Capitolo II. Combattimenti di Lentenay e Autun.

La nostra linea di battaglia, sull'altipiano di Lentenay, nell'orlo del bosco, era quasi intieramente nascosta al nemico, che non poteva distinguere altro che i Franchi-tiratori di Loste, sulla nostra estrema destra -

Ciò fu il motivo, forse, ch'esso mandò un battaglione ad [417] occupare il villagio di Paques — vicino alla nostra sinistra, mentre il grosso delle sue forze, occupava Prénois — e si scorgeva in ordine di battaglia sulle alture di cotesto villaggio — Il battaglione inviato a Paques, sarebbe rimasto prigioniero, se avessimo avuto soltanto, cento uomini di cavalleria -

Occupato Paques dal nemico, io feci avanzare due pezzi della nostra artiglieria, sostenuti da alcune linee di tiratori, che cacciarono, con pochi tiri, il nemico dal villagio -

I Prussiani, mentre ciò succedeva, avean fatto gran mostra della loro forza schierandola pomposamente sulle dominanti alture di Prénois — Il loro battaglione si ritirò con precipitazione, e loro apena lo sostennero con alcuni pezzi — senza avanzare la superba linea — che stava in riserva — «Dunque essi non sono in gran forza» Ecco il ragionamento ch'io mi feci subito — «Non vengono» io dissi ancora: «ebbene noi andremo a trovarli» — Mi decisi quindi di attaccare, e marciammo risolutamente al nemico, colla stessa ordinanza di battaglia, con cui lo avevimo aspettatto nelle posizioni nostre -

I nostri Franchi-tiratori di destra, caricarono la sinistra nemica bravamente, minacciando di avvolgerla.

La 3ª brigata avanzava in ordine perfetto — colle sue linee di bersaglieri al fronte, seguite da collonne serrate di battaglioni — da destare invidia a' soldati più aguerriti -

Io andavo superbo di comandare tale gente — e mi pavoneggiavo contemplando tale bell'ordinanza su d'un campo di battaglia senza ostacoli — e tanta intrepidezza da parte de' miei giovani fratelli d'arme.

L'artiglierie nemiche collocate sulle alture di Prénois, fulminavano le nostre linee nel loro progresso — e fulminavano come sanno farlo i pezzi dei Prussiani — eppure non si scorgeva nei nostri la minima esitazione; veruna ondulazione nelle linee — ammirabile era il contegno dei nostri militi -

L'energia, la fermezza, e la fredda bravura dei Republicani — scosse l'impassibile intrepidezza, dei superbi vincitori di Sedan; e quando essi si avvidero, che non si temevano le loro granate; ma si avanzava coraggiosamente, e celeremente alla carica, cominciarono la lor ritirata verso Dijon. La fronte del villagio di Prénois da noi assalita, aveva una strada che piegava a sinistra, nell'entrata del [418] paese — per motivo d'esser questo situato su d'una eminenza — e quindi la strada a zig-zag — I nostri caricanti il villagio, ove si trovava ancora un battaglione nemico — non s'accorsero di tale sinuosità della strada — oppure non vollero occuparsene — e marciando direttamente, e velocemente sulle case — incontraronsi con un muro altissimo di un orto adiacente al paese — che molta difficoltà e perdita di tempo cagionò loro per superarlo -

Una sola compagnia nostra fiancheggiò il villagio sulla destra, proteggendo la nostra poca cavalleria — e con questa caricarono, un battaglione di riserva Prussiano, che con due pezzi d'artiglieria, erano rimasti indietro per proteggere la ritirata — vi si distinsero in quella carica, il collonnello Canzio ed il Comandante Bondet, che ambi ebbero morti i cavalli — E la maggiore parte dei cavalieri perdettero pure i cavalli, morti o feriti -

Duolmi non ricordare il nome del capitano della compagnia di fanti — ch'ebbero un contegno magnifico pure, in quella carica -

L'alto muro che incontrò la nostra carica di fronte, e che tanta perdita di tempo cagionò — ed uno men alto, che trovavasi sul nostro attacco di fianco, a destra, furono la salvezza del nemico — senza dei quali, un battaglione Prussiano ed i due pezzi, cadevano certamente in nostro potere -

Il combattimento del 26 Novembre, sull'altipiano di Lentenay non fu gran cosa per i risultati — ma per il contegno dei nostri militi — al cospetto degli aguerriti soldati della Prussia — esso fu brillantissimo -

