Al Magnifico, et molto Eccellente Oratore.

Fra le honorate attioni, che voi Signor mio osservandiss. havete sempre mostrato al mondo, questa veramente è molto degna di lode che hora fate, ritirandovi tuttavia dalle grandezze dove siete asceso, per riposarvi in Villa, e fruir le delitie dell’Agricoltura, della quale siete talmente vago, che non conoscete maggior contento. Et però non è maraviglia se conversate ogni hora più volentieri con quelli, che l’apprezzano, & se anco mi chiedete con la vostra amorevolissima lettera i ragionamenti fatti in dieci giorni per gli honorati nostri Cittadini, M. Giovan Battista Avogadro, M. Vincenzo Maggio, & M. Cornelio Ducco in materia dell’Agricoltura, & dell’habitare in Villa. Onde, per ubidirvi, ve li mando; sperando che giudichiate questi ragionamenti non esser vani, nè senza frutto. Percioche desiderando l’huomo il bene; ò che si appiglia alle cose, che sono di piacere, com’è la caccia, & l’uccellare; ò à quelle che sono di utile, com’è la robba, e i danari; overo alle altre, che sono di riputatione, com’è la virtù, e la scienza. In questi similmente trovaremo che si contengono li spassi, che si godono in Villa, la utilità che rendono i campi, e la fama che s’acquista nel ben coltivarli. Ma se più oltra riguardaremo con purgato occhio questi piaceri, vedremo che sono accompagnati da maggior’utile, che tal’hora non si pensa. Perche vera utilità è quella, che porta honesto contento all’animo nostro; & massime quando ci leva l’intelletto à contemplar quelle cose, che fan l’huomo felice eternamente.

Venendo adunque prima alle cose, che si contengono nelle tre Giornate della Villa; dico che non solamente voi vederete qual sia stata la vita di Messer Giovan Battista mentre è dimorato in Brescia, & quale è quella, che hora si gode in Villa con la conversatione de gli amici nella libertà, nella quiete, nelli spassi, & nelle commodità, che vi si trovano; ma ancora conoscerete chiaramente che le Ville sono il vero albergo de gli animi gentili, & quieti; & le Città una prigione de gli huomini rissosi, & ambitiosi. Et veramente ciascuno doverebbe innamorarsi della Villa, vedendo questo gentil’huomo nato di cosi nobil famiglia (la quale più che mai fiorisce, & risplende d’huomini strenui, magnanimi, & illustri) ricco di conveniente facultà, nodrito, & avezzo à cattive compagnie della Città abbandonar’ogni cosa con deliberatione di vivere sempre in Villa elettasi come terrestre paradiso. Che in vero, non so chi non dovesse haverli una dolce invidia, vedendoli dispensare cosi ben’il tempo ne gli honesti piaceri in compagnia di fedeli amici, con fruire le soavità dell’Agricoltura, nella quale talmente si occupa nel far lavorare la possessione del Borgo, che la fà parere un bel giardino. Che s’egli non è il più eccellente de gli altri Bresciani, che versano in questa professione, si può almen dire che pochi siano, che ne sappiano di lui. Et questo lo vederete nelle sette Giornate, che ampiamente trattano della medesima arte, dalle quali il vostro giudicio, come ben intendente di lei, conoscerà che egli ha detto cose assai, che non si trovano in alcun volume.

Voi tra le altre, ritrovarete la vostra inventione dell’utilissimo vivaio di viti, dal quale ne cavate ogni anno tanta copia di barbate, che à piantarle, & allevarle al modo vostro, si caricano di uva il terzo anno.

Dapoi non pur riconoscerete la via che tenete nel provanare i mori, & nel seminarli à migliara, ma come seminiate ancora la tanto da voi celebrata Medica, & quello che osserviate nel farla nascere senza altre herbe, & nel raccogliere la sua semenza. Che per certo, ella si può chiamar beata, poi che dopo si lungo camino (essendo stata prima trovata da’ Romani poi conservata lungo tempo da’ Spagnuoli) è venuta sotto alla vostra protettione. Et però sommamente desidero, che i vostri ben creati figliuoli fornischino i loro studi, accioche ritornati che saranno, possiate più liberamente perseverare nel vostro bel suburbano: peroche son certo, che non vi satiarete di far nuove prove, per arrichire ogn’hora più la vostra amata Agricoltura; dove per giunta, goderete ancora la vostra carissima Accademia, la quale già diciotto anni è stata parturita da voi innanzi d’ogn’altra della Patria; onde per esser’anco la più solenne, ha produtto più numero de begli spiriti con gran contento di noi, & di tutti gli altri honorati gentil’huomini l’hanno favorita.

Che felicità sarà poi la vostra quando fra tre anni i detti figliuoli saranno degnamente dottorati nel vostro famosissimo Collegio, e che voi habitarete nelle delitie della vera libertà, et quiete della Villa? Filosofando con le doti dello animo vostro nobilissimo, hora nell’Agricoltura, et hora nel considerare i tanti benefici che vi hà fatto, & fà tuttavia il grand’Iddio, fra i quali vi hà fatti nascere di casa, delle più nobili, & più antiche della nostra Città alle cose di pietà. La onde non è maraviglia se siete cosi amato da i poveri, reverito da i ricchi, apprezzato da i grandi, desiderato da i Principi, e celebrato da i virtuosi.

Essendo adunque voi, patron mio vivuto fin’hora nelle travagliose fatiche di questo mondo, con haver più volte trascorso la Italia, l’Alemagna, la Fiandra, et la Francia per cose di ... di ... di ... et di ... mi pare honesta cosa, che homai vi riposiate, & che spendiate questo poco di tempo, che vi resta à gloria di quel Signore, che con tanto amore ci ha redenti: godendo in pace le vostre facultà con la vostra cordialissima consorte, & co i cari figliuoli fin che verra quella, che adhora adhora aspettiamo à cavarci da questa frale spoglia, per salire à quei celesti cori, dove si gode felicemente l’eterna requie. Et qui facendo fine molto mi raccomando.

Dal Borgo di Poncarale, il primo di Decembre. 1558.

Agostino Gallo.

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