Atto secondo

La stessa scena

Aria di festa. Fiori dovunque. Sulla tavola stoviglie, bicchieri, bottiglie scintillanti per un «lunch». Tende alte porte e tendine nuove alla finestra. La sala da pranzo è stata sfondata, un poco, con l'allargamento della porta di fondo, che, quando le luci saranno accese, dimostrerà di dare adito, da una parte ai salotti, dall'altra a una uscita. Tramonto. La luce del sole rosso batte alle finestre. Verso la metà dell'atto sarà necessario accendere le lampade. Soave e un cameriere faranno il servizio venendo a prendere la roba dalla tavola e recandola ai salotti.

(Quando si apre la tela sono in scena Cristoforo e Vigna che consultano un orario ferroviario).

VIGNA

Il treno parte alle otto e arriva alle due dopo la mezzanotte alla frontiera.

CRISTOFORO

Tutto pronto? Passaporti, biglietti?

VIGNA

Tutto. Ma mi dici che cosa ti ha preso tutto in una volta?

CRISTOFORO

Tu puoi fare quello che vuoi. Io, però, ti consiglierei di seguirmi. E io me la batto.

VIGNA

Ma se le cose vanno benissimo!

CRISTOFORO

Troppo bene, troppo bene. Del resto, te lo avevo detto: sistemata la posizione di quei due ragazzi, eclissarsi. Ora, grazie a quel tuo Ventura che Dio lo benedica, tutto è a posto. Io sono contento e felice, ma capisco che ora incominciano le difficoltà. Io non oso riconoscere Ventura.

VIGNA

Poveretto! Che piange a parlarne... Ma perché?

CRISTOFORO

Perché a insistere sulle cose, si rompono. Un milionario, un uomo conosciuto da tutta la città. Uno scandalo, una meraviglia generale. Troppa pubblicità. Se arrivo a tanto di riconoscere anche Ventura, il trucco si scopre. Troppi figli e troppo comodi sopra tutto. C'è la galera, capisci?... E tu sei mio complice. Mio procuratore...

VIGNA

Ma bisognerebbe che la denuncia venisse da loro...

CRISTOFORO

E chi lo sa quel che può accadere? Un sospetto oggi, un pettegolezzo domani, una calunnia poi... Lentamente, insensibilmente penetra nell'animo di quei ragazzi la persuasione d'essere stati gabbati...

VIGNA

Sarebbero degli ingrati, se protestassero.

CRISTOFORO

L'ingratitudine è la caratteristica dei figli legittimi. Figurati questi... E poi, vuoi che ti dica? Non è solo questo. È che voglio loro un po' di bene e non sono tranquillo, non sono tranquillo. Vorrei dir loro la verità e che mi perdonassero. Speranza pazza. Ma io sono certo che, se resto accanto a loro, una volta o l'altra spiattello tutto e tutto va all'aria... Ora si può rubare un portafogli, ma un sentimento no. Non c'è speranza di perdono.

VIGNA

Sei illogico, vecchio mio. Non ti riconosco più.

CRISTOFORO

La logica, la logica... Ma questo imbarazzo che sta fra la paura della punizione e il disagio della cosa malfatta, dove lo metti? Io ho giuocato l'anima mia, ho dissipato, ho condotto una vita da zingaro, tutto quello che vuoi, ma, alla fine, non ho mai scherzato con la vita degli altri...

VIGNA

Qualche volta... No?

CRISTOFORO

(Vivacemente) Una volta sola... Con la vita di una povera donna... Ma poi, mai più... Ecco. E lascia andare certi discorsi che mi danno fastidio. E poi questi ragazzi sono troppo buoni, troppo onesti. Fossero delle canaglie, pazienza, ma quando i figli sono virtuosi, per i genitori è un bell'imbarazzo. Perché non hanno più niente da insegnare, o hanno troppo da imparare... Io poi...

VIGNA

Ma se fuggi, come giustifichi?

CRISTOFORO

Tutto preveduto, tutto calcolato. Vedi questa busta? Rossa. Dà nell'occhio. Ecco qua: «Miei cari, perdonatemi se vi lascio, ma la famiglia non è fatta per me. Ci scriveremo qualche volta. Ho risolto la questione economica e non vi preoccupate di ciò...».

VIGNA

L'hai risolta? Come?

CRISTOFORO

Non so ancora, ma la risolverò. Troveremo qualche cosa... «Non cercate di farmi ritornare, non mi inseguite, ve ne prego. Lasciatemi essere quello che sono, un papà bastardo». Carina, eh? Questa l'attacco allo specchio con una mica di pane.

VIGNA

Ma, e Ventura? Quello schiatta.

CRISTOFORO

No. A lui dirò qualche cosa di tranquillizzante. Tutto calcolato. Poi, quando sarò scomparso ed essi mi crederanno morto, Ventura non avrà che da rimpiangermi, più degli altri. Si riuniranno tutti e tre, di sera, in questa stanza, e parleranno di me e avranno dei nipoti che saranno fieri di questo nonno avventuriero.

VIGNA

Ma tu sei pazzo. Ma non puoi aspettare ancora un poco? Proprio oggi, in una giornata di festa familiare?...

CRISTOFORO

La confusione mi giova. Del testo, meglio oggi che domani. Non so più che cosa dire per frenare gli entusiasmi filiali di Ventura... Che buon ragazzo anche lui... Ma perché sono tutti cosi buoni?

VIGNA

Colpa mia... Dovevo cercarne d'altra specie, ma ti confesso che... non erano convenienti...

CRISTOFORO

Capisco. Ma adesso fila. Ho fatto fare questa uscita proprio per i gentiluomini come te.

VIGNA

Ti telefono, allora?

CRISTOFORO

Fra un'oretta. Se risponde un altro, di' che sei il capomastro. Vieni. (Escono).

(Soave e un cameriere sono entrati a prendere delle stoviglie).

ERMANNO

(Entra. A Soave) Nessuno ancora?

SOAVE

Hanno suonato alla porta ora... Ma non è tardi... (Via col cameriere).

ERMANNO

(Si siede).

SALVATORE

(Entrando con una carta in mano). Ti pesco finalmente. Leggi qua.

