CAPITOLO I. LA COMUNE IMPROVVISATA

Voi dunque l'avete sollevata, o Emigrati e Despoti del mondo; la Francia è sollevata! Da tempo voi l'avete sermoneggiata e tenuta sotto tutela questa povera Nazione, da pedagoghi crudeli, non richiesti, colpendola con infocate verghe d'acciaio: a lungo voi la pungeste, la stuzzicaste, l'impauriste, mentre derelitta si avvolgeva nel sudario d'una Costituzione; voi conveniste da ogni luogo per raccogliervi in essa coi vostri armamenti, coi vostri complotti, coi vostri truculenti bravacci; – ed ecco, alfine, l'avete punta sul vivo, ed essa si scuote e le bolle il sangue. Il sudario s'è mutato in ragnatela, ed ecco che essa vi sta di faccia con quella terribile forza di Natura, che nessun uomo ha misurata, ed è tale che giunge alla Demenza, all'Inferno: vedete ora qual trattamento volete usarle.

Questo mese di Settembre del 1792, che è divenuto uno dei più memorabili mesi della Storia, si presenta sotto due aspetti assai diversi: da un lato tutto è buio, dall'altro tutto è luce. Quanto v'è di crudele nel panico frenetico di Venticinque Milioni d'uomini, quanto v'è di grande nella simultanea sfida mortale di Venticinque Milioni d'uomini, si trovano in brusco contrasto l'uno accanto all'altro. E, se la cosa è naturale allorchè un sol uomo si trova lanciato di recente oltre i limiti, è tanto più naturale quando ciò avviene ad una Nazione di uomini. Perchè la Natura, comunque sia verde il suo ambiente, riposa ovunque su orride fondamenta, ove ancor noi discenderemo; e Pan, alla cui musica danzano le Ninfe, possiede un grido che può rendere dementi gli uomini.

È spaventevole quando una Nazione, squarciando le sue Costituzioni, i suoi Regolamenti, che erano divenuti un sudario per essa, diviene trascendentale; e deve tracciarsi la sua via selvaggia attraverso il Nuovo, il Caotico, – dove la Forza non ancora fa distinzioni tra il Lecito e l'Illecito, dove il Delitto e la Virtù procedono indivisi – nel dominio di quelle che noi diciamo Passioni, di quelli che noi chiamiamo Miracoli e Portenti! È così che noi per circa tre anni rimireremo la Francia in questo Terzo Volume finale della nostra Storia. Il Sanculottismo regnante in tutta la sua grandezza e in tutto il suo orrore: il Vangelo (Messaggio di Dio) dei Diritti dell'Uomo, delle potenze o delle forze dell'Uomo, ancora più irrefragabilmente predicato e divulgato; insieme a questo, e a volte in tono più alto pei tempi, il più spaventoso e diabolico Messaggio della debolezza e delle colpe dell'Uomo; – tutto su tale una gamma, sotto un tale aspetto di fosca «nascita-morte d'un mondo»; di smisurata nuvola di fumo, striata di raggi che paiono del cielo, da un lato, cinta dal fuoco dell'inferno, dall'altro! La Storia ci dice molte cose: ma, degli ultimi mille anni e più, che ci ha mai detto che possa assomigliare a tutto questo? Perciò noi due, o Lettore, intratteniamoci un po' di buon grado sul soggetto; e dal suo significato infinito cerchiamo di trarre tutto quello che nelle presenti circostanze può essere adatto per noi.

Qual disgrazia, ben naturale per altro, che la storia di questo Periodo sia stata scritta in genere convulsivamente! Onde, esagerazione, esacrazione, lamenti; e, nel complesso, oscurità. Ma anche così accadde quando la immonda e vecchia Roma doveva essere spazzata dalla Terra, e quegli uomini del Nord, e altri orridi figli della Natura, vi penetrarono, «inghiottendovi le formule» come fanno ora i Francesi: l'immonda e vecchia Roma urlò con tutte le sue forze, esecrando; al punto che la vera forma di tante cose è andata perduta per noi. Gli Unni di Attila avevano braccia di tale lunghezza che potevano raccogliere una pietra senza chinarsi. Nel corpo dei poveri Tatars l'esecranda storia romana intercala una lettera alfabetica, ed essi divengono Tartars della truce natura Tartarea, e tali restano fin oggi. Qui, nello stesso modo, per quanto cerchiamo in questi multiformi e innumerevoli Ricordi francesi, spesso li troviamo avvolti nell'oscurità, spesso siamo disorientati da una vera frenesia. Riesce difficile immaginare che in questo Settembre il sole risplendesse come in tutti gli altri. Eppure è innegabile che il sole risplendette; che vi furono variazioni atmosferiche e lavoro, – anzi, quanto a questo, vi fu un tempo molto cattivo pei lavori della mèsse! Un disgraziato autore deve fare del suo meglio; e dopo tutto, deve chiedere indulgenza.