Dopo l'impegno dell'altipiano, il nemico, cessò ogni resistenza, e continuò la sua ritirata verso Dijon — noi sino a Dijon lo perseguimmo -

Con circa cinque milla uomini, e deboli d'artiglieria attaccare il corpo di Werden, trincerato nella capitale della Borgogna, era temerità, lo confesso: e certo non mi sarei esposto di giorno ad un'impresa si formidabile — Ma tale era il concepito progetto: un colpo di mano! E poi erimo stati sì felici nella giornata! -

E veramente, solo un disperato colpo di mano ben riuscito poteva rialzar la causa della sventurata Republica in quella parte della Francia — e forse obbligare il nemico, ad abbandonare l'assedio di Parigi minacciando sulla principale sua linea di comunicazioni!

[419]

¿Ma quali mezzi, avea posto in mia mano — il governo della difesa? Io rabbrividisco pensandovi! Lo spirito de' miei poveri militi, era stupendo — e tutti marciarono all'assalto della città con ammirabile slancio -

Era molta presumere lo sperare una vittoria. Però, in una notte di Novembre, e piovosa, v'è molto tempo per ritirarsi, in caso di non riuscita — Ho già veduto il panico, impadronirsi di truppe numerose e aguerrite — e da quanto seppi poi dagli stessi abitanti di Dijon — in quella notte, vi fu molta confusione tra i vincitori di Buonaparte. La numerosa artiglieria corse per le contrade, quà e là, senza direzione, e finì per esser collocata in nessuna parte — La frazione impedimenta del corpo d'esercito di Werden, benchè assai meglio regolata della Francese — non mancò di precipitarsi sulle vie di ritirata — Gli uni, col pretesto di salvar la cassa — altri col pretesto di salvar munizioni ecc. Il fatto sta vi fu confusione grande -

Comunque, sia detto in onore della Germania: i numerosi corpi di fanteria, stanziati in Dijon, scaglionaronsi nelle forti posizioni di Talant, Pontaine, Hauteville, Daix ecc. — e ci ricevettero con una grandinata tale di fucilate — come non vidi l'uguale mai — e vi voleva qualche cosa più che intrepidezza, per presentare il muso a tale tempesta — I miei giovani militi, compirono quanto si poteva compiere in tale circostanza — I posti esterni dei Prussiani furono assaliti l'uno dopo l'altro, e distrutti ad onta di una fiera difesa — La mattina i nostri cadaveri trovavansi ammontichiati su quelli del nemico — la maggiore parte, forati di baionette — giacchè l'ordine era di non sparare — Giunti nel forte del vespaio sotto Talant — il fuoco nemico era troppo formidabile da poterlo superare, e si cominciò a ripiegare destra e sinistra della strada maestra — per scansare i tiri diretti, che la solcavano orribilmente -

Il nostro assalto delle posizioni di Dijon, cominciò verso le 7 p.m. — era oscurissimo, e piovigginava — tutte circostanze molto favorevoli a tal genere d'imprese — Io, sino alle 10, ebbi molta fiducia di riuscire — i corpi nostri marciavano alacremente, e serrati quanto si poteva, l'uno dietro l'altro — sistema ch'io credo sempre preferibile negli attacchi di notte — a meno: che sia possibile inviare delle avvisaglie su altri punti dell'obbiettivo, per chiamarvi l'attenzione del nemico — E ciò mi era impossibile: considerando [420] il piccolo numero delle nostre forze, e la natura del terreno -

Verso le 10, i capi della mia vanguardia — mi fecero sapere: esser inutile il persistere nell'assalto, essendo spaventosa la resistenza del nemico, ed impossibile far più avanzare la gente nostra — che guadagnava la campagna lateralmente alla strada -

Con reluttanza, mi conformai alle asserzioni de' miei fidi — e pensai subito alle sfavorevoli, e repugnanti circostanze d'una ritirata -

Per fortuna era di notte, e di novembre — Il nemico non si mosse dalle sue posizioni, e potemmo eseguire la nostra ritirata indisturbati -

Una ritirata, dopo un combattimento vittorioso, ed un'assalto fallitto — cioè camminando dalla mattina alle 10 di sera — per gente nuova come quella da me comandata — non poteva eseguirsi con ordine — massime che si era affamati e stanchi — quindi l'ordine di ritirarsi su Lentenay, fu inesattamente eseguito -

