Atto primo

Appare una camera da pranzo moderna e sobriamente elegante, ma comoda, ricca, soffice e allegramente intima. La finestra che è a sinistra lascia entrare la luce del sole, gialla, tremula, leggera. Al fondo una porta che serve di comune e un'altra porta a destra dello spettatore, V'è una tavola nel mezzo, di stile moderno, sedie con imbottitura di cuoio ed alta spalliera, un telefono, poltrone, nel rialzo della cristalliera uno specchio che aumenta la luminosità dell'ambiente.

(Quando si alza il sipario il marchese Cristoforo Lucera, di cinquantacinque anni, alto, elegantissimo nel suo «tout-de-même» grigio, sta prendendo la sua colazione mattutina sotto gli occhi inquisitori della cameriera, Soave, che va e viene per faccende. Il marchese è avvolto al collo da un ampio tovagliolo bianco, come si fa coi bambini perché non s'imbrattino coi cibi, legato alla nuca da un grosso nodo.)

CRISTOFORO

(Alla cameriera Soave, che sta preparando un'altra colazione) Soave. (Più forte) Soave. (Più forte) Soave! (Soave si volta verso di lui) Non fatemi urlare il vostro nome, cara, che è fatto per essere sussurrato. Datemi un'altra focaccina.

SOAVE

Non ce n'è più.

CRISTOFORO

Le hanno mangiate tutte i miei figlioli?

SOAVE

Signor marchese, non posso dargliene, ecco. Perché le fanno male. Due sole. Ho questi ordini.

CRISTOFORO

Ma io sto benissimo.

SOAVE

Non è una buona ragione per guastarsi la salute.

CRISTOFORO

(Soffiando tenta di levarsi il tovagliolo ma non riesce a slacciarselo dietro la nuca) Ma come si fa qui?

SOAVE

Un momento... Ecco fatto. Si dice!

CRISTOFORO

Vorrei sapere che bisogno c'era di questa organizzazione difensiva con quel tovagliolo... Ho mangiato per tanti anni così… genuino...

SOAVE

Ma aveva sempre le macchie all'occhiello della giubba. Perché si tocca la fronte?...

CRISTOFORO

Io?

SOAVE

Lei non si sente bene.

CRISTOFORO

Io mi sento benissimo, vi ripeto, non mi seccate. Del resto avrei tutte le ragioni per ammalarmi, con tutta l'igiene che mi si mette addosso. E poi non posso, non posso abituarmi a questa vita... Io non posso dormire di notte e fare colazione... Tutta questa luce... Chiudete le finestre, fatemi il piacere... Che almeno mi goda un po' di luce elettrica...

SOAVE

Non posso. Il marchesino Salvatore ha detto che lei ha bisogno di raggi ultravioletti.

CRISTOFORO

Ma che? Come fa a saperlo? Credevo che fosse un mio segreto. (Accende una sigaretta).

SOAVE

E fuma! È già la seconda questa mattina...

CRISTOFORO

È la prima. Del resto, non è il caso di andare a far la spia.

SOAVE

Ma il marchesino Salvatore...

CRISTOFORO

Lascialo stare. È uscito?

SOAVE

È domenica oggi... È andato a nuotare alla piscina.

CRISTOFORO

Già, Per chi è quella colazione?

SOAVE

Il marchesino Ermanno... Eccolo.

ERMANNO

(Entrando) Buon giorno, papà, come ti senti?

SOAVE

Si toccava la fronte.

ERMANNO

(Impressionato) Ti toccavi la fronte? Perché ti toccavi la fronte? Chiamiamo il medico subito...

CRISTOFORO

Per carità, non complichiamo le malattie...

ERMANNO

Fa vedere la lingua. Non c'è male. (A Soave) No, grazie, troppa roba, Non ho fame. Un po' di latte basta.

CRISTOFORO

Fai male a rinunciare alle focaccine. Sono squisite.

ERMANNO

(Porgendo il vassoio al padre) Prendine.

SOAVE

Ne ha già mangiate due.

ERMANNO

(Ritirando il piatto prima che il padre abbia avuto il tempo di prenderne) Allora basta. Soave, è rientrato Coso?

SOAVE

Il signorino Salvatore? Non ancora, ma non può tardare. (Esce).

CRISTOFORO

Bel modo di parlare. Coso. Ma è tuo fratello...

ERMANNO

Sì, va bene. Ma avevo la testa altrove e non mi veniva il nome. Salvatore... Salvatore...

CRISTOFORO

Sei di cattivo umore? Hai delle preoccupazioni.

ERMANNO

Credo di sì.

CRISTOFORO

Confidati.

ERMANNO

Con chi?

CRISTOFORO

Ma con me! Non sono tuo padre? Tante cose può insegnare ai giovani l'esperienza dei vecchi.

ERMANNO

Lascia andare. Ogni epoca ha la sua esperienza, la sua tecnica.

CRISTOFORO

Tuttavia...

ERMANNO

No. Non mi farai mai credere che un conduttore di tram a cavalli abbia qualche cosa da insegnare ai piloti degli autobus.

CRISTOFORO

Ma io non sono un conduttore di tram a cavalli.

ERMANNO

Comunque scusami se francamente ti dico che in fatto di consigli non ho molta fiducia in te. Prima di trovarmi.... anzi di trovarci... hai fatto una vita...

CRISTOFORO

Io non voglio difendere la vita che ho fatto, per quanto la dissipazione e il disordine fossero la conseguenza dei miei affanni. Ma fino a partecipare alle tue preoccupazioni credo di poterci arrivare. Che cos'è, il negozio che va male?

ERMANNO

Sicuro.

CRISTOFORO

Strano. Eppure le scarpe sono un oggetto di prima necessità.

ERMANNO

Scarpe... Che modi di parlare! Calzature...

CRISTOFORO

Hai ragione, scusa. Infatti ieri nella vetrina di destra ho veduto due capolavori del genere. Giusti per la mia misura. Dovresti regalarmeli per il mio giorno...

ERMANNO

(Eludendo la stoccata) Quando sei passato dal mio negozio?

CRISTOFORO

Ieri, verso le sei.

ERMANNO

Verso le sei? Ma, dico, scherzi? Tu giri da solo per la città a quelle ore, con tutto quel frastuono, quel traffico... Ma se vuoi finire sotto una automobile, dillo.

