ANGELO DE FILIIS LINCEO

AL LETTORE.

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Se in questa gran machina dell'Vniuerso, i Celesti corpi per la propria natura sono trà tutti gli altri nobilissimi; dourà senz'alcun dubbio principalissima ancora, e degna d'Heroici intelletti esser' riputata la contemplatione intorno ad essi; e di non poca gloria degni quelli, che questa ageuolano & arricchiscono, giouando tanto in così ardue, e remote materie l'innata auidità, c'habbiamo tutti di conoscere. Per laquale, se mentre gl'Historici dell'inferior' natura, ch'à nostri piedi soggiace qualche parto di quella non più veduto, siasi Pianta, Animale, ò deforme Zoofito ci palesano, tanto piacere ne prendiamo, e tanto del ritrouamento gli lodiamo; quanto douremo godere essendoci appresentati nuoui lumi nella superior' natura dell'altissimo Cielo, e le faccie de i più nobili scoperte, che per prima velate n'appariuano? Quanto saremo tenuti à lor sagaci, e diligenti ritrouatori, e quante lodi glie ne doueremo rendere? Ecco, dunque, à gl'intelletti, che il vero studiosamente à i nostri tempi ricercano, grande, e Celeste materia; e doue nel Cielo con Herculee colonne chiuso, terminato era il campo à Cercatori; ne da i primi Astronomi in quà, altro di più era stato veduto, che le stelle fisse vicine al Polo australe, e queste mercè delle nuove nauigationi, e qualche accidente nell'altre forse vanamente osseruato; hora, più oltre penetrando, il Signor Galilei, nuoua copia di splendenti corpi, & altri ascosi misterij della natura colasù ci scuopre; e questo segue sotto l'ombra e felici auspicij del Serenissimo D. Cosimo Gran Duca di Toscana, che per propria virtù, e magnificenza, & ad imitazione de i Gran Lorenzi, e Cosimi, & altri Heroi della Regia Famiglia de Medici suoi Aui, veri Mecenati delle nostrali, e peregrine lettere; non cessa mai di fauorir le scienze, e procurare à pubblico utile, ogni maggiore accrescimento e illustramento di quelle. Mostraci dunque il Sig. Galileo, innumerabili squadre di stelle fisse, sparse per tutt'il Firmamento, molte nella Galassia e molte nelle nebulose, che per prima erano offuscate, & indistinte; ritroua la Regia compagnia di Gioue, de quattro pianeti Medicei; scorge la Luna di montuosa, e varia superficie; e tutto questo nel suo Auuiso Astronomico à ciascheduno palesa, e comunica. Ne nasce subito stupore, ognialtra cosa aspettandosi, che simil' nouità nel Cielo. Più oltre seguendo l'impresa, scuopre la nuoua Triforme Venere, emula della Luna; passa al tardo, e lontano Saturno, e da due stelle accompagnato triplice ce lo mostra. auuisa ciò à primi Matematici d'Europa, e il tutto con parole notifica, e per leuar' con l'esperienza stessa l'incredibilità, che sempre le cose inaspettate, e marauigliose suole accompagnare, dimostra à ciascuno in fatti la via da vedere il tutto, e godere à suo modo i sopradetti scoprimenti; ne ciò fà in vn luogo solo, mà in Padoua, in Fiorenza, & poi nell'istessa Roma, doue da Dotti con uniuersal consenso vengono riceuuti, e con sua gran lode nelle più publiche, e famose cattedre spiegati. Oltre ciò, non prima si parte di Roma, ch'egli non pur con parole hauer scoperto il Sole macchiato vi accenna, mà con l'effetto stesso lo dimostra, e ne fà osseruare le macchie in più d'vn luogo, come in particolare nel Giardino Quirinale dell'illustrissimo Sig. Cardinal Bandini, presente esso Sig. Card. con li R. mi Monsig. Corsini, Dini, Abbate Caualcanti, Sig. Giulio Strozzi & altri Signori. E come che si scorga esser à lui solo riseruato non solamente li Celesti scoprimenti insieme col mezo del conseguirgli; mà di più il penetrar' con gl'occhi della mente tutta quella scienza, che d'essi hauer si puote; stauasi con uniuersal desiderio aspettando il parer suo circa di esse macchie, quando finalmente s'intese da Signori Lincei hauer lui di tal materia pienamente scritto in alcune lettere all'Illustrissimo e Dottissimo Sig. Velseri priuatamente inuiate; quali hauute, è visto, che con vna lunga serie d'osseruazioni il compimento dell'impresa secondo il desiderio apportauano; stimarono, che non fusse da permettere in alcun modo, che d'esse, e delle Solari contemplationi, non potesse ciascuno à sua voglia sodisfarsi; mà che douessero perciò di priuate, pubbliche diuenire, insieme con le proposte del Sig. Velseri. Appreso io il comun volere, diedi (conforme à quello, che la mia particolar cura ricerca)ordine, acciò uscissero in luce; giudicando deuano esser gradite da tutti gli Studiosi; da tutti dico, se però qualche importuna passione ad alcuni particolari non le rende discare, quali, ò per pretensioni, ch'hauessero circa il