ERMANNO

Ma lasciami stare. Sei ossessionante col tuo dovere. Oggi è la mia festa, non voglio noie.

SALVATORE

Ma non v'è nessuno. La tua bella si starà mettendo ora il minio sulle labbra. Hai tutto il tempo di decidere. Questo qui vuole fare quell'affare del Fragonard...

ERMANNO

Bene, avanti.

SALVATORE

Ma e falso.

ERMANNO

Come sei noioso. Vuoi fare il commercio dei quadri antichi senza i falsi? Sono cose che le sanno anche gli americani.. Anzi... Per tua regola i buongustai non cercano che delle falsificazioni, adesso. Dicono che non c'è niente da meravigliarsi che Tiziano sappia comporre una bella tela. Ma che un anonimo qualunque riesca a passare per Tiziano è meraviglioso... Del resto, senti, anche da Ventura...

SALVATORE

Buona notte. Quello lì non fa niente, non viene mai in ufficio, si disinteressa della cosa completamente. Paga e basta.

ERMANNO

Bene, meglio così.

SALVATORE

Ma io non ci capisco più niente. Gli uomini d'affari me li immaginavo in un altro modo. Credevo che si occupassero degli affari loro. Invece...

ERMANNO

Ti fermi alla superficie, caro. In realtà nei primi tre mesi della nostra società anonima per il commercio delle opere antiche c'è già un movimento che fa presagire bene... Dunque vedi che Ventura li fa i suoi affari...

SALVATORE

Eppure quando penso che se non ci fosse stato lui saremmo affondati senza misericordia e che lui ci è venuto incontro come la befana, carico di doni... Non capisco, non mi rendo conto. Noi potremmo derubarlo che non si accorgerebbe mai, mai! La sua sola preoccupazione è che io consenta a farmi chiamare Totò.

ERMANNO

E tu fatti chiamare Totò.

SALVATORE

Ma nemmeno per sogno! Sì chiami lui Totò, se non vuole due Salvatori nell'azienda.

ERMANNO

Sei poco carino con un uomo che è stato tanto gentile con noi.

SALVATORE

Lo vedi che dici anche tu che è stato gentile. Gentile non è una parola del gergo affaristico.

ERMANNO

Ma che hai?

SALVATORE

Ma insomma: sono tre mesi che filiamo su un treno di vita che non avremmo mai sognato. Tu hai comprato la macchina, io mi sono costruito una palestra per il babbo, i genitori della tua fidanzata si sono ricreduti nel tuoi riguardi e il babbo ha potuto andare a fare quella benedetta visita, che ci permette oggi di festeggiare il tuo fidanzamento...

ERMANNO

Hai visto i salotti? Magnifici..

SALVATORE

Ma lasciami finire!

ERMANNO

Ho capito, ho capito. Ma è un amico del babbo.

SALVATORE

Non è vero. Mi sono accertato che non sa nemmeno da che parte si comincia a giuocare all'«écarté...».

ERMANNO

E allora? Perché avrebbe fatto questo?

SALVATORE

Non riesco a indovinarlo. Mi sono rivolto anche a una agenzia di informazioni segrete ed ecco la risposta: «Figlio di ignoti».

ERMANNO

Tutto qui?

SALVATORE

Tutto qui.

ERMANNO

Ma questo non spiega niente.

SALVATORE

Appunto.

ERMANNO

Che cosa hai pagato per questa informazione?

SALVATORE

Cinquanta lire. Se me ne vuoi dare venticinque...

ERMANNO

Ma nemmeno per sogno! Questi sono affari sbagliati! Altro che quel falso Fragonard! (Colpito da un'idea) Salvatore!

SALVATORE

Eh?

ERMANNO

Salvatore... Come dice quell'informazione?

SALVATORE

Figlio di ignoti.

ERMANNO

Guardami, Salvatore... Che sia...

SALVATORE

Eh?

ERMANNO

Non capisci?

SALVATORE

Voglio essere fulminato...

ERMANNO

Figlio di... Come noi... Come me, come te...

SALVATORE

(Intuendo qualche cosa) Santissimi numi! (Cadono tutti e due a sedere).

ERMANNO

Ma insomma, dico io... Un uomo che ci arriva addosso nel momento più critico della nostra vita, preleva la mia bottega per una somma che non avrei mai sognato di prendere, costituisce una società per noi due e se ne disinteressa totalmente, stipendi, prebende...

SALVATORE

Pareva che dicessi delle sciocchezze poco fa.

ERMANNO

Ma come non avere pensato a tutto questo prima? Mi spieghi come va che non ci abbiamo mai pensato? La cosa è talmente assurda...

SALVATORE

Lo pensi adesso che è assurda?

ERMANNO

Caro mio: quando uno è in pericolo trova troppo naturale che qualcuno lo salvi. È dopo che interviene la riflessione...

SALVATORE

Se non c'ero io, però, tu morivi senza avere avuto questo sospetto... Ma insomma, ci sei arrivato...

ERMANNO

Oh... Ma è evidente...

SALVATORE

Ecco perché vuole chiamarmi Totò a tutti i costi...

ERMANNO

Ecco perché del mio negozio ha fatto un magazzino...

SALVATORE

Deve essere così...

ERMANNO

È così... (Pausa) È strano. Provo la sensazione che un figlio regolare deve provare quando la mamma sta per dare alla luce un altro membro della famiglia...

SALVATORE

Vorrei sentirla questa emozione del primo vagito...

ERMANNO

Però... Che tipo, nostro padre...

SALVATORE

A proposito... Ma se così fosse, perché non lo avrebbe detto? Non fecero tanti complimenti con me, quando nascesti tu.

ERMANNO

Credo che papà incominci a vergognarsi. Noi siamo cresciuti, capisci?...

SALVATORE

Però bisogna riconoscere che quando in una famiglia ci sono molti figli è una manna, perché non andranno mica tutti a fondo e allora...

ERMANNO

C'è un proverbio che mi faceva venire un nodo alla gola in altri tempi... Quattro fratelli, quattro castelli.

