CAPITOLO VIII I VENTIDUE

Di chi è la volta, o Tinville? I più prossimi sono d'un differente colore: sono i nostri poveri Deputati Girondini arrestati, tutti quelli su cui si potè portare la mano; i nostri Vergniaud, Brissot, Fauchet, Valazé, Gensonné, un tempo fiore del Patriottismo francese. Ventidue, si dice; essi sono qui, dinanzi alla Sbarra di Tinville, condotti dalla «salvaguardia del Popolo Francese», dal confino nel Lussemburgo, dall'imprigionamento alla Conciergerie, ove sono arrivati pel corso degli eventi. Fouquier-Tinville deve rendere quel conto di loro che egli può.

Senza dubbio questo Processo dei Girondini è il più grande che Fouquier abbia mai avuto sinora. Ventidue, tutti capi Repubblicani schierati là in fila; i più eloquenti della Francia; Avvocati anche, e non senza amici nell'uditorio. Come potrà provare Tinville che questi uomini sono rei di Realismo, Federalismo, Cospirazione contro la Repubblica? L'Eloquenza di Vergniaud si ridesta ancora una volta; «strappa le lagrime», dicono. I Giornalisti fanno il resoconto, il Processo si prolunga di giorno in giorno; e «minaccia di divenire eterno», mormorano molti. Il Giacobinismo e la Municipalità vengono in aiuto di Fouquier. Il 28 del mese, Hébert ed altri vengono in deputazione ad informare una patriottica Convenzione che il Tribunale Rivoluzionario è completamente «inceppato dalla Procedura legale»; che un patriottico Giurì dovrebbe avere il «potere di tagliar corto, diterminer les débats quando la sua convinzione s'è formata». Questo fecondo suggerimento di tagliar corto assume ben presto la forma d'un Decreto.

Onde, alle dieci della sera del 30 Ottobre, i Ventidue son fatti ricomparire e ricevono la comunicazione: Che il Giurì, essendosi formato la sua convinzione, aveva tagliato corto e reso il suo verdetto; che trovati rei gli accusati, la Sentenza è per tutti, niuno escluso, di Morte e confisca dei beni.

Un alto clamore, ben naturale, s'eleva tra i poveri Girondini; un tumulto che solo i gendarmi possono reprimere. Valazé si tira una pugnalata, e cade morto al suolo. Gli altri, fra un alto clamore e una grande confusione, sono ricondotti alla Conciergerie; Lasource esclama: «Io muoio nel giorno in cui il Popolo ha perduta la ragione; voi morrete quando la riacquisterà». Non v'è scampo! Cedendo alla violenza, i Condannati intuonano la Marsigliese e tornano cantando alla loro prigione.

Riouffe, che fu loro compagno di prigione in quegli ultimi giorni, ha narrato con amore qual morte essi fecero. Secondo noi, non fu una morte edificante. Gaio e satirico Pot-pourri di Ducos; Scene di Tragedia rimate, in cui Barrère e Robespierre discorrono con Satana; la vigilia della morte passata «cantando e baloccandosi» fra «discorsi sulla felicità dei popoli». Queste cose ed altre di simil genere noi dobbiamo calcolare per quel che valgono. In questo modo i Girondini fanno la loro ultima cena. Giace Valazé col petto insanguinato nel sonno gelido della morte, e non può udire quei canti. Vergniaud ha la sua dose di veleno, ma questa non è sufficiente pei suoi amici, e basterebbe solo per lui; onde egli la getta via, e presiede quell'Ultima Cena dei Girondini, con degli scatti selvaggi di eloquenza, fra i canti e il giubilo. La povera Volontà Umana si sforza a mantenersi salda, in un modo o in un altro.