Vi è stato un savio Francese che, guardando molto da vicino il desolante aspetto della Francia, agitata e turbinante, in nuovi modi, impensati, ha potuto discernere dove era il movimento cardinale, quale tendenza lo guidava e gli dava la direzione principale! Ma a quarantaquattro anni di distanza, è tutt'altra cosa. Per tutti ormai due movimenti precipui, o due grandi tendenze, nel turbine del Settembre, sono divenuti abbastanza visibili: la tempestosa affluenza alle frontiere, e l'affollarsi frenetico ai Municipii e alle Aule consigliari all'interno. La Francia selvaggia irrompe alle frontiere, sfidando disperatamente la morte, per difendersi dai Despoti stranieri; si affolla nei Municipii e nei locali dei Comitati elettorali, per difendersi dagli Aristocratici di casa sua. Che il Lettore si renda ben conto di questi due movimenti cardinali, e delle correnti laterali e degl'infiniti vortici che possono derivarne. Del pari il lettore giudicherà, se in una tale subitanea rovina di tutte le antiche Autorità, due movimenti cardinali di tal fatta, in sè stessi mezzo frenetici, potevano essere di natura mite! Come nell'arido Sahara, quando i venti destano l'immensità della sabbia, e la sollevano e la spargono ovunque! Tutta l'aria (dicono i viaggiatori) è una massa di sabbia; e, in una fosca lontana visione, i più meravigliosi indefiniti colonnati di sabbia, accumulata in pilastri, si slanciano turbinando da un lato e dall'altro, come tanti folli Dervisci filanti, di cento piedi d'altezza, ed eseguono la loro smisurata danza del Deserto!

Senonchè, in tutti i movimenti umani, avessero pure un sol giorno di vita, vi è ordine, o un principio di ordine. Considerate due cose in questa danza del Sahara di Venticinque Milioni di Francesi; o piuttosto una cosa, e la speranza di una cosa: la Comune (Municipalità) di Parigi, che già è qui; la Convenzione nazionale che sarà qui tra poche settimane. La Comune insurrezionale, che improvvisandosi la vigilia del 10 Agosto, operò con uno scoppio violento questa sempre memorabile Liberazione, deve dominarla – finchè non si aduni la Convenzione. Questa Comune, che possono ben chiamare una Comune spontanea o «improvvisata», è, pel momento, sovrana della Francia. Il Potere Legislativo, che attinge la sua autorità dall'Antico, come può più avere autorità, quando l'Antico è stato distrutto dall'insurrezione? Come un avanzo galleggiante di naufragio, alcune cose, persone, ed interessi possono ancora attaccarsi ad essa: difensori volontarî, armati di carabine e di picche, in uniforme verde, o in berretto rosso (bonnet rouge) sfilano quotidianamente innanzi ad essa, volando verso Brunswick, brandendo le armi, sempre con qualche tocco di eloquenza da Leonida, spesso con tal fuoco di audacia, che minaccia di digradarne Erode; – le Gallerie, «specialmente quelle delle Signore, non rifiniscono dall'applaudire». Questi Indirizzi ed altri di tal sorta possono essere ricevuti, ed avere una risposta destinata ad essere udita da tutta la Francia; la Salle de Manège è ancora utile come luogo di proclamazione; e per quest'uso, invero, serve principalmente adesso. Vergniaud vi tiene dei discorsi che scuotono gli spiriti; ma sempre in un senso profetico soltanto, in attesa dell'avvento della Convenzione. «Perisca la nostra memoria», grida Vergniaud, «ma sia libera la Francia!» – A queste parole tutti gli astanti balzano in piedi, applaudendo e rispondendo: «Sì, sì, périsse notre mémoire, pourvu que la France soit libre!». Lo sfratato Chabot scongiura il Cielo che almeno «ci liberi dai Re»; e d'un subito, come la polvere sotto la scintilla, tutti c'infiammiamo una volta ancora, e agitando i cappelli, applaudiamo e giuriamo: «Sì, nous le jurons: plus de rois!». Tutto ciò, come metodo di proclamazione, è molto conveniente.