SALVATORE

Caro Ermanno, (lo abbraccia) io e te siamo due castellucci... Ma il terzo è un maniero...

ERMANNO

E vuoi che ti dica? Vedrai che questa faccenda non si ferma qui.

SALVATORE

No, adesso basta...

ERMANNO

No, no. Vedrai che non si ferma qui... Perché si vede che era un'abitudine... Uno, due, va bene... Incidenti, disgrazie... Ma tre? La cosa diventa lunga. Qui si finisce alla mezza dozzina sì e no. Scommetto che salterà fuori un medico... un autista, un contadino...

SALVATORE

È il colmo. Non è sopportabile tutto ciò.

ERMANNO

Bisogna tagliare la testa al toro.

SALVATORE

Un toro, un toro davvero...

ERMANNO

Lo chiamo da parte e gli faccio la predica. Basta con gli errori giovanili. Tutto si può ammettere e perdonare. Ma che uno non faccia altro che andare in giro per il mondo a sedurre delle povere signorine, per poi costringerle a separarsi dalle loro creature, questo non è ammissibile. O la smette o noi...

SALVATORE

Ma a quest'ora avrà anche smesso...

ERMANNO

Ma fino a quando dovremo essere esposti al pericolo di incontrare dei fratelli nuovi? Qui ne nasce uno ogni momento. Avremo anche il diritto di sistemarci, in qualche modo...

SALVATORE

Lascia fare a me. Lo prendo nell'ora della ginnastica, quando ha fatto tutti gli esercizi sotto il mio controllo. È il momento più adatto per sapere la verità. Non ha più resistenza. Gli domando semplicemente «Quanti?». Se risponde tre, bene, pazienza. Se risponde quattro io me ne vado.

ERMANNO

Hai ragione. Per me la cosa è anche più facile... Prendo moglie... Ma per ora, silenzio... (è interrotto da Cristoforo e da Salvatore Ventura che entrano).

CRISTOFORO

Guardi come ho allargato la sala da pranzo... Le piace?

VENTURA

Molto bene, molto elegante... Oh, caro Ermanno, buon giorno...

ERMANNO

Carissimo.

VENTURA

Salvatore, sempre con delle carte in mano... Scommetto che è un bilancio... (Ride) Scusi la bazzecola eh?... Ma sapete che il babbo ha sistemato molto bene questa casa? Molto, molto, molto... Ha l'anima del costruttore. Strano che non abbia nessun figliolo con queste tendenze... Ma non è un po' pìccola per loro questa casa?

CRISTOFORO

Piccola, piccola no, ma certo bisogna rinunciare...

ERMANNO

A che cosa? Due salotti, due sale da pranzo, quattro camere da letto... Due studi... Una palestra... Che ci vuoi fare?

VENTURA

Oh... Non è moltissimo... Io per esempio ci vedrei una piscina, una sala per le proiezioni cinematografiche, una biblioteca e una piccola sala da esposizione che sarebbe molto utile a certi fini...

ERMANNO

Già... Ci si potrebbe tenere quei pochi pezzi autentici e farli vedere ai clienti più fini come delle cose proibite...

VENTURA

Appunto, appunto... Bene, ci penseremo... Ormai questa casa è tutta vostra. Non c'è che da prendere l'ala settentrionale, sfondare, ricostruire... In sei mesi è una residenza degna dei marchesi di Lucera... Volete che me ne incarichi io?

CRISTOFORO

Ma no, perché?... Più avanti, se mai... Si vedrà...

VENTURA

Aspettate. A me piace di fare le cose in fretta... Posso telefonare?...

ERMANNO

Ma via, domani... (Ventura va al telefono)

VENTURA

Domani non esiste nel mio vocabolario... Pronto? Parlo col commendatore Pierini? Sì? Molto bene... Grazie, senta un poco... (Cristoforo si incammina verso la luce che viene dal salotto, mentre Ermanno e Salvatore si avvicinano l'uno all'altro).

ERMANNO

Sai che cosa ho notato?

SALVATORE

Che cosa?

ERMANNO

Che, carne a parte, ti somiglia...

SALVATORE

No... Invece somiglia a te. Guarda l'occhio...

VENTURA

Ho comperato la casa….. Scusate la bazzecola... Ora telefono all'architetto che venga domani a prendere le sue misure... (telefona ancora).

ERMANNO

Mi pare che non ci sia più dubbio...

SALVATORE

No. Ma è preoccupante...

ERMANNO

Pensare che lui non pensa nemmeno che noi sappiamo tutto... Quasi quasi, mi viene voglia di abbracciarlo... Gli vuoi bene tu?

SALVATORE

Ma, bene poi...

ERMANNO

Come a me, insomma...

SALVATORE

No... Non ancora... Ne voglio più a te...

ERMANNO

Caro, anch'io. Se poi non avessi certe manie te ne vorrei di più Con te ho già vissuto un poco... sofferto... È questo che fa i fratelli...

VENTURA

Fatto... Già tutto sistemato con l'architetto. Sospenderà qualsiasi lavoro per non dedicarsi che a questo...

ERMANNO

Ma per il capriccio di nostro padre lei...

VENTURA

Capriccio? No, no... E poi non siamo soci? Le vuol molto bene, sa, suo padre. Mi ha parlato della sua fidanzata con molta simpatia. Ha detto che è proprio la ragazza che ci vuole per un caro giovane come lei.

ERMANNO

Mi fa piacere... Sa che non la voleva conoscere? Ma sì! Se non avessi avuto quella alzata di testa e non avessi scandalizzato l'universo, cedendo il negozio... saremmo ancora in istato di guerra subacquea. E poi c'è stato lei... Lei è stato la nostra salvezza, veramente...

SALVATORE

Ah... sì! Non ci poteva trattare così che un fratello...

VENTURA

Sì? È vero? Vi pare?... Ebbene, miei cari... (Pausa, Pentimento e altra voce) Perché non ci diamo del tu?

ERMANNO

Volentieri.

SALVATORE

Con tutto il piacere... (Strette di mano calorose e silenziose con sorrisi intensi).

VENTURA

E adesso godiamoci questi brevi istanti di solitudine... Sei contento di sposarti?...

