CAPITOLO V GLI ULTIMI ANELITI DEL LEONE

Il Rappresentante Carrier andò alla Ghigliottina nel decorso Dicembre, protestando che egli aveva agito secondo gli ordini ricevuti. Il Tribunale Rivoluzionario, dopo aver tutto divorato, ora non ha che da divorare sè stesso, come suol fare l'Anarchia in genere. Nei primi di Maggio, gli uomini veggono una cosa notevole: Fouquier-Tinville che una buona volta perora alla Sbarra in suo favore. Egli e i suoi Giudici principali, Leroi Dieci Agosto, e Vilate, una Infornata di Sedici, si difendono ardentemente, protestando che agirono conformemente agli ordini; ma tutto è vano. Così, gli uomini spezzano la scure con cui hanno compiuto cose orrende, perchè quella scure medesima è divenuta odiosa. Dopo tutto, Fouquier morì abbastanza intrepidamente. «Dove sono le tue Infornate!», gli gridò il popolo. – «Canaille Affamata», replicò Fouquier, «è il tuo Pane più a buon mercato giacchè ne risenti la mancanza?»

Il celebre Fouquier, un tempo semplice Procuratore, uno di quei bracchi della Legge, che avidamente vanno a caccia su questa Terra, ben nota fase dell'umana natura: ora tu sei e rimani il più notevole Procuratore che abbia mai vissuto e cacciato nell'Etere! Poichè in questo terrestre Corso del Tempo vi doveva essere un Avatar del Procuratorato; il Cielo aveva detto: Sia una Incarnazione, non divina, del venatorio spirito di Procuratore che ferma il suo sguardo solo sul documento legale; – ed ohibò! così fu fatto; ed ora davano la caccia a lui, alla sua volta. Scomparisci, dunque, o Incarnazione del Procuratorato dall'occhio di topo, che in sfondo non fosti diverso dagli altri Procuratori, figli di Adamo troppo affamati! Il Giurato Vilate s'era contesa con tutte le sue forze la vita e aveva pubblicato, dalla Prigione, un Libro ingegnoso, che non ci è sconosciuto; ma senza giovamento: anch'egli dovè svanire, e questo suo Libro delle Cause Segrete del Termidoro, pieno di bugie con qualche particella di verità, d'altronde impossibile a scoprire, è tutto quanto ci resta di lui.

Il Tribunale Rivoluzionario è finito; ma la vendetta non è ancora finita. Il Rappresentante Lebon, dopo un lungo lottare, è rinviato dinanzi alle Corti di Giustizia ordinarie e da esse è ghigliottinato. Anzi, a Lione e altrove, il Moderatismo risuscitato non vuole attendere la lenta procedura della Legge per la sua vendetta, e si slancia nelle Prigioni, appiccandovi il fuoco; brucia una sessantina di Giacobini prigionieri, che muoiono di una morte orrenda o li soffoca «col fumo della paglia». Sopravvengono in quei luoghi le truci e vendicative «Compagnie di Gesù», e «le Compagnie del Sole», che sgozzano i Giacobini ovunque li trovino, e li buttano nella corrente del Rodano, il quale ancora una volta reca al mare un orrido carico. Onde, a Tolone, il Giacobinismo si solleva in rivolta, ed è sul punto d'impiccare i Rappresentanti Nazionali. – Con tale azione e reazione, una povera Convenzione Nazionale non si trova forse a mal partito? È come chi volesse dare assetto ai venti e alle acque dei mari da lungo tempo tormentati dalla tempesta, e procedesse facendo e disfacendo, senza venirne a capo. Ora spinto in alto, ora sprofondando giù nel mare, il vostro Vascello della Repubblica ha bisogno di tutto il pilotaggio e d'altro ancora.

