Appendice

Dalla seconda Lezione Accademica di Evangelista Torricelli «Della Forza della Percossa».

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Siano fin qui dette l'opposizioni contro l'infinità della forza della percossa.

L'esperienze che la favoriscano, e l'invenzioni di quel famosissimo Vecchio, eran queste. Egli, mentre viveva in Padova, fece fare di molti archi, tutti però di diversa gagliardezza. Prendeva poi il più debole di tutti, ed al mezzo della corda di esso sospendeva una palla di piombo di due once in circa, attaccata con un filo, lungo, per esempio, un braccio; fermato l'arco in una morsa, alzava quella palla, e lasciandola ricadere, osservava, per via di un vaso sonoro sottoposto, per quanto spazio l'impeto della palla incurvasse e si tirasse dietro la corda dell'arco: noi supporremo che fusse intorno a quattro dita. Attaccava poi alla corda del medesimo arco un peso quiescente, tanto grande che incurvasse e tirasse giù la corda dell'arco per lo medesimo spazio di 4 dita; ed osservava che il peso voleva essere circa X libre. Fatto questo, prendeva un altr'arco più gagliardo del primo; alla corda di esso sospendeva la medesima palla di piombo, col medesimo filo; e facendola cadere dalla medesima altezza, notava per quanto spazio ella attraesse la corda. Attaccava poi del piombo quiescente, tanto che facesse il medesimo effetto; e trovava che non bastavano più quelle X libre che bastavano prima, ma volevano essere più di 20. Pigliando poi di mano in mano archi sempre più robusti, trovava che, per agguagliar la forza di quella medesima palla di piombo e di quella medesima caduta, sempre vi voleva maggior e maggior peso, conforme che l'esperienza si fusse fatta con archi più e più gagliardi. Adunque, diceva egli, se io pigliarò un arco gagliardissimo, quella palla di piombo, che non passa due once, farà effetto equivalente a mille libre di piombo; pigliandosi poi un arco mille volte più gagliardo di quel gagliardissimo, quella medesima pallina farà effetto equivalente ad un milione di libre di piombo: segno evidentissimo, che la forza di quel poco peso e di quel braccio di caduta è infinita.

Abbelliva egli le specolazioni della filosofia con ornamenti d'erudiziene. Assomigliava la forza della percossa a quei cani generosi, i quali non degnavano di mostrar il loro valore nello steccato contro bestie poco feroci, ma si facevano ben conoscere nello strangolar leoni e sbranare elefanti.

Diversa dall'esperienza de gli archi, ma però simile di conseguenza, è quest'altra operazione, con la quale egl'inferiva che la forza d'ogni percossa sia infinita. Prendansi due palle di piombo eguali; pongasi l'una e l'altra sopra l'incudine, e si faccia cadere sopra una di esse un martello dall'altezza di un braccio: è certo che quel piombo si ammaccherà. Pongasi sopra quell'altra palla un peso quiescente tanto grande, che faccia la medesima ammaccatura che nell'altra averà fatta il martello; ed osservisi il peso sovraposto, che sarà, per esempio, X libre. Ora alcuno crederebbe che la forza di quella percossa fusse equivalente al momento di quelle X libre di peso quiescente. Ma pensatelo voi. Prendansi i due medesimi pezzi di piombo, egualmente ammaccati, come stanno: se sopra uno di essi io poserò X libre di peso quiescente, certa cosa è che non si spianerà più di quello che sia, avendo egli già un'altra volta sostenuto il medesimo peso di X libre: ma se vi farò cadere il martello dalla medesima altezza come prima, farà ben nuova ammaccatura; e per agguagliar questa, bisognerà posare sopra l'altro pezzo di piombo molto maggior peso che quel di prima: e questo succederà sempre con progresso, sino in infinito. Dunque si potrà dar caso che la forza di quella medesima percossa farà maggior effetto, che mille, anzi che un milione, e mille milioni, di libre di peso quiescente: segno manifesto che la forza della percossa sia infinita.

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