Alcuni presero la via di Sombernon, Arnay le Duc — e sino ad Autun non si fermarono — La maggior parte però giunsero a Lentenay — ed essendovi già giunti in quel punto, un reggimento di mobili, il reggimento Ravelli, e la maggior parte della 2ª Brigata, ci trovammo ancora in numero da far qualche cosa -

Il 27 di Novembre, i prussiani, dopo il meriggio, giunsero sulle alture di Lentenay, in numero più considerevole del giorno antecedente — ciocchè prova esser essi molto numerosi in Dijon — e che Werder avendoci respinti da quella capitale — voleva naturalmente profitare del suo vantaggio — Chi sostenne le prime scosse del nemico, furono i corpi nuovi — trovandosi spossati, quelli che avean combattutto tutto il giorno antecedente — Le forze Prussiane però, essendo imponenti, e la ritirata per i boschi, facile — non s'impegnò un combattimento serio — e si continuò la ritirata verso Autun — ove si sperava pure di riunire quella gente, che s'era ritirata per diverse vie -

Fra le nostre perdite in quel fatto del 27 — se ne contò una ben sensibile: quella del comandante Chapeau, Marsigliese — un'eccellente e prode ufficiale -

In certi casi, conviene agire coll'animale uomo, come si agisce coll'animale bue — Rompe! lasciatelo rompere, correre a sua voglia — Guai a voi, se commettette l'imprudenza [421] d'attraversare la sua via — egli vi rovescierà cavalli e cavalieri — come mi successe a Vellettri nel 1849 — Ove salvai la mia pelle, nera di contusioni per un miracolo -

Rompe! — lasciatelo rompere, fuggire, e contentatevi di tenervi su d'un fianco, o alla coda — egli troverà un'ostacolo — non te ne incaricare: lo fermerà un fiume, una montagna, la fame, la sete — od una nuova paura, più prossima o maggiore di quella che lo fece fuggire -

Allora è tempo: riordina come puoi gli animali uomini — procura di trovar per loro da mangiare, da bere, e del riposo; e quando satulli, riposati e rialzati di morale — essi si ricorderanno d'una vergognosa fugga — di dovere calpestato — e di gloria! — La peggiore d'ogni pazzia umana! Meno la gloria, a cui credo, non pensano i bovi per fortuna nostra — succede lo stesso a cotesti bruti — Per esempio: guidati da più cavalieri, si spaventano per una qualunque causa: un tuono, un lampo, una bufera, od altro — e cominciano a correre, con quella velocità, di cui sono capaci animali selvaggi — Il savio conduttore, non è sì stupido di comandare ai suoi uomini, di fermarli attraversando loro la via — sarebbe rovina certa — Ma egli li seguita ponendosi su d'un fianco, o di dietro — e li seguita senza perderli di vista — sinchè un'ostacolo qualunque si presenti ai fuggenti: un fiume, un bosco, un monte — ed allora la testa di collonna si ferma, raggira — e tutto il resto raggira e si ferma — I bruti, sono ritornati sotto il dominio del loro tiranno, l'uomo — che non so: se più di loro valga -

In quel punto ravveduto conduttore ordina ai suoi cavalieri, di circondare la truppa di bovi — ridivenuti docili come agnelli -

In Autun concentraronsi quasi tutti i corpi ritiranti, del sedicente esercito dei Vosges — meno alcuni che corsero più lontani, per diversi motivi — Corpi intieri ed individui sbandati — certamente per nessuna voglia di combattere — Con questi ultimi, si trovava un collonnello Chenet, comandante della guerriglia d'Oriente che i preti collocarono tra i santi martiri, come S. Domenico, Arbuès, e simile canaglia — e più martire l'avrebbero fatto — s'io avessi lasciato eseguire la sentenza di morte contro lui — pronunziata dalla Corte marziale d'Autun — E Chenet, avea commesso tale militare delitto, tale codardia, da meritare cento volte la morte -

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A mezzogiorno, Chenet doveva esser fucilato, ed io lo graziai verso le 11 a.m. in seguito d'intercessione d'alcuni ufficiali — colla condizione però di publica degradazione — ch'io considero certamente, peggiore della morte -

In Autun, quartier generale di predilezione, ove il prefetto Marais, ci avea benevolmente accolti — ed aiutati nella nostra organizzazione — In Autun, dico: si riformò l'esercito dei Vosges — e s'acrebbe massime di cannoni, di cui tanto abbisognava. Il 1º Decembre però il nemico imbaldanzito dalla nostra ritirata, ci cercò nelle nostre posizioni d'Autun, e ci comparve inaspettatto. Dico inaspettatto — e potrò anche dire ci sorprese — e non vi sarebbero certo, esagerazioni -