CRISTOFORO

No, io non voglio finire sotto un'automobile. Tanto è vero che, prima di attraversare la strada, faccio l'occhietto al vigile.

ERMANNO

E si può sapere perché non sei entrato a salutarmi? Con una scusa o con l'altra, tu non sei mai entrato nel mio negozio. Ti vergogni forse? Credevi di trovare tuo figlio principe? Non lo sapevo io, che ero marchese di Lucera. Se l'avessi saputo, avrei, nell'attesa, rinunciato volentieri a mangiare...

CRISTOFORO

Che discorsi... Io non sono entrato mai nel tuo negozio per timore di disturbarti. Hai da fare. Ma se ci tieni...

ERMANNO

Dunque, fuori i consigli... Sentiamo. Non mi dovevi dare dei consigli?

CRISTOFORO

Ma io credo che questa crisi passerà... L'importante poi non è tanto che passi la crisi, ma la tua crisi, un poco di pazienza e di attenzione e troverai anche tu l'articolo della fortuna che salva tutto. C'è chi ha trovato una limonata fortunata, chi un'acqua minerale felice, chi un bottone, chi un ago... Pensaci. Se fossi in te, così, per scaramanzia, toglierei anche la scritta che si legge sull'ingresso del negozio. Folchi. Che cosa significa Folchi? Niente. Folchi è un povero trovatello, che ha avuto la fortuna di trovare suo padre. Folchi è morto.

ERMANNO

E credi che dovrei mettere sull'insegna le parole: «Marchese Lucera»? Starebbero bene, di sera, illuminate al neon. Ma via, papà... Non scherzare. Prima di tutto, quando una ditta si è imposta col nome di Folchi...

CRISTOFORO

Imposta? Allora va bene?

ERMANNO

Insomma, papà, non fare il dispettoso. Folchi è come un'impresa, una bandiera, per la mia ditta. Lucera che significherebbe?...

CRISTOFORO

Lucera è il nome di una famiglia assai più gloriosa di qualsiasi ditta. Fin dal mille...

ERMANNO

Lo so, fin dal milleduecentoquaranta, il capostipite della Casa Aldobrandino di Lucera, detto Boccadoro perché aveva una parola sola, tagliò la testa a nove longobardi messi in fila. Ma questo che impressione può fare a uno che viene a comperare delle scarpe? Fossero stati nove marocchini, pazienza... E poi scusami se esprimo un sentimento che avresti dovuto avere tu prima di me: io non abbasserò mai il nome della mia famiglia al livello di una ragione commerciale. Ci mancherebbe altro! Non ne ho abbastanza delle ironie, dei sorrisi, con questo marchesato... Come se fosse una colpa essere marchese...

CRISTOFORO

Come? C'è qualcuno che osa irridere alla mia famiglia?

ERMANNO

Non ti riscaldare... Già ti confesso che mi ci vedo poco io stesso, dietro il banco di un negozio...

CRISTOFORO

Figlio mio, non esagerare...

ERMANNO

Ma via! Che lo capisci benissimo anche tu! Ma tutto il nostro albero genealogico rabbrividisce quando mi metto a difendere i miei prezzi fissi dagli assalti delle mie clienti... (Rifacendo la scena del negozio) «Prego, non posso, meno di trenta è impossibile. Ventisette? Oh, signora, lei non mi farà l'offesa... facciamo ventinove e cinquanta...». Là. È ridicolo e turpe...

CRISTOFORO

Brutta giornata.

ERMANNO

Oh, non è da oggi che ho questi pensieri e sopra tutto non è da oggi che il mio carattere si altera al pensiero che l'umorismo della mia situazione non sfugge nemmeno ai servitori. «Mi dà quell'involto, marchese, ché lo porto alla mia padrona? Quanto, marchese?».

CRISTOFORO

Ma non ti lasciare prendere dalla fantasia! Tu devi pensare al pratico... Pensa che il tuo lavoro è quello, che il tuo pane e quello di tuo padre è lì…

ERMANNO

Oh... a proposito; Dimenticavo che oggi è la fine del mese (estrae il portafogli). A te, guarda se va bene.

CRISTOFORO

(Prendendo a volo il denaro che il giovane gli porge)

Alla cieca. Io non conto mai. Ma su, figlio mio, stai allegro. Non voglio vederti con questo carattere. Sei giovane, innamorato...

ERMANNO

Oh, faresti meglio a non parlarne, tu...

CRISTOFORO

Perché?

ERMANNO

Perché per causa tua anche questa, che dovrebbe essere una gioia, diventa un pensiero, un'angoscia...

CRISTOFORO

Il fatto che io non approvi il tuo matrimonio non ti impedisce di essere innamorato...

ERMANNO

In dieci mesi, non sono riuscito a persuaderti che è tuo dovere fare visita alla famiglia della mia fidanzata... per conoscere i suoi genitori e anche lei... Dovere, capisci? Perché quando tu sei venuto al mondo io ero già fidanzato….

CRISTOFORO

Ma se non si trattasse che della fidanzata, pazienza. Quella te la tieni tu. Ma i parenti chi se li gode? Quelli me li dovrei godere io. Ora quel signor Tortorelli, pare sia un maniaco, un pazzo. No, no, io sono contrario a questo matrimonio. Voglio essere odiato dalla famiglia della tua fidanzata, per non dovere allargare il cerchio delle mie relazioni. Accetterò il fatto compiuto e questo ti deve bastare.

ERMANNO

Ma tu metti in pericolo anche il mio amore. Non capisci che in quella casa si stanno domandando se questo assenteismo del marchese Lucera significa ostilità o disprezzo?

CRISTOFORO

Va là, va là, che non ti mollano. Quando si trova un individuo disposto a fidanzarsi... Uh... E poi, ti autorizzo a dire che io sono anche più matto del signor Tortorelli se ti pare...

ERMANNO

Tu mi guasti tutto.

CRISTOFORO

Senti, figlio mio, da quando ci conosciamo ho fatto tutto quello che hai voluto. Lasciami in pace. Sei perfino riuscito a farmi leggere un romanzo educativo di Giulio Verne...

ERMANNO

Per quanto posso, cerco di ammobiliare il tuo cervello...

CRISTOFORO

Sono un ignorante?...

