Capitolo III. 21, 22 e 23 gennaio 1871.

La vittoria di Autun, rimontò il morale un po scosso dei nostri giovani militi — e quei Prussiani che ci avean respinti a Dijon — erano a loro volta da noi respinti, e cacciati in disordine -

[426]

Un corpo fresco, benchè non numeroso — avrebbe bastato a precipitar la ritirata del nemico, e lo avrebbe obligato almeno di abbandonarci i suoi cannoni; e buon numero di prigionieri — Lo cercai invano — E ciò che noi non eseguimmo, fu operato dal generale Cremer — che trovandosi presso Beaune, con alcune migliaia d'uomini — buona truppa — varcò i monti da Beaune a Bligny — ed attaccando il nemico di fianco verso Vendenesse — lo mise in rotta completta -

La maggiore parte di Decembre fu passata a Autun, in organizzazione di nuovi corpi, qualche artiglieria di più — ed alcuni squadroni di cavalleria — In aspettattiva sempre di capotti, indispensabili per la rigidità della stagione — ed altri oggetti di vestiario — e fucili per rimpiazzare il nostro vecchio e pessimo armamento -

Il fatto d'armi d'Autun, acrebbe pure il prestigio del nostro piccolo corpo, e le popolazioni che furono salvate da quella vittoria ci benedicevano ed a gara c'inviavano, molti oggetti di lana per i nostri militi — e somme di denaro per i nostri feriti -

A Autun, servimmo di cortina, e protezione, ai due movimenti di fianco, che si operarono da Chagny a Orleans, dal generale Crousat — e dal grande esercito della Loire, verso l'Est, comandato dal generale Bourbaki — Tutto il paese coperto di neve e ghiaccio, faceva ben penibili cotesti movimenti, e micidiali per cavalli ed uomini — In conseguenza del movimento del generale Bourbaki, i Prussiani abbandonarono Dijon, e noi l'occupammo con alcune compagnie di Franchi-tiratori — e l'avressimo occupato subito, con tutte le forze nostre, se i treni della strada ferrata non fossero stati impiegati al servizio del generale suddetto -

Tra la fine di Decembre, ed il principio di Gennaio, la temperatura era divenuta rigidissima — la neve s'era consolidata in ghiaccio, ed il transito diventato difficilissimo, massime per cannoni, e cavalleria — I nemici, con truppe aguerrite — equipagiate di tutto punto — col prestigio della vittoria — e colla presunzione del soldato vincitore in paese straniero — ove si fa lecito — siccome facevano — non solo di spogliare di ogni vivanda e suppelletili i poveri abitanti — ma di cacciarli da letto per porvisi — I nemici dico: avevan molti vantaggi sugli inesperti soldati Francesi — di nuova formazione — e mancanti delle cose più necessarie -

[427]

Il movimento del generale Bourbaki, ben ideato, era di difficile esecuzione, per i motivi accennati — e per tanti altri: particolarmente il pessimo congegno degli Intendenti -

Un generale di cavalleria dell'esercito di Bourbaki, che passò ad Autun, colla sua divisione, e visitommi — mi assicurò esser quell'esercito, in uno stato ben deplorabile — «Io, mi disse: — posso far fare ai miei cavalli in marcia pochi kilometri — ma certamente, essi sono nella incapacità di combattere — e deteriorano ogni giorno — » Così succedeva ai cavalli dell'artiglieria, e dei treni — e così succedeva in ogni arma — e potevasi sin d'allora vaticinar sventure a cotesto esercito -

Quel numeroso e giovane esercito — con quindici giorni più d'organizzazione e di riposo — passato il terribile periodo dei ghiacci di gennaio — avrebbe potuto ravvivare le speranze della Francia esausta e prostrata — Invece esso fu sprecato e distrutto d'un orribile modo -

