PRIMA LETTERA

Del Sig. Marco Velseri al Sig. Galileo Galilei

delle nouità solari.

MOLTO ILL.RE ET ECCELL.MO SIG.

Virtus, recludens immeritis mori

Cœlum, negata tentat ire via.

GIA gli umani intelletti da douero fanno forza al Cielo, e i più gagliardi se'l vanno acquistando. V. S. è stato il primo alla scalata, e ne hà riportato la corona Murale. Hora le vanno dietro altri, con tanto maggior coraggio, quanto più conoscono che sarebbe viltà espressa non secondar sì felice, & onorata impresa, poiche lei hà rotto il ghiaccio vna volta. Veda à ciò che si è arrischiato questo mio amico; & se à lei non riuscirà cosa totalmente nuoua, come credo, spero però che le sarà di gusto, vedendo che ancora da questa banda de' monti non manca chi vada dietro alle sue pedate. La mi faccia gratia, in proposito di queste macchie solari, di dirmene liberamente il suo parere, se la giudica tali materie stelle, ò altro, doue crede siano situate, e qual sia il lor moto. Bacio à V. S. le mani con annuntio di felice capo di Anno, e la prego che, vscendo le sue osseruazioni noue, non lasci di farmene parte. Di Augusta, à 6. di Gennaio 1612.

Intende d'Apelle le cui prime lettere con questa le manda

Di V. S. molto Illustre, & Eccellentiss.

Seruitore affezzionatissimo

Marco Velseri.

PRIMA LETTERA

Del sig. Galileo Galilei al Sig. Marco Velseri circa le macchie solari, in risposta della precedente.

