SCENA XI.

ANNA, AGNESE, e FAUSTINI dal fondo. Detto.

Agnese. ― Mi perdoni; ma negare a Carlo l'intelligenza!...

Faust. ― Non nego l'intelligenza; ma dico che non è tagliato a fare l'industriale. Ci vuole altro stomaco! Le sue saranno delle belle teorie; ma senza la pratica, senza vedere [101]le cose quali sono davvero, sa che si fa? Si mangia il patrimonio e poi la dote alla moglie.

Agnese. ― La dote?

Anna. ― Vuol dire che se la mangerebbe se lo potesse.

Faust. ― E tutto questo perchè? Perchè lui è uno di quelli che si affibbiano una missione e trovano della poesia in una macchina a vapore!

Egisto. ― Io non ci trovo che un puzzo maledetto.

Faust. ― Oh! signor cavaliere, scusi, non l'avevo veduto.

Egisto. ― E sì che non mi pare d'essere molto trasparente!

Faust. ― Beato lei che si gode tranquillamente la sua rendita, senza rompersi il capo e fare il guastamestieri!

Egisto. ― Per questo stia sicuro; ma non ci ho merito, sa! A che mi farei un nome io che son nato con quello immortale di Vespucci? Dei quattrini? Mi contento. Guardi, la Provvidenza, che non fa mai nulla senza il suo perchè, ha fatto sì che, nascendo, io fossi già cavaliere, affinchè non avessi da desiderare proprio nulla!

Anna. ― Pensi che Carlo voleva ad ogni costo ch'egli spendesse nell'officina il capitale che ha disponibile.

Faust. ― Misericordia!

Agnese. ― Scusi: tutta quest'officina non regge un'ipoteca da quaranta a sessantamila lire?

Faust. ― Io non dico nè si, nè no. Sono anch'io un industriale. Ma, se vuole essere sicuro del fatto suo, se vuole prestarlo ad un buon interesse, con ipoteca di privilegio sopra una fattoria di dodici poderi, venga da me e presto.

Egisto. ― L'offerta è rispettabile.

Anna. ― Rispettabilissima... (suono di campana) Carlo viene a pagare i suoi operai; venga in sala, potrete parlare ed intendervi anche subito.

Egisto. ― Veda, il mio capitale lo darei a Carlo; ma io ho paura di questi uomini irrequieti, ho paura di tutto quello che non è pace e tranquillità.

Agnese. ― E ti chiami Egisto!

Egisto. ― Ah! se Egisto mi fosse somigliato, lasciava in pace Agamennone, contento di fargli le fusa torte; o alla peggio, se Oreste non stava quieto, lo faceva pigliare dai [102]reali carabinieri. (Anna, Faustini ed Egisto escono dalla destra)

Agnese. ― Se Faustini ha detto il vero, mia madre m'inganna.

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