Il movimento di Manteuffell, parallello a quello di Bourbaki, per ingrossare le forze di Werden, e degli assediati a Belfort — mi era noto, e secondando il desiderio del governo, io avrei certamente fatto il possibile per arrestarlo nella sua marcia di fianco — Dio sa, quanto io ero dolente di non poter eseguire tale operazione — che tanto avrebbe giovato all'esercito dell'Est — Mi vi provai una volta — ed ero uscito di Dijon col nerbo delle mie forze — per attaccare il nemico a Is-sur-Till — lasciando al comando della città il generale Pelissier, con una quindicina di milla mobilizzati — Ma fui indotto dalle forti collonne nemiche, che mi stavano a fronte — di ripigliare le primitive posizioni — Comunque, due delle mie quattro brigate: la seconda e la quarta, operavano sulle comunicazioni del nemico — congiuntamente a tutte le compagnie dei miei Franchi-tiratori -

Deciso di difendere Dijon, la mia prima cura fu di continuare le opere di fortificazione — che già erano state cominciate dai Prussiani, e dal generale Pelissier -

Le posizioni di Talant e Fontaine, che dominano la strada principale che va a Parigi — e che sono nello stesso tempo, le più eminenti, ed importanti, a due kilometri a ponente della città — furono le prime ad esser coronate da alcune opere volanti — e vi si collocò: a Talant due batterie di campagna da 12, e due da 4 — e nella seconda una battaria da 4 rigata di campagna, ed una di montagna dello stesso calibro -

[428]

Alcune batterie da 12, che il governo mandava successivamente al generale Pelissier — si collocavano in altre opere, innalzate a Montmuzard, Mont Chapé — a Bellain — e nelle altre posizioni, le più indicate nella cinta di Dijon — per tener lontani i fuochi del nemico dalla città — in caso di un attacco; ciocchè si doveva aspettare da un giorno all'altro -

Nella guerra — domina Signora la Fortuna — e fummo veramente favoriti da essa — attacandoci il nemico nel 21 Gennaio dalla parte di ponente — e si può dire: ch'egli attaccò il toro per le corna -

Studiato, da noi il terreno, acuratamente, da quella parte, con forti posizioni coperte di muri e ripe, per linee di tiratori — destra e sinistra della strada maestra — e con 36 pezzi di artiglieria, collocati sulle formidabili posizioni di Talant e Fontaine — che dominano tutto — la nostra difesa riuscì brillante -

E ve n'era ben donde: poichè la formidabile collonna che ci venne dalla strada di Parigi — poteva ben chiamarsi: collonna d'acciaio! — Ed appena furono bastanti i nostri 36 pezzi, infilanti la strada — e varie migliaia dei nostri migliori distesi dietro ripari — per fermarla — Accertato l'attacco da quella parte, vi si concentrò buon nerbo delle nostre truppe — senza il bisogno di sguarnire il settentrione, e la parte da levante, della cinta di difesa — ov'io supposi sempre, che vi sarebbe il principale attaco — e da ponente — solo un'attacco finto — Non fu così: l'attacco fu da ponente — per sorte nostra — e solo da quella parte — con attacchi simultanei però di corpi fiancheggiatori, alla sinistra del nemico, verso Hauteville e Daix — e per la sua destra, verso Plombière nella vallata dell'Ouche -

L'attacco fu formidabile: io vidi in quel giorno soldati nemici — come mai avevo veduto migliori — La collonna che marciava sulle nostre posizioni del centro, era ammirabile di valore e di sangue freddo — Essa ci giungeva sopra compatta come un nembo — a passo non celere, ma con una uniformità — un ordine, ed una pacatezza spaventevoli -

Quella collonna battutta da tutte le nostre artiglierie in infilata, e da tutte le linee di fanteria in avanti di Talant e Fontaine, lateralmente alla strada, lasciò il campo coperto di cadaveri — e per varie volte riordinandosi nelle depressioni [429] del terreno, essa ripigliava il suo contegno ed il suo progresso — collo stesso ordine e pacatezza — Eran famosi soldati! -

Un solo istante furono i nostri sconcertati da un terribile attacco di fianco sulla destra nostra dalla parte di Daix, che ci costò un buon numero di prodi — questi, respinti i nemici, sin dentro un cimitero del villagio — si vedevano arrampicarsi per il muro e stringersi alle baionette Prussiane per strapparle -

Sulla nostra sinistra invece il nemico era avvilupato da forti linee di tiratori nostri a martello — e minacciato d'aver tagliata la sua destra di Plombieres -

