SCENA XII.

CARLO dalla destra, in abito di viaggio, inosservato. Detti.

Franc. ― Sì che parlerò, perchè il segreto di Carlo Valori è qui suggellato dalla riconoscenza, e neanche colla paura riuscirete altro a far tacere in me il sentimento dell'onore! (a Matilde) Matilde, guardami in volto; se io arrossisco, è di non avertelo confessato prima, a te che prima di ogni altro mi avresti saputo compatire. Quei tre mesi che tu credi ch'io abbia passato all'estero, per espiare una colpa involontaria li ho invece passati in carcere...

Egisto. ― Bravissimo! (Ma che dico ora?)

Franc. ― Ora dimmi tu se per nasconderti questa macchia, era meglio vendere a Bobi o al signor Faustini il nostro benefattore!

Matilde. ― No, Francesco; te lo dica questo abbraccio!

Egisto. ― Benone, e stringa forte..... Ora, signor Faustini, lei capirà che fra me e lei, che ha trovato buono ogni mezzo per rovinare la miglior parte della mia famiglia, non ci può più essere nulla di comune.

Faust. ― Ma se io doveva aspettarmelo da lei; un uomo che non capisce un acca d'affari, che non è mai stato buono a nulla!

Egisto. ― Io?... Io? (Ma se ha ragione!)

Franc. ― Ecco il cavaliere! Evviva il nostro principale!

Tutti gli operai meno Bobi. ― Evviva!

Carlo. ― Il vostro principale eccolo là: io non ho più nulla.

Franc. ― Come? L'officina?...

Carlo. ― Perduta!

Franc. ― Perduta! La sua invenzione?

Carlo. ― Te la dono, Francesco; quel che non ho potuto [142]fare io, lo farai tu. Addio, io vado a dirigere l'officina dei Richard a Marsiglia.

Egisto. ― (E a noi ci tocca trottargli dietro, senza andare a diriger nulla!)

Franc. ― Un istante, maestro.. Prima di partire, perdoni a me, perdoni a tutti quelli che gli hanno fatto del male senza saperlo, senza volerlo.

Gli operai (commossi). ― Sì! Sì!

Carlo (bacia Oreste in fronte). ― A te per tutti; a te sulla cui fronte splende l'avvenire.

Egisto (prorompendo, con voce rotta dalla commozione). ― Ora si piange! Invece di pensare al modo di riparare al male, si piange! Costa meno, coccodrilli; sì, coccodrilli tutti, per Bacco Baccone... (ed io coccodrillo numero uno!)

Franc. ― Sì, ha ragione lui; ma se l'ozio e l'invidia lo hanno rovinato, lo deve salvare il lavoro. Compagni, si lavora tutti per lui a due terzi di paga finchè non abbia adempiuto i suoi impegni?

Tutti gli operai. ― Sì! sì!

Carlo. ― Ma chi potrà pagarmi le quarantamila lire delle cambiali?!

Egisto (con un grido). ― Si possono ancora pagare?

Carlo. ― Fino al mezzogiorno di domani.

Egisto (prorompendo in un lungo scroscio di risa dinanzi a Faustini). ― Ah! ah! ah! Non sono buono a nulla io? (dinanzi a Carlo) Io sono pedante? (ad Agnese) Io sono sterile?

Anna. ― Fratello, sarebbe possibile?

Agnese. ― Lascialo dire, lascialo fare!

Egisto (ad Anna). ― Hai inteso? Fare, fare, fare! (ad Agnese) Strega, tu hai compreso che farò, che faccio subito, che è l'unica maniera di fare; e così, tanto per cominciare gli affari col mio socio Carlo, io che non ci capisco nulla, le sacche tutte in casa, meno la mia, anzi anche la mia; per fare una corsa a Firenze noi industriali non s'ha bisogno di nulla!

Faust. ― Badi che domani l'aspetto a mezzogiorno. (s'avvia al fondo)

Egisto. ― Ci conti; ma non mi lasci nulla di suo.

[143] Faust.(a Bobi che vorrebbe seguirlo). ― All'inferno! (via dal fondo)

Bobi. ― Dove ho d'andare io? Che ho da fare?

Egisto. ― Il primo ballerino alla Pergola; ma fuori dei piedi!

Mart. ― No; egli che approfittò di tutto per far del male a lei ed a noi, non se ne anderà così; e se non vorrà chiedere scusa qui, gliela faremo chiedere noi fuori, in altro modo...

Tutti gli operai. ― Fuori!

Bobi. ― No, no, è meglio qui... Avrò torto... ho torto... e sono opinioni politiche!

Mart. ― Zitto e non ridere, sai, o ti cambio il muso! Chiedi perdono al padrone; ad Oreste del cattivo esempio; a Cencio per il poco rispetto ai suoi capelli bianchi... Ora guarda quella porta, ringrazia che ci sono le signore, e... gira l'Italia! (Bobi fugge dal fondo impaurito; gli operai vorrebbero seguirlo minacciosi)

Franc. ― No, no; portiamo piuttosto il cavaliere Egisto in trionfo!

Egisto (che in questo frattempo è stato abbracciato con effusione di affetto da Agnese e da Carlo). ― Siete matti?... Voi mi prendete per un Mecenate, per un uomo che butta i suoi quattrini in un momento di espansione; e io vi dico che vi sbagliate. Io non ho fatto altro che questo: ho capito che se affido il capitale a Carlo che ha l'intelligenza, e voi che siete il lavoro ci date la mano, la nostra industria risorge sicura... Rompete quest'armonia: il capitale scappa, la miseria arriva, e l'intelligenza italiana va ad arricchire lo straniero. La capite la morale?

Franc. (alzando in aria il cappello, con forza agli operai). ― Al lavoro!

Egisto, Carlo e tutti gli operai (ad una voce solenne). ― Al lavoro!

FINE DELLA COMMEDIA.

Nota del Trascrittore

Ortografia e punteggiatura originali sono state mantenute, correggendo senza annotazione minimi errori tipografici.

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