Al Serenissimo, et Magnanimo Prencipe Emanuel Filiberto Duca di Savoia.

Agostino Gallo.

Dap oi che io intesi, Serenissimo Prencipe, con quanta benignità fosse da vostra Altezza accettata, & letta questa mia humil fatica, che presentai tosto che fu stampata ad alcuni principali Signori della Corte sua; Et ch’io fui medesimamente informato, che fra l’altre sue virtù, ella prende grandissima dilettatione dell’Agricoltura, mi nacque subito un’ardente desiderio di consecrarle (come faccio al presente) questa nuova mia edittione delle vinti Giornate; si per mostrarle qualche segno della divotione mia verso di lei, & di gratitudine per questo suo tanto favore; & si ancora, perche dalla luce del suo glorioso no me possa essere illustrata questa mia oscura opera. La quale se non è degna per altro, di pervenire à cosi honorate mani, parmi almeno, che il suggetto di quella possa coprire gli altri suoi molti difetti. Poi che lo studio dell’Agricoltura è tanto nobile, & tanto degno, che egli merita di essere amato, & pregiato (come fu sempre in ogni secolo) da ogni saggio, & valoroso Prencipe al par di qualunque arte, ò scientia honorata. Conciosia, che se tutte le altre arti, & scientie sono state ritrovate, accioche ò giovino al corpo, ò dilettino all’animo, parmi che questa dell’Agricoltura le comprenda inseparabilmente tutte due: percioche quanto alla prima, chi non sa che il Mondo perirebbe quando non fosse essercitata di continuo, & con ogni diligentia, da noi mortali? Quanto poi alla seconda, qual’è quello cosi rozo che non se invaghisca della tanta diversità di herbe, di frondi, di fiori, di frutti, & d’altri infiniti effetti ammirabili che ella ci dona tuttavia, & con grandissimo contento nostro? Oltra che ci va elevando l’intelletto alle speculationi naturali, & sopranaturali tanto, che lo conduce alla consideratione di colui, dal quale la vita, i costumi, le scienze, & la istessa Natura hanno dependentia. Di qui è, che si come l’huomo che non ha alcuno spirito di amore verso quest’arte nobilissima, non pare veramente huomo, poiche manca di quello, donde la vita & la felicità humana derivano, cosi chi se ne diletta sommamente, & ne ha più che mezzana cognitione, può essere stimato in molte parti, più che huomo. Hora se la cognitione dell’Agricoltura è di cosi gran lode, & di cosi grande splendor nelle persone di grado privato, quanto maggiormente sarà illustre, & divina ne i Prencipi constituiti in dignità suprema? Non è adunque maraviglia, se vostra Altezza, come prudentissimo Principe, gradisce tanto questa cosi nobile, & cosi compiuta professione, dalqual diletto, sì come la vita sua santamente possede quelle rare doti, che dal benigno Cielo in gratia le sono state concesse: cosi li stati suoi fortissimi, & copiosissimi d’ogni commodità, & giocondità divengono ogn’hora più belli, & più abondanti di tutti quei doni, che si possano desiderare. Et questo avviene, perche la Savoia, il Piemonte. & gli altri stati si sforzano d’imitare il loro singolar Prencipe, come conceduto ad essi per gratia di Dio. Il quale non solamente è adornato di valore, & di scientia militare: ma etiandio di cosi eccellente studio, quanto ho mostrato esser quello della Agricoltura. Di quella ne fanno chiaro testimonio le sue molte vittorie, & le espugnationi de i luoghi inespugnabili in Francia, & altrove con tanta sua gloria, che hà oscurato quella de’ più grandi Guerrieri antichi, & moderni. Et da questa nasce la sicurezza, & la bellezza de i suoi stati fedelissimi. Percioche dov’è copia di huomini valorosi, guidati, & retti da Prencipe forte, giusto, magnanimo, & saggio; & dov’è abondantia di quelle cose, che sono il mantenimento de’ popoli; quivi si può dire che sta la stabilità, & l’ornamento de gli stati. Le quali doti, & conditioni tanto sono particolari di vostra Altezza, de’ suoi sudditi, & de’ fortissimi paesi; che emulando ella con generosa concorrentia la gloria di quel grande, & perfetto Rè Ciro, tanto celebrato da Xenofonte, vuol che i suoi popoli all’arte della guerra congiunta con lo splendore delle lettere, & allo studio dell’Agricoltura, siano inclinati; premiando, & essaltando (come faceva il detto Rè) chi, ò nell’una, ò nell’altra acquisti eccellentia: Di maniera, che i paesi, & gli stati, per virtù di vostra Altezza, usciti da quelle angustie, & calamità, dove la lunghezza delle guerre, & la dura servitù de i Prencipi forestieri, gli havevano condotti, si allegrano per esser posti in somma felicità; & sperano di dover lunghissimamente godere la gran bontà del loro Prencipe con le altre molte virtù, che non si partono mai dal divin’animo di sua Altezza. La giustitia essemplarissima, la carità verso i popoli, la protettione di tutte le valorose persone, l’ardente amore che mostra a i professori delle scientie; & sopra tutte l’altre quella virtù, che non fù mai operata, ne conosciuta da Ciro (la qual è poi il fondamento di tutti gli