Cotesta destra nemica fu pure assalita a fucilate dalle genti del collonnello Pelletier, e franchi tiratori di Braün, che scese da Bellair sulla valle dell'Ouche — l'obligaron a precipitosa ritirata -

Così durò la battaglia dalla mattina sino al tramonto — con quanto accanimento fosse possibile, da una parte e dall'altra — e senza un vantaggio marcato da nessuno — Al tramonto noi erimo padroni delle posizioni tenute nella giornata ed il nemico stava sulle sue -

Ma qui successe ciocche ho veduto succedere in altre simili circostanze, tra truppe nuove, e soldati aguerriti — questi stanno agli ordini — e gli altri col pretesto delle munizioni, della fame della sete od altro — cercano di lasciar i loro posti, per andare a rifocilarsi — oppure a raccontare le glorie della giornata — E ciò succede particolarmente se vicini ad una città -

Io non cesserò quindi di raccomandare ai miei giovani concittadini, la maggior costanza e pertinacia nei combattimenti -

A misura che giungevano le tenebre della notte, i nostri militi, che avrebbero potuto molto bene tener le posizioni, sì valorosamente difese nella giornata — con un pretesto o coll'altro — ritiravansi verso la città, e s'agglomeravano sullo stradale sotto Talant — Dimodocche vi formarono una confusione, da non potersi più intendere — ne dare, ne ricevere ordini — ed io stesso che discendevo da Talant — ov'ero [430] in tutta la durata della pugna — mi trovai ingombrato in una folla densissima da non poter più governare il mio cavallo -

Il nemico all'incontro più astutto ed aguerrito, esplorando le posizioni nostre avanzate, e trovandole sgombre, venne avanti — e ci fulminò con orrenda scarica, mentre ci trovavamo nella confusione suddetta — e per fortuna ci trovavamo in una depressione di terreno — e fra il nemico e noi, una marcata eminenza — per cui le palle passarono per la maggior parte sulla testa — E lì, la folla mi spinse sì brutalmete — che poco mancai di andar gambe all'aria col mio cavallo -

La ritirata dei nostri posti avanzati — ed il procedere avanti del nemico mi fecero passare una brutta nottatta — peggiorata poi assai dalla circostanza seguente -

Eran le 11 p.m. Io m'ero sdraiato — stanchissimo — sul mio lettuccio nella prefettura di Dijon — quando una comitiva, composta: dal generale Pelissier — dal Maire della città — parte del consiglio municipale, e della magistratura — venne a parteciparmi: che il nemico era in dentro delle nostre linee — in possesso di Talant, e forse di Fontaine — e che un colonnello nemico — per parte del generale, comandante le forze Prussiane — avea significato ad un magistrato, lì presente: che se all'alba Dijon non capitolava — egli l'avrebbe bombardata -

A 64 anni — ed avendo veduto un po di mondo — non è poi tanto facile d'esser corbellati — ed io concepï all'istante: esser una corbelleria del generale nemico, innalzato alle rodomontate dalle strepitose vittorie degli eserciti Prussiani — Comunque, tale notizia comunicatami da persone autorevoli, non era da disprezzare — Giacchè il magistrato presente che la comunicava — era uscito verso il campo di battaglia, la sera, in cerca d'un figlio che temeva ferito — e là s'era incontratto col collonnello Prussiano suddetto — Fu quindi terminato il mio riposo — e diedi ordine di attaccare subito i cavalli alla mia carozza — dando quante disposizioni mi furono possibili, per l'invio di esploratori, alla rettificazione dell'annunzio -

Le vie erano cristallizzate dal ghiaccio, e nevicava — per un invalido come son'io era ardua l'impresa di riccorrere gli avamposti — Ma non v'era altra via. Come si poteva rimanere in casa a tale notizia — colla gente spossata, e con un nemico sì intraprendente e valoroso? -

[431]