Del resto, che i nostri affaccendati Brissot, i rigorosi Roland, uomini che ebbero una volta autorità, ed ora ne hanno sempre meno; uomini che amano la legge, e vogliono anche un'Esplosione che esploda da sè stessa il più lontanamente possibile, secondo la legge, trovino questo stato di cose niente officiale e niente soddisfacente, – è innegabile. Si muovono doglianze; si fanno tentativi; ma senza niun effetto. E i tentativi producono un rinculo, e bisogna rinunciarvi per paura di peggio; lo scettro s'è dipartito da questa Legislativa una volta per sempre. Povera Legislativa, così dura fu la sua sorte, che da sè stessa si lasciò mettere i ceppi e inchiodare alla roccia come un'Andromeda; là non poteva far altro che gemere rivolta al Cielo e alla Terra; intanto un Perseo alato (o una Comune improvvisata) apparve miracolosamente nello spazio Azzurro, e venne a slegarla; ed ora sarà lei che con la sua parola dolce e musicale, o lui che, col suo ardimento, la sua scimitarra e la sua egida, avrà il voto decisivo? Un melodioso accordo di voto: tale sarebbe la regola! Ma, se altrimenti, e v'è divergenza di voti, allora sicuramente ad Andromeda non resta che piangere, – versando, se è possibile, lagrime di gratitudine soltanto.

Sii contenta, o Francia, di questa Comune improvvisata! Essa ha gli attrezzi e ha le mani: il tempo non è lungo. La Domenica del 26 Agosto, le nostre Assemblee Primarie si riuniranno e cominceranno dall'eleggere gli Elettori; la Domenica del 2 Settembre (possa quel giorno essere avventuroso!) gli Elettori cominceranno dall'eleggere i Deputati; e così una Convenzione Nazionale che tutto risana sarà messa insieme. Non più marc d'argent, o distinzione di attivo e passivo oltraggiano ormai il Patriota Francese: vi è suffragio universale, illimitata libertà di scelta. I vecchi Costituenti, i presenti Legislatori, tutta la Francia è eleggibile, Anzi, può dirsi che il fiore di tutto l'Universo (de l'Univers) sia eleggibile; poichè proprio in questi giorni, con atto dell'Assemblea, «naturalizziamo» i principali Stranieri Amici dell'Umanità: Priestley, perseguitato per noi a Birmingham; Klopstock, genio di tutti i paesi; Geremia Bentham, abile giureconsulto; il noto Paine, il sarto ribelle; – alcuni dei quali possono essere scelti. Il che è molto confacente ad una Convenzione di tal genere. In una parola, settecentoquarantacinque sovrani senza ceppi, ammirati dall'Universo, surrogheranno questa impotente e miserevole Legislativa, – di cui è probabile che i migliori membri e la Montagna in massa possano essere rieletti. Roland sta approntando la Salle des cent Suisses, come preliminarerendez-vous per loro; in quel vuoto palazzo delle Tuileries, ora vuoto e Nazionale, che non è un Palazzo, ma un carovanserraglio.