Ma il mattino seguente tutta Parigi è in istrada: una folla quale nessun occhio umano vide mai. Procedono i carri della Morte col freddo corpo di Valazé disteso fra i Ventuno ancora vivi. A capo scoperto, con le mani legate, scamiciati, con l'abito trascuratamente gettato sugli omeri: a tale sono giunti gli eloquenti di Francia, che la folla accoglie con mormorii ostili, con urli. Alle grida di Vive la République alcuni di rimando rispondono con Vive la République. Altri, come Brissot, sono immersi nel silenzio. A piè del palco essi intuonano di nuovo con appropriate variazioni la Marsigliese. Che scena musicale, pensate un po'! Cantano quelli che sono ancora vivi, il coro va sempre assottigliandosi! La scure di Samson è rapida; una testa ogni minuto o poco meno. Il coro si assottiglia; il coro è finito: – addio per sempre, o Girondini. Te-Deum Fauchet è divenuto silenzioso; la testa del morto Valazé è troncata; la falce della Ghigliottina ha mietuto tutti i Girondini. «L'eloquente, il giovane, il bello, il bravo, tutti!» esclama Riouffe. O Morte, qual festa nelle tue Aule spettrali!

Nè purtroppo, nella lontana regione di Bordeaux, le cose andranno meglio pei Girondini. Nelle caves di Saint-Émilion, nei granai e nelle cantine i più tristi mesi trascorrono; le loro vestimenta sono logore, la borsa è vuota; il gelido Novembre s'appressa; sotto Tallien e la sua Ghigliottina, ogni speranza è ormai spenta. Il pericolo si fa sempre più imminente, le difficoltà stringono sempre più da vicino, ed essi decidono di separarsi. Gli addii non furono privi di commozione; il colosso Barbaroux, il più allegro fra i bravi uomini, si curva per abbracciare il suo Louvet e grida: «In qualunque posto tu troverai mia madre, cerca fare le veci di suo figlio presso di lei; non vi sarà alcuna delle mie risorse che non condividerò con tua moglie, se per caso potrò incontrarla».

Louvet andò con Guadet, con Salles e con Valadi; Barbaroux con Buzot e Pétion. Valadi si diresse verso il Sud, seguendo uno speciale itinerario. I due amici e Louvet ebbero una miserevole giornata e una ben triste nottata, il 14 Novembre 1793. Tutti bagnati, stanchi ed affamati, la dimane essi picchiano, per aiuto, alla casa di campagna d'un amico; il codardo amico non vuol riceverli. Onde dovettero restare sotto gli alberi con una pioggia dirotta. In preda alla disperazione, Louvet pensa di recarsi a Parigi. Egli va innanzi, un po' di qua un po' di là, guazzando nella mota, con una nuova forza attinta dalla furia o dalla frenesia; passa per villaggi, trovando «la sentinella addormentata nella sua garetta, sotto una fitta pioggia»; egli è passato prima che l'uomo possa raggiungerlo. Louvet si burla dei Comitati Rivoluzionari, si serve delle corriere postali coperte e scoperte; si nasconde una volta sotto gli zaini e i mantelli dei soldati e delle loro donne sulla via d'Orléans, mentre si va in cerca di lui; e la maniera onde riesce a scampare per un filo di capello, fornirebbe materia per tre romanzi; alfine giunge a Parigi dalla sua bella Compagna; poi si reca in Isvizzera per attendere giorni migliori.

I poveri Guadet e Salles furono presi entrambi, e morirono ghigliottinati a Bordeaux, mentre si battevano i tamburi per coprire la loro voce. Anche Valadi è preso e ghigliottinato. Barbaroux e i suoi due compagni resistettero più a lungo, fino all'estate del 1794; ma non più. Un mattino di Luglio, nel cambiare il loro nascondiglio, come di frequente dovevano fare, «a circa una lega da Saint-Émilion, notano una gran folla di contadini»: che i Giacobini vengano a prenderli? Barbaroux prende una pistola e s'ammazza. Eppure non erano dei Giacobini, ma innocui abitanti del villaggio che si recavano alla festa d'un altro villaggio. Due giorni dopo Buzot e Pétion furono trovati in un campo di frumento coi loro corpi quasi divorati dai cani.

Questa fu la fine del Girondismo. Sorsero quegli uomini per rigenerare la Francia; e questo è quanto hanno conseguito. Ohimè, qualunque dissenso noi avemmo con loro non è stato forse cancellato dal loro destino crudele? La sola pietà sopravvive. Tante anime eccelse di eroi sono sprofondate nel dominio di Hades, date in preda ai cani e ad ogni specie d'uccelli! Ma anche qui la volontà del Potere Supremo s'è compiuta. E come disse Vergniaud: «La Rivoluzione, come Saturno, divora i suoi figli».

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