ERMANNO

Puoi immaginartelo... Mi pare mill'anni...

VENTURA

A te (Trae di tasca un astuccio). Per te... Come ricordo di questo giorno...

ERMANNO

Oh, ma è magnifica... Ma non è possibile, non posso accettare. Ma come faccio... Magnifica...

VENTURA

Scusami la bazzecola, eh... La terrai come dimostrazione del mio affetto, del mio vero affetto (si commuove).

ERMANNO

Che hai?

SALVATORE

Che c'è?

VENTURA

Niente... Niente... Sai... Quando si è soli al mondo... Basta così. Parliamo d'altro...

SALVATORE

D'affari...

VENTURA

No. Bella giornata eh?...

CRISTOFORO

(Comparendo al fondo guarda con tenera commozione il gruppo e allarga le braccia come a benedire, poi chiama) Ermanno. Vieni. C'è il parentado... Tanta gente...

ERMANNO

Giannina... Scusate... (Esce).

VENTURA

Vai pure... (A Salvatore) Anche tu, vai anche tu... (Salvatore via).

CRISTOFORO

Sei un angelo, caro, un angelo (lo abbraccia).

VENTURA

Papà... Sono felice.... (piange).

CRISTOFORO

Su, su, adesso niente commozioni. C'è gente...

VENTURA

Ma quando potrò... vederti in santa pace. Ho da piangere almeno per due ore.

CRISTOFORO

Calma, calma...

VENTURA

Poco fa stavo per tradirmi...

CRISTOFORO

Per carità... Silenzio...

VENTURA

Ma perché?...

CRISTOFORO

Te l'ho detto... Ci sono diverse questioni... Il nome prima di tutto...

VENTURA

Non vuol lasciarsi chiamare Totò... Ma cambio io... Il mio secondo nome è Artemide... È difficile, ma...

CRISTOFORO

E la primogenitura? Tu saresti il primogenito. C'è già una questione tra loro. Troppi primogeniti in questa casa...

VENTURA

Ma allora...

CRISTOFORO

Col tempo, col tempo. Senza contare che è tanto difficile dire ai propri figli che hanno un fratellino...

VENTURA

Ma accade così in tutte le famiglie. Quando nasce un bambino gli altri frignano, ma poi si abituano...

CRISTOFORO

Bene, vedremo. Ma adesso ascoltami. Stasera o domani io faccio uno scherzo ai miei figlioli. Tu devi essere con me. Parto. Dico loro che sono stanco della vita di famiglia. Sono zingaro, capisci?

VENTURA

Te ne vai?

CRISTOFORO

Per qualche tempo. Il tanto che basta a far sentire la mia assenza e a farli ragionare circa il mio tenore di vita. Troppa disciplina, capisci?

VENTURA

Hai ragione. Ma quando sarò io il primogenito...

CRISTOFORO

Naturalmente, ti manderò il mio indirizzo...

VENTURA

Benissimo. Ma torna presto. Hai soldi con te?

CRISTOFORO

Sì, per quindici giorni...

VENTURA

No, no, non bastano... Fammi stare tranquillo. Sai, alle volte... A te... No, no, fammi star tranquillo... (gli dà del denaro).

GIANNINA

(Entrando) Marchese, buona sera.

CRISTOFORO

Buona sera, cara signorina... Questo è il mio amico Ventura...

GIANNINA

Lei è un grande amico di Ermanno.

VENTURA

Amico? Amicissimo... Non avrei potuto mancare a questa festa. Anzi, signorina, se permette... Un piccolo ricordo... (trae un altro astuccio).

GIANNINA

Oh... molto gentile... (guarda) Ma è un gioiello stupendo... Mamma, mamma... Permette?... (fa per uscire).

CRISTOFORO

Resti, signorina, resti... Li chiamo io... (esce)

GIANNINA

Come devo ringraziarla... Un gusto squisito...

ERMANNO

(Entra seguito da Salvatore, Cristoforo, Matteo Tortorelli e Zelinda Tortorelli).

GIANNINA

Ma guardate che magnificenza... Il signore... Il signor Ventura, i miei genitori...

ZELINDA

Uhm... Magnifico... Veramente magnifico... Guarda, Matteo.

MATTEO

Non me ne intendo, ma deve essere bellissimo...

SALVATORE

Perbacco: è celliniano...

VENTURA

Vedo che ti fai una competenza... Bravo... Faremo delta strada insieme...

GIANNINA

Me lo posso mettere? (s ' infila al dito l'anello).

VENTURA

Sarà meno bello, nelle sue mani...

ERMANNO

Ohè, dico, non comincerai a fare la corte a mia moglie? (Andirivieni del cameriere).

GIANNINA

(Ammirando l'anello) Attento che è geloso. Non voleva nemmeno che fuggissi con lui...

MATTEO

Che discorsi... Una ragazza!

GIANNINA

Uh, il papà nero... Papà nero... Lo chiamo papà nero perché è di buon umore soltanto alla mattina dalle otto e un quarto alle otto e venti, quando prende il caffè col rum...

ZELINDA

Non le credano... È di buon umore circa tre o quattro giorni all'anno.

VENTURA

Oggi come andiamo?

MATTEO

Oggi? Risponderò fra mezz'ora... Devo parlare col signor marchese e quando avrò parlato vedremo...

CRISTOFORO

Con me? Ma non siamo noi i fidanzati...

MATTEO

Lo spero bene.

GIANNINA

Papà nero e papà bianco parleranno insieme. L'importante è che questo romanzo sia definitivamente chiuso. Signore, ha mai sentito lei una storia d'amore così complicata?

VENTURA

Eh, signorina... Ve n'è di più lunghe... per lo meno...

GIANNINA

Per me, ne ho abbastanza così. Ora sono felice. Felice. E tu, Ermanno? Ti ricordi quando volevo andarmene con te perché eri un miserabile senza fissa occupazione e tuo padre non voleva saperne di me? (Al marchese) Oh, lei, ha un conto con me... La nuora vendicherà la povera fidanzata misconosciuta e disprezzata...