Quanto alla Comune Spontanea, si può dire che mai fuvvi sulla Terra un più strano Consiglio Comunale. L'Amministrazione, non d'una grande Città, ma di un gran Regno in uno stato di rivolta e di frenesia, ecco il compito che le era toccato. Arrolare, provvedere, giudicare; progettare, decidere, fare, adoprarsi a fare: è a meravigliare se il cervello umano potè resistere a tutto questo senza venir meno. Ma, per fortuna, il cervello umano ha molto talento nell'assumersi semplicemente quello che può sopportare, ignorando tutto il resto, lasciando da parte tutto il resto come se non esistesse! Onde a qualche cosa si è realmente provveduto; o tante cose hanno trovato la via da sè stesse. Questa Comune improvvisata procede, senza esitare, facendo fronte con prontezza, senza paura e senza perplessità, in qualunque occorrenza, ai bisogni del momento. Se il mondo fosse in fiamme, un improvvisato Municipale tricolore non avrebbe che una vita da perdere. Essi sono la quintessenza e i prescelti del Patriottismo Sanculottico; destinati alle imprese più arrischiate; una vittoria ineffabile o la forca, ecco il loro guiderdone. Questi sorprendenti Municipali tricolori siedono nel Palazzo Municipale; in Consiglio generale; in Comitato di sorveglianza (de Surveillance, che diverrà anche de Salut Public, di Salute Pubblica) o in altri Comitati e Sottocomitati occorrenti; – mantenendo una corrispondenza enorme, facendo decreti senza fine; si sa d'un Decreto che era «il novantottesimo del giorno». Pronto! è la parola. Portano pistole cariche nelle tasche, ed anche qualche merenda improvvisata che fa loro da pasto. Oppure i traiteurs contrattano per fornire immediatamente i pasti, da mangiarsi sul luogo, – troppo prodigalmente, come fu poi lamentato. Tali sono essi: cinti della loro fascia tricolore; con la carta da scrivere municipale in una mano, e nell'altra un'arma da fuoco. Hanno i loro Agenti sparsi per tutta la Francia, che parlano nei Municipii, nei Mercati, nelle vie principali e in quelle secondarie; che si agitano, che incitano a prendere le armi; e tutti i cuori fremono nell'udirli. È grande il fuoco dell'Eloquenza antiaristocratica: anzi alcuni, come il Bibliopola Momoro, hanno l'aria di rimontare a qualche cosa che ha odore di Legge Agraria, e di suggerire qualche operazione chirurgica alle casse forti affette da idropisia; senonchè, l'ardito librario corre rischio d'essere impiccato, e l'Ex Costituente Buzot lo aiuta a prendere il largo clandestinamente.

Gli Uomini di governo, anche intrinsecamente insignificanti, hanno per la maggior parte scrittori di Memorie in abbondanza; e i curiosi dei tempi che seguono possono apprendere minutamente tutti i particolari che li concernono; e poichè si ha sempre desiderio di conoscere i propri simili che si trovano in situazioni singolari, è questo un conforto nel suo genere. Non così per questi Governanti ora al Municipio! Eppure, quale dei più originali, tra i Governanti, sia Gran Cancelliere, o Re, o Imperatore, o Segretario dell'Interno o degli esteri, ebbe una vicenda pari a quella dello Scrivano Tallien, del Procuratore Manuel, del futuro Procuratore Chaumette, qui, in questa danza di sabbia che stanno compiendo Venticinque Milioni d'uomini? O fratelli mortali: – tu, Avvocato Panis, amico di Danton, congiunto di Santerre; tu, Incisore Sergent, chiamato poi Agate Sergent; tu, Huguenin, con la campana a martello nel cuore! Ma, come dice Orazio, essi mancano dello scrittore delle sacre memorie (sacro vate); e non li conosciamo. La gente si gloriò dell'Agosto e dei suoi fatti, celebrandoli; ma di questo Settembre nè ora nè appresso qualcuno menerà vanto. Il mondo del Settembre rimane scuro, fuligginoso come la mezzanotte magica della Lapponia; – onde, invero, strane figure si evolveranno.

Intanto, notate questo: l'incorruttibile Robespierre non manca, ora che l'impeto della battaglia è passato; l'uomo verdemare siede colà di soppiatto, e i suoi occhi felini spiccano nel crepuscolo. E notate, ancora, un fatto che ne val tanti: quel Marat, non solo è là, ma ha un posto d'onore a lui assegnato, una tribune particulière. Qual cambiamento per Marat, innalzato dalla sua oscura cantina fino a questa luminosa «tribuna particolare»! Ogni cane ha il suo giorno: anche i cani arrabbiati. Tristo, inguaribile Filottete Marat; senza il quale Troia non può esser presa! Quivi, come uno dei principali elementi del Potere Governante, Marat è stato innalzato. La stampa realista, poichè abbiamo «soppressi» gli innumerevoli Durosoy e i Royou, magari cacciandoli in prigione, – la stampa realista sostituisce la vecchia stampa spesso strappata dalle mani di un Amico del Popolo nei cattivi tempi antichi. Nella nostra «tribuna particolare» scriviamo e redigiamo: Manifesti che sono un debito ammonimento di terrore; Amis du Peuple (ora sotto il nome di Journal de la République); e là sediamo obbediti dagli uomini. «Marat», dice uno, «è la coscienza dell'Hôtel-de-Ville». Il Custode, come qualcuno lo chiama, della Coscienza Sovrana; che, di certo, in tali mani, non resterà nascosta in un tovagliolo!