ritrouamento di esse macchie, ò per desiderio, che li giudizij loro, & opinioni intorno alle medesime restassero in piede, ò pure perche tal nouità, e loro consequenze troppo perturbino, molte, e molto grandi conclusioni nella dottrina da loro sin' quì tenuta per saldissima; forse non riceueranno con candidezza di mente ciò che dal sincerissimo affetto del Sig. Galilei, e puro desiderio, e studio della verità è deriuato: mà la sodisfattione di questi (se alcuno ve n'è)non deue talmente esser' riguardata, ne meno da essi, che per loro particolar' interesse, si deuano occultare quegli effetti veri, e sensati, che per aggrandimento delle scienze vere, e reali l'istessa Natura và palesando. à quelli poi, che pretendessero anteriorità nelle osseruazioni di tali macchie, non si nega il poter' loro hauerle osseruate senza auuiso precedente del Signòr Galilei, com'è anco manifesto averlo essi preuenuto nel farle publiche con le Stampe; mà è anco altrettanto, ò più chiaro à moltissimi hauerne il Signor Galilei molto auanti, che scrittura alcuna venisse in luce, data priuata contezza quì in Roma, & in particolare, come di sopra hò detto nel Giardino Quirinale l'Aprile dell'anno 1611, e molti mesi inanzi ad amici suoi priuatamente in Fiorenza, doue, che le prime scritture, che di altri si sieno vedute, che sono quelle del finto Apelle, non hanno più antiche osseruazioni, che dell'Ottobre del medesimo anno 1611. Resti per tanto noto à ciascuno, esser' veramente particolare determinazione, ch'in vn' solo soggetto caschi nella nostra età, non solo il Celeste vso del Telescopio, mà anco gli scoprimenti, & osseruazioni di tante nouità nelle Stelle, e corpi superiori. ne ciò si ascriua, come alcuni pur tentano, per diminuir forse la gloria dell'Autore, à semplice caso, ò fortuna; poiche da loro stessi rimangono questi tali conuinti, e condannati, essendo stati quelli, che per lungo tempo negarono, e si risero de primi scoprimenti del Signor Galilei; mà se, dopò l'esserne stati auuisati, stettero tanto tempo prima che venissero in certezza delle Stelle Medicee, e dell'altre nuoue osseruazioni, come potran'eglino non confessare che, per quanto dipende dalla possibilità loro, le medesime cose sariano perpetuamente rimaste occulte? non deuono dunque chiamarsi accidenti fortuiti, ò casuali, le gratie particolari, che vengono di sopra, se già non volessimo riputar' tali anco l'eccellenza d'ingegno, la saldezza di giudizio, la perspicacità del discorso, l'integrità di mente, la nobiltà dell'animo, & in somma tutte l'altre doti, che per natura, ò per gratia Diuina ci vengono concedute. Hora se il Sig. Galilei per la strana nouità de suoi trouati, è stato per non breue tempo soggetto del morso di molti, come per tante scritture oppostegli, ripiene la maggior parte più di affetto alterato, che di fondata dottrina, e salde ragioni, si scorge; non deuono, mentre di giorno in giorno si và maggiormente scoprendo, non hauerci egli proposta cosa, che vera non sia, contendersegli quelle lodi, che giusto, & honorato prezzo sogliono, e deuono essere di si utili, & honeste fatiche. E tu discreto Lettore, so ben che godendoti (sua mercè)il discoperto Cielo, di nuoui giri, e splendori arricchito; e contemplandoci à tua voglia l'istesso Sole non men, che gl'altri chiari oggetti, glie ne sarai gratissimo, e massime se attentamente andrai considerando con qual maniera, e fermezza di ragioni (nelle quali il caso parte alcuna hauer non puote)venga il tutto trattato, e stabilito. e se in private lettere, che, ben che scritte à Persone di eminente dottrina, pur' si scriuono in vna corsa di penna, troui tal saldezza di dimostrazioni, tanto più deui sperare di veder l'istesse materie, e molte altre appresso ne particolari Trattati del medesimo Autore più perfettamente spiegate. Hora per tuo diletto, & utile si fanno à te publiche queste lettere. Gl'inuidi, e detrattori s'astenghino pur' da tal lettura, non sendo scritte per loro; anzi, essendo dall'Autore inuiate priuatamente à vn solo, dotato di molta intelligenza, e di mente sincera; non deuo io con suo pregiudizio inviarle à persone contrariamente qualificate; non però s'aspetta talmente il tuo favore, & applauso, che si ricusino le tue censure, e contradizioni in quelle cose, che dubbie, e non ben confermate ti apparissero: anzi ti rendo certo, che al Sig. Galilei non meno le correzzioni, che le lodi, non meno le contradizzioni, che gl'assensi, saranno sempre care: anzi tanto più quelle, che questi, quanto, quelle nuoua scienza possono arrecargli, e questi la già guadagnata solamente confermargli. Viui felice.

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