ILLUSTRISS.MO SIG. E PADRON COL.MO,

Alla cortese lettera di V. S. Illustrissima, scrittami tre mesi fà rendo tarda risposta, essendo stato quasi necessitato à vsare tanto silenzio da varij accidenti; & in particolare da vna longa indisposizione, ò per meglio dire da lunghe, e molte indisposizioni, le quali vietandomi tutti gl'altri esercizij, & occupazioni mi toglieuano principalmente di potere scriuere, sicome anco in gran parte me lo leuano al presente, pure non tanto rigidamente, che io non possa almeno rispondere ad alcuna delle lettere de gl'Amici, e Padroni, delle quali mi ritrouo non picciol numero, che tutte aspettano risposta. Hò anco taciuto sù la speranza di potere dar qualche satisfazione alla domanda di V. S. intorno alle macchie solari, sopra il quale argomento ella mi ha mandato quei breui discorsi del finto Apelle; ma la difficoltà della materia è 'l non hauere io potuto far molte osseruazioni continuate, mi hanno tenuto, e tengono ancora sospeso, & irresoluto, & à me conuiene andare tanto più cauto e circonspetto nel pronunziare nouità alcuna, che à molti altri, quanto che le cose osseruate di nuouo, e lontane da i communi, e popolari pareri, le quali come ben sà V. S. sono state tumultuosamente negate, & impugnate, mi mettono in necessità di douere ascondere, e tacere qual si voglia nuouo concetto, sin che io non ne habbia dimostrazione più che certa, e palpabile, perche da gl'inimici delle nouità, il numero de i quali è infinito, ogni errore, ancorche veniale, mi sarebbe ascritto a fallo capitalissimo, già che è inualso l'vso che meglio sia errar con l'vniuersale, che esser singolare nel rettamente discorrere; aggiugnesi che io mi contento più presto di esser l'vltimo à produrre qualche concetto vero, che preuenir gli altri, per douer poi disdirmi nelle cose con maggior fretta, e con minor considerazione profferite. Questi rispetti mi hanno reso lento in risponder alle domande di V. S. Illustrissima; e tuttauia mi fanno timido in produrre altro che qualche proposizion negatiua, parendomi di saper più tosto quello, che le macchie solari non sono, che quello, che elleno veramente siano, & essendomi molto più difficile il trouar il vero, che 'l conuincere il falso. Mà per satisfare almeno in parte al desiderio di V. S., anderò considerando quelle cose, che mi paiono degne di esser auuertite nelle tre lettere del finto Apelle, già che ella così comanda, & che in quelle si contiene ciò che sin qui è stato immaginato per definire circa l'essenza, il luogo, & il mouimento di esse macchie.
E prima, che esse siano cose reali, e non semplici apparenze, ò illusioni dell'occhio, ò de i cristalli: non hà dubbio alcuno, come ben dimostra l'amico di V. S. nella prima lettera; & io le ho osseruate da 18. mesi in quà, hauendole fatte vedere à diuersi miei intrinseci, e pur l'anno passato, appunto in questi tempi, le feci osseruare in Roma à molti Prelati & altri Signori. E vero ancora che non restano fisse nel corpo solare, ma appariscono muouersi in relazion di esso, & anco di mouimenti regolari, come il medesimo autore hà notato nella medesima lettera: è ben vero che à me pare, che il moto sia verso le parti contrarie à quelle che l'Apelle asserisce, cioè da Occidente verso Oriente, declinando da Mezzogiorno in Settentrione, e non da Oriente verso Occidente e da Borea verso Mezzogiorno; il che anco nell'osseruazioni descritte da lui medemo, le quali in questo confrontano con le mie, e con quante io ne hò vedute di altri, assai chiaramente si scorge: doue si veggon le macchie osseruate nel tramontar del Sole mutarsi di sera in sera, descendendo dalle parti superiori del Sole verso le inferiori; e quelle della mattina ascendendo dalle inferiori verso le superiori; scoprendosi nel primo apparire nelle parti più australi del corpo solare, & occultandosi, e separandosi da quello nelle parti più Boreali, descriuendo in somma nella faccia del Sole linee per quel verso appunto che fariano Venere, ò Mercurio, quando nel passar sotto 'l Sole s'interponessero trà quello e l'occhio nostro; il mouimento dunque delle macchie rispetto al Sole appar simile à quello di Venere, e di Mercurio, e de gl'altri pianeti ancora intorno al medesimo Sole, il qual moto è da Ponente, à Leuante, e per l'obliquità dell'Orizonte ci sembra declinare da Mezzogiorno in Settentrione. Se Apelle non supponesse, che le macchie girassero intorno al Sole, mà che solamente gli passassero sotto, è vero che il moto loro doueria chiamarsi da levante à ponente; mà supponendo, che quelle gli descriuino intorno cerchij, & che hora gli siano superiori, hora inferiori, tali reuoluzioni deuono chiamarsi fatte da Occidente verso Oriente, perche per tal verso si muouono quando sono nella parte superiore de i loro cerchi. stabilito che hà l'autore, che le macchie vedute non sono illusioni dell'occhiale, ò diffetti dell'occhio, cerca di determinare in vniuersale qualche cosa circa il luogo loro, mostrando, che non sono ne in aria, ne nel corpo solare. Quanto al primo, la mancanza di parallasse notabile mostra di concluder necessariamente, le macchie non esser nell'aria, cioè vicine alla Terra dentro à quello spazio che communemente si assegna all'elemento dell'Aria. Mà che le non possin' esser nel corpo solare non mi par con intera necessità dimostrato, perche il dire, come egli mette nella prima ragione non esser credibile che nel corpo solare siano macchie oscure, essendo egli lucidissimo non conclude, perche in tanto douiamo noi dargli titolo di purissimo, e lucidissimo in quanto non sono in lui state vedute tenebre, ò impurità alcuna; ma quando ci si mostrasse in parte impuro, e macchiato, perche non doueremo noi chiamarlo e macolato, e non puro? i nomi e gl'attributi si deuono accomodare all'essenza delle cose, e non l'essenza à i nomi; perche prima furon le cose, e poi i nomi. La seconda ragione concluderebbe necessariamente, quando tali macchie fussero permanenti, & immutabili; mà di questa parlerò più di sotto. Quello che vien da Apelle in questo luogo detto, cioè, che le macchie apparenti nel Sole siano molto più negre di quelle che mai si siano vedute nella Luna, credo che assolutamente sia falso; anzi stimo, che le macchie vedute nel Sole siano non solamente meno oscure delle macchie tenebrose, che nella Luna si scorgono, mà che le siano non meno lucide delle più luminose parti della Luna, quand'anche il Sole più direttamente l'illustra; & la ragione, che à ciò creder m'induce, è tale. Venere nel suo esorto vespertino, ancorche ella sia di così gran splendor ripiena, non si scorge se non poiche è per molti gradi lontana dal Sole, e massime se amendue saranno eleuati dall'Oriente; e ciò auuiene per esser le parti dell'etere, circonfuse