Al Mag. M. Romanino Cornacchia.

Quantunque ne i molti ragionamenti nostri di Virola, io conoscessi in parte il valore, e la gentilissima creanza vostra; non pero conobbi cosi bene l’altezza del vostro bell’intelletto, come hora mi hà fatto veder la vostra amorevole, e dotta lettera de gli otto di questo; nellaquale voi trappassate i termini del troppo lodarmi. Io son ben contento che mi amiate per quanto vale la vostra innata bonta, ma non già perche in me siano quelle virtù, che per soverchio lamore vi date à credere. Et se pur vi pare che io sia dotato d’alcuna cosa, per la quale possa giovar’al Mondo, date tutta la gloria al Signor’Iddio, il quale si è degnato farmi registrator delle virtù del ben coltivar la terra, che io ho conosciute nella Patria, e ne gli altri paesi dove sono stato à posta, per impararle, e per metterle in pratica come ho fatto. Et però non aspettate da me risposta simile alla facondia vostra ma breve, e secondo il mio basso stile. Vi prometto bene, che sempre restarò obligatissimo alla vostra nobilissima natura, e che havero continua memoria del vostro honorato nome: et il medesimo prometto di fare verso del nostro dolcissimo, e giocondissimo fratello, M. Coradino Aleotti vostro compatriotto. Ilquale fù il condimento delle allegrezze che hebbe l’Illustriss. mio Signor Ranuccio e tutti gl’altri Illustriss. Signori, che vi si trovarono à quel tempo. Fin’hora non ho salutato per nome vostro i nostri Signori Academici, eccetto che M. Thomaso Porcacchi il qual hà lodato grandemente la vostra lettera; ma come ci ridurremo, satisfarò all’obligo che son tenuto. Resta solo che vi degnate basciar la mano in nome mio all’Eccel. S. Marchese vostro Signore, e honoratiss. patrone, che il S. Iddio feliciti sua Eccel. nelle sue Illust. nozze, e in ogni altra attione: el medesimo desidero sia di voi. Di Brescia alli 13. di Giug. 1568. Agostino Gallo

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