Così muore il Sanculottismo, il corpo del Sanculottismo; o muta di forma. La sua Pitica e cenciosa danza della Carmagnola si trasforma in una danza Pirrica, nei Balli della Cabarrus. Il Sanculottismo è morto, estinto da nuovi ismi di quel genere che erano la sua naturale progenie; ed è seppellito, possiamo dirlo, con un tal giubilo fragoroso e con tal disarmonia di nenie funebri da parte loro, che solo circa mezzo secolo dopo si può cominciare ad apprendere chiaramente perchè esso esistette.
Eppure esso aveva un significato: il Sanculottismo realmente ebbe vita e fu un Neonato del TEMPO; anzi ancora vive, perchè non è morto, ma cambiato. La sua anima vive ancora; e opera dappertutto, passando da una forma corporea in un'altra meno amorfa, come suol fare l'abile Tempo con la sua Nuova-Progenie: – fin che in qualche forma perfetta essa non abbracci l'intero circuito del mondo! Poichè l'uomo savio può discernere ora e ovunque che egli deve contare sulla sua natura di uomo, e non sugli accessori di essa. Colui il quale in quest'Epoca della nostra Europa si basa sugli accessori, sulle formule, sul Culottismo di qualunque specie, si basa su vecchio panno e pelle di pecora, e non può andare innanzi. Ma quanto al corpo del Sanculottismo, è morto e seppellito, – e si spera che non ricomparirà nella prima figura amorfa prima che passino mille anni.
Fu esso la cosa più spaventevole nata dal Tempo? Una delle più spaventevoli. Questa Convenzione, divenuta ora Antigiacobina, pubblicava, con l'intento di giustificarsi e fortificarsi, le Liste di quanto aveva perpetrato il Regno del Terrore: le Liste delle Persone Ghigliottinate. Le Liste, grida lo stizzoso Abbé Montgaillard, non erano complete. Esse contengono i nomi – di quante persone crede il Lettore? – di Duemila presso a poco. Ve ne furono più di Quattromila, grida Montgaillard: tanti ne furono ghigliottinati, fucilati, annegati, condannati a morte atroce; e tra essi Novecento Donne. È un'orribile somma di vite umane. Monsieur l'Abbé, – prendetene dieci volte tante regolarmente sparate in un campo di battaglia, e avrete una Vittoria gloriosa con relativo Te-Deum. È presso a poco la duecentesima parte di quelli che perirono durante tutta la Guerra dei Sette Anni. In quella Guerra dei Sette Anni non riuscì il gran Federico a strappare la Slesia alla grande Teresa; e una Pompadour, punta dagli epigrammi, non dovè convincersi che non poteva essere un'Agnese Sorel? La Testa dell'uomo è una strana conchiglia vuota, M. l'Abbé, e lo studio lo serve poco.
Ma che dire, se la Storia in qualche punto di questo Pianeta sentisse parlare d'una nazione, la terza parte della quale non avesse per trenta settimane all'anno il terzo della razione di patate occorrente a sostentarla?. La Storia in quel caso sentirebbe il dovere di considerare che la fame è la fame; e la fame che perdura per secoli e secoli presuppone tante cose; la Storia si arrischia ad asserire che il Sanculotto francese del Novantatrè, il quale, ridestatosi da un lungo sonno di morte, potè correre immediatamente alle frontiere e combattere o morire per una Speranza immortale, per una Fede nella Liberazione sua e dei suoi simili, non era il più miserabile degli uomini!
L'Irlandese senza patate non aveva egli i sensi, e anche un'anima? Nella sua oscurità glaciale, era triste per lui morire di fame, triste il vedere i suoi figliuoli affamati; triste l'essere un mendico, un bugiardo, un mariuolo. E se quello sterile vento della Groenlandia, cioè il Bisogno tenebroso, che si propaga di generazione in generazione, lo aveva agghiacciato, ridotto in una specie di torpore, d'insensibilità, al punto che non vedeva, non sentiva più, – era questo per una creatura dotata d'un'anima un certo sollievo, o la più crudele delle disgrazie?