intorno al Sole, non meno risplendenti dell'istessa Venere, dal che si può arguire, che se noi potessimo por la Luna accanto al Sole splendida dell'istessa luce, che ella hà nel plenilunio, ella veramente resterebbe inuisibile come quella, che verria collocata in vn campo non meno splendente e chiaro della sua propria faccia. Hora pongasi mente, quando col Telescopio, cioè con l'occhiale, rimiriamo il lucidissimo disco solare, quanto, e quanto egli ci appar più splendido del campo, che lo circonda; & in oltre paragoniamo la negrezza delle macchie solari, sì con la luce dell'istesso Sole, come con l'oscurità dell'ambiente contiguo, e trouaremo, per l'vno, e per l'altro paragone non esser le macchie del Sole più oscure del campo circonfuso; se dunque l'oscurità delle macchie solari non è maggior di quella del campo, che circonda il medesimo Sole; e se di più lo splendor della Luna resterebbe impercettibile nella chiarezza del medesimo ambiente, adunque per necessaria consequenza si conclude, le macchie solari non esser punto men chiare delle parti più splendide della Luna, benche situate nel fulgidissimo campo del disco solare, ci si mostrino tenebrose, e nere, e se esse non cedono di chiarezza alle più luminose parti della Luna, quali saranno elleno in comparazione delle più oscure macchie di essa Luna? e massime se noi volessimo intender delle macchie tenebrose cagionate dalle proiezzioni dell'ombre delle montuosità lunari, le quali in comparazione delle parti illuminate non sono manco nere che l'inchiostro rispetto à questa carta. E questo voglio che sia detto non tanto per contradire ad Apelle, quanto per mostrare, come non è necessario por' la materia di esse macchie molto opaca e densa, quale si deue ragionevolmente stimare che sia quella della Luna e de gl'altri pianeti; ma vna densità, & opacità simile à quella di vna nugola è bastante nell'interporsi tra 'l Sole, e noi à far vna tale oscurità e negrezza. Quanto poi à quello che l'Apelle in questo luogo accenna, e che più diffusamente tratta nella seconda epistola, cioè di poter con quella strada venir in certezza se Venere, e Mercurio faccino le loro reuoluzioni sotto, ò pur intorno al Sole, io mi sono alquanto marauigliato che non gli sia peruenuto all'orecchie, ò se pur gli è peruenuto, che ei non habbia fatto capitale del mezzo esquisitissimo sensato, e che frequentemente potrà vsarsi, scoperto da me quasi due anni sono, e communicato à tanti che hormai è fatto notorio, e questo è che Venere và mutando le figure nell'istesso modo che la Luna; & in questi tempi potrà Apelle osseruarla col Telescopio, e la vedrà di figura perfetta circolare e molto piccola, se bene assai minore si vedeua nel suo esorto vespertino; potrà poi seguitare di osseruarla, & la vedrà intorno alla sua massima digressione in figura di mezzo cerchio; dalla qual figura ella passerà alla forma falcata, assottigliandosi pian piano secondo che ella si anderà auuicinando al Sole; intorno alla cui congiunzione si vedrà così sottile come la Luna di due, ò tre giorni, e la grandezza del suo visibil cerchio sarà in guisa accresciuta, che ben si conoscerà l'apparente suo diametro nell'esorto Vespertino esser meno che la sesta parte di quello, che si mostrerà nell'occultatione mattutina, ò esorto vespertino, & in consequenza il suo disco apparir quasi 40. volte maggiore in questa positura, che in quella, le quali cose non lascieranno luogo ad alcuno di dubitare qual sia la reuoluzione di Venere mà con assoluta necessità conchiuderanno conforme alle posizioni de i Pitagorici e del Copernico, il suo reuolgimento esser intorno al Sole; intorno al quale, come centro delle lor reuoluzioni si raggirano tutti gl'altri pianeti. Non occorre dunque aspettar congiunzioni corporali per accertarsi di così manifesta conclusione, ne produr ragioni sogette à qualche risposta, benche debole per guadagnarsi l'assenso di quelli, la cui Filosofia viene stranamente perturbata da questa nuoua constituzion dell'vniuerso, perche loro, quand'altro non gli stringesse, diranno che Venere ò risplenda per se stessa, ò sia di sustanza penetrabile da i raggi solari, si che ella venga illustrata non solamente secondo la superficie, mà secondo tutta la profondità ancora; e tanto più animosamente potranno farsi scudo di questa risposta, quanto non sono mancati Filosofi, e Matematici che hanno creduto così, e questo sia detto con pace d'Apelle, che scriue altramente, & al Copernico medesimo conuien ammettere come possibile, anzi pur come necessaria, vna delle dette posizioni, non hauendo egli potuto render ragione in qual guisa Venere, quando è sotto 'l Sole non si mostri cornicolata; e veramente altro non poteua dirsi auanti che il Telescopio venisse à farci vedere, come ella è veramente per sè stessa tenebrosa come la Luna, e che come quella và mutando figure. Mà io oltre à ciò, posso muouer gran dubbio nell'inquisizione d'Apelle, mentre egli nella congiunzione presa da lui cerca di veder Venere nel disco del Sole, supponendo che veder vi si dourebbe in guisa d'vna macchia assai maggiore d'alcuna delle vedute, essendo il suo visibil diametro minuti tre, & in consequenza la sua superficie più di vna delle centotrenta parti di quella del Sole, mà ciò con sua pace, non è vero, & il visibil diametro di Venere non era all'hora ne anco la sesta parte di vn minuto, & la sua superficie era minore di vna delle quaranta mila parti della superficie del Sole, sicome io sò per sensata esperienza, & à suo tempo farò manifesto ad ogn'vno; vegga dunque V. S. gran campo, che si lascerebbe à coloro, che volessero pur con Tolomeo ritener Venere sotto il Sole, quali potrebbon dire che in vano si cercasse di veder vn si picciol neo nell'immensa, e lucidissima faccia di quello. E finalmente aggiongo, che tale esperienza non conuincerà necessariamente quelli che negassero la reuoluzione di Venere intorno al Sole, perche potrebbon sempre ritirarsi à dire, che lei fosse superior al Sole, fortificandosi appresso con l'autorità di Aristotele, che tale la stimo, non basta dunque che Apelle mostri, che Venere nelle corporali congiunzioni mattutine non passa sotto 'l Sole, se egli non mostrasse ancora, come nelle congiunzioni vespertine ella gli passasse sotto, mà tali congiunzioni vespertine, che siano però corporali si fanno rarissime volte, & à noi non succederà il poterne vedere. adunque l'argomento d'Apelle è manchevole per concluder il suo intento. Vengo hora alla terza lettera, nella quale Apelle più risolutamente determina del luogo, del mouimento, e della sustanza di queste macchie, concludendo che siano stelle, le quali poco lontane dal corpo solare, intorno se gli vadino volgendo alla guisa di Mercurio e di Venere.

