SCENA X.

Dal fondo EGISTO vestito di bianco con ombrellino. Detti.

Franc. ― Ma lasci che la ringrazi!

Mat. ― Con tutta l'anima!

Carlo. ― No, mi ringrazierete col fatto. Andate, figliuoli, andate.

Mat. ― Sì, subito, subito. (a Francesco) Il cuore mi dice che qui cominceremo ad essere felici.

Franc. ― E anche questo lo dovrò a te! (corrono via dal fondo, urtando leggermente Egisto)

Egisto (guardandosi una manica). ― Non sarà fatto a posta, ma se mi passa accanto un magnano, bisogna che senta il bisogno di fregarsi a me!

Carlo. ― Egisto, ho da parlarti.

Egisto. ― Se è per suggerirmi il mezzo di annoiarmi un po' meno, parla, davvero non ne posso più... E la noia comincia ad influire sul fisico: stamani a colezione non ho potuto finire un quarto di tacchinotto.

Carlo. ― Due cose, mio caro, fanno parere il tempo più breve: avere sottoscritto delle cambiali, e lavorare. Non spaventarti, ti propongo il lavoro; ma un lavoro che non ti stancherà, e che forse ti divertirà. Senti. Tu sai che io ho per massima che l'operaio tanto vale quanto sa e mangia.

[100] Egisto.― Oh! per questo anche chi non è operaio. Quando non posso mangiare o mangio male, sento che non valgo un fico secco.

Carlo. ― Or bene, m'è venuta un'idea.

Egisto. ― Se fosse venuta a me, non lo crederei; ma a te!... Insomma tu vuoi dar da mangiare ai tuoi operai, impiantare una cucina economica e dare a me l'onorevole incarico di assaggiare il brodo, di tastare il lesso, e di metterci l'odore. (con serietà comica) Carlo, questa missione mi onora; sono profondamente commosso, e accetto... Ma, un momento! Se l'ombra veneranda di Amerigo Vespucci alzasse il capo dalla sua tomba per vedere che fa il suo ultimo rampollo, che cosa direbbe, se potesse parlare, trovandolo in cucina con una cazzeruola di stracotto al pomo d'oro?

Carlo (solennemente). ― Io credo che l'ombra veneranda, se potesse parlare, ne mangerebbe! Dunque la tua opinione?

Egisto. ― Che opinione? Se non ne ho opinioni io! Se me la compro bell'e fatta e stampata tutte le mattine con un par di soldi!

Carlo. ― Insomma contento?

Egisto. ― Contentone d'ammazzare qualche ora di noia!

Carlo. ― Mi basta. Se viene Faustini, fallo attendere; vado un momento nell'officina, faccio le paghe, e poi consacro alla famiglia tutto il giorno. (via dalla sinistra)

Egisto. ― Non è questo di fare il cuoco agli operai l'ideale della mia vita; ma dei no gliene ho detti tanti... E poi sarà sempre meglio far saltare dei fritti in padella che il mio capitale nell'industria!

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