ERMANNO

No, sei un vergine, come tutti gli scapestrati. Hai cominciato il libro della Genesi?

CRISTOFORO

No... Sì! Ma dovresti farmi il piacere di dire a tuo fratello che la finisca con la ginnastica da camera...

ERMANNO

Nemmeno per sogno. Bastelli ha ragione...

CRISTOFORO

Perché lo chiami Bastelli? Mi fai male. Bastelli non c'è più... Bastelli, come Folchi, non esiste più…

SALVATORE

(Entrando) Chi è che si permette di nominarmi a quel modo? (A Ermanno) Tu, al solito, vero?

ERMANNO

Perdonami. Ma ti ho sempre conosciuto con quel nome fin da quando si andava a scuola insieme ed ora non so abituarmi all'idea che ti chiami in un altro modo...

SALVATORE

Pero ti sei abituato all'idea che anche tu non ti chiami più come prima... Se mai, dovrei essere io a trovare delle difficoltà a tuo riguardo, dato che sono il primogenito...

ERMANNO

E dalli! Ma se hai un anno e mezzo meno di me.

SALVATORE

Ma sono stato riconosciuto prima io. Dunque...

ERMANNO

Oh, vorrei vedere se avevi obblighi di leva.

SALVATORE

Che c'entra? Il Ministero della guerra può ignorare quello che è accaduto in questa casa, tu no.

CRISTOFORO

Ma insomma! Perché bisticciate sempre così?

ERMANNO

No, papà, no... Guarda, ci abbracciamo. (Si abbracciano, infatti, dopo di che Ermanno batte amichevolmente sulla spalla di Salvatore) Caro Bastelli... Scusa... Salvatore... Vedi papà? Sono bisticci di affiatamento. Anche i figli legittimi che crescono insieme in una stessa casa debbono superarli... Noi abbiamo incominciato un po' tardi... e senza vie di fatto, finora...

SALVATORE

Se credi che le vie di fatto siano utili, ti posso consacrare tutti i pomeriggi domenicali. Papà, come va? Hai fatto il tredicesimo esercizio ginnastico? Davvero? Proprio? Non dici bugie? Bene. Domani mattina verrò in persona ad assistere...

CRISTOFORO

No, senti... Te ne prego. Mi sento male a tutte le giunture...

SALVATORE

Benissimo... Quello che ci vuole... I muscoli si muovono, si sgranchiscono. Tu hai bisogno di svelenarti il corpo...

ERMANNO

E anche l'anima, gliel'ho detto. Sto anzi pensando di presentarti un mio caro amico, un conferenziere dottissimo, un filosofo... Don Malusardi... Un caro amico, lo conosci? Ecco l'uomo che può indirizzarti...

CRISTOFORO

Ma dico, figlio mio... Non penserai, spero, che io abbia bisogno di un precettore...

ERMANNO

Precettore non è la parola... Ma, insomma, non devi dimenticare che tre dei nostri progenitori morirono alle Crociate.

CRISTOFORO

Oh... Senti... È meglio che vada in camera mia... (Esce).

ERMANNO

Fa le bizze... Eh, ce ne darà dei pensieri quello lì...

SALVATORE

Ma tu lo ossessioni con la tua anima...

ERMANNO

E tu? Che lo ammazzi a forza di ginnastica!..

SALVATORE

Ma se sapessi come gli fa bene! Che caro... Vero?

ERMANNO

Simpatico. Poi intelligentissimo... Naturalmente io lo tengo un po' a freno per via del carattere... Ma è un amore...

SALVATORE

E forte come un leone. Sai che ha un torace così?... Diventerà un atleta... Non vedo l'ora di non avere pensieri d'altro genere, per non pensare che a lui...

ERMANNO

Eh, sì... Quando non ci sono si sente un gran vuoto. Questa è la verità. E allora che importa se dànno qualche preoccupazione?

SALVATORE

Di chi parli?

ERMANNO

Dei genitori.

SALVATORE

A proposito di preoccupazioni, niente di nuovo per te?

ERMANNO

Niente. La notizia che cedo il negozio è già corsa, ma nessuno si è presentato ancora. Il tuo amico l'hai visto?

SALVATORE

Sì, poco fa sono passato da casa sua. Niente da fare. Trova che il tuo negozio non vale il prezzo che chiedi.

ERMANNO

Non vale centomila lire? Oh, allora! No, senti, digli che non se ne parla più. Quello cerca di tirare, ma io non posso svendere. In fondo non sono ancora alla fame…

SALVATORE

Beato te. Io la vedo che si avvicina, si avvicina...

ERMANNO

Non ti hanno pagato la liquidazione di licenziamento dalla banca?

SALVATORE

Sì, ma che vuoi che siano ventimilasettecentocinquanta lire e trentacinque centesimi?

ERMANNO

Ma non potevi aspettare un momento? Se aspettavi che superassi la crisi io, dopo si sarebbe risolta più facilmente la mia.

SALVATORE

Bel discorso! Se credi che il direttore della banca mi abbia interpellato sulla data del mio licenziamento, ti sbagli. E ringraziare il destino, che il pugno che ho dato al capo ufficio non ha avuto conseguenze legali. Guaribile in tre giorni.

ERMANNO

Ma taci col babbo. Si preoccuperebbe e poi vorrebbe sapere tante cose!

SALVATORE

Figurati! Finchè avrò la possibilità di dargli la sua mesata non saprà mai quello che faccio o non faccio. A proposito, l'ho qui pronta. Vado a dargliela perché ha sempre bisogno di soldi.

ERMANNO

Aspetta. Gliela darai domani. Non è bene lasciargli troppo danaro in tasca. Si abitua male.

SALVATORE

Hai ragione, tanto più che non si sa mai che cosa ne faccia. E, dimmi, che cosa dice la tua fidanzata della tua decisione?

ERMANNO

Oh, Giannina è un angelo. È con me, per la fortuna e per la sventura. Si è incaricata di persuadere i suoi, e non sarà facile perché quel signor Tortorelli ha un carattere... Ma ci riuscirà, credo...

SALVATORE

Tuttavia, in questo momento sarebbe stato meglio per te non avere impegni di questo genere.