Le macchie sono reali

Movimento delle macchie

Le macchie sono non men lucide che le luminose parti della Luna.

Materia delle macchie non molto densa

Venere Cornuta, osseruata dall'Autore, è di differenti grandezze

Venere picciolissima rispetto al Sole.

Per determinar del luogo comincia à dimostrar quelle non esser nell'istesso corpo del Sole, il quale col riuolgersi in se stesso ce le rappresenti mobili; perche passando il veduto emisfero in giorni quindeci doueriano ogni mese ritornar l'istesse, il che non succede.
L'argomento sarebbe concludente tuttauolta che prima constasse, che tali macchie fussero permanenti, cioè che non si producessero di nuouo, & anco si cancellassero, e suanissero; mà chi dirà che altre si fanno, & altre si disfanno, potrà anco sostenere che il Sole riuolgendosi in se stesso le porti seco senza necessità di rimostrarci mai le medeme, ò nel medemo ordine disposte, ò delle medesime forme figurate. Hora il prouar che elle sian permanenti, l'hò per cosa difficile, anzi impossibile, & à cui il senso repugni, & il medesimo Apelle ne hauerà vedute alcune mostrarsi nel primo apparir lontane dalla circonferenza del Sole, & altre suanire, e perdersi prima che finischino di trauersare il Sole, perche io ancora di tali ne hò osseruate molte. Non però affermo, ò nego, che le siano nel Sole, mà solamente dico non esser à sufficienza stato dimostrato che le non vi sijno. Nel resto poiche l'autore soggiugne per dimostrare, che le non sono in aria, ò in alcun de gl'orbi inferiori al Sole mi par di scorgerui qualche confusione, & in vn certo modo incostanza, repigliand'ei, pur come vero, l'antico e comune Sistema di Tolomeo, della cui falsità ei medesimo poco auanti hà mostrato di essersi accorto, mentre che hà concluso, che Venere non hà altramente la sua sfera inferiore al Sole, mà che intorno à quello si raggira, essendo hora di sopra, & hora di sotto, & affermato l'istesso di Mercurio, le cui digressioni, essendo assai minori di quelle di Venere, necessitano à porlo più propinquo al Sole; tuttauia in questo luogo quasi rifiutando quella, che egli hà poco fà creduta, & che in effetto è verissima constitutione, introduce la falsa, facendo alla Luna succeder Mercurio, & à lui Venere. Volsi scusar questo poco di contradizione con dir che egli non hauesse fatto stima di nominar dopo la Luna, prima Mercurio, che Venere, ò questa, che quello, come che poco importasse il registrargli preposteramente in parole, purche in fatto si ritenessero nella vera disposizione: mà il vedergli poi prouar per via della Parallasse, che le macchie solari non sono nella sfera di Mercurio, e soggiugner che tal mezzo non sarebbe per auentura efficace in Venere per la piccolezza della Parallasse simile à quella del sole; rende nulla la mia scusa, perche Venere hauerà delle Parallassi maggiori assai che quelle di Mercurio, e del Sole. Parmi per tanto di scorgere che Apelle, come d'ingegno libero, e non seruile, & capacissimo delle vere dottrine, cominci mosso dalla forza di tante nouità à dar orecchio, & assenso alla vera, e buona filosofia; e massime in questa parte, che concerne alla constituzione dell'vniuerso, mà che non possa ancora staccarsi totalmente dalle già impresse fantasie, alle quali torna pur talhora l'intelletto habituato dal lungo vso à prestar l'assenso, il che si scorge altresì pur in questo medesimo luogo mentre egli cerca di dimostrare, che le macchie non sono in alcun de gl'orbi della Luna, di Venere, ò di Mercurio, doue ei và ritenendo come veri e reali, & realmente trà loro distinti, e mobili quelli Eccentrici totalmente, ò in parte quei Deferenti, Equanti, Epicicli &c. posti da i puri Astronomi per facilitar' i lor' calcoli, ma non già da ritenersi per tali da gl'Astronomi filosofi, li quali oltre alla cura del saluar' in qualunque modo l'apparenze cercano d'inuestigare, come problema massimo, & ammirando, la vera constituzione dell'vniuerso, poiche tal costituzione è, & è in vn modo solo, vero, reale, & impossibile ad esser' altramente, & per la sua grandezza, & nobiltà degno d'esser anteposto ad ogn'altra scibil questione da gl'ingegni specolatiui. Io non nego già i mouimenti circolari intorno alla Terra, e sopra altro centro che quello di lei, ne tanpoco gli altri moti circolari separati totalmente dalla Terra, cioè che non la circondano e riserrano dentro i cerchi loro; perche Marte, Gioue, e Saturno, con i loro appressamenti, e discostamenti, mi accertano di quelli, e Venere, e Mercurio, e più i quattro pianeti Medicei mi fanno toccar con mano questi, e per consequenza son sicurissimo che ci sono moti circolari, che descriuono cerchi eccentrici, & Epicicli: ma che per descriuerli tali, la natura si serva realmente di quella faragine di sfere, & orbi figurati da gl'Astronomi, ciò reputo io così poco necessario à credersi, quanto accomodato all'ageuolezza de' computi Astronomici; & sono d'vn parer medio trà quegli Astronomi, li quali ammettono non solo i mouimenti eccentrici delle stelle, mà gli orbi, e le sfere ancora eccentriche, le quali le conduchino; & quei filosofi, che parimente negano, e gli orbi, e i mouimenti ancora intorno ad altro centro, che quello della Terra. Però, mentre si tratta d'inuestigar il luogo delle macchie solari, haurei desiderato, che Apelle non l'hauesse scacciate da vn luogo reale, che si troua trà gl'immensi spazij, ne i quali si raggirano i piccioli corpicelli della Luna, di Venere, e di Mercurio; scacciate dico, in virtù d'vna immaginaria supposizione, che tali spazij sieno interamente occupati da Orbi Eccentrici, Epicicli, e Deferenti disposti, anzi necessitati à portar con loro ogn'altro corpo, che in essi venissi situato, si ch'ei non potesse per se stesso vagare verso niun'altra banda, se non doue con troppo dura catena il Ciel ambiente gli rapisse; e tanto meno vorrei questo, quanto io veggo il medesimo Apelle a canto, a canto conceder questo stesso che prima hauea negato. Hauea detto, che le macchie non possono essere in alcuna de gli orbi della Luna, di Venere, ò di Mercurio, perche se in quelli fossero, seguitarebbono il mouimento loro. Suppone dunque, che elleno mouimento alcuno proprio hauer non vi potessero: concludendo poi, che le siano nell'orbe del Sole, ammette, che le vi si muouino con reuoluzioni proprie, si che le siano potenti à vagar per la solare sfera: mà se mi sarà conceduto, che le possino muouersi per il cielo del Sole, non douerà essermi negato, che le possino similmente discorrer per quel di Venere; e se mi vien conceduto il muouersi vn poco, & il non vbbidire interamente al rapimento della sfera continente, io non hauerò per inconueniente il muouersi molto, e 'l non vbbidir punto.