Come dicevamo, due grandi movimenti agitano questo sconvolto spirito nazionale: una corrente contro i Traditori domestici, e una corrente contro i Despoti stranieri. L'uno e l'altro son movimenti folli che nessuna legge cognita può infrenare; poichè le più forti passioni della natura umana li sostengono, amore, odio, dolore vendicativo, vanagloria di nazionalità, anche animata dallo spirito di vendetta, – e sopratutto il pallido Panico! Legislatori! Milleduecento patrioti trucidati non implorano forse la vendetta dalle loro oscure catacombe con le espressioni mute della morte? Tale fu la rabbia distruttrice di questi Aristocratici, nel Dieci Agosto, sempre memorabile! Ma, a prescindere dalla vendetta e guardando solo alla Pubblica Salvezza, non vi sono tuttora in questa Parigi «Trentamila Aristocratici» (cifra rotonda) del più malvagio umore, ridotti a giuocare la loro ultima carta? – Siate pazienti, o patrioti: la nostra nuova Alta Corte, «il Tribunale dei Diciassette», è in funzione; ogni Sezione ha mandato Quattro Giurati; e Danton, eliminando i giudici non atti al loro ufficio ed ogni sconcio ovunque si trova, è «lo stesso uomo che avete conosciuto ai Cordeliers». Con un tal Ministro della Giustizia, è possibile che non si faccia giustizia? – Che sia pronta allora, – risponde universalmente il Patriottismo; – pronta e sicura!

È a sperare che questo Tribunale dei Diciassette sia più rapido degli altri. Già il 21, mentre la nostra Corte non esiste che da quattro giorni, Collenot d'Angremont, «il realista arruolatore» (sensale, embaucheur), muore a lume di torce. Poichè eccola la grande Guillotine, meravigliosa a vedersi, che ora è drizzata colà; l'Idea del Dottore è divenuta Legno e Ferro: la grande asse ciclopica «cade nelle sue scanalature come la mazzaranga del battipalo», «rapida, spegnendo la luce dell'uomo! Mais vous, Gualches, che avete inventato)» Questo? – Quel povero vecchio di Laporte, Intendente della Lista Civile, vien subito dopo, quietamente, il dolce vecchio. Poi Durosoy, Scrittore realista di placards, «cassiere di tutti gli Antirivoluzionarii dell'interno»: egli venne allegramente, dicendo che un Realista come lui doveva morire preferibilmente quel giorno, il 25, Giorno di San Luigi. Tutti questi erano stati processati e condannati fra gli applausi delle Gallerie, e affidati all'Idea Realizzata nel termine d'una settimana. Quelli poi che assolviamo, fra gli applausi delle Gallerie, sono mandati via, o sono magari accompagnati in prigione, poichè le Gallerie cominciano a urlare ed anche a minacciare, a tumultuare. Non è languido questo Tribunale.

Nè s'infiacchisce l'altro movimento, la corrente contro i Despoti stranieri. Forze potenti s'incontreranno in una mischia mortale; l'Europa disciplinata contro la Francia insana, indisciplinata; e strane conclusioni se ne trarranno. – Immaginate, perciò, in un pallido grado, il tumulto che turbina in questa Francia, in questa Parigi! Manifesti della Sezione, della Comune, della Legislativa, manifesti individuali di Patrioti, fiammeggiano su tutti i muri, ammonitori. Bandiere di Pericolo della Patria sventolano all'Hôtel de Ville; sul Pont-Neuf sulle statue abbattute dei Re. È un continuo arruolarsi di tutti, una gran fretta d'arruolarsi; un arruolarsi fra le lagrime e le rodomontate; una marcia disordinata sulla Gran Via del Nord-Est. I Marsigliesi cantano il loro selvaggio All'armi, in coro; che ora, tutti, uomini, donne e fanciulli, hanno imparato e cantano in coro nei teatri, pei Boulevards, per le vie; e il cuore arde in ogni petto: Aux armes! Marchons! – Ora, pensate come i vostri Aristocratici si pongano al sicuro nei nascondigli. Bertrand Moleville, per esempio, resta nascosto in una soffitta «della strada Aubry-le-boucher, con un povero chirurgo che mi aveva conosciuto»! Madame de Stael ha nascosto il suo Narbonne, non sapendo che farsi di lui in questo mondo. Le Barriere sono aperte qualche volta, più spesso chiuse; non è possibile avere passaporti; Emissarî del Municipio, dagli occhi e dagli artigli di falco, volteggiano in ogni punto del vostro orizzonte! In due parole: il Tribunale dei Diciassette, affaccendato sotto le Gallerie urlanti; il Prussiano Brunswick, «su uno spazio di quaranta miglia», col suo bagaglio di guerra e i fulmini addormentati, e le sessantaseimila mani destre di Briareo, – che s'avanzano, s'avanzano!