CRISTOFORO

Diavolo! Che cosa mi vuol fare? Per la ginnastica c'è già Salvatore, per l'educazione morale c'è già Ermanno...

GIANNINA

Benissimo. Io le insegnerò a suonare il pianoforte...

CRISTOFORO

Ma come? Lei suona il pianoforte?

GIANNINA

Sì... Premio dell'Accademia... (Orrore degli astanti). So certi pezzi che fanno venire la nevrastenia a un bue...

MATTEO

È vero, è vero... Guardi come sono ridotto!

ZELINDA

Ma non vedi che scherza, il marchese?

MATTEO

Lui scherza, ma io no...

GIANNINA

Silenzio eh? Se no questa sera ti obbligo a sentire il concerto di Bach.

VENTURA

È carina, è carina... (bevendo) Bevo alla salute dei fidanzati... Belli, giovani, innamorati e felici... Bevo alla salute dei parenti tutti che in quest'ora godono il palpito caldo delle grandi giornate d'una famiglia... Bevo alla salute del marchese, che ha ormeggiato il suo vascello al porto della letizia, dopo avere attraversato vittoriosamente le bufere d'alto mare. Bevo ai nipoti che nasceranno, i quali avranno la fortuna di...

TUTTI

(Interrompendolo) Evviva!

ERMANNO

Un po' di musica... Venite... Abbiamo un nove valvole che riceve anche dalle stazioni dell'altro mondo...

GIANNINA

Bene... Lasceremo questi vecchi barbogi alle loro misteriose conversazioni... Mi raccomando, papà... Cerca di persuaderti che le cose potrebbero anche andar peggio...

(Tutti escono meno Matteo, Zelinda e Cristoforo).

MATTEO

Spero che oggi il signor marchese abbia meno fretta di quando mi fece l'onore della sua prima ed unica visita...

CRISTOFORO

Sa... Avevo fretta perché...

MATTEO

Oh... C'è sempre una spiegazione pronta... Lo so. Ma a me è meglio non dirla...

ZELINDA

Sì, è vero, perché ci ricama sopra delle fantasie...

CRISTOFORO

Dovrebbe scrivere dei libri gialli...

MATTEO

Anche l'ironia... Benissimo... Me l'aspettavo... È l'arma della nobiltà... Se lei avesse avuto la compiacenza di ascoltarmi l'altro giorno, le avrei volentieri parlato del lato pratico della cosa.

CRISTOFORO

Per carità, non ne voglio sapere nulla. Se Giannina ha dote, bene, se non ne ha, bene lo stesso... Non desidero parlare di queste cose. Quanto alla posizione di Ermanno l'hanno veduto. È brillantissima e non teme scosse.

MATTEO

Giannina ha una piccola dote, ma non gliela regalo io... Ecco il fatto... Se le dicessi o se lei venisse a sapere che io ho consegnato a Giannina una dote di sedicimila duecentotrentacinque lire e cinquanta centesimi lei forse penserebbe che io sono pazzo. Mentre invece non sono pazzo. Tutti fanno a gara per farmi diventare, e anche lei signor marchese ha fatto quello che ha potuto, per parecchi mesi. Ma io non sono pazzo e vado coi piedi di piombo. Potrei dare tutto a mia figlia senza tante preoccupazioni, ed era questa l'opinione di mia moglie, che considera tutte le cose di questo mondo leggermente. Ma io la somma di sedicimiladuecentotrentacinque lire e cinquanta centesimi, io l'ho ricevuta in amministrazione. Era originariamente di lire novemila ottocentotrenta e quaranta...

CRISTOFORO

Caro signor Tortorelli, lei è molto gentile a mettermi a parte di queste cose. Penso si tratti di una dotazione di qualche istituto benefico... Basta così... Non se ne parli più... Io la prego di credere che la cosa non mi interessa...

MATTEO

Interessa a me. E lei mi deve ascoltare...

CRISTOFORO

Senta un po'... Quei figlioli stanno domandandosi che cosa accada di grave e forse sono in pensiero... Se lei vuole, io verrò domani al suo studio e potremo parlare liberamente...

MATTEO

(Alzandosi) Ha sempre fretta... Come vuole...

CRISTOFORO

Oggi è giorno di gioia... Gioia per tutti... (A Zelinda che piange) Fa piangere la gioia, non è vero?

ZELINDA

Non è per questo... Sa... Penso... Se ci fosse qui la sua mamma...

CRISTOFORO

(Che si era avviato ritorna indietro) La mamma di chi?

ZELINDA

Di Giannina.

CRISTOFORO

(Torna indietro: a Matteo) Oh, non sapevo che lei fosse vedovo...

MATTEO

Ma io non sono vedovo affatto.... Ma, scusi, Ermanno non le ha raccontato la storia di Giannina?

CRISTOFORO

No... Ma la prego... Non mi pare il momento...

MATTEO

Ma quando viene allora il momento? Bene, senta. Io le consegno questo libretto di risparmio che sua madre ha lasciato alla mia custodia... Lo consegno a lei perché Giannina farebbe una tragedia; Ermanno ha perduto la mia stima, perché non è un uomo pratico. A lei... Se lo vuole, bene... Se no... Faccia lei...

CRISTOFORO

In sostanza... loro per Giannina non sono che...

MATTEO

Giannina è mia figlia, perché le ho dato il mio nome, una educazione e tutto il resto... Ecco Mia figlia!

ZELINDA

Del resto è una mia cugina... Sua madre...

MATTEO

Il marchese non ha tempo da perdere...

CRISTOFORO

Anche il padre è morto?...

MATTEO

Se è morto ben gli sta... Non ne parliamo.. Se avessi saputo chi era giuro che l'ammazzavo io...

CRISTOFORO

(Si è seduto e ha aperto il libretto. Guardandolo ha avuta uno scatto di interesse intenso e quindi un accasciamento improvviso).

MATTEO

Cosa c'è, adesso? Non verrà mica fuori a dire che si oppone al matrimonio per questa bazzecola...

ZELINDA

È stata la nostra consolazione, la nostra vita per tanti anni... (si commuove).