Macchie non permanenti

Moti circolari che descriuono Eccentrici ed Epicicli.

Natura non si serve delli orbi.

Io non voglio passar vn'altro poco di scrupolo, che mi nasce sopra questo medesimo luogo nel chiuder che fà Apelle la sua vltima illazione, doue par ch'ei determini, che le macchie siano finalmente nel ciel del Sole; & è ben necessario il poruele; poiche, per suo parere le si raggirano intorno ad esso, & in cerchi molto angusti. Soggiugne poi, quelle non poter essere nell'Eccentrico del Sole, ne negli Eccentrici secundum quid, ne in altro orbe, se altro ve ne fosse. Hor qui non posso intendere in qual modo le possino essere nel cielo del Sole, & intorno al corpo solare raggirarsi senza esser in alcun de gli orbi de' quali la sfera del Sole vien composta.
Li tre Argomenti, che Apelle pone appresso per necessariamente conuincenti, le macchie muouersi circolarmente intorno al Sole, par che habbino ben' assai del probabile, non però mancano di qualche ragione di dubitare. Quanto al primo, lo scemar la larghezza delle macchie vicino al lembo del Sole darebbe segno, che le fussero stelle, che girandosi in cerchi poco più ampli del corpo solare cominciassero à mostrar la parte illustrata alla guisa della Luna, ò di Venere, onde la parte tenebrosa venisse à diminuirsi, se non che ad alcuni, che diligentemente hanno osseruato, pare che la diminuzione delle tenebre si faccia al contrario di quello, che bisognarebbe, cioè non nella parte che risguarda verso il centro del Sole, mà nell'auuersa; & à me non appare altro, se non che le si assottiglino. Quanto al secondo, il diuidersi quella, che vicino alla circonferenza pareua vna macchia sola, in molte, hà questa difficoltà, che anco nelle parti di mezzo si scorgono grandissime mutazioni d'accrescimento, di diminuzione, d'accoppiamento, e di separazione trà esse macchie; & io porrò appresso alcune mutazioni osseruate da me. La differenza poi che si scorge trà la velocità del moto loro circa le parti medie, & la tardità nell'estreme presa per il terzo argomento, essendo come pare, molto notabile, parrebbe, che arguisse più presto quelle douer esser nell'istesso corpo solare, e muouersi al mouimento di quello in se stesso, che il raggirarsegli intorno in altri cerchi, perche simil differenza di velocità resterebbe quasi impercettibile al semplice senso, ogni volta che tali cerchi per qualche notabile spazio, benche non molto grande, si allargassero dalla superficie del Sole, come nella medesima figura posta da Apelle si comprende. E qui par che nasca in lui vn poco di contradizzione à se stesso, perche in questo luogo è necessario porre i cerchi delle conuersioni delle macchie vicinissimi al globo solare, altramente l'accrescimento della velocità del moto, e la separazione & allontanamento delle macchie verso il mezzo del disco, le quali presso alla circonferenza mostrauano di toccarsi, restarebbono nulle: all'incontro dall'argomento, col quale ei poco di sopra prouò le macchie non esser contigue al Sole, bisogna che necessariamente ei concludesse, i detti cerchi esser dal medesimo assai lontani, poiche solamente la quinta parte al più della lor circonferenza poteua restar interposta tra 'l disco solare, e l'occhio nostro, già che, trauersando le macchie l'Emisfero veduto in 15. giorni, non erano ancora ritornate à comparire in due mesi: bisogna dunque diligentemente osseruare con qual proporzione vada crescendo, e poi diminuendo la detta velocità dal primo apparir di qualche macchia all'vltimo ascondersi; perche da tal proporzione si potrà poi arguire, se il mouimento suo è fatto nella superficie stessa del corpo solare, ò pure in qualche cerchio da quella separato, posto però, che tal mutazione di macchie dependa da semplice mouimento circolare.

Le macchie vicino al lembo del Sole si assottigliano

Restaci da considerar questo, che Apelle determina circa l'essenza, e sustanza di esse macchie, ch'è in somma, che le non siano nè nugole, nè comete, mà stelle, che vadino raggirandosi intorno al Sole. Circa à cotal determinazione, io confesso à V. S. non hauer sin'hora tanto di resoluto appresso di me, ch'io m'assicuri di stabilire, & affermare conclusione alcuna, come certa: essendo molto ben sicuro, la sustanza delle macchie poter essere nelle cose incognite, & inopinabili à noi, & gli accidenti, che in esse scorgiamo, cioè la figura, l'opacità, & il mouimento per esser communissimi, ò niuna, ò poco, & molto general cognizione ci possono somministrare. Onde io non crederei, che di biasimo alcuno fosse degno quel filosofo, il qual confessasse di non sapere, e di non poter sapere, qual sia la materia delle macchie solari.

Sustanza delle macchie può essere à noi incognita, & inopinabile.

Mà se noi vorremo, con vna certa Analogia alle materie nostre familiari, e conosciute proferir qualche cosa di quello che le sembrino di poter essere, io sarei veramente di parere in tutto contrario all'Apelle; perche ad esse non mi par che si adatti condizione alcuna dell'essenziali che competono alle stelle, & all'incontro non trouo in quelle condizione alcuna, che di simili non si vegghino nelle nostre nugole, il che trouaremo discorrendo in tal guisa.

Similitudine delle macchie solari e nostre nugole.