Era verso la metà della giornata — ed io usciva come al solito, in carozza, per fare una passegiata — Ogni mattina si lanciavano, esploratori a cavallo in tutte le direzioni — e tutti i nostri posti verso il nemico erano occupati da forti distaccamenti — Io avevo visitato, in una mia prima passeggiata di mattino a buon ora — cotesti avamposti, m'ero assicurato della loro esistenza, ed avevo ammonito gli ufficiali di questi, di tener esatta vigilanza -

Gli avamposti suddetti si componevano: della guerriglia d'Oriente comandata da Chenet — dalla guerriglia Marsigliese, comandata, dopo la morte di Chapeau, da un bravo ufficiale di cui non ricordo il nome — questa guerriglia giungeva al convento di S. Martino, centro dei nostri avamposti quando io ne partiva — e finalmente dal battaglione dei Bassi Pirenei alla sinistra, nel convento di S. Jean. Gli avamposti di destra erano collocati in un altro convento: S. Pierre (por la gracia di Dios!) Nella mia passeggiata di mezzogiorno — fidente d'aver i nostri avamposti ben custoditi — non mancai però di puntare il canochiale, dalle ruine d'un tempio di Giuno, Romano, che domina Autun — ov'ero salito — verso le pianure circostanti — Ma le mie osservazioni pare fossero troppo lontane, e nulla vidi -

Nulla scoprendo, dal sito ov'ero disceso per osservare — tornai verso la carozza — ed i miei aiutanti — come al solito — mi sorreggevano gentilmente per ajutarmi a montare -

Avevo un piede sul gradino della carozza, e stavo per sedermivi — quando l'occhio rivolto ad Autun, scorsi nel basso della città — nel borgo di S. Martino, una testa di collonna nemica, che s'avanzava lentamente — e se avesse [423] continuato a progredire — certo la città d'Autun diventava facilissima preda dei Prussiani, e l'esercito dei Vosges; io arrossisco al rammentarlo, avrebbe subìto una di quelle sconfitte da far paura -

«Subito» ai miei ajutanti a cavallo: «correte da Bordone, a Menotti, a tutti — che prendan le armi e si pugni» Io ero più schiacciato dalla vergogna, e dal dispetto — che dal timore — Dati gli ordini, la carozza con tutta sollecitudine, scendeva ad Autun — attraversava la città, e portavasi, con quanta celerità era possibile, al piccolo seminario, ove stava collocata la nostra artiglieria, in una piattaforma di cotesto stabilimento clericale — in posizione dominante — per fortuna — la collonna nemica -

L'artiglieria nostra componevasi allora: in due batterie da quattro rigate di campagna — ed una di montagna — in tutto diciotto pezzi — Ma non v'erano artiglieri — Canzio e Basso, misero il primo pezzo in batteria — quei miei prodi, uno per ruota d'un pezzo, l'ebbero presto puntato all'obbiettivo — furon presto coadiuvati dagli altri miei ajutanti che giungevano successivamente, e finalmente dagli artiglieri rispettivi che precipitatisi fuori dei loro allogiamenti — si comportarono egregiamente -

La sorte nostra — fu: non essere il nemico conscio dello stato di sorpresa in cui ci trovavamo — e dal silenzio e deserto ch'egli osservava dovunque, sospettò probabilmente alcuna imboscata — Che se in luogo di fermarsi colla sua testa di collonna a S. Martin — egli entra celeramente in Autun — certo, non trovava affatto resistenza — ed avrebbe sorpreso le genti nostre nei loro quartieri.

I Prussiani invece collocarono le loro artiglierie sulle alture di S. Martin, e cominciarono a trarre contro le posizioni nostre -

Da tale disposizione del nemico, noi fummo salvi — I nostri diciotto pezzi concentrati in posizione dominante quello del nemico — e serviti con ardore dai nostri giovani artiglieri, mortificati d'esser stati sorpresi, tempestarono di proietti l'avversario, e lo obligarono dopo varie ore di combattimento, a ritirare in dietro i suoi pezzi.