Queste cose furono; queste cose sono e procedono in silenzio, pacificamente: – e il Sanculottismo le segue. Guardando addietro a questa Francia dei tempi passati, fino al tempo di Turgot, per esempio, quando la Schiavitù muta s'avvicinò tremante al Palazzo del suo Re, mostrando i suoi volti ingialliti, il suo squallore, i suoi cenci, e presentò in Geroglifici la sua Petizione di Doglianze; e per tutta risposta fu impiccata ad una «nuova forca alta quaranta piedi», – la Storia confessa malinconicamente che non vi fu periodo in cui i Venticinque Milioni di Francesi soffrirono meno di quanto soffrirono in quel periodo che chiamano Regno del Terrore! Ma non furono i Muti Milioni quei che soffrirono, bensì le Migliaia, le Centinaia, le Unità di Parlanti; che gridavano e pubblicavano, e facevano echeggiare il mondo dei loro lamenti, come potevano o dovevano: questa è la grande singolarità. Le più spaventevoli Geniture del Tempo non sono quelle che levano alto la voce, poichè quelle subito muoiono; ma quelle silenziose, che possono vivere per secoli e secoli! L'Anarchia, odiosa come la Morte, ripugna alla natura dell'uomo; onde deve presto morire.
Che tutti gli uomini sappiano quali abissi e quali altezze si rivelano sempre nell'uomo; e con timore e meraviglia, con una giusta simpatia e una giusta antipatia, con occhio sereno e cuore aperto li contemplino e se ne appropriino; e ne tirino innumerevoli illazioni. Questa illazione, per esempio, fra le prime: Che «se gli Dei di questo basso mondo vogliono assidersi sui loro troni brillanti, indolenti come gli Dei d'Epicuro, col Caos vivente dell'Ignoranza e della Fame che si dimena ai loro piedi abbandonato a sè stesso, e cogli sdolcinati parassiti che predicano Pace, Pace, quando la Pace non esiste», il Caos tenebroso si leverà – s'è levato anzi, e, oh Cielo! non s'è esso servito della loro pelle per farsene pantaloni? E perchè non vi sia un secondo Sanculottismo su questa Terra per un migliaio d'anni, cerchiamo di comprendere che cosa fu il primo; che i Ricchi e i Poveri della nostra generazione procedano e facciano altrimenti. – Ma torniamo al nostro racconto.
Le Sezioni dei Muscadins son piene di gioia, i Balli della Cabarrus seguitano nei loro vortici: il problema quasi insolubile della Repubblica senza Anarchia, non lo abbiamo risoluto? – La Legge della Fraternità o Morte non esiste più; la chimerica massima Ottenga chi ha bisogno, è divenuta praticamente Conservi chi ha. Alla Repubblica Anarchica delle Povertà è successa la Repubblica ordinata degli Sfarzi; che durerà quanto potrà.
Sul Pont au Change, sulla Place de Grève, vide Mercier nelle sere d'estate i lavoratori che desinavano nelle lunghe baracche. La porzione giornaliera di pane spettante ad ogni individuo s'è ridotta a un'oncia e mezza. «I piatti contengono ciascuno tre aringhe arrostite contornate da cipolle triturate e bagnate con un po' di aceto; a queste aggiungete qualche boccone di susine bollite e delle lenti che nuotano in una salsa chiara: presso a queste tavole frugali stride la gratella del cuoco, e la pentola messa tra due pietre, grilla sul fuoco. Io li ho visti allineati a centinaia, che consumavano senza pane le loro scarse vivande, troppo moderate, pel loro appetito acuto e pel loro stomaco ampio». L'acqua della Senna che scorre abbondante là presso, supplirà alla deficienza.
O Uomo di Fatica, tutta la tua lotta, tutto quello che hai osato nei sei lunghi anni d'Insurrezione, di tribolazione, non ti hanno dunque fruttato niente? Il tuo pranzo consiste d'aringhe e d'acqua nelle benedette sere aureo-rosate. Oh perchè è così bella questa Terra, così rosea all'alba e al tramonto, se i rapporti d'uomo e uomo debbono renderla una valle di miseria e di lagrime, lagrime non sempre dolci? La distruzione delle Bastiglie, la sconfitta dei Brunswick, l'assalto dei Principati e delle Potenze, della Terra e dell'Inferno, tutto quello che tu hai osato, tutto quello che hai sopportato – è stato dunque per una Repubblica dei Saloni di Cabarrus? Pazienza; tu devi avere pazienza: questa non è ancora la fine.