Le macchie solari si producono, e si dissoluono in termini più e men breui, si condensano alcune di loro e si distraggono grandemente da vn giorno all'altro; si mutano di figure, delle quali le più sono irregolarissime, e doue più, e doue meno oscure; & essendo ò nel corpo solare, ò molto à quello vicine, è necessario che siano moli vastissime, sono potenti per la loro difforme opacità, ad impedir più, e meno l'illuminazion del Sole; e se ne producono talhora molte, tal volta poche, & anco nessuna.
Hora moli vastissime, & immense, che in tempi breui si produchino e si dissoluino, e che talora durino più lungo tempo, e tal'hora meno, che si distragghino, e si condensino, che facilmente vadino mutandosi di figura, che siano in queste parti più dense, & opache, & in quelle meno, altre non si trouano appresso di noi fuori che le nugole; anzi, che tutte l'altre materie sono lontanissime dalla somma di tali condizioni; e non è dubbio alcuno, che se la terra fosse per se stessa lucida, & che di fuori non li sopraggiugnesse l'illuminazione del Sole, à chi potesse da grandissima lontananza risguardarla, ella veramente farebbe simili apparenze: perche secondo che hor questa, & hor quella prouincia fosse dalle nugole ingombrata, si mostrarebbe sparsa di macchie oscure, dalle quali, secondo la maggior, ò minor densità delle lor parti verrebbe più, ò meno impedito lo splendor terrestre: onde esse doue più, e doue meno oscure apparirebbono: vedrebbonsene hora molte, hor poche, hor allargarsi, hora ristringersi; e se la Terra in se stessa si riuolgesse, quelle ancora il suo moto seguirebbono; e per esser di non molta profondità rispetto all'ampiezza, secondo la quale comunemente elle si distendono; quelle, che nel mezzo dell'Emisfero veduto apparirebbono molto larghe, venendo verso l'estremità parrebbono ristringersi, & in somma accidente alcuno non credo che si scorgesse, che simile non si vegga nelle macchie solari; ma perche la Terra è oscura, e l'illuminazione viene dal lume esterno del Sole, se hora potesse da lontanissimo luogo esser veduta, non si vedrebbe assolutamente in lei negrezza, ò macchia alcuna cagionata dallo spargimento delle nugole, perche queste ancora riceuerebbono, & refletterebbono il lume del Sole. Della mutazion poi di figura, della irregolarità e della dispari densità, prendane V. S. questi dua essempli.

La macchia A. che il di 5. d'aprile passato, nel tramontar del Sole, si vedeua tenuissima, e poco oscura, il giorno seguente si vidde, pur nel tramontar del Sole, come la macchia B. cresciuta in scurità, e mutata di figura, & il giorno settimo fu simile alla figura C. e la positura loro fù sempre lontana dalla circonferenza del Sole.

Il giorno 26. dell'istesso mese, nel tramontar del Sole, cominciò ad apparir nella parte suprema della sua circonferenza vna macchia simile alla D. la quale il giorno 28. era come la E. il 29. come la F. il 30. come la G. il primo di Maggio come la H. il 3. come la L: e furon le mutazioni delle macchie F. G. H. L. fatte assai lontane dalla circonferenza del Sole; siche l'esser diuersamente vedute (ilche appresso alla circonferenza, mediante lo sfuggimento della superficie globosa, fà gran diuersità) non poteua caggionar tanta mutazione d'aspetto. Da queste osseruationi, e da altre fatte, e da quelle, che potranno di giorno in giorno farsi manifestamente si raccoglie niuna materia esser trà le nostre, che imiti più gli accidenti di tali macchie, che le nugole, e le ragioni che Apelle adduce per mostrar, che le non possin esser tali, mi paiono di pochissima efficacia, perche al dir egli. Chi porrebbe mai nubi intorno al Sole?, risponderei; quello che vedesse tali macchie, e che volesse dir qualche verisimile della loro essenza, perche non trouerà cosa alcuna, che più lo rassomigli. All'interrogazione, ch'ei fà quant'esse fussero grandi? direi, quali noi le veggiamo essere in comparazione del Sole; grandi quanto quelle, che taluolta occupano vna gran prouincia della terra, e se tanto non bastasse, direi, due, tre, quattro, e dieci volte tanto. Et finalmente, al terzo impossibile, ch'ei produce, come esse potessero far tant'ombra? risponderei la lor negrezza esser minore di quella, che ci rappresentarebbono le nostre nugole più dense, quando tra l'occhio nostro, & il Sole fossero interposte; ilche si potrà osseruare benissimo, quando tal volta vna delle più oscure nugole ricuopre vna parte del Sole, e che nella parte scoperta vi sia alcuna delle macchie, perche si scorgerà tra la negrezza di questa, e di quella differenza non picciola, ancorche l'estremità della nugola, che trauersa il Sole, non possa esser di gran profondità; perloche possiamo arguire, che vna crassissima nugola potrebbe far vna nigrezza molto maggiore di quella delle più scure macchie: ma quando pur ciò non fosse, chi ci vietarebbe il credere, e dire alcuna delle nubi solari esser più densa, & profonda delle terrene?

