Atto terzo

La scena come la precedente.

(Quando si alza la tela la camera da pranzo è immersa in una semioscurità intima. Una sola lampadina appoggiata allo stipo del caminetto illumina la figura di Giannina, che legge un libro davanti al fuoco).

SOAVE

(Che termina di sparecchiare la tavola) Posso andare a letto, signora?

GIANNINA

Hai preparato il vestito da viaggio di mio marito che domani parte?

SOAVE

Sì, signora.

GIANNINA

Che cosa è accaduto oggi nell'appartamento del marchese? Ho udito del rumore.

SOAVE

La cameriera del marchese ha lasciato cadere un vassoio e ha rotto tutto. Bisognerebbe cambiarla. È una sventata e serve assai male. Il signor marchese ha delle abitudini...

GIANNINA

Ci penseremo...

SOAVE

Se lei me lo permettesse, andrei qualche volta a dare un'occhiata io, che l'ho servito per tanto tempo.

GIANNINA

Guardatene bene. Tu sai che mio marito non ha piacere.

SOAVE

Ma è il suo babbo.

GIANNINA

Sì, ma non bisogna forzare le cose. Non van d'accordo fra padre e figlio e tu servi il figlio. Devi obbedire al figlio.

SOAVE

Sì, signora marchesa. Dicevo che l'appartamento del marchese è freddo...

GIANNINA

Va bene. Provvederemo a farlo riscaldare. Ma non siamo ancora in ottobre...

SOAVE

Il marchese ha freddo.

GIANNINA

Chi te lo ha detto? Sei stata di là, vero?

SOAVE

Ma, signora marchesa...

GIANNINA

Tu sai che nessuno di noi deve oltrepassare quell'uscio. Il marchese è provveduto di tutto: ha servitù a sua disposizione e non ha certo bisogno di te. Vai a dormire...

SOAVE

Buona notte, signora marchesa. (Esce).

(Appena uscita Soave, Giannina si rimette a leggere. Dopo un istante si alza e in punta di piedi facendo bene attenzione a che nessuno la veda, va in fondo alla scena, entra verso sinistra, rientra subito dopo facendo cenno a qualcuno che sta per entrare).

GIANNINA

(Sottovoce) Piano... Non far rumore...

CRISTOFORO

(Entrando) Fuori tutti? Bene...

GIANNINA

Sì, ma fai attenzione, chè la cameriera si è appena ritirata.

(Cristoforo in punta di piedi ostentando cautela va accanto al fuoco).

CRISTOFORO

Cara la mia nuora... Voglio provarmi di scrivere un racconto intitolato: «La nuora caritatevole»... Un soggetto originale.

GIANNINA

Scrivi invece: «Lo suocero goloso»...

CRISTOFORO

Perché goloso?

GIANNINA

Perché vieni qui di nascosto a prendere il «punch» che ti faccio io.

CRISTOFORO

Bisogna avere indulgenza per le debolezze dei vecchi.

GIANNINA

Bella scusa anche la vecchiaia...

CRISTOFORO

Hai avuto gente a pranzo stasera, eh?

GIANNINA

Sì. Sono venuti Salvatore e Ventura... Al solito.

CRISTOFORO

Bene. La società continua a funzionare, eh?

GIANNINA

Sì. E pare che vada anche bene. Domattina Ermanno parte per un viaggio d'affari molto importante.

CRISTOFORO

Bene, Sono andati a teatro?

GIANNINA

Sì. All'Opera, Anzi, aspetta che sentiamo come va, perché non si sa mai... (Telefona) Pronto? Teatro dell'Opera? Per favore a che punto è la rappresentazione? Incominciano il secondo atto? Bene, grazie. (Deponendo il ricevitore) Così siamo sicuri che non è stata rimandata all'ultimo momento.

CRISTOFORO

E tu perché non ci sei andata?

GIANNINA

Non ne avevo voglia. Hanno insistito perché ci andassi, ma io...

CRISTOFORO

Oh, tu sei una sposa poco preoccupante. Non esci mai di sera.

GIANNINA

Preferisco restare in casa a leggere.

CRISTOFORO

Brava. Così ci guadagno io che posso venire a farti un po' di compagnia di nascosto... Sai, è insopportabile un appartamento da scapolo.

GIANNINA

Eppure ci devi essere abituato.

CRISTOFORO

Non ci ero più abituato. Un appartamento da scapolo è il paesaggio più desolato che sia in natura.

GIANNINA

Eh.... Se le cose fossero andate peggio? Io sono stata molto contenta della soluzione,

CRISTOFORO

Sì, ma vedi... Essere a un passo, a un muro da questa casa e non potere entrare, credi... è la tortura peggiore... Sento le vostre voci, le vostre risate... il tintinnare dei bicchieri...

GIANNINA

(In ascolto) Taci... No, niente. Mi pareva di sentire qualcuno per le scale.

CRISTOFORO

L'altra sera, mettendo l'orecchio alla parete, ho sentito che discutevate intorno alla mia persona...

GIANNINA

Sì? Oh, sciocchezze...

CRISTOFORO

Ho sentito che tu mi difendevi... Non devi farlo, non devi... Anche se senti che quei due dicono male di me, tu fingi di non udire. Lo so, tu non sei tanto severa verso di me e ti rendi conto del mio sentimento. Non dico del mio pentimento perché non so che cosa dire, ma io non riesco a pentirmi. Ma, se tu insisti a difendermi e a rimproverarli del modo come mi trattano, da recluso domestico, è peggio... È inutile e anche pericoloso. Sai che Ermanno è sospettoso. Chi sa che cosa potrebbe credere...

GIANNINA

Oh, creda quel che vuole. Certe cose non le ho mai potute sentire...

CRISTOFORO

Potresti farlo un po' abbondante quel «grog»?

GIANNINA

Eh, dico. La nuora è caritatevole, ma non permette gli eccessi.

CRISTOFORO

Non è per me. Sai, alla disperata, invito qualche volta il mio vecchio Vigna. Credo che lo berrebbe volentieri. È freddo, stasera.

GIANNINA

Bel mobile quel Vigna.

CRISTOFORO

Sì, è un vecchio ribaldo, ma dà la svolta.

GIANNINA

Come la svolta?

CRISTOFORO

Tutti coloro che passano la vita spensieratamente a un certo punto danno la svolta. Da quel momento non trovano più nulla di divertente. E allora sono cinque, dieci, venti anni di torture che nessuno può conoscere nè consolare... Credimi. Rimorsi, disperazioni, ribellioni, tutte le preoccupazioni vengono addosso in una volta... Brutto momento, che genera spesso il crimine o l'atto disperato. Se fossi nel governo terrei d'occhio gli spensierati, per cacciarli dentro per motivi d'igiene pubblica appena arrivano alla svolta.

GIANNINA

Dunque Vigna incomincia a diventare pericoloso.

CRISTOFORO

