, o meglio al tuo rigoroso confino, ove altri sono destinati a seguirti. Rabaut s'è creato da sè stesso una posizione falsa in una casa d'amici; vive, nascosto nell'oscurità, fra due muri. Questa faccenda degli arresti finirà con la Prigione e il Tribunale Rivoluzionario.

Nè dobbiamo dimenticare Duperret e i suggelli messi sulle sue carte a cagione di Charlotte. Vi è là un Documento atto a produrre molto danno. Una Protesta Segreta, solenne contro quella suprema dies del Due Giugno! Questa Protesta Segreta il nostro Duperret l'aveva redatta la stessa settimana con tutta chiarezza di linguaggio, in attesa che venisse il tempo di pubblicarla; e la sua firma e quella di altri onorevoli Deputati, non pochi, vi sono apposte in maniera leggibile. Or bene, se si rompessero una volta i suggelli, mentre la Montagna è sempre vittoriosa? Questi Protestanti, i vostri Mercier, i vostri Bailleul, Settantadue si dice, quelli che ancora rimangono del Rispettabile Girondismo nella Convenzione, hanno da tremare al solo pensarvi. – Questi sono i frutti che si raccolgono quando si fomenta la guerra civile.

Troviamo inoltre che in quegli ultimi giorni di Luglio il famoso Assedio di Magonza è terminato; la Guarnigione ne esce con gli onori militari, a patto che non agisca contro la Coalizione per un anno. Gli amatori del Pittoresco, e Goethe sulla Chaussée di Magonza, videro con un giustificato interesse la Processione che usciva con tutta solennità:

«Scortata dalla cavalleria prussiana veniva prima la Guarnigione Francese. Nulla poteva apparire più strano di quest'ultima; una colonna di Marsigliesi, esili, abbronzati dal sole, multicolori, dagli abiti rattoppati, veniva avanti a sbalzi; quasi il Re Edwin avesse aperto il Monte dei Nani mettendone fuori il suo leggero Esercito dei Nani. Seguivano subito dopo le truppe regolari, serie, cupe, ma non avvilite, nè vergognose. Ma l'apparizione più notevole che colpì ognuno, fu quella dei Cacciatori (Chasseurs), che uscivano a cavallo, mentre la loro banda intonava la Marseillaise. Questo Te-Deum rivoluzionario ha in sè qualche cosa di lugubre, di presago, anche se giocondamente suonato; ma ora essi lo suonavano con lentezza uguale al passo strascicato che tenevano. Era emozionante, terribile, e d'una serietà estrema quello spettacolo, quando quei cavalieri alti, curvi, d'una certa età, con un portamento confacente alla musica, s'avanzavano: presi isolatamente, voi avreste potuto assomigliarli a Don Chisciotti; in massa, spiravano una grande dignità.

«Ed ora un altro gruppo si faceva notare: quello dei Commissarî o Représentants. Merlin di Thionville, in uniforme di ussaro, che si distingueva pel suo sguardo selvaggio e per la sua barba incolta, aveva alla sua sinistra un'altra persona in un costume simile al suo; e la folla ebbe una esplosione di rabbia alla vista di quest'ultimo, un Concittadino Giacobino e Clubista; e si pose in moto per impadronirsene. Merlin tirò la briglia; rilevò la sua dignità di Rappresentante Francese, e la vendetta che sarebbe seguita ad ogni atto ingiurioso; egli consigliava a tutti la moderazione, perchè non era quella l'ultima volta che lo vedevano in quel luogo». Così procedeva Merlin; minaccioso nella disfatta. Ma che cosa potrà far argine a quella corrente di Prussiani che penetrano a traverso l'aperto Nord-Est? Voglia la fortuna che le Linee fortificate di Weissemburg e l'impraticabilità delle Montagne dei Vosgi la ricaccino nell'Alsazia Francese, le impediscano di sommergere proprio il cuore del paese!

Inoltre, precisamente in quei giorni, l'assedio di Valenciennes è finito nel Nord-Ovest; – caduta sotto la grandine rossa di York! Condé era caduta una quindicina di giorni innanzi. La Coalizione Cimmeria c'incalza. Ciò che sembra molto strano poi è che in tutte queste città francesi espugnate non è spiegata la bandiera fleur-de-lys, in nome d'un nuovo Luigi Pretendente; ma sventola la bandiera austriaca, quasi che l'Austria pensasse di ritenerle per sè! Può forse il Generale Custine, ancora a Parigi, dare qualche spiegazione intorno alla caduta di queste piazze forti? La Società-Madre, dalla tribuna e dalla galleria, brontola forte che egli avrebbe dovuto farlo, e nota con molta stizza che «i Messieurs del Palais-Royal» augurano lunga vita a questo Generale.

La Società-Madre purgata ormai, mediante successivi «scrutinî o épurations», d'ogni tinta di Girondismo, è divenuta una grande Autorità; come l'usbergo, il portabandiera, o piuttosto il campione della purgata Convenzione Nazionale. I dibattiti dei Giacobini sono riportati nel Moniteur come quelli Parlamentari.

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