Osseruazioni delle mutationi di densità e figura delle macchie, e sua irregolarità.
Io non per questo affermo, tali macchie esser nugole della medesima sustanza delle nostre constituite da vapori aquei solleuati dalla terra, & attratti dal Sole; ma solo dico, che noi non hauiamo cognizione di cosa alcuna, che più le rassomigli, siano poi ò vapori, ò esalationi, ò nugole, ò fumi prodotti dal corpo solare, ò da quello attratti da altre bande, questo à me è incerto, potendo esser mille altre cose impercettibili da noi.
Dalle cose dette si può raccorre, come à queste macchie mal conuenga il nome di stelle, poiche le stelle ò siano fisse, ò siano erranti, mostrano di mantener sempre la loro figura, e questa essere sferica; non si vede, che altre si dissoluano, & altre di nuouo si produchino, mà sempre si conseruano le medesime & hanno i mouimenti loro periodici, li quali dopò alcun determinato tempo ritornano; mà queste macchie non si vede che ritornino le medesime, anzi all'incontro alcune si veggono dissoluere in faccia del Sole, e credo, che in vano si aspetti il ritorno di quelle, che par che possino riuolgersi intorno al Sole in cerchi molto angusti, mancano dunque delle principali conditioni, che competeno à quei corpi naturali à i quali noi habbiamo attribuito il nome di Stelle: che poi le si deueno chiamare stelle, perche son Corpi opachi, e più densi della sostanza del Cielo, e però che resistino al sole, e da quello grandemente venghino illustrate in quella parte ch'è percossa da i raggi, e dall'opposta produchino ombra molto profonda, queste son condizioni, che competono ad ogni sasso, al legno, alle nugole più dense, & in somma à tutti i corpi opachi, & vna palla di marmo resiste per la sua opacità al lume del sole, da quello viene illustrata, come la Luna, ò Venere, e dalla parte opposta produce ombra, talche per questi rispetti potrebbe nominarsi vna stella; mà perche gli mancano l'altre condizioni più essenziali, delle quali sono altresì spogliate le macchie solari, però parche il nome di stella non deua esserli attribuito. Io non vorrei già, che Apelle annumerasse in questa schiera, come egli fà i compagni di Gioue, Credo che voglia intender de' quattro pianeti Medicei, perche loro si mostrano costantissimi come ogn'altra stella sempre lucidi, eccettoche quando incorrono nell'ombra di Gioue, perche all'hora s'eclissano, come la luna in quella della terra hanno i lor periodi ordinatissimi, e trà di loro differenti, e già da me precisamente ritrouati; ne si muouono in vn cerchio solo come Apelle mostra, ò d'hauer creduto, ò almeno pensato, che altri habbino creduto, mà hanno i lor cerchi distinti, e di grandezze diuerse intorno à Gioue, come lor centro, le quali grandezze hò parimente ritrouate; come anco mi son note le cause del quando, e perche hor l'vno, hor l'altro di loro declina ò verso Borea, ò verso Austro in relazione à Gioue: e forse potrei hauer le risposte all'obiezzioni, che Appelle accenna cadere in questa materia, quando ei l'hauesse specificate. Ma che tali pianeti siano più de i quattro sin quì osseruati, come Apelle dice di tener per certo forse potrebbe esser vero; e l'affermatiua cosi resoluta di persona per quel ch'io stimo molto intendente, mi fà creder ch'ei ne possa hauer qualche gran coniettura, della quale io veramente manco; e però non ardirei d'affermare cosa alcuna, perche dubitarei di non m'hauer poi col tempo à disdire. E per questo medesimo rispetto non mi risoluerei à porre intorno à Saturno altro che quello, che già osseruai, e scopersi, cioè due piccole stelle, che lo toccano, vna verso Leuante, e l'altra verso Ponente, nelle quali non s'è mai per ancora veduta mutazione alcuna, nè resolutamente è per vedersi per l'auuenire, se non forse qualche strauagantissimo accidente, lontano non pur da gli altri mouimenti cogniti a noi, mà da ogni nostra immaginazione. Ma quella che pone Apelle del mostrarsi Saturno hora oblongo, & hor' accompagnato con due stelle à i fianchi, creda pur V. S. ch'è stata imperfezzione dello strumento, ò dell'occhio del riguardante; perche, sendo la figura di Saturno così come mostrano alle perfette viste i perfetti strumenti, doue manchi tal perfezzione apparisce così non si distinguendo perfettamente la separazione, e figura delle tre stelle; ma io, che mille volte in diuersi tempi con eccellente strumento l'hò riguardato, posso assicurarla, che in esso non si è scorta mutazione alcuna, e la ragione stessa fondata sopra l'esperienze, che hauiamo di tutti gli altri mouimenti delle stelle ci può render certi, che parimente non vi sia per essere. perche quando in tali stelle fosse mouimento alcuno simile à i mouimenti delle Medicee, ò di altre stelle, già doueriano essersi separate, ò totalmente congionte con la principale stella di Saturno, quando anche il mouimento loro fosse mille volte più tardo di qualsiuoglia altro di altra stella, che vadia vagando per lo Cielo.

Il nome di stelle non conuiene alle macchie

Pianeti Medicei costantissimi, si eclissano; hanno periodi ordinati, già ritrouati dall'Autore

Medicei hanno moti ne' suoi cerchi distinti.

Stelle laterali di Saturno scoperte dall'Autore, e loro condizioni.

Diuersità nel veder Saturno cagionata da difetto.

