Al Mag. M. Agostin Gallo.

Fra tutte l’altre gratie singolari, che piu volte mi siano venute nell’essermi io trovato con l’Eccellentissimo Signor Marchese nostro di Soragna, stimo che questa ultimamente mi occorresse singolarissima, et giocondissima, quando essendo io con sua eccellenza venuto à Virola dall’Illustrissimo Signor Ranuccio di Gambara suo nuovo cognato; hebbi occasione di godervi quivi alcuni dì, che vi ci trovaste presente. Nel qual tempo tanto maggiore si fece la contentezza mia, quanto vedendo esser voi accarezzato, et honorato per amor della vostra molta virtù da S. Eccellenza, e da quelli Illustrissimi Signori, compresi doppiamente i valori, e l’humanità vostra, poiche vi voltaste ad abbracciarmi, et à farmi participe de’ vostri cortesi affetti, e de i vostri facondi ragionamenti: i quali accompagnati dalla bontà della vostra natura, mi vi fecero prigione, et vaghissimo di starvi ogni hora appresso. Percioche se solamente l’eloquentia dell’huomo dotto, et facondo è una catena, che gl’animi de gli ascoltanti; che dovrà poi esser quello dell’huomo dotto et eloquente, che secondo la diffinition dell’oratore, sia ancho pieno di bontà, et habbia i costumi nobilissimi, e facilissimi. Per la qual cosa venuto à Soragna, come che io havessi più, e più volte prima letto il vostro bellissimo libro, tornai nondimeno à pigliarlo; e havendo innanzi à gli occhi l’aspetto vostro venerabile, & la bontà propria di gentil’huomo Catholico, mi misi à rileggerlo avidamente, e con infinito diletto, poiche con più affettione si leggono l’opere di colui, che di presentia, e d’amore è conosciuto, che di chi per sola fama habbiamo notitia: et in questa lettione, venni à considerare, che se Socrate, Platone, et Aristotele. per haverci mostrato le virtù morali; meritarono statue, et d’esser chiamati Semidei: molto maggiormente siete degno voi di simili honori, per havere scritto con tanta facilità di stile, il vero modo di coltivare i campi, e mostrato al mondo con la contemplatione del vostro mirabile intelletto, quanto l’Arte, e la Natura, vera ministra della divina Providentia possano operare. Percioche voi insegnando co’l mezo delle lodatissime vostre vigilie al mondo l’essercitio della santa Agricoltura, cosi celebrata da tanti huomini Illustri: non pure apportate il ben vivere al genere humano, ma anco la salute a’ corpi, e l’elevatione all’intelletto per contemplar le cose prodotte da sua divina Maestà con si misterioso, et infallibile ordine: onde nasce la consideratione dell’incomprensibil sapientia, et onnipotentia del gran Padre eterno, et conseguentemente la veneratione, l’osservanza, il timore, e l’amor desso, l’astrattion dalle opere non buone, e gli effetti delle buone, co’l mezo delle quali havendo la Santa fede per guida, e scorta: si camina, e si perviene à quell’ultima beatitudine, e riposo, che solo deve esser dall’huomo bramato & ricercato. A questo modo, Signor Gallo s’acquistano le corone, che solevano anticamente esser date, ò a’ trionfanti, ò a’ liberatori delle città, e de’ cittadini, ò ad altri simili: perche co’l vero modo di coltivar la terra, che da voi è insegnato voi liberate le intere provincie, non che le città, dalla povertà, e dalla fame, et à infiniti che marcivano nello ocio: rotti gli esserciti de’ cattivi pensieri: con questo santo essercitio insegnate à trionfare contra il mondo, e contra la carne. in che tanto maggior riesce la gloria vostra, quanto voi siete stato il primo, di questa età, che nella nostra lingua habbia havuto ardimento di tentar così difficile, et animosa impresa, e della quale cosi felicemente sia venuto al fine. Talche con ogni verità felici possono chiamarsi gli huomini di questi tempi, c’hanno havuto gratia dall’altissimo Dio di vedere, e di godere un gentilhuomo tanto fruttuoso, et utile al mondo: e felicissimo veramente mi tengo io, c’ho havuto dono di ragionar, e di contrahere stretta amicitia con cosi virtuoso, e honorato soggetto: Ma all’hora mi terrò, quando dalla vostra bonta sarò adoperato in qualche suo servitio, nel quale son certo che niun sarà più ufficioso di me, secondo che niun è più pronto in amarvi, n’è per esser più diligente in servirvi.

S’io mi conoscessi in qualche parte degno; vi pregherei che mi faceste gratia di baciar le mani in nome mio à tutti quei nobilissimi spiriti dell’Academia Occulta, continua produttrice di frutti, che totalmente riescono contrari al nome loro: e che facesse lor fede, ch’io à tutti, et à ciascuno son servitore affettionatiss. ma perche me ne conosco indegno, però restandomi col desiderio di servirvi e d’esser da voi amato; non vi affaticherò più; et vi preghero lunga vita, e felicità d’ogni vostro disegno. Di Soragna à gli 8. di Giugno 1568.

Romanino Cornacchia.

Share on Twitter Share on Facebook