ERMANNO

Perché? Ma se è lei la mia consolazione, il mio coraggio... Ma fammi il piacere!... Tanto cara, tanto bella... No? non è bella forse?

SALVATORE

Oh, io l'ho veduta di sfuggita una volta o due... È bella, sì, ma ce n'è tante...

ERMANNO

Non farmi la storia del papà, sai! Di Giannina ce n'è una sola... E poi non ci rinuncio. Troppe cose mi legano a lei... Troppe. A cominciare da certe affinità di nascita...

SALVATORE

Che c'entra? Mi hai detto che sua madre l'ha conosciuta...

ERMANNO

Sì, ma per poco... Ma anche lei ha dovuto riscaldarsi a un altro focolare... Hai mai notato che quelli che sono come noi, o quasi come noi, si sentono nella vita, si chiamano, come gente della stessa razza che cerca di riunirsi per difendersi e incoraggiarsi?...

SALVATORE

Infatti. Tu mi sei sempre stato antipatico fino al giorno che ho saputo che anche tu eri come me...

ERMANNO

Perché poi ti ero antipatico?

SALVATORE

Perché eri bello...

ERMANNO

Come ero...

SALVATORE

Lascia andare. È un fatto che noi dovremmo organizzarci in una grande società nazionale...

ERMANNO

Incominciamo noi due intanto...

SALVATORE

Noi tre...

ERMANNO

No, lei non è proprio... Ma insomma... Vedrai che se risolvo la mia posizione brillantemente, sarai contento anche tu... Ma non insistere troppo con quel sofisma della primogenitura...

SALVATORE

Mi offri forse il piatto di lenticchie?... (ride).

SOAVE

(Entrando) C'è una signorina. Credo che sia la sua fidanzata, signorino Ermanno.

ERMANNO

Giannina? Giannina qui? Oh, mio Dio!

SALVATORE

Perché ti agiti cosi?

ERMANNO

Ma perché Giannina osi venire qui, bisogna... Falla entrare. (Via Soave) Mio Dio... Resta, per piacere... Mi darai un consiglio... Giannina... (Giannina entra) Giannina... come mai?...

GIANNINA

Siamo in un imbroglio... È questo tuo padre?

SALVATORE

Non è gentile.

ERMANNO

No... È mio fratello...

GIANNINA

Piacere... Come somigliate...

ERMANNO

Via!... Dimmi...

GIANNINA

Ma se arriva tuo padre...

ERMANNO

Usciamo.

GIANNINA

Non possiamo farci vedere fuori per istrada...

ERMANNO

Come si fa allora?...

SALVATORE

Aspetta... (Suona il campanello) Ho un'idea...

ERMANNO

Giannina, siediti.

GIANNINA

Grazie.

SOAVE

(Compare)

SALVATORE

Senti, Soave, sali dal marchese e avvertilo che c'è qui quell'amico di Ermanno, don Malusardi... Se vuole conoscerlo... (Via Soave) Vedrai che non scende fino a stasera...

GIANNINA

Caro... I miei genitori non approvano la tua decisione di andare alla miseria...

ERMANNO

Ma perché? È una cosa tanto semplice... Hai spiegato bene come stanno le cose? Sei stata abile?

GIANNINA

Abile, non so. Ma quando sono arrivata a casa ieri sera mi sono decisa. Erano due settimane che tentennavo... Ci si stanca anche di tentennare... Alla fine del pranzo ho detto a mio padre che tu avevi deciso di cambiare lavoro... Ma poi non ho saputo rispondere quando mi ha chiesto che cosa ti saresti messo a fare. Avevi dimenticato di dirmelo.

ERMANNO

Ma che dimenticato. Non lo so. Non si possono mica fare dieci cose in una volta...

GIANNINA

Va bene. A questo punto mio padre ha cominciato col gettare via il tovagliolo e ha continuato gridando come una aquila...

ERMANNO

Che cosa diceva?

GIANNINA

Chi lo sa? Quando uno grida forte, lo fa apposta perché nessuno capisca niente... Ma mi pare di avere intuito che egli accusa tuo padre di avere ordito questa manovra per stancare la pazienza della mia famiglia, già troppo trascurata...

ERMANNO

Ma che c'entra mio padre?...

GIANNINA

Caro mio... Vai a ragionare con un uomo che ha la mania di persecuzione... Ma insomma, pare che papà si sia deciso ad affrontare a viso aperto tuo padre e di bastonarlo con una canna d'India...

SALVATORE

Con una canna d'India? Ma è flessibile. Gli consigli la malacca.

GIANNINA

Non l'ha...

ERMANNO

Non hai saputo fare, non hai saputo fare...

GIANNINA

Ma che cosa avrei dovuto dire secondo te?

ERMANNO

Una parola oggi, una domani... Fare in modo insomma che il consiglio di liquidare il mio negozio e di cambiare mestiere venisse da loro.

GIANNINA

Impresa inutile. Papà ha detto che un uomo che ha in mano un pane sicuro e lo butta via, o è un cretino, o è un criminale... In ambo i casi è un uomo col quale una ragazza che si rispetti non deve avere rapporti di sorta, nemmeno scritti... Ecco perché, con la scusa della Messa, io ho dovuto decidermi a venire qui... Tuo padre dirà certo che non è di stile...

ERMANNO

Per niente... Adesso vengo io da tuo padre e...

GIANNINA

Per carità... Cerca di evitare l'irreparabile... Se tu mi rapisci si può riparare, ma se rompi la testa a mio padre o lui ti schiaccia un occhio, tutto è irrimediabilmente finito...

ERMANNO

E come si fa? Io non rinuncio a te, intendiamoci bene... Puoi tu rinunciare a me?...

GIANNINA

Oh!... Caro... Mai!...

ERMANNO

Amore... Tutte le difficoltà di questo mondo non la vinceranno sul mio cuore... (Si baciano) Cara...

SALVATORE

(Si alza e se ne va).

ERMANNO

Dove vai? Ci lasci qui nei pasticci….

SALVATORE

Ma... non mi parevano pasticci...

ERMANNO

Bisognerà consolarsi un poco, no?

GIANNINA

Allora?...

SALVATORE

Qui bisogna ricorrere a papà... Se papà si decidesse oggi a fare quella famosa visita ai suoi genitori, credo che tutto si appianerebbe...

GIANNINA

No, per carità... Mia padre è furibondo...