Dopo d'aver ordinato, un buon nucleo della miglior gente — ciocchè abbisognò di varie ore — e d'aver comandato, che tutti si trovassero pronti a combattere prima di giorno — io m'incamminai nelle prime ore antimeridiane, verso Montchappé, prima delle nostre posizioni verso il nemico — ove eran collocati due pezzi da 12, protetti da un battaglione di mobilizzati — Nulla trovai di nuovo in quel punto — e tutto in buon'ordine -

Mi recai in seguito a Fontaine — e finalmente a Talant, ove nessuna traccia si trovò del nemico — Era stata una mera Gradassata dei Prussiani la minaccia del bombardamento — ed invece nel giorno 22 non fummo bombardati da loro — ma verso sera, ebbimo la fortuna — dopo un'altra giornata di combattimento — di cacciarli dalle posizioni occupate la vigilia e metterli in fuga -

Pertinaccia e costanza nelle battaglie: Ecco una delle chiavi della vittoria! «Ma la gente è stanca — siamo stanchi ed affamati! Sì! ebbene, andate in cerca di cibo e riposo — Il nemico verrà avanti — vi mangierà i viveri raccolti, e riposo... ve lo darà col calcio del fucile» -

Pertinaccia, costanza, e vigilanza sopratutto — questo poi, mai è abbastanza — quanti generali si conoscono fra gli odierni — che per esser generali, generalissimi, o più alti ancora, credono d'essere dispensati d'assistere da vicino, nelle battaglie — e si contentano da lontano, di ricevere delle informazioni, e dare degli ordini ai comandanti di corpi loro subordinati -

Errore! Il comandante supremo — senza esporsi inutilmente — deve assistere tanto vicino che possibile, al centro od obbiettivo del campo di battaglia — In alto — ove lo possa, da poter scoprire più terreno — e da imprimere una preziosa celerità: agli ordini inviati, ed alle informazioni da ricevere — Il colpo d'occhio dell'uomo che deve dirigere — poi — vale sempre assai più delle informazioni -

Il 22 Gennaio 1871 — provò: che se noi erimo stanchi della battaglia del 21 — i Prussiani eran più stanchi, e più sgangherati di noi — poichè valorosi ed intrepidi come s'erano mostrati nel primo giorno — lo furono ancora nel secondo — ma tennero meno — e ciò mi fece sperare: che nel 23, avressimo tempo di riposare dalle fatiche dei due giorni antecedenti -

Il 22 Gennaio perdevamo tra gli altri, un'ufficiale di molto [432] merito — il comandante Loste, dei franchi-tiratori riuniti — corpo dagli ottocento e tanti uomini — che molto contribuì a respingere il nemico, attaccandolo vigorosamente sul fianco destro nel giorno antecedente, e che coadjuvò molto alla vittoria del 22 — Egli fu sorrogato nel comando di quel bravo corpo — dal Ten. collonnello Baghino ufficiale di belle speranze -

La valanga dei Prussiani (per servirmi del moto d'un mio ufficiale di merito) era sì grande — che fummo minacciati d'esser sepolti anche nel giorno 23 -

Essi verso la metà della giornata, ci minacciarono d'un attacco su Fontaine — e v'inviarono alcuni battaglioni — fingendovi un'assalto — ma subito dopo comparvero a settentrione sullo stradale di Langre — in dense collonne, e con collonne di fiancheggiatori, da levante verso Montmuzard, e S.t Apollinaire -

L'attacco sulla via di Langre fu formidabile, e degno del terribile esercito che ci stava di fronte — quasi tutti i nostri corpi piegavano — meno la 4ª brigata che si sostenne in una fabrica di nero animale, munita per fortuna d'un chiuso, ove s'erano praticate delle feritoje — alla sinistra della strada. Alcune centinaia di militi, della 5ª brigata, in formazione, e decimata nel combattimento del 21 — sostennero pure l'urto, in uno stabilimento contiguo indietro, e si riunirono poi alla quarta — Questi corpi, rimasero per un pezzo, avvilupati dal nemico, per la ritirata dell'ala destra nostra — Avendo il nemico collocato le sue artiglierie, sulla prima collina che domina Pouilly e Dijon, a tramontana — e tirando con quella maestria a cui ci aveano assuefatto i Prussiani — ci smontarono in poco tempo tutti i nostri pezzi del centro collocato sullo stradale, e lateralmente — sostenendo alcun tiro da parte nostra, 2 pezzi di Montmuzard, 2 del Montchappé ed altri due che si collocarono su d'una strada obliqua allo stradale, e sulla destra dello stesso — quando si vide l'impossibilità di tenerli nella prima posizione — fulminata dalle artiglierie nemiche -