Qual Parlamento che sedette mai sotto la Luna ebbe una tal serie di destini come questa Convenzione Nazionale della Francia? Essa fu messa insieme per far la Costituzione; e, in cambio di questa, non dovè compiere che distruzione e confusione: ridurre in cenere il Cattolicismo e l'Aristocrazia, adorare la Ragione e scavare il Salnitro, combattere titanicamente con sè stesso o col mondo intero. Una Convenzione decimata dalla Ghigliottina, poichè più della decima parte di essa ha piegato il collo sotto la mannaia. Una Convenzione che ha visto danzare la Carmagnola sotto i suoi occhi e ha sentito cantare le strofe patriottiche fra il saccheggio delle Chiese; che ha assistito alla sfilata dei feriti del Dieci Agosto nelle barelle; e ha ancor visto nella Mezzanotte da Pandemonio le signore di Égalité in tricolore a bere la limonata, e lo spettro di Sieyès che montava alla Tribuna dicendo: la morte senza frase. Una Convenzione che ha avuto la sua effervescenza e che s'è poi congelata; che è divenuta rossa di rabbia e pallida anche di rabbia, che ha seduto con le pistole in saccoccia e ha tirata fuori la spada (in un momento di effervescenza); ora spargendo ai quattro venti la tempesta a traverso il grido di Danton: «Destati, o Francia, e colpisci i tiranni», ora cadendo in un mutismo glaciale sotto il suo Robespierre, e rispondendo alla sua voce funerea con un bisbiglio incerto. Assassinata, decimata pugnalata, sparata, nel bagno, per le vie, sulle scalinate, è stata il nucleo del Caos. Non ha essa udito le campane a mezzanotte? Ha preso le sue deliberazioni assediata da centomila uomini armati con i pezzi dell'Artiglieria e i carri delle provvigioni. Ha inteso sonare per sè le campane a stormo, e ha udito brontolare il tumulto; è stata inondata dai diluvi neri del Sanculottiamo; ha udito l'acuto grido di: Pane e Sapone. Poichè, come dicevamo, era il nucleo del Caos; sedeva come il centro del Sanculottismo, e aveva spiegato il suo padiglione sul desolante Abisso, ove non v'è nè sentiero, nè limite, nè fondo, nè riva. Come valore intrinseco, intelligenza, fedeltà, nella forza in genere e nella bravura, essa forse non ha sorpassato la media dei Parlamenti; ma nella franchezza dei propositi, nella singolarità della posizione, non può avere uguali. Un'altra sommersione Sanculottica, o al più due, e questo stanco vascello della Convenzione prenderà terra.

La Rivolta del Dodici Germinale finì come un grido vano; il moribondo Sanculottismo fu ricacciato indietro nell'invisibile. Quivi esso è giaciuto lamentandosi per sei settimane, lamentandosi, ma facendo anche dei progetti. I Giacobini, disarmati, buttati giù dalla loro Tribuna sospesa, hanno bisogno di tentare il loro salvataggio, riunendosi in segreto conclave, nei sotterranei. Ed ecco perchè il Primo del Mese Prairial, 20 Maggio, 1795, si torna a udire il suono della Générale, che batte a colpi distinti, ran-tan, All'Armi, All'Armi!

Il Sanculottismo s'è di nuovo levato dal suo nascondiglio di morte, con furia selvaggia, come il Mare infecondo. Saint-Antoine è all'erta: «Pane e la Costituzione del Novantatrè», eccheggia il suo grido; così è scritto col gesso sui cappelli degli uomini. Hanno le loro picche, i loro moschetti, i loro Fogli di Doglianze, gli stendardi, i Proclami stampati, redatti in una maniera tutt'affatto ufficiale; considerato questo e considerato che esso, un Popolo Sovrano che ha tanto sofferto, è in istato d'Insurrezione, vuol avere il Pane e la Costituzione del Novantatrè. E così son prese le Barriere e si batte la Générale, mentre le campane a stormo suonano discordi. Neri diluvi inondano le Tuileries, e ad onta delle sentinelle, lo stesso Santuario è invaso: entra, al nostro Ordine del Giorno, un torrente di donne scarmigliate che dicono piagnucolando: «Pane! Pane!» Il Presidente può ben coprirsi e far suonare l'allarmi nel «Padiglione dell'Unità»; il bastimento dello Stato si muove a fatica e fa acqua, presso ad affondare, sopraffatto dal mare infecondo.