SALVATORE

Vado col babbo io stesso. Vedrà che se è matto, scusi, mette giudizio... Non sarà mica il gigante Golia... In due...

ERMANNO

E poi, in questi frangenti papà non conta nulla. Papà è per le cose piane, tranquille... Che ne sa lui della vita? Sempre in mezzo alle bische, ai circoli notturni... È un ingenuo...

GIANNINA

E poi non bisogna usare la violenza... Bisogna perdonare a papà... Ha tanto sofferto e il suo carattere va compatito. Piuttosto io ho due progetti. Il primo è questo: tu mi rapisci... restiamo nascosti una settimana. In una settimana il carattere di mio padre cambia. I nostri parenti si avvicinano per confondere le loro preoccupazioni, imparano a conoscersi, ad amarsi... Poi noi ritorniamo e troviamo una gran pace fra le famiglie, gioia di rivederci, necessità di riparare. Tutti felici...

ERMANNO

Eh? (A Salvatore) Mica male...

SALVATORE

Sentiamo l'altro.

GIANNINA

Io affronto oggi stesso tuo padre, gli dò due ceffoni.

SALVATORE

Ma ce l'hanno proprio con lui...

GIANNINA

Aspetta... Due ceffoni. Egli mi scaccia. Vado a casa, racconto a mio padre l'accaduto. Egli si sente sollevato e mi abbraccia e dice: «Hai fatto bene. E per far dispetto, al signor marchese, tu sposerai Ermanno a tutti i costi».

ERMANNO

Eh? Anche questo...

SALVATORE

Sono due soggetti, non due progetti…

GIANNINA

E allora non c'è che da seguire il metodo comune detto del «come ti pare». Io vado a casa e non dico niente. Tu domattina mi fai avere una lettera nella quale mi dichiari che hai cambiato parere, che quando uno ha un pane sicuro non se lo fa scappare, se no è un delinquente o un cretino, e che me ne avverti perché io non faccia parola di una stupida sciocchezza che ti era stata suggerita da tuo padre...

ERMANNO

Ma perché mettere in mezzo papà?...

GIANNINA

Perché è necessario. Poi tu vai avanti per la tua strada come se niente fosse. Il solo modo di persuadere la gente a lasciarci fare quello che vogliamo è di fare quello che vogliamo prima che la gente lo sappia... È doloroso, ma è così...

ERMANNO

Ma senti...

(Entra Soave)

SOAVE

C'è il signor Vigna per il marchese...

ERMANNO

Ci mancava anche questo. Non voglio vederlo...

SALVATORE

Perché? Un uomo che ha delle qualità... Senza di lui non avremmo avuto la gioia...

ERMANNO

Ma adesso non ho tempo. Fallo passare in salotto.

SOAVE

Ci sono i palchi dei muratori per i restauri.

ERMANNO

Nostro padre restaura sempre. Allora vieni, Giannina, andiamo in giardino... Fileremo dopo... Ma non toccare le gardenie, se no papà... (Escono in fretta tutti e tre).

VIGNA

(Entra con Soave) Sentite, angelica visione mattutina, credo che il vostro padrone abbia intenzione di offrirmi qualche cosa da ingurgitare...

SOAVE

Cosa?...

VIGNA

Oh, io direi che avrebbe molto piacere che io prendessi un bel latte caldo corretto con un poco di cognac, molto zucchero e una squadriglia di sommergibili ovverossia focaccine da imbibere.

SOAVE

(Andando via) Va bene, signore...

CRISTOFORO

(Fa capolino) C'è per caso don Malusardi?

VIGNA

Buon giorno, vecchia talpa.

CRISTOFORO

Respiro. Credevo che fosse uno scherzo... Ci doveva essere qui don Malusardi.

VIGNA

Chi è?

CRISTOFORO

Non lo so e voglio essere impiccato se lo saprò mai!

VIGNA

Oh, dico, sei di cattivo umore, mi pare. Che cosa hai?

CRISTOFORO

Ho due figli e mi domandi che cosa ho?

VIGNA

Allora è vero che la famiglia agita i centri nervosi. Mi siedo, se non ti dispiace. Sono stanco morto. Figurati che ho giuocato dieci ore di seguito all'«écarté».

CRISTOFORO

(Commosso) Come è andata?

VIGNA

Che vuoi? Da pollo. Hai un bel cinquecento da darmi?

CRISTOFORO

(Va alla tasca e gli dà un biglietto di banca) A te.

VIGNA

Ti vorrei più scorrevole. Sei cigolante come una bicicletta da nolo.

CRISTOFORO

Lasciami stare, non mi irritare...

VIGNA

Ma che c'è? Sarebbe forse vero che...

CRISTOFORO

Che cosa? (Soave entra con un vassoio. Durante la scena, mentre Vigna mangia, Cristoforo farà la corte alle focaccine finché non si decide a prenderne e a mangiarne facendo presto piazza pulita).

CRISTOFORO

(Uscita Soave) Vero che...?

VIGNA

Ma... chiacchiere... Sai, al circolo si impara tutto, specialmente ciò che non è vero affatto. (Mangia).

CRISTOFORO

(Ingoiando una focaccina con irritazione) Ma spiegati!

VIGNA

Hai fame?

CRISTOFORO

No, mangio per spirito di vendetta.

VIGNA

Fai bene, fin che ci sei.

CRISTOFORO

Ma dunque, mi vuoi dire?

VIGNA

Ecco qua. Pare che Ermanno abbia deciso di cedere il negozio e che Salvatore sia stato licenziato dalla banca...

CRISTOFORO

Cosa?

VIGNA

Voci, Voci fioche... Pare che uno si sia troppo persuaso di essere un nobiluomo e l'altro abbia percosso con violenza il vice direttore perché rideva chiamandolo marchese....

CRISTOFORO

Non è possibile... Senza dirmi nulla...

VIGNA

Appunto. Perciò credo che siano fandonie. Non ne parliamo più. Se vuoi facciamo un «écarté»... Tengo banco di cinquecento e se la va la va... Ecco le carte. (pone le carte sulla tavola).

CRISTOFORO

Ma dico. Lascia stare l'«écarté»! un momento... Chi ti ha detto?...