Verso il tramonto, la nostra situazione era critica, ed i Prussiani padroni del campo — minacciavano d'assaltare la città — Ai nostri corpi ritirati si procurava di assegnare posizioni indietro presso la stessa cinta — ove vi sono buona mano di recinti, ed alcuni muniti di feritoie -

Alcuni codardi disertati dai loro posti — o che avevano [433] moneta da metter in salvo, già avean sparso l'allarme in città — e lo spavento dovunque, sollecitando treni alla stazione della ferrovia per esser trasportati in salvo, presto -

La nostra estrema sinistra formata per la maggior parte della 3ª brigata — e situata a Talant, e Fontaine — alla vista della ritirata del centro — aveva spinto i suoi franchi-tiratori sulla destra nemica — e marciava risolutamente per sostenerlo — e sull'imbrunire alcuni corpi di mobilizzati sulla destra nostra — spingendosi energicamente su Pouilly — obbiettivo principale del campo di battaglia — ricacciarono il nemico dal terreno conquistato, e lo respinsero sino al di là di quel castello -

In tal modo, la 4ª brigata, cui si doveva il primo onore della pugna, venne rischiarata dal nembo nemico, che l'avea avvolta per un pezzo — e nel respingere i reiterati assalti del 61 reggimento Prussiano, e combattendo corpo a corpo — essa pervenne a toglierli la bandiera — lasciata sepolta sotto un monte di cadaveri -

Io ho già veduto alcune pugne ben micidiali — e certamente ho contemplato poche volte, sì gran numero di cadaveri, ammotichiati su piccolo spazio, a tramontana dell'edifizio suddetto — come vidi in quella posizione, occupata dalla 4ª brigata, e da parte della 5ª -

Narrando della 4ª e 5ª brigate, opposte ad un reggimento Prussiano — non si creda: fossero esse brigate complette — ma nuclei di brigate in formazione esse erano; contando la 4ª circa mille uomini — e meno di 300 la 5ª.

Nelle prime ore della notte, il nemico era in piena ritirata — e per vari giorni, ci lasciò tranquilli in Dijon — Sgombrò pure i villagi circostanti che noi occupammo -

La maggiore parte dei nostri Franchi-tiratori, che onorevolmente, avean partecipato ai tre giorni di pugna, furono nuovamente lanciati su tutte le direzioni verso le comunicazioni del nemico — da Sombernon a Dole ecc. — E la 2ª brigata staccata dal corpo principale da più giorni, guerreggiava splendidamente a tramontana nei dintorni di Langre -

Io non darò termine alla narrazione della gloriosa battaglia di Dijon, senza un ricordo al mio diletto amico e valorosissimo fratello d'armi, il generale Bosak -

[434]

Cotesto eroe della Polonia, m'avvisò nella mattina del 21 Gennaio — che siccome correvano voci dell'approssimarsi dei Prussiani venendo da val Suzon — egli stesso pensava di scoprirli — Alla testa di pochi uomini, egli s'avanzò verso il nemico, per riconoscerlo e riconoscerne il numero — Ma spinto da indomito coraggio — egli freddamente s'impegnò nella vanguardia nemica, e volle assicurarsi se stesso di quanto occorreva, per dare un esatto raguaglio — e s'impegnò talmente, che sdegnando di fuggire — egli cade vittima della sua bravura -

Io stetti molti giorni senza saper di lui — e si credette, che fosse rimasto ferito in qualche casa di campagna — Anzi, allo Stato Maggiore si conosceva la preziosa perdita — e mi si nascondeva per delicatezza -

Io confido: quando la Francia abbia un governo migliore — essa adotterà, ne sono certo, gli orfani del prodissimo Bosak che morì per essa -

5º periodo.

Share on Twitter Share on Facebook