Che giornata, ancora una volta! Le donne sono messe fuori, gli uomini si precipitano con furia, irresistibili, all'interno, riempiendo tutti i corridoi, tonando ad ogni porta. I Deputati, sporgendo fuori la testa, supplicano, scongiurano; Saint-Antoine grida fremente: «Pane e Costituzione». S’è sparsa la voce che la «Convenzione sta assassinando le donne»: pigia pigia, clangore e furore! Le porte di quercia sono divenute tamburi di quercia che risuonano sotto le scure di Saint-Antoine; scricchiola l'intonaco, il legname si fende rumorosamente: le porte saltano per aria: – Saint-Antoine si riversa nell'interno con frenesia e clamore, cogli Stendardi di cenci, col Proclama stampato, a suon di tamburo; a stupefazione dell'occhio e dell'orecchio. Gendarmi, legali componenti delle Sezioni, caricano dall'altra porta e sono ricaricati; si sparano i moschetti; Saint-Antoine non può essere espulso. Deputati supplicanti supplicano invano: Rispettate il Presidente; non vi avvicinate al Presidente! Il Deputato Féraud protende le mani, si scopre il petto per mostrare le cicatrici delle guerre di Spagna; supplica vanamente, vanamente minaccia e fa resistenza. Deputato ribelle al Sovrano, se tu hai combattuto, non abbiamo combattuto anche noi? Noi non abbiamo pane, non abbiamo Costituzione! S'impadroniscono del povero Féraud; lo rovesciano a terra, lo calpestano, cresce la collera a misura che compie l'opera sua: lo trascinano nel corridoio; morto o semivivo, gli troncano il capo e l'infilano ad una picca. Anche di questa varietà di destini aveva dunque bisogno una Convenzione senza esempi? La testa sanguinante di Féraud è messa sulla punta d'una picca. Un tal giuoco è cominciato: Parigi e la Terra staranno a vedere come andrà a finire.

Fluttuano liberamente i marosi in tutti i Corridoi; dentro e fuori fin dove penetra l'occhio, nient'altro che Bedlam e il grande Abisso scatenato! Il Presidente Boissy d'Anglas sta simile ad una roccia: il resto della Convenzione è risalito ai «banchi superiori»; i Membri delle Sezioni e i Gendarmi sono ancora allineati colà formando una specie di muro per difenderli. L'Insurrezione infuria, batte i tamburi, vuol leggere il suo Foglio di Doglianze, vuole ottenere questo o quel decreto. Il Presidente Boissy s'è coperto, e resta immobile come una roccia battuta dall'onda. Lo minacciano, gli puntano contro i moschetti, egli continua nella sua immobilità; gli mostrano la testa sanguinante di Féraud alla quale s'inchina con aria grave e severa, ma non si muove.

E il Foglio delle Doglianze non può esser letto pel gran chiasso; si batte il tamburo, le gole urlano; l'Insurrezione, come la mitologica musica delle sfere non si può udire per via del suo stesso rumore: Decretateci questo, Decretateci quello. Scorgiamo un uomo che per «lo spazio di un'ora, a intervalli», grida: «Je demande l'arrestation des coquins et des lâches». È invero una delle Petizioni più concise che fosse mai stata presentata, che, dopo tutto, in questo momento, include quanto si può ragionevolmente chiedere alla Costituzione dell'Anno Uno, ai Collegi Elettorali corrotti, alle Urne o ad altre miracolose Arche di Alleanza, di fare per voi sino alla fine del mondo! Io a mia volta chiedo che si arrestino i Furfanti e i vili, e nient'altro. – La Rappresentanza Nazionale, sopraffatta dal fosco Sanculottismo, sguiscia fuori, in cerca d'aiuto, di sicurezza; qui non è a sperare in nulla.

Alle quattro circa del pomeriggio, difficilmente rimangono più di sessanta Membri: degli amici o anche dei capi segreti; dei residui della cresta della Montagna, ridotti al silenzio della schiavitù Termidoriana. Ora è venuto il loro tempo; ora o mai più possono discendere e parlare! E discendono quei Sessanta, invitati dal Sanculottismo: Romme del Nuovo Calendario, Ruhl della Sacra Ampolla, Goujon, Duquesnoy, Soubrany e il resto. Il Sanculottismo pieno di gioia forma un circolo intorno a loro; Romme occupa la sedia del Presidente, e cominciano a deliberare e a far decreti. Rapidamente un Decreto segue l'altro, con alternati e brevi accenti come strofe e antistrofe – ciò che renderà il pane a buon mercato, ciò che desterà il leone dormente. Ad ogni nuovo Decreto il Sanculottismo grida plaudendo: «Decretato, decretato!» e batte i suoi tamburi.