VIGNA

Un amico... Non so più chi... M'è parso, almeno. Perché giuocavo e perdevo. Sai, in questi casi si sentono le voci come in sogno.

CRISTOFORO

Vigna, ho paura che sia vero...

VIGNA

In tal caso hai ragione di avere un umore bituminoso. Perché è come se avessi rubato un pollo da mettere nella pentola e poi ti accorgi che è impagliato...

CRISTOFORO

Ma lascia andare. Tu non pensi che a delle volgarità... Oh, poveri ragazzi... Li ho rovinati, capisci?

VIGNA

Ah, pensi a loro... Eh, già, un padre...

CRISTOFORO

Oh, via, non fare dell'ironia, sai? Ma alla fine non solo li ho ingannati col tuo aiuto, ma ho anche spezzato la loro vita.

VIGNA

Quando te li garantii per ragazzi pieni di buon senso non potevo prevedere... Ma vedrai che tutto si accomoda...

CRISTOFORO

Oh, tu, tutto facile, tutto semplice... E queste sono le tue belle idee, le tue belle iniziative...

VIGNA

Mie? Ohè, vecchio, ti prego di racimolare i resti della tua memoria frantumata... Fosti tu...

CRISTOFORO

Tu...

VIGNA

Erano le cinque del mattino e uscivamo insieme dal circolo dopo aver perduto tutto quello che avevamo in tasca... Tu incominciasti...

CRISTOFORO

Ma sì... Si hanno i nervi a fior di pelle a quell'ora, e ci si sente soli e spregevoli... E poi la memoria diventa come una allucinazione...

VIGNA

Vero, vero... E lo dici bene anche... Ma poesia a parte, tu tirasti in ballo non so che donna ti pareva di avere amato...

CRISTOFORO

Tu, prego, quando tocchi certi tasti sii leggero. Non fare l'elefante. Non si trattava tanto di quella povera donna, che del resto non esiste più, ma di una creatura che forse esiste ancora... Tu dicesti: cercala...

VIGNA

Ma tu volevi che dicessi: cercala.

CRISTOFORO

Ma poi incominciasti a parlare tu. L'idea di sfruttare commercialmente la cosa fu tua...

VIGNA

Dicevi: «E se mia figlia fosse ricca?»

CRISTOFORO

Ma non lo dicevo per me...

VIGNA

Insomma, lo dicevi.

CRISTOFORO

Ma a pensare alla possibilità di ingannare dei figli di nessuno, al solo scopo di farmi mantenere fosti tu...

VIGNA

Adesso non tirerai fuori che io ti ho obbligato a questo trucco sentimentale... Io sono stato un amico. Mi è venuto in mente che ci sono dei poveri ragazzi che non cercano altro...

CRISTOFORO

Un consiglio da amico... disinteressato anche...

VIGNA

Le spese, le spese vive... Credi che sia facile trovare della gente in queste condizioni e poi avvicinarla, conoscerla, farsi conoscere, indurla a parlare?... Ce n'è di quelli che appena ti vedono ti guardano in faccia come se vi leggessero la loro fede di nascita, ma la più parte son duri, hanno il pudore della loro situazione e quelli a farli parlare ce ne vuole. E tutto ciò costa... caro mio, costa...

CRISTOFORO

Troppo, forse.

VIGNA

Troppo? Non mi pare. Ho fatto le cose a modo, credo. Sono stato modestissimo. Ci ho messo gratis l'opera personale, la forza di seduzione e tutto il resto.

CRISTOFORO

Non dico questo. Dico che il Codice penale vorrà poi dire la sua...

VIGNA

Il Ci Pi? Che cosa vuoi che dica il Ci Pi? Il Ci Pi troverà la cosa perfetta. In fondo non hai rubato niente a nessuno. Hai riempito il cuore di quei due ragazzi, hai dato loro una illusione che cercavano, eccetera eccetera... Non sono tuoi figli, va bene: ma è molto verosimile che lo siano. In fondo accade la stessa cosa in tante famiglie meno singolari della tua e nessuno vi trova nulla da ridire... Piuttosto loro sono degli ingrati, mi pare, che sotto sotto ti sospingono un'altra volta verso la fame...

CRISTOFORO

Oh, poveri ragazzi! Un po' esigenti con la loro morale e con la loro ginnastica, ma buoni, affettuosi... E quando mi danno la buona notte baciandomi sulla fronte...

VIGNA

Sulla patriarcale fronte...

CRISTOFORO

Mi sento un poco commosso...

VIGNA

Perdiana, sei un artista!

CRISTOFORO

Ma no, tu non puoi capire! Io e te non abbiamo più niente di comune... Tu non puoi capire che penso a certe cose ora, più insistentemente che mai... Venticinque anni…. Una donna oramai... Viva?... Morta?... A chi dà la buona notte?...

VIGNA

(Commosso) Vecchio manigoldo... Smettila. Anch'io, alla fine, sono un rudere d'uomo, con molte vite possibili alle spalle...

(Entra Soave)

SOAVE

C'è un signore che insiste per il signor Vigna...

VIGNA

Ditegli, bellezza, che ora vengo... (Via Soave) Cristoforo sai chi è l'uomo che sta in anticamera ? Un giovane capace di fare la felicità dei suoi genitori appena li avrà trovati...

CRISTOFORO

Ah, no... Basta! Ci hai preso gusto!

VIGNA

Pensaci! Hai due figli sventati, disoccupati, scapati... in una famiglia un figlio di giudizio ci vuole... Dietro un modesto compenso anticipato...

CRISTOFORO

Ma no! Ti dico di no...

VIGNA

Vile! Tu vuoi la rovina di quei due ragazzi! Sì, essi si rovinano forse per te e tu non vuoi far nulla per loro... Pensa. Questo è milionario... Un uomo che tocca la pietra e diventa oro... Trentun anni. Felice, grandi affari, vince a tutti i giuochi con una costanza indecente... Sei mai stato a Brescia?

CRISTOFORO

Perché?

VIGNA

Questo qui è nato a Brescia. Tolto dal Brefotrofio da due ricchissimi piemontesi che lo hanno adottato e lasciato erede di una ingente sostanza che egli ha triplicato... Sei mai stato a Brescia?

CRISTOFORO

Ma, sì... mi pare di sì... Alla stazione...

VIGNA

Basta. Lo vuoi vedere?