A quello che da Apelle vien posto per vltima conclusione, cioè che tali macchie siano più presto stelle erranti, che fisse, & che trà il Sole, e Mercurio, e Venere ce ne siano assaissime, delle quali quelle sole ci si manifestino che s'interpongono trà il Sole, e noi. Dico quanto alla prima parte, che non credo, che le siano nè erranti, nè fisse, nè stelle, nè meno, che si muouino intorno al Sole in cerchi separati, e lontani da quello; e se ad vn'amico, e padrone douessi dir in confidenza l'opinion mia, direi che le macchie solari si producessero, e risoluessero intorno alla superficie del Sole, e che à quella fossero contigue, e che il medesimo Sole riuolgendosi in se stesso in vn mese lunare in circa, le portasse seco, e forse riconducendone tal volta alcuna di loro di più lunga durazione, che non è il tempo d'vna sua conuersione; ma tanto mutate di figura, e di accompagnature, che non possiamo ageuolmente riconoscerle; E per quanto sin'hora s'estende la mia coniettura, hò grande speranza, che V. S. habbia à vedere questo negozio terminato in questo, che gl'hò accennato: che poi possa essere qualche altro Pianeta trà il Sole, e Mercurio, il quale si vadia mouendo intorno al Sole, & à noi resti inuisibile per le sue piccole digressioni, e solo potesse farcisi sensibile quando passasse linearmente sotto il disco solare, ciò non hà appresso di me improbabilità alcuna, e parmi egualmente credibile, che non vene siano, e che vene siano, mà non crederei già gran moltitudine, perche se fossero in gran numero ragioneuolmente spesso se ne douerebbe vedere alcuno sotto il Sole, il che à me sin'hora non è accaduto, ne vi hò veduto altro che di queste macchie, e non hà del probabile, che trà quelle possa esser passata alcuna si fatta stella, benche questa ancora fosse per mostrarsi, quant'all'aspetto, in forma d'vna macchia nera, non hà dico del probabile, perche il mouimento suo douerebbe apparire vniforme, e velocissimo rispetto à quel delle macchie, velocissimo, perche, mouendosi in cerchio minore di quello di Mercurio, è verisimile secondo l'analogia de i mouimenti di tutti gl'altri pianeti, che 'l suo periodo fosse più breue, & il suo moto più veloce del moto, e del periodo di Mercurio, il qual Mercurio nel passar sotto il Sole trauersa il suo disco in 6. hore in circa, talche altro pianeta più veloce di moto non gli douerebbe restar congiunto per più lungo spazio; se già non si volesse far muovere in vn cerchio così piccolo, che quasi toccasse il corpo solare; il che par che hauesse poi troppo del chimerico, mà in cerchi purche fussero di Diametro due, ò tre volte maggior del diametro del Sole, seguirebbe quanto hò detto: hora le macchie restano molti giorni congiunte col Sole, adunque trà loro, ò sotto loro spezie non è credibile, che passi Pianeta alcuno: il quale oltre alla velocità douerebbe ancora muouersi quasi vniformemente, sendo però per qualche spazio notabile distante dal Sole; perche poca parte del suo cerchio restarebbe sottoposta al Sole, e quella poca diretta, e non obliquamente opposta à i raggi dell'occhio nostro; per lo che parti eguali di lei sarebbon vedute sotto angoli insensibilmente diseguali, cioè quasi eguali, onde il moto in essa apparirebbe vniforme, il che non accade nel moto delle macchie, le quali velocemente trapassano le parti di mezzo, e quanto più sono vicine alla circonferenza, tanto più pigramente caminano. Poche dunque in numero possono essere verisimilmente le stelle che trà il Sole, e Mercurio vadano vagando, e meno trà Mercurio, e Venere, perche hauendo queste necessariamente le lor massime digressioni maggiori di quelle di Mercurio, douerebbono nella guisa di Venere, e dell'istesso Mercurio esser visibili, come splendide, e massime sendo poco distanti dal Sole, e dalla Terra; siche per la poca lontananza da noi, e per l'efficace illuminazione del Sole vicino, si farebbono vedere mediante la viuezza del lume, quando ben fossero piccolissime di mole.

Macchie non sono stelle

Che crede d'esse

Poche stelle possono esser tra 'l Sole e Mercurio, & Mercurio e Venere.

Io conosco d'hauer con gran lunghezza di parole e con poca resoluzione souerchiamente tediato V. S. Illustriss. riconosca nella lunghezza il gusto che hò di parlar seco, & il desiderio di obedirla, e seruirla, purche le forze me 'l permettessero; e per questi rispetti perdoni la troppa loquacità, e gradisca la prontezza dell'affetto; la irresoluzione resti scusata per la nouità, e difficultà della materia, nella quale i vari pensieri, e le diuerse opinioni, che per la fantasia sin'hora mi son passate hor trouandoui assenso, hor repugnanza, e contradizzione, m'hanno reso in guisa timido, e perplesso, che non ardisco quasi d'aprir bocca per affermar cosa nessuna. Non per questo voglio disperarmi, & abandonar l'impresa, anzi voglio sperar che queste nouità mi habbino mirabilmente à seruire per accordar qualche canna di questo grand'organo discordato della nostra filosofia; nel qual mi par vedere molti organisti affaticarsi in vano per ridurlo al perfetto temperamento, e questo perche vanno lasciando, e mantenendo discordate tre, ò quattro delle canne principali, alle quali è impossibile cosa, che l'altre rispondino con perfetta armonia.

Io desidero, come Servitore di V. S., esser à parte dell'amicitia, che tien con Apelle, stimandolo io persona di sublime ingegno, & amator del vero; però la supplico à salutarlo caramente in mio nome, facendogl'intendere che fra pochi giorni gli manderò alcune osseruazioni, e disegni delle macchie solari d'assoluta giustezza, si nelle figure d'esse macchie, come ne' siti di giorno in giorno variati, senza error d'vn minimo capello, fatte con vn modo esquisitissimo ritrouato da vn mio discepolo, le quali potranno essergli per auuentura di giouamento nel filosofare circa la loro essenza. E tempo di finir di noiarla, però, baciandogli con ogni riuerenza le mani, nella sua buona gratia mi raccomando, e dal Signore Dio gli prego somma felicità.

Dalla Villa delle Selve, li 4. di Maggio 1612.

Di V. S. Illustrissima

Deuotissimo Seruitore.

Galileo Galilei L.

Osservazioni e disegni delle macchie da mandarsi.

Share on Twitter Share on Facebook