Due tradimenti abbominevoli furono perpetrati da questo inqualificabile governo nel breve periodo che corse da ottobre a novembre 1867, circa alla questione Romana.
Profittando della mia relegazione a Caprera ed ingannando come sempre tutto il mondo, il governo fece assicurare dai nostri stessi amici i Romani che bastava tirassero poche fucilate anche all’aria peché l’esercito italiano marciasse immediatamente su Roma.
Ed i Romani, poveretti, fecero le fucilate, mandarono all’aria una caserma di zuavi e combatterono senz’armi nelle vie delle città, e fuori, come poteva combattere un popolo in quelle tristissime condizioni.
Ma questo Governo ingannatore pensò forse a far muovere un solo soldato italiano alla volta di Roma?
Così furono sacrificati gli eroici Cairoli e i loro compagni, così un numero grande di cittadini romani cadeva sotto le baionette dei mercenari stranieri o riempiva le orride prigioni del prete.
Non meno abbominevole fu il tradimento operato contro i volontari.
Mentre si prometteva: che allo sbarco del primo soldato francese l’esercito marcerebbe su Roma, il Governo per ingannare il paese occupò alcuni punti (!) del territorio Romano e guarnì la frontiera d’un numero considerevole di truppa, ma per disarmare i volontari come successe ad alcune compagnie e per chiudere loro tutte le vie acciocché nessun sussidio potesse più giungere dai loro fratelli e dai comitati di soccorso. Così isolati, i volontari e privi d’ogni soccorso, massime dell’essenziale, le munizioni, che si sapeva che mancavano; avendo il Governo ed i preti coi mezzi gesuitici che loro soli conoscono gettato lo sconforto e la demoralizzazione tra quei giovani militi ne seguì poi l’esecuzione dell’infame e diabolico divisamento di distruggerli.
Occupata Roma dai francesi e parte del territorio romano dalle truppe del Governo, l’esercito pontificio in massa potè liberamente operare contro i volontari. Ma siccome i mercenari pontifici erano impauriti dalle recenti sconfitte non osavano da soli affrontare i nudi e male armati militi della libertà. Si decise di far sostenere i soldati del papa dall’esercito francese.
Il Governo di Firenze, non credette necessario di aver la sua parte di gloria nel combattimento di Mentana, aggiungendo le sue truppe agli alleati, oppure credè con ragione che il popolo italiano non avrebbe tollerato tanto cumulo di scelleragginì che così brutto governo avrebbe certo consumato senza rimorso. Per questo s’accontentò di privare i volontari dei loro naturali soccorsi, gettare la diffidenza e lo sconforto nell’animo dei nostri giovani ed impressionabili militi, e coll’arma al braccio fece assistere l’esercito nostro, il fiore della nazione italiana, all’eccidio di italiani.
Ben tornò ai soldati del papa l’esser sostenuti da quelli di Bonaparte, poiché essendo cominciato il combattimento di Mentana alla una p. m. del giorno tre novembre tra papalini e volontari dopo due ore di accanito combattimento i mercenari avevan piegato su tutta la linea ed i nostri marciavano sui loro cadaveri inseguendo i fuggenti.
Ma la nuova linea degli imperiali, sopraggiungendo e trovando le nostre giovani milizie in quel disordine, ben naturale a gente poco disciplinata, in tale circostanza le obbligarono a retrocedere
………………………………………………………..
Così si compivano due osceni ed esecrandi tradimenti, ai quali riscontro non può offrire alcuna pagina della storia del mondo.