Alcune compagnie di Franchi-tiratori, ed alcuni battaglioni di mobili, lanciati sul fianco sinistro dei Prussiani — complettarono la giornata ed il nemico fu obligato di ritirarsi -

Le perdite più sensibili nostre furono quelle dell'artiglieria, [424] tra ufficiali e soldati — e che ricordi un maggior Nizzardo — Guido — ferito ed amputato d'una coscia -

I Franchi-tiratori, ebbero il solito valoroso contegno -

I due reggimenti Italiani, furono tenuti in riserva nella città — e pochi presero parte all'azione — se non sia, i carabinieri Genovesi che marciarono al centro — e contribuirono valorosamente alla ritirata del nemico -

Le tre posizioni di avamposti, che dovevano coprire il nostro piccolo esercito, e che non lo coprirono, in Autun, erano: S. Martin al centro, S. Jean a sinistra, e S. Pierre a destra — (anche i Francesi non burlano per abbondanza di santi, che sembrano, come a noi, poco atti a proteggerli) S. Jean era guarnito da un battaglione di mobili dei Bassi Pirenei — della 3ª brigata, che aveva tutte le simpatie di Menotti, e le mie — e che ne fu ben degno — sempre — e massime in tale circostanza — comportandosi valorosamente — ed imponendo rispetto al nemico -

Alcuni distaccamenti di mobili, tennero pure a S. Pierre — Nel centro però la forte posizione di S. Martin, venne abbandonata dalle due guerriglie d'Oriente e Marsigliese, circa 700 uomini, per ordine e codardia del coll.o Chenet — e tale abbandono, pare: ebbe luogo prima dell'arrivo del nemico — per cui questo a suo bell'agio potè occupare l'importante posizione — Se questo non sia un tradimento per parte del suddetto collonnello — io non saprei trovarvi altro titolo -

Comunque sia — e comunque, voglia egli giustificarsi — sostenuto dai clericali in Francia — la condotta di tale ufficiale — che senz'ordine abbandonò la più importante delle nostre posizioni, ponendo così l'esercito al rischio d'esser distrutto — e la città saccheggiata — conducendo nella sua fuga, il corpo che comandava — ed un altro corpo, che ubbidì alle sue insinuazioni per imperizia degli ufficiali — fuggendo in dietro per 40 o 50 Kilometri — è qualche cosa che non ha nome! qualche cosa, che non ricordo d'aver udito succeder giammai nella mia vita militare! Una colpa, che non ha castigo sufficiente per reprimerla! -

Ebbene quel collonnello Chenet, ch'io ebbi la dabbenaggine di strappare alla morte — cui lo avea condannato la corte marziale — quel vigliaco dico: diventò il sommo eroe dei preti, e della chauvinerie — da cui poco mancò non venisse beatificato — e che ebbe dai giornali reazionari [425] sperticate biografie, e lodi per l'azione la più scellerata del mondo -

Tale è questo secolo civilizzato — la di cui base principale di civiltà, è la corruzione, e la menzogna! -

Io non voglio terminar quest'articolo, senza ricordare il simpatico e coraggioso corrispondente del Daily News — il giovin Zicchitelli — Egli non combattè contro i Prussiani — no! la sua missione non era quella — ma mi servì stupendamente d'ajutante, nel tempo ch'ebbi la fortuna d'averlo in compagnia -

Al combattimento di Lentenay, io passai varie ore a cavallo — e siccome non avevo cavalli propri — mi si era offerto un cavallo qualunque — Cotesto povero animale, al principio della pugna, non so per qual motivo, si lasciò andare sui quattro piedi, e stramazzò — ponendomi dolorosamente sotto, colla mia coscia sinistra -

Grazie agli amici miei che mi attorniavano, fui subitamente tolto d'impaccio, e Zicchitelli che si trovava al mio fianco, mi offrì gentilmente, ed io accettai un eccellente suo cavallo bianco, che cavalcai il resto della giornata -

Marais, sotto-prefetto d'Autun, è pure un nome che gli Italiani dell'esercito dei Vosges, ricorderanno, con amore e gratitudine -

Quell'onesto Republicano — ci accolse con benevolenza e simpatia al nostro arrivo in Autun — e nel soggiorno nostro in quella città — mai egli cessò di esserci benevole -

Il 1º Decembre in cui fummo attaccati dai Prussiani il sotto-prefetto Marais, lasciò la prefettura — e col suo fucile — presentossi valorosamente, in fronte dei combattenti, facendo la sua fucilata quale semplice gregario -

5º periodo.

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