MATTEO

Ah, naturale! Tutte le scuse sono buone... Vero? Ma lo dica, lo dica francamente... Non faccia conto di pensarci su, di meditare... Meditare che cosa? Io capisco benissimo quello che pensa lei... Ecco una buona ragione per mandare all'aria questo matrimonio che non ho mai potuto soffrire... Lei non l'ha mai potuto soffrire...

CRISTOFORO

(China la testa sul petto).

ZELINDA

Ma che ha? Sta male?

MATTEO

Adesso finge anche di morire.

ZELINDA

Chiama qualcuno! Un bicchiere d'acqua, qualche cosa...

MATTEO

Tutto a rovescio, tutto a rovescio...

CRISTOFORO

(Fa cenno con la mano) Aspetti, non è niente. Un piccolo capogiro. Fa un gran caldo qua dentro... Benissimo, ho capito; benissimo. Lei vuole che io consegni a sua figlia questo libretto... Va bene... Ci penso io...

MATTEO

Perché, come vede, è intestato alla madre. Bisogna fare le pratiche per la successione... Tutta una storia di documenti e di vidimazioni che, se non si è proprio di buon umore, non si fanno. Le faccia lei... Io me ne lavo le mani... Naturalmente lei mi farà una ricevuta... A suo tempo...

CRISTOFORO

Va bene... Va bene... Tutto benissimo...

GIANNINA

(Entrando) Ma via! Mi pare che esageriate. Siamo tutti in pensiero.

ZELINDA

Perché, cara?

GIANNINA

Perché quando in una festa due o tre si mettono a parlottare fra loro tutti gli altri smettono di divertirsi. Andiamo. C'è Ventura che vuole organizzare una festa in campagna allo scopo di far sorridere papà.

(Cristoforo evita gli occhi di Giannina e sta a disagio).

MATTEO

Che spiritoso. Ne ho una bella voglia di sorridere...

GIANNINA

Oh, per questo, sì fa presto (gli si mette a sedere sulle ginocchia) Papà, guardami...

MATTEO

Ma no, qui no...

GIANNINA

Ti vergogni forse? Chi sono io? Rispondere! Chi sono io?

MATTEO

(Come si fa coi bambini) Tu sei la rondinella (A Cristoforo con altra voce) Bisogna sapere che è una vecchia storiella di quando era bambina...

GIANNINA

E tu chi sei?

MATTEO

(Col vocione grosso) Babbo castagno...

GIANNINA

(Oscillando un poco e facendo oscillare anche il padre) La Rondinella dice buon giorno, dice buon giorno a babbo castagno.

MATTEO

Buon giorno... Buon giorno...

GIANNINA

Babbo castagno, ogni mattina ti cade addosso un poco di brina (lo scuote forte alle spalle). Scrolla la rama fin che ci stanco. Non cade: babbo, è un capello bianco...

MATTEO

(Tenendo abbracciata Giannina) Rondinella, rondinella...

CRISTOFORO

(Seccato) Bene, adesso mi pare che...

GIANNINA

Ha visto? Sorride. Anche le cose stupide hanno la loro utilità.

CRISTOFORO

(Nervoso) Va bene, ma non vorrete lasciare gli altri per star qui a giuocare a rondinella...

GIANNINA

Non le piace? Perché non sa che essa racconta la storia di un babbo e di una figlia che si sono accompagnati nella vita per anni e anni volendosi tanto bene... Non sa che questa è la storia di tutti i capelli bianchi che io ho veduto crescere sul capo di mio padre... Bisogna capirle certe scemenze che si dicono... E se lei avesse voluto bene a qualcuno, saprebbe che se ne dicono, oh, se se ne dicono... E si ricordano, anche... E sono le cose che fanno più male, quando non si possono ripetere più... Ne troveremo anche per lei... Suocero!

(Esce trascinandosi i due vecchi e lasciando solo Cristoforo. Voci dal di dentro salutano festosamente Giannina. Cristoforo va allo specchio e si tocca la testa grigia. Poi improvvisamente è preso dalla fretta e va e viene dalla scena).

CRISTOFORO

Ah, il libretto. (Esce e rientra subito dopo con cappello, pastrano e valigetta. Incolla la busta rossa sulla specchiera. In questa la voce di Giannina si fa udire cantare una canzone. Cristoforo non riesce a vincere la tentazione di ascoltare. Poi ritorna mogio mogio nella sua camera dalla quale riuscirà subito come era prima. Va alla porta del salotto e fa un cenno all'interno).

ERMANNO

(Si presenta sulla soglia) Vuoi me?

CRISTOFORO

Questo libretto è di Giannina... Glielo darai il giorno delle sue nozze come regalo di sua madre...

ERMANNO

Ah... Bene... Ma perché io?...

CRISTOFORO

Perché... Perché... E poi mi taci dei particolari interessanti.

ERMANNO

Di Giannina? Te lo avrei detto, papà, ma volevo prima, che tu le volessi bene... Del resto cose senza importanza, per noi...

CRISTOFORO

Dici?

ERMANNO

Ma papà, che hai? Per una sciocchezza simile...

CRISTOFORO

Non c'entra questo... Non c'entra... Chiama tuo fratello...

ERMANNO

Sì... (va sulla porta del salotto e fa un cenno).

CRISTOFORO

Tra pochi minuti, ti prego, non dimenticare che avrei potuto continuare nel mio giuoco tranquillamente e senza alcun pericolo...

ERMANNO

Giuoco? Ma che dici?

SALVATORE

Ecco, che c'è?

ERMANNO

Ma, non so. Papà è molto strano.

CRISTOFORO

Siete qui tutti e due? Chiudete l'uscio. Ecco. Dunque...

ERMANNO

Ma che c'è?

SALVATORE

(Guardando in faccia ai due) Dunque?

CRISTOFORO

Ascoltatemi bene... Non interrompetemi, perché ciò che sto per dirvi esige molta forza e io ho paura di non averne abbastanza. Voi siete stati ingannati.

ERMANNO

Da chi?

CRISTOFORO

Da me. Io vi ho fatto credere... e voi avete creduto molto facilmente... ma il fatto è che non è vero niente... Io non sono vostro padre. Non sono vostro padre, ecco.

ERMANNO

Cosa?