Si fa presto; il lavoro di mesi si compie in poche ore, – quando, vedete, entra una Figura, che al lume delle lampade noi riconosciamo: è Legendre; egli pronunzia delle parole atte a provocare i fischi! Ed ecco che la Sezione Lepelletier o altra Sezione di Muscadins entra, entra la Gioventù Dorata, con le baionette calate, risoluta a tutto! E s'avanza, s'avanza con le baionette che luccicano al lume delle lampade: che fare, quando si è rifiniti dalla lunga contesa, scoraggiati, affamati, nell'oscurità, se non retrocedere, precipitarsi, a chi primo si salva? Perfino le finestre vengono strappate, perchè il Sanculottismo possa fuggire più presto. Le Sezioni dei Banchieri e la Gioventù Dorata li spazzano via con scope d'acciaio, ricacciandoli lontano nel fondo di Saint-Antoine. Un altro trionfo! I Decreti di quei Sessanta sono senz'altro rescissi: sono dichiarati nulli e non esistenti. Romme, Ruhl, Goujon e i Capi della sedizione, in tutto tredici, sono dichiarati Accusati. La Seduta permanente termina alle 3 del mattino. Il Sanculottismo una volta ancora cade riverso e si contorce: sono gli ultimi spasimi dell'agonia.

Tal fu il Primo Prairial, 20 Maggio 1795. Il Secondo e il Terzo di Pratile, mentre il Sanculottismo ancora si torceva, inaspettatamente si suonò a stormo, si presero le armi, ma con nessun giovamento pel Sanculottiamo. A che vale se coi nostri Romme e Ruhl accusati, ma non ancora arrestati, noi facciamo una nuova «Vera Convenzione Nazionale», coi nostri, nell'Est, mettendo gli altri fuori Legge? A che vale prendere le armi e marciare? La Forza Armata e le Sezioni dei Muscadins, circa trentamila uomini, circondano questa Vecchia Falsa Convenzione. Noi non possiamo far altro che insultarci a vicenda, scambiandoci nomignoli: «Muscadins» contro «Bevitori di Sangue», Buveurs de sang. L'assassino di Féraud, preso con la mano ancora rossa di sangue, e condannato, doveva essere ghigliottinato nella Place de Grève, ma reso libero, è rimandato in Saint-Antoine: – invano però. I Membri delle Sezioni che difendono la Convenzione, e la Gioventù Dorata vengono, a seguito d'un Decreto, a cercarlo, anzi a disarmare Saint-Antoine! E riescono a disarmarlo, trasportandovi i cannoni, lanciandosi sui cannoni del nemico, con l'audacia militare, col terrore della Legge. Saint-Antoine rende le armi; come consiglia lo stesso Santerre, inquieto per la vita e per la birreria. L'assassino di Féraud si getta da un alto tetto, e tutto è perduto.

Vedendo a che punto sono le cose, il vecchio Ruhl si tirò un colpo di pistola alla bianca testa, riducendo in pezzi la sua vita, come aveva fatto con la sacra Ampolla di Reims. Romme, Goujon e gli altri erano schierati innanzi a un Tribunale Militare improvvisato, e, all'udire la sentenza, Goujon tirò fuori un coltello che s'immerse nel petto, e lo passò a Romme che gli stava vicino; poi cadde morto. Romme fece lo stesso; e un altro stava per farlo; la Morte romana fa il giro come una corrente elettrica, prima che i vostri Birri intervengano! La Ghigliottina ebbe il resto.

Essi furono gli Ultimi Romanorum. Billaud, Collot e Compagnia debbono ora essere giudicati in causa capitale; ma essi sono già lontano, avendo fatto vela per Sinamarri e i fanghi caldi di Surinam. Là Billaud si circonderà d'una quantità di pappagalli addomesticati; Collot s'ammalerà di febbre gialla, e, bevendo tutta una bottiglia d'acquavite, si brucerà gli intestini. Il Sanculottismo ha cessato di vivere. Il Leone dormente è morto; e ora, come vediamo, ogni zampa può colpirlo.

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