Oh Cielo! negli ultimi giorni di Agosto, egli è venuto! Durosoy non era stato ancora ghigliottinato quando venne la notizia che i Prussiani razziavano e devastavano intorno a Metz; non più di quattro giorni dopo, si viene a sapere che Longwy, la nostra prima piazza forte sulla frontiera, è caduta in «quindici ore». Presto, perciò, o Municipali improvvisati; presto, sempre più presto! – I Municipali improvvisati sopperiscono anche a questo. Urgono gli arruolamenti, e gli abiti, e le armi. I nostri ufficiali hanno ora «spalline di lana», poichè è il regno dell'Uguaglianza, e anche della Necessità. Nè le persone si dicono più ormai monsieur e signore, l'un l'altro; citoyen (cittadino) è più appropriato; diamo anche del tu, «come facevano i popoli liberi dell'Antichità»: così hanno suggerito i giornali e la Comune improvvisata; e sarà bene.

Infinitamente meglio intanto, potremmo suggerire noi, sarebbe il trovare le armi. Per ora i nostri Citoyens cantano in coro All'armi; e non hanno armi! Si cercano le armi, con passione; ogni moschetto è cagione di gioia. Inoltre, si fanno trincee intorno a Parigi: sui pendii di Montmartre si fanno scavi e movimenti di terra; quantunque anche i semplici sospettino che questa è cosa da disperati. Essi scavano, e le fasce tricolori hanno parole d'incoraggiamento e di sprone. Alfine, «dodici Membri dalla Legislativa vanno tutti i giorni», non solo per incoraggiare, ma per dare una mano, per zappare anch'essi: ciò fu decretato per acclamazione. Ma delle armi bisogna provvedersi; o il talento dell'uomo si spunta e diviene stoltezza. Il gracile Beaumarchais, credendo di servire la Patria, e dare un impulso al commercio all'antica maniera, ha commesso un carico di settantamila buone armi in Olanda: volesse il cielo, pel bene della patria e suo, che giungessero! Intanto si strappano le grate, e se ne fanno picche; le stesse catene saranno messe insieme e ridotte in picche. Anche le bare si tireranno fuori, e verranno fuse per farne palle. Tutte le campane delle Chiese saranno gettate nella fornace per divenire cannoni; tutta l'argenteria delle Chiese passerà alla Zecca per divenire moneta. E mirate anche i belli stuoli di cigni, le Citoyennes, che hanno fermato il volo nelle Chiese, e là mostrano i nivei colli, – mentre cuciono tende e uniformi! – Nè mancano i Regali patriottici da parte di quelli che posseggono ancora qualche cosa, e sono offerti senza taccagneria; le belle Villaumes, madre e figlia, modiste della Rue St.-Martin, danno un ditale d'argento e una moneta di quindici soldi, con altri oggetti di simil genere; e si offrono, la madre almeno, a montare la guardia. Gli uomini che non hanno neppure un ditale da offrire, danno un ditale pieno magari d'invenzioni. Un cittadino ha tracciato lo schema di un cannone di legno; di cui la Francia esclusivamente dovrà servirsi alla prima occorrenza; dev'esser fatto di doghe, da bottai; d'un calibro quasi senza limiti; ma quanto alla forza, la riuscita è incerta! Così: si martellava, s'inventava, si cuciva, si fondeva, con tutto il cuore, con tutta l'anima. Due campane soltanto dovevano restare per ogni parrocchia – per sonare a stormo e per altri usi.