CRISTOFORO

Mi pare di essere stato chiaro... Non sono...

ERMANNO

E chi è?

CRISTOFORO

Ah, questo poi...

ERMANNO

Ma, dico... parola d'onore... Salvatore, ci capisci niente tu?

SALVATORE

Ah non sei…. Insomma, confessi di averci beffato...

CRISTOFORO

Io ho detto ingannato. Ecco. Arrivato all'estremo delle mie ritorse economiche, disperato del domani, solo come un cane...

ERMANNO

Ho capito... Ti sei deciso a farti una famiglia... Capisco... Non eri più in tempo a prendere moglie... E in mancanza di figli veri...

CRISTOFORO

Ecco... Ero un avanzo di tante miserie... Ma poi che parole vado cercando? Voi due potevate dignitosamente provvedere ai miei ultimi anni di vita. Vi ho venduto il mio nome...

ERMANNO

(Ancora stupefatto) Oh, ma non è possibile... non è possibile...

SALVATORE

(Scagliandosi contro il padre) Oh, ma...

CRISTOFORO

(Trattenendo lo scatto di Salvatore) Mi pare che il momento meriti qualche rispetto. Ho detto la verità. Il vostro buon cuore, il desiderio di conoscere le vostre origini, vi hanno fatto accettare abbastanza facilmente un inganno che evidentemente non faceva meno piacere a voi che a me. È tutto. Ora, potete denunciarmi alla giustizia se volete. Io non ne potevo più...

ERMANNO

Ah... Benissimo... È cosi... Oh, che vergogna, che vergogna! Mi sento ora due volte figlio di nessuno...

CRISTOFORO

Ermanno, ti prego... Battimi piuttosto, come voleva fare lui... Ma non piangere, te ne prego...

SALVATORE

Io domando se si può essere più mascalzoni di così! Un ladro, un traditore, un parricida non hanno un'anima abbastanza nera per concepire un simile trucco...

ERMANNO

È obbrobrioso... Vile, iniquo!... Senti, papà... Uhm! Senta, marchese...

SALVATORE

(Ridendo amaramente) Ma lo è poi, marchese?

CRISTOFORO

(Si alza) Ragazzo! Bisogna credere ciecamente alla confessione di un mariuolo.

ERMANNO

Oh, le belle parole non ti mancano... Lo sappiamo... Ma non eri tanto delicato quando si trattava di rovinarci... Perché per causa tua noi ci siamo quasi rovinati...

SALVATORE

È vero! Chi ce le ha messe in testa certe idee?

ERMANNO

Per te, un poco ancora ed eravamo alla fame, come eri tu e noi non avevamo nemmeno la possibilità di cercarci un padre di nostro gusto...

SALVATORE

Ho mandato all'aria tutta una carriera, io!...

CRISTOFORO

Rispondimi... Ne sei pentito?

SALVATORE

No ma...

CRISTOFORO

(A Ermanno) E tu sei pentito di non avere più il tuo negozio di calzature?

ERMANNO

Che ragionamenti! Ma se non era per quel...

CRISTOFORO

Per me, per me... Ah... Non voglio che la colpa che ho commesso nei vostri riguardi diminuisca nemmeno di un grammo, ma se sono stato la causa involontaria della vostra rovina sono stato anche la causa della vostra salvezza... Io non lo conoscevo nemmeno di vista quel vostro mecenate, che vi coprirebbe d'oro dalla testa ai piedi... Eppure l'ho trovato, l'ho convinto...

ERMANNO

L'hai ingannato come hai ingannato noi...

CRISTOFORO

Per il vostro vantaggio...

SALVATORE

Bella questa... Gli è che la fame ti ha fatto paura dì nuovo...

CRISTOFORO

Avete ragione... Credete quel che vi pare... Ora, lasciatemi andar via... Sapete dove trovarmi quando avrete bisogno di me... Quello che ho detto a voi sono pronto a ripetere al giudice....

SALVATORE

Dieci anni di galera!...

CRISTOFORO

Non arriverò a farli tutti, ma pazienza...

ERMANNO

Fermati... Ma mi spieghi perché... (si distrae data la folla dei pensieri) È inaudito... Non riesco ancora a capirla bene.

CRISTOFORO

Non c'è nessuna fretta.

ERMANNO

Ma perché hai confessato?... Una ragione ci deve essere!... Tutto in una volta sei venuto fuori con questa confessione che nessuno ti chiedeva... Oso dire che nessuno desiderava... Che non era necessaria... Oh, senza dubbio la confessione ha la sua nobiltà per la quale è sempre giustificata... Ma tu non sei un uomo, scusa, da crisi di coscienza!.. Non ti debbono essere abituali le crisi di coscienza... E allora domando, perché... Per quale ragione contingente, per quale pericolo immediato sei stato indotto a vuotare questo sacco di nequizie innominabili... Me lo dici? Perché? Oggi poi... proprio oggi...

CRISTOFORO

Perché non ne potevo più... Perché si possono ingannare le persone che non si amano, ma quelle che si amano no, non si può... Ed è forse perché mi sento adesso un poco vostro padre per davvero, che vi dico che non lo sono...

ERMANNO

Questo qui ci mette nel sacco con i sentimenti... Io dico che ci deve essere una ragione...

SALVATORE

Ma è inutile insistere sulla ragione. Qualunque essa sia, niente può cancellare che costui è un disonesto!

CRISTOFORO

Ma perché mi sottoponete a questa tortura?... Per quasi un anno io sono stato vostro padre, avete portato il mio nome, mi avete curato, educato, svelenato... Ora che vi dimostro che i vostri consigli, la vostra educazione mi hanno migliorato al punto da distruggere in un minuto tutta la fatica e l'astuzia di dodici mesi, mi domandate perché?

ERMANNO

Non mentire... La necessita della tua confessione è collegata a certi particolari... (Legge il nome sul libretto) Giorgina Vallardi... Non ti dice niente questo nome?... Un nesso c'è, un legame c'è... È inutile che tu neghi... Ora Giannina.

CRISTOFORO

(Con angoscia) No... Lasciala stare... Te ne prego... Non dirle nulla... Me ne vado, solo... Scompaio dalla vostra vita... Se volete il mio nome ve lo lascio...

