Sì come voi, brevi e piacevoli Considerazioni mie, non altronde avete la vostra origine che da alcune esalazioni di animo pieno di cure, così vostra vaghezza era di starvene qua, rinchiuse tra le nostre valli solitarie, solo per far il piacere di me e d'alcuni amici più cari. Ma appena generate sete, che, così aride e scomposte di stile e di materia, a guisa di meteoriche impressioni, superior forza vi tira a luoghi più spaziosi e più aperti, dove, essendo molto diversi i gusti e' vederi de' mortali, se a noi foste recreazione, forse ad altri non piacerete. Però voi, per mio modesto avviso, non vi lassate veder da presso, se non sforzate: e se alcuno gli occhi e le mani vi metterà addosso, come la vostra placida natura non è per verun danno apportargli, così, nell'usar seco, il voler di lui secondate con ogni destrezza; onde forse, con maniere sì cortesi e sì rimesse, sodisfarete all'altrui curiosità, e scusarete voi dal tedio e dalla noia, se forse, dal vedervi, alcuna gliene venisse nell'animo. A gli amici litterati e sinceri andate incontra sicuramente, senza alcuno invito aspettare; anzi, quanto posso vi prego che da gli occhi usiate ogn'arte di penetrare a' lor cuori, sperando che da qualche nascosa virtù, che forse dal mio cuor vi traete, si possa destar in loro alcuna memoria di me. Salutarete con puro affetto l'Autore del Discorso, che, avendo voi, se non con piena intelligenza, almeno con diletto e con attenzione, considerato questo felice parto del suo ingegno, come persona dotta e cortese gratamente vi raccorrà: e in segno di vero amore, dal suo illustre Discorso non vi scostate punto, acciochè dall'ombra vostra venga il suo lume accresciuto, e il vostro scuro dalla sua chiarezza difeso. A gli uomini e a' principi grandi, per quel ch'io mi pensi, poco o niente calerà di voi, che tanto sete umili, imperfette e disuguali: ma se pur avvenisse, per mercè e bontà loro, che, stanchi da' più alti affari, talvolta discendessero a rimirar in altrui l'ossequio e la riverenza che loro si porta, gli servirete lietamente, e per ombra e per aura la più soave che mai possiate. Ma non però cessate giamai, o lungi o vicino, di risguardare a quel gran Signor, del cui Serenissimo nome va sì ornato e glorioso il Discorso intorno al qual vi raggirate; poichè l'Altezza Sua, sì come nella magnificenza nel valore e nella grandezza dell'animo, particolarmente verso gli studi e verso i letterati, si rassomiglia a quel grande Alessandro, così nell'aver in stima e onorare quel gran filosofo Aristotile vorrà non meno imitarlo, per fare a sè un pari acquisto di gloria. Laonde ben voi ancora potrete sperare che parimente debba gradire questa difesa (qual ella si sia) della dottrina Aristotelica; alla quale voi con sì fervente e sì lieto animo vi sete messe. Di questo sole a' potentissimi e chiarissimi raggi, onde voi, come spiritali essalazioni, possete innalzarvi e risplendere, siate pieghevoli e riverenti, pregando che sì vi sieno propizii, che non altrove che nell'ossequio di lui la vostra lieve natura si dilegui alla fine e venga meno. Andate dunque felici; ed io qui rimanendo, mercè del sollevamento vostro, e più lieto e più spedito, alle mie debite occupazioni ritorno.