CAPITOLO XLVIII. Ritorno a Montevideo.

Dopo il combattimento del 20 Maggio 1846 nel Dayman — non occorse più cosa d'importanza nella nostra campagna dell'Uruguay.

Ebbi ordine dal governo di ritornare in Montevideo, con i legni della flottiglia, ed il distaccamento della Legione Italiana — Rimasero nel Salto, alcuni barchi minori dei nostri — La piazza rimase agli ordini del Comandante Artigas — bravo ufficiale distintosi nel fatto del 20 Maggio -

A pochi giorni dalla mia partenza del Salto — vi giunse il collonnello Blanco — e prese per ordine del generale Rivera il comando della piazza -

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Cogli errori commessi in Corrientes, ed a Montevideo, la causa di Rosas risorgeva potentissima — e quella dei popoli del Plata, ricadeva in ben misera condizione — Corrientes vide il suo esercito annientato da Urquiza, in una battaglia — e quel povero popolo dopo d'aver nuotato in un mare di sangue languiva sotto il despotismo più esecrato.

Rivera non profitando delle lezioni della sventura — finiva, siccome aveva cominciato — allontanando dagli impieghi, gli uomini, che onestamente li avevano disimpegnati — e sostituendovi i suoi adetti — Distruggendo i materiali d'un esercito d'operazione — che il coraggio e la costanza del popolo avevano creato — e mantenuto con incomparabile eroïsmo — terminando col sacrifizio delle reliquie dello stesso — e finalmente spinto all'espatriazione dallo sdegno e maledizione di tutti.

Avvenga tal fine, ed avverrà, a chiunque considera le nazioni come un apannaggio venuto al mondo soltanto per soddisfare alle libidini di lussuria, di richezze, e di potere che signoreggiano quell'infima classe d'uomini chiamati Monarchi — e certi Presidenti di Republica — peggiori ancora di quelli.

L'Intervenzione Anglo-Francese, svogliata dalle nostre sciagure, e sfiduciata da sì deplorevole contegno ci abbandonava: intieramente l'Inghilterra — la Francia, tratenuta per un filo dalla responsabilità della perdita di numerosi suoi nazionali — più che dall'interesse d'una causa precipitante.

Le posizioni nostre nell'interno cadevano quindi, una ad una in potere del nemico — Il Salto sì gloriosamente acquistato, e mantenuto da noi — soggiaceva all'assalto di Servando Gomez — e vi perivano nella difesa il collonnello Blanco — vecchio e prode soldato con non pochi de' suoi difensori, tra cui contava quel tenente Gallegos da me accennato — bravo, ma sanguinario, e che perciò, caduto nelle mani del nemico fu massacrato. Infine a Montevideo solo, ultimo baluardo del generoso popolo Orientale, si riduceva ancora la difesa -

A Montevideo, si rannodavano ancora tutti quegli uomini affratellati da sei anni di disagi, di pericoli, di glorie, di sventure! E ricominciavano impavidi a rialzare un'edifizio, che la malvagia avea distrutto, sin quasi alle fondamenta -

Il collonnello Villagram — veterano di quarant'anni di guerra — il più prode, il più virtuoso — ringiovinito nelle [167] pugne — ed i Collonnelli Diaz, Tajes — valorosissimi capi — villanamente allontanati da Rivera — perchè non lui servivano ma la loro patria — Altri molti giovani capi destituiti da quello, ripigliavano il loro posto colla coscienza e la rassegnazione del giusto — e con loro ritornavano nelle fila dei difensori, la risoluzione e la fiducia -

Orientali, Francesi, Italiani, ricominciavano, sotto lo stimolo della salute pubblica — a marciare colla passata alacrità alla difesa della patria comune — giacchè quale patria era considerata da noi, la città ospitale che ci avea generosamente dato un asilo — Infine, da nessuno più si udiva una parola di scoraggimento — l'assedio di Montevideo, quando meglio conosciuto ne' suoi dettagli — non ultimo, conterà — per le belle difese sostenute da un popolo che combatte per l'indipendenza — per coraggio, costanza, e sacrifizi d'ogni specie — Proverà il potere d'una nazione che non vuol piegare il ginocchio davanti alle prepotenze d'un tiranno — e qualunque ne sia la sorte — essa, merita il plauso e l'ammirazione del mondo -

Dal nostro ritorno dall'Uruguay, alla partenza per l'Italia, media un periodo di pochi successi — La Legione Italiana giustamente stimata per le sue gloriose gesta, avea ripreso il consueto servizio di linea agli antiposti — alternando cogli altri corpi della capitale — Anzani usciva con essa — e benchè non accadessero più fatti d'armi importanti, essa non mancava in ogni scontro, d'esser degna della sua fama -

Io mi occupavo più della Marina — riponendo in istato alcuni dei legni che più ne abbisognavano, ed incrociando colla goletta Maipù nel Plata -

In quel tempo fui chiamato all'onore di comandar l'esercito della Republica, e nulla d'importante successe durante il mio comando — che lasciai al vecchio e prode Villagram -

Intanto l'intervento Francese, affievoliva ogni giorno — non più mezzi di guerra, esso voleva impiegare per la soluzione del problema, ma diplomatici — e Rosas se ne beffava — Vari inviati a negoziare, non avevano ottenuto dal Dittatore, senonchè insignificanti armistizi — che non valevano ad altro, che a far consumare alla povera città assediata, gli scarzi mezzi, raccolti stentatamente -

Col cambiamento di politica, avea la Francia, cambiato i suoi agenti. Agli uomini, come Deffaudis, Ouseley — ambasciatori — Lainé, [168] Inglefield — ammiragli — degni di sostenere una politica generosa; e cari alle popolazioni — eransi sostituiti uomini di transazioni, e d'una politica, che voleva finirla ad ogni costo.

Il governo Orientale, impotente per mancanza di mezzi doveva conformarsi al dettatto dall'Intervento.

Situazione deplorabile! Infelici i popoli, che aspettano il loro benessere dallo straniero! Ed ogni volta che si deve fare l'applicazione di queste desolanti verità...... il pensiero si rivolge malinconico alla nostra povera Italia!

In quei giorni, (credo: principio del 1848) la notizia delle riforme pontificie, era giunta sino a noi, e l'insofferenza delle popolazioni Italiane al dominio straniero — che fosse al colmo, già era manifesto, in tutte le corrispondenze che giungevano nel Plata -

L'idea del ritorno in patria — e la speranza di poter offrire il nostro braccio alla sua redenzione da molto tempo facevan palpitar l'anime nostre — Era doloroso abbandonare il paese d'asilo, la patria adottiva i fratelli d'armi — è vero; ma la quistione di Montevideo, era divenuta meramente una transazione diplomatica — e per noi, altro non rimaneva: che tedio, e mortificazioni — se non peggio — ciocchè ben si poteva congetturare: avendo da fare col governo Francese sempre ostile alla nazionalità nostra.

In tale stato di cose, si decise: di riunire un pugno dei nostri migliori, i mezzi di trasporto, e veleggiare per l'Italia.

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