ERMANNO

E che ce ne facciamo?... Riprenderemo il nostro povero nome di bastardi che non è una beffa, come il tuo, ma un dolore...

SALVATORE

Tutto va in pezzi... Ritorneremo dei solitari... Degli estranei a tutti...

CRISTOFORO

Lasciatemi andare...

ERMANNO

Ah, no! Quel che faremo non so... Vedremo... Credo di aver capito... E se è come credo io... Se è... A costo guarda di frantumare il mio cuore per terra, ma nemmeno l'amore... Non voglio vedere più nessuno!...

VENTURA

(Entra, Ermanno gli si getta fra le braccia) Oh... caro... (Va ad abbracciare Salvatore che non ne ha nessuna voglia) Grazie... (Va ad abbracciare anche Cristoforo che si ribella debolmente) Grazie... Finalmente... Era tanto tempo che attendevo questo momento! Tutti felici, tutti felici...

ERMANNO

Ma, disgraziato, che cosa credi?

SALVATORE

(A Ventura) Una falsa partenza, una. truffa colossale...

VENTURA

Chi?

SALVATORE

Quello lì, un fiore di canaglia!

ERMANNO

(Esce).

VENTURA

Papà...

SALVATORE

(Ride) Come siamo stati ridicoli per tanto tempo! Papà di chi? Ma basta, vieni via, vieni via...

VENTURA

Ma allora?...

SALVATORE

Ora ti diremo...

ERMANNO

(Rientra) Ho detto a Giannina...

CRISTOFORO

(Scattando) Che cosa? Ma tu sei pazzo!

ERMANNO

Lo spero. Ora Giannina verrà qui. Mi auguro che dal vostro colloquio risulti che non c'è nulla di comune fra voi...

CRISTOFORO

Ma va!

ERMANNO

E se fosse...

CRISTOFORO

Oh, se fosse, spero che... Ma si può sapere come ti è venuta in mente questa pazzia?...

ERMANNO

Ricordo tante cose... Ora capisco perché non la volevi vedere, non volevi il nostro matrimonio...

CRISTOFORO

Ma se non sapevo nemmeno come era fatta!... Mai vista...

SALVATORE

Qui, credo che abbia ragione lui... Era contrario semplicemente perché temeva che tu poi l'avresti trascurato come fanno tutti i figli, quando non hanno più bisogno dei genitori...

CRISTOFORO

Ecco... Questa è la verità (A Ermanno) Ascolta tuo fratello... Cioè... Coso... Coso ha ragione...

VENTURA

Ma scusi, marchese... Allora sarebbe falso anche quello che ha detto a me a proposito... Sì, dico, del suo passaggio a Brescia...

ERMANNO

(Ride aspro) Che cosa grottesca! Ma hai creduto a qualche cosa tu, di quello che ti ha detto costui? Ma è tutta menzogna, tutta menzogna... Ha creato una rete di finzioni...

VENTURA

Con voi, non dico. Ma con me anche? Perché mi ha detto... delle cose (Si commuove) delle cose che....

SALVATORE

Vieni via, vieni via...

VENTURA

(Uscendo) Mi riservo, marchese... Ci rivedremo, oh, se ci rivedremo...

ERMANNO

E adesso vediamo! (Esce. Suona il telefono).

CRISTOFORO

Sei tu, Vigna? Pronto. Sì. Bene, ma vedi... Tutto all'aria... Catastrofe. Sì. Sono stato costretto a confessare tutto. Sì. Sì. Perché? Ah, perché? Perché veramente non lo so nemmeno io... A un certo punto, m'è venuto un impeto... Tutto all'aria... No, non sono pazzo. Non lo so... Ti dirò... Devo mettere ordine nella mia testa... Sì, questo, sì, sono contento... Felice, anzi... Certo, andrò anche in galera... Ma felice!

(Va a sedersi alla sua poltrona voltando le spalle all'uscio dal quale entra lentamente Giannina. Giannina si avvicina a Cristoforo).

GIANNINA

Ermanno mi ha detto tutto...

CRISTOFORO

(Ha un momento di debolezza e tende una mano che subito ritira) Prego... Un momento... Tacere...

GIANNINA

Sì... Pregare...

CRISTOFORO

(Scattando) Oh, ma che cosa avete tutti! Qui si creano romanzi, qui si fabbricano castelli in aria... Signorina Giannina, lei non dia retta a quello scemo del suo fidanzato... Gli è balenato in testa un sospetto assurdo, ecco tutto...

GIANNINA

Oh... Così? Ma allora... Eppure alcune parole che io ricordo di mia madre.

CRISTOFORO

Non voglio sapere niente... Basta così. Signorina, sarebbe molto facile per me continuare con lei un giuoco che mi è familiarissimo. Molto probabilmente questa volta salverei, oltre al pane quotidiano, anche la libertà personale... Ma francamente sono stanco di tutte queste cose... Basta. Domani i miei ex-figliuoli mi denunceranno al giudice... Finirò come devo finire... Non si preoccupi di me.. Non avrebbe alcun interesse ad avere qualche rapporto con la mia persona. Io sono sempre stato un rompicollo, un disordinato, un perduto...

GIANNINA

Ma che cosa importa?... Il cuore di una figlia non giudica...

CRISTOFORO

Ma che pazzie, che assurdità, mi lasci stare... Se ne vada. Io non so nemmeno chi sia lei... Pensi a voler bene a Ermanno, a farlo felice e soprattutto a non perderlo... Perché giovani come quello lì, cara signorina, se ne trovano pochi...

GIANNINA

Ma mi lasci parlare... (piange).

CRISTOFORO

No, se ne vada, Lei mi faccia il piacere di andarsene.... Se ne vada... E non pianga, sa, perché a me le donne che piangono mi fanno proprio ridere... Se ne vada, se ne vada, se ne vada...

(Uscita Giannina si smonta di colpo. Va a staccare la busta attaccata allo specchio, se la mette in tasca e si siede).

FINE DEL SECONDO ATTO

Share on Twitter Share on Facebook