Stati) la Religione Christiana, della quale vostra Altezza è talmente affettionata, anzi infiammata à conservare, & ampliare ne i suoi popoli, ch’ella non cessa mai di ridurre al vero culto & alla ubidientia della Santa Chiesa Romana tutti coloro, che per propria iniquità & ambitione, han voluto allontanarsene. Attione veramente dignissima, & santissima del Serenissmo, & Christianissimo Prencipe Emanuel Filiberto, il quale non solamente è meritevolissimo successore de gli Stati de gli antichissimi Avoli; ma ancora è prontissimo ad esponer la vita propria per difensione della Santissima Fede, come fecero essi. I quali, fra le lor gloriose imprese due volte salvarono dalle mani de gli infideli Rodi, & Constantinopoli; onde dal commune consenso de’ Principi Christiani ottennero l’insegna di Christo, cioè la Croce bianca in campo vermiglio, la quale da loro in beneficio della Santa Fede, con molta felicità fu sempre spiegata. Oltra che da questa Christianissima difesa, ne nacque anco l’origine di quella Illustrissima schiera di Cavalieri honorati della Annontiata, instituiti da Amadio Sesto per memoria di tanta Religione, col motto espressivo della fortezza del primo Amadio, che tenne Rodi. Per queste tante virtù, & gratie singolari havute dalla cortese mano del supremo donatore Iddio, certo è che in vostra Altezza non restava più che potersi desiderare in questo mondo per l’assoluta felicità sua, fuor che due cose, delle quali l’infinita sua bontà cosi ben l’ha poi provista, et contentata. La prima è la santissima unione della Sereniss. Madama Margherita di Valois con la persona sua; percioche se mai fu alcun secolo illustrato dal valore, & dallo splender delle gran Dame; il nostro da lei tanto riceve di gloria, che adombra quella di tutti i passati. Ne tanta è la grandezza di lei per esser figliuola del maggior Rè, che havesse mai la Francia, sorella del più bellicoso che conoscesse l’armi, & zia di quel che con la sua prudentia ha ripieno gli animi de gli huomini in questa tenera sua età di grande speranza; quanta per le virtù di lei, che in ogni scientia, & in ogni facoltà è giudiciosissima & essercitatissima; per non dir di tante altre che unitamente in quel divin animo son’accolte. Et la seconda l’haver moltiplicato cosi santa, & cosi famosa prole, con donar loro per particolare gratia il Serenissimo Carlo Amadio Principe di Piemonte per figliuolo; la cui grandezza di spirito, & di concetti grandi in questa tenerissima età è cosi sublime, che chiaramente lo vediamo il vivo Ritratto, non pur dell’imagine, ma delle virtù, & dello splendore de’ Serenissimi suoi Progenitori. Laonde per concludere, Serenissimo Principe, non è maraviglia se io acceso dalla chiara fama di tanti meriti, di tante virtù, & di tanti splendori, mi son mosso à dedicar (come ho detto) à vostra Altezza questa opera mia; non perche io stimi che sia per apportarle diletto, ò giovamento alcuno, poiche è composta da cosi rozzo Autore, & ripiena di quei documenti, che da lei sono conosciuti, & posti in prattica meglio, che non gli ho saputi spiegare; ma accioche la fatica mia sia inalzata, & illustrata dal favor del suo alto, & chiaro nome, là dove non può da se medesima pervenire; & accioche ancora il mondo conosca, che essendo la profession della Agricoltura abbracciata, stimata, & havuta per molto cara da cosi alto Prencipe, racquisti quello splendore, che conseguì già dal primo Institutor, che fu il sommo Iddio, & dal primo operator che fù Adamo. Spero adunque sotto cosi gran Protettore, vedere à guisa di Fenice, rinovata questa antica, & benignissima Madre: Laquale, allegrandosi d’esser ritornata in gratia de’ suoi nobilissimi, & generosi figliuoli, secondo che fu al tempo del felice imperio di Roma, sarà tanto più liberale da qui innanzi à farci copia de’ frutti suoi, quanto pare che per molt’anni à dietro, quasi sdegnata di cosi grave ingiuria fattale da’ Signori, e da’ Nobili, ella sia stata contra la natura sua, parca troppo, & avara. In tanto non si sdegni l’Altezza vostra d’haver’un’altro Bresciano (ma basso & humile) che la serva, & riverisca cosi di lontano, com’ella si trova haver presso di se, l’illustre Conte Pietro Avogadro, mio Signore, & valoroso figliuolo di questa istessa Patria, & come degno soggetto d’essere adoprato da lei intorno à tutte le operationi civili, & à gl’importanti negotij, si di guerra, come di pace; de’ quali (per esser nato di cosi antica, & illustre famiglia, che hora fiorisce più che mai d’huomini strenui, & magnanimi) è sommamente informato, & possessore: Anzi con la benignità dell’animo suo, si pieghi ad accettar l’opera, & la servitu mia: & tenermi nel numero di coloro, che più desiderano, che’l Signor’Iddio le doni lungo, & prospero corso di felicità, & di grandezza per la conservatione sua, e di tutti i suoi stati,

Di Venetia, il primo di Luglio. M.D.LXIX.

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