E notate ancora che proprio mentre le batterie prussiane giuocavano di bersaglio a Longwy, al Nord-Est, e il nostro vile Lavergne non sapeva far altro che arrendersi; – all'Ovest, nella remota, patriarcale Vandea, quell'acre fermento intorno ai preti dissidenti, dopo un lungo lavorìo, è maturo ed esplode: nel momento meno opportuno per noi! Così, abbiamo che «ottomila contadini a Châtillon-sur-Sèvre» non vogliono esser sorteggiati come soldati; non vogliono che i loro Curati siano molestati. A questi si aggiungeranno i Bonchamp, i Larochejaquelein, e tanti Signori di parte realista, con Stofflet e Charette; con Eroi e Chouans Contrabbandieri; in mezzo al sincero ardore di un popolo semplice, tutto in fiamme e furore per suggestione teologica e dei Signori! E si combatterà di dietro ai fossati, partiranno scariche mortali di dietro alle boscaglie, dai burroni dei fiumi; saranno incendiati tugurî; le povere donne, coi figliuoli sul dorso, correranno in cerca di rifugio; i campi incolti biancheggeranno d'ossa umane; – «ottomila d'ogni età, d'ogni condizione, d'ogni sesso, fuggiranno attraverso la Loira», con gemiti portati lontano dai venti: in breve, per degli anni avvenire avremo tale un seguito di scene cui nessuna guerra gloriosa ci ha fatto assistere in queste ultime età, dacchè finirono quelle degli Albigesi e dei Crociati, – salvo qualche occasionale Palatinato, che noi potemmo «bruciare» per eccezione. Gli «ottomila ai Châtillon» saranno dispersi pel momento: fuoco sparpagliato, non spento. Alle conseguenze e ai danni della battaglia esterna bisogna aggiungere d'ora in poi una cancrena interna più letale.

Questa sollevazione della Vandea si seppe a Parigi il mercoledì 29 Agosto; – proprio nel momento in cui erano stati eletti i nostri Elettori; e a dispetto di Brunswick e di Longwy, si sperava, col volere del Cielo, di avere una Convenzione Nazionale. Ma invero questo mercoledì dev'essere altrimenti considerato come uno dei più notevoli che Parigi abbia visto; notizie tristi arrivano successivamente come messaggeri di Giobbe, e s'incontrano con risposte tristi. Della mossa della Sardegna per invadere il Sud-Est, della Spagna che minaccia il Sud, non parliamo. Ma non sono i Prussiani padroni di Longwy (consegnata, si direbbe, con tradimento); che si preparano ad assediare Verdun? Clairfait e i suoi Austriaci circuiscono Thionville, oscurando il Nord. Non la provincia di Metz ora, ma tutto il Clermontais sarà molestato; Ulani cacciatori e Ussari sono stati visti sulla via di Châlons, quasi fino a Sainte-Menehould. Coraggio, o Patrioti: se voi perdete il coraggio, tutto è perduto!

Non senza una emozione drammatica si legge nei Dibattimenti Parlamentari della sera di mercoledì, «dopo le sette», la scena dei militari fuggiti da Longwy. Trafelati, coperti di polvere, disanimati, quei poveretti entrano nella Legislativa, verso il tramonto o più tardi; narrano nei più patetici particolari della spaventevole condizione in cui si trovavano: i Prussiani che affluiscono tutt'intorno, a miriadi, e lanciano fuoco come vulcani per quindici ore: noi disseminati, sparsi sui bastioni, con appena un cannoniere ogni due cannoni; il nostro vile Comandante Lavergne che non si lascia vedere in nessun luogo; i foconi che non prendevano fuoco: non v'era polvere nelle bombe. – Che potevamo fare? «Mourir; Morire!» rispondono prontamente delle voci; e i polverosi fuggitivi dovettero svignarsela, per andare altrove a chiedere conforto. – Sì, Mourir, questa è ora la parola. Sia Longwy di scherno proverbiale tra le piazze forti francesi: che esso sia (dice la Legislativa) cancellato piuttosto dalla faccia disonorata della Terra; – e così, si è decretato che Longwy, appena ne fossero usciti i Prussiani, dovesse «essere raso», non restando altro che una terra arabile.

Ora i Giacobini sono più dolci; e come è possibile, se essi erano il fiore del patriottismo? La povera Signora Lavergne, moglie del povero Comandante, prese il suo ombrellino, una sera, e, accompagnata da suo padre, venne nella Sala della Madre Onnipotente, «per leggere una memoria tendente a giustificare il Comandante di Longwy». Il Presidente Lafarge le risponde: «Cittadina, la Nazione giudicherà Lavergne; i Giacobini sono tenuti a dirgli la verità. Egli avrebbe terminata là la sua carriera (terminé sa carrière), se avesse amato l'onore del suo paese».

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