CRISTOFORO

Un momento! Come corri! Tutto preparato, vero?

VIGNA

Il demone del genio.

CRISTOFORO

Scommetto che hai già fatto sperare a questo disgraziato...

VIGNA

No, è lui che spera da quando ha l'uso della ragione. Sono tutti così. Ma io non gli ho detto niente, te lo giuro. Ma, con l'aria che tira, con le chiacchiere che ho udito, ho pensato di mettere questo fagiano in cantiere. Se ti va, bene, se non ti va...

CRISTOFORO

(Già mezzo conquistato al progetto) E... costui cerca suo padre?

VIGNA

No, veramente parla sempre di sua madre. Dei padri in generale non ha una buona opinione. Ma io credo che un padre alla fine non sia da buttarsi via. In ogni modo lascia fare a me. Lo chiamo.

CRISTOFORO

Aspetta. Vigna, non mi hai già combinato qualche pasticcio?

VIGNA

Ma ti dico di no! Stai tranquillo, che non ti rubo l'onore di essere un malandrino. Ti porto della materia grezza. Se vuoi lavorarla, è tua. Piuttosto stai attento: io parlerò al momento opportuno di Brescia. Non fare la faccia meravigliata. Bisogna creare l'aria della possibilità... (Andando alla comune) Salvatore!

CRISTOFORO

Si chiama Salvatore anche questo! (Compare un giovane grosso, faccia bonacciona e gaia).

VIGNA

(A Cristoforo) Permetti? Il signor Salvatore Ventura.

VENTURA

Sono mortificato... Lei mi aveva detto di aspettarla...

CRISTOFORO

Prego, si accomodi... Un liquore?

VENTURA

No, grazie. Ho giuocato qui con l'amico tutta notte e sono stanco... Oggi non potrò dormire per via degli affari. Dormirò stasera o domani sera... Ma non posso bere senza il pericolo di schiattare. Sa? La portinaia mi ha salvato la vita. M'ero appoggiato allo stipite e schiacciavo un pisolino in piedi, come i cavalli. Si vede che oscillavo da qualche tempo, perché la portinaia è arrivata giusto in tempo a impedire la caduta (ride).

CRISTOFORO

Mi perdoni lei... La ricevo in camera da pranzo in confidenza perché, sa, la casa nuova è ancora sossopra...

VENTURA

Bella davvero. Nuova?

CRISTOFORO

Tutta rinnovata. Oh, siamo organizzati da pochi mesi soltanto...

VENTURA

E prima dove stava?... (Colpo di tosse di Vigna e imbarazzo di Cristoforo) Scusi, ho detto una cosa sconveniente?

CRISTOFORO

No, no, non si spaventi... Gli è che soltanto da pochi mesi ho potuto coronare il sogno della mia vita che era quello di raccogliere i frammenti della mia famiglia...

VIGNA

Sì... Il marchese ha trovato due figli che credeva perduti...

VENTURA

Oh... Davvero? Bello! Due figli... Se non fosse ardito da parte mia e se non fosse inopportuna l'ora... vorrei che lei mi raccontasse... Vado matto, io, per le storie di questo genere.

CRISTOFORO

Eh, una storia lunga...

VENTURA

Perché non viene una sera con noi al circolo? Si fa un «écarté», si diventa sentimentali...

CRISTOFORO

No, non posso... Non posso uscire di sera.

VENTURA

La questura?

CRISTOFORO

Ma no... I figli... Capisce? I figli si sono messi in testa di completare l'educazione del padre.

VENTURA

Oh, che pretese! Ma se si diverte, povero babbo... Quanti figli aveva...

VIGNA

Ne ha trovati due...

VENTURA

Eh... (Pausa). Niente... Sono stanco... (Si alza) Molto lieto, marchese... Molto lieto... Sono felice per lei e per i suoi figlioli. Dica loro che hanno avuto una fortuna ineguagliabile. Una fortuna che non tocca a tutti. Ma... Vogliamo andare, Vigna?

VIGNA

Sì. Ciao, Cristoforo. Quando hai detto che vai a Brescia?

CRISTOFORO

Ma...

VENTURA

(Con subitaneo interesse) Forse il marchese ha consuetudini a Brescia?

CRISTOFORO

Consuetudini...

VIGNA

Amicizie antiche (fa l'occhietto a Ventura).

VENTURA

Strano... E, scusi.... Niente: sono molto stanco. Eh, peccato che lei non venga qualche volta con noi. Vero? Si starebbe allegri... To', che vedo? Un mazzo di carte? Marchese, lo vuol fare con me un «écarté» di consolazione?

VIGNA

Bell'idea, bell'idea, punto anch'io.

CRISTOFORO

Qui no, non è possibile... Potrebbe arrivare qualcuno da un momento all'altro.

VENTURA

Ma non sarà mica un delitto.

CRISTOFORO

Quante cose lecite, signor mio, si debbono fare di nascosto! Andiamo in camera mia.

VENTURA

E quanto giochiamo?

VIGNA

Un bel cinquecento. Va bene?

VENTURA

Io mi giuocherei un'altra cosa. Sentiamo se il signor marchese ci sta. Se vinco io, lei mi racconta tutto...

CRISTOFORO

Come tutto?

VENTURA

Tutta la sua vita...

CRISTOFORO

Ma dico, ho cinquantacinque anni.

VENTURA

Le concedo di pagarmi a rate.

CRISTOFORO

Ma perché questa curiosità?

VENTURA

Perché sono solo al mondo e la mia vita non mi basta.

CRISTOFORO

Come vuole... Ma se vinco io non vorrà raccontarmi la sua vita?

VIGNA

Magari! Dovresti vincere tu. È meglio che cominci lui... Una vita piena dì particolari interessanti, istruttivi. Fatti dire come fece il primo milione...

CRISTOFORO

(in fretta) Andiamo, andiamo...

VENTURA

Ma, dico, senza vergognarsi di niente, vero? No, perché alle volte il pudore fa dimenticare la parte più interessante. Non si vergogni! Mi raccomando.

VIGNA

Stia tranquillo. Lo conosco bene.

VENTURA

Ho un presentimento...

CRISTOFORO

Presto presto, non perdiamo tempo. (Via tutti e tre. Un attimo di scena vuota).

