SCENA II.

EGISTO dalla destra con ombrello. Detto.

Egisto. ― Buon giorno. Vorrei, se me lo permette il popolo sovrano, pigliare un po' d'aria in giardino..... Non hai scritto perchè l'autorità metta ordine e castighi? Tu speri che la dieta guarisca la febbre; ma persuaditi che alle persone [129]per bene sarebbe una gran consolazione vedere nel paese un po' di quei pennacchi..... Di' ciò che ti pare; ma, quando ne vedo, a me pare che il cielo sia più sereno e gli uomini più onesti... (annasa tabacco; Carlo, che non gli dà retta, si mostra agitato e va a guardare verso il giardino) E vedi, per sentirmi rinascere l'appetito, io l'ho bell'e capita, bisognerebbe che ce ne fossero..... non dico molti, no..... ma, almeno, almeno, un paio..... per operaio! (Carlo torna allo scrittoio, Egisto guarda in giardino) Ah! c'è ancora la famiglia? Perchè non me l'hai detto? Se ci sono anche loro, io..... li posso proteggere!

Carlo. ― Vuoi la mia rivoltella?

Egisto. ― Una pistola nelle mie tasche? Farei portar l'abito da un altro. (È capace d'averla carica lui!) (affettando disinvoltura) E poi un uomo ne vale un altro alla fin fine. (s'incontra in Francesco apparso sulla soglia, ed indietreggia impaurito; quindi, per colorire l'atto poco coraggioso, va a salutare Carlo) (Lui ha la pistola). (esce dal fondo con affettata disinvoltura)

Share on Twitter Share on Facebook