ERMANNO

(A Giannina che è dentro) Aspetta che guardo se si può passare. (Cerca: una carta da giuoco gli cade sottomano) To'!... Che significa? Una carta? Ah, bene. (A Giannina) Vieni.

GIANNINA

Non c'è l'orco?

ERMANNO

No, non c'è. Ma ora mi sente.

GIANNINA

Che è accaduto?

ERMANNO

Giuoca, capisci? Giuoca ancora. Ho trovato una carta sulla tavola.

GIANNINA

E lascialo giuocare. È la sua età.

CRISTOFORO

(Entrando) Ma dove... (cerca un poco ma poi vede i due che restano imbarazzati della sua presenza).

ERMANNO

Papà...

CRISTOFORO

Che vuol dire questo?

ERMANNO

Ti presento la mia fidanzata.

CRISTOFORO

Non voglio conoscere fidanzate, io! Non è questo il momento delle fidanzate... Quando si ha una testa pazza come la tua non ci si fidanza...

ERMANNO

Ma che hai?

CRISTOFORO

Che ho? Lo sa, signorina mia, che cosa vuol fare il suo fidanzato? Lo sa?

GIANNINA

Sì, signore. Da un pezzo.

CRISTOFORO

Io invece da un minuto. Perché sono l'ultimo io a sapere che cosa fanno i miei figli.

ERMANNO

Io sono maggiorenne. Per te poi più che per altri. Ho fatto sempre il mio dovere, mi sono fatto una posizione nella vita, senza bisogno dei consigli di nessuno.

CRISTOFORO

Ma adesso ci sono io.

ERMANNO

È una preoccupazione di più per me, niente altro.

CRISTOFORO

Ma senti che tono! Come se io fossi minorenne. Signorina, lei approva la condotta dì Ermanno?

GIANNINA

Una donna che vuole essere la buona compagna d'un uomo non deve ostacolarne le decisioni.

CRISTOFORO

Ma i suoi di casa che cosa ne dicono?

GIANNINA

Naturalmente la pensano come lei.

CRISTOFORO

Meno male. Allora siamo alla rottura di questo fidanzamento. Intesi?

GIANNINA

Ma quando mai lei lo ha approvato?

CRISTOFORO

Mai. Si vede che presentivo questa catastrofe...

ERMANNO

Oh, che parole!...

CRISTOFORO

Insomma...

ERMANNO

Insomma, papà, basta! Farò quello che ho deciso e Giannina è con me! (A Giannina) Sei con me?

GIANNINA

Sì, caro, sempre...

ERMANNO

Amore!

GIANNINA

Caro!

CRISTOFORO

Ma insomma! Non ho proprio alcuna autorità in questa casa... Si fanno le carezze sotto i miei occhi! Vergognatevi! Specialmente lei si vergogni! Verrò oggi io stesso da suo padre.

GIANNINA

Finalmente!

CRISTOFORO

Verrà a dirgli che bisogna fare il possibile per dividervi. Ermanno adesso ha da pensare a se stesso.

GIANNINA

No, per carità, non vada da mio padre!

CRISTOFORO

Ci andrò.

GIANNINA

Non vada. Vuol bastonarla, perché dice che è stato lei a indurre Ermanno a cedere il negozio. E non sente ragioni.

CRISTOFORO

Vuol bastonarmi? Lo ha detto lui?

GIANNINA

Sì.

CRISTOFORO

(A Ermanno) Lo vedi a che pericoli esponi tuo padre? Insomma, io ci devo andare.

GIANNINA

(Irritata) Ma insomma, la finisca, sa? Ma che cosa avete tutti contro di noi? Tanto è inutile, se lo metta bene in testa. È inutile; io sposerò Ermanno, perché lo amo e mi ama. Non c'è nessuno che possa impedirlo, nè lei nè mio padre. Alla fine io sono libera libera. So quel che dico, ha capito? Lo sposo calzolaio o marchese. È lo stesso. E non me ne importa di nessuno.

CRISTOFORO

Signorina!

ERMANNO

Ha ragione! Ma ora basta, Giannina, basta.

CRISTOFORO

Mi pare che ne abbia dette abbastanza per non essere in casa sua.

GIANNINA

Ma che casa mia, casa sua... Mi sono tenuta fin che ho potuto, ma alla fine si scoppia. È tutta colpa sua, sa? Se non veniva lei a guastare tutto all'improvviso, noi saremmo già sposati e felici... Ma è venuto lei... È entrato in casa tutto un albero genealogico e tutto è andato all'aria. Sa che cosa devo dire io? Che quando si vuole che il figlio non sposi una povera ragazza come me, ci si fa vivi prima... Ha capito? Gliel'ho detta e sto meglio... Buona sera. (Via).

CRISTOFORO

(Pausa) E tu vuoi sposare una donna con un carattere così?

ERMANNO

Papà, mi dispiace che si sia lasciata trasportare, ma anche tu riconosci….

CRISTOFORO

Insomma, hai deciso di cambiare mestiere...

ERMANNO

Deciso.

CRISTOFORO

E che cosa farai?

ERMANNO

Non lo so.

CRISTOFORO

Bel programma... Ma per fortuna ci sono io. Ora so quel che devo fare. Perché, in fondo, ha ragione quella ragazza... Se non c'ero io... (Cristoforo si rimette a cercare).

ERMANNO

Oh, papà...

CRISTOFORO

Mi farei turco per sapere dove è andata a finire quella carta. Era qui, sulla tavola...

ERMANNO

Ah... A proposito. Noi cerchiamo di redimerti e tu...

CRISTOFORO

Oh, figlio mio... Lascia andare la redenzione... Quello che è fatto è fatto... Anzi, ti dirò che qualche cosa ancora mi resta a fare, prima di chiudere il mio libro nero... Dammi... E lasciami fare...

ERMANNO

Ma che cosa?

CRISTOFORO

Oh, una partitina innocente. Però, da questa partitina innocente qualche cosa può nascere. È la parola giusta: nascere. (Va alla porta e si ferma) Di' un po'... Come si chiama quella ragazza?

ERMANNO

Giannina.

CRISTOFORO

Un po' impetuosa, però è carina... Non avrei creduto... Le starà bene il titolo di marchesa... Complimenti, (Esce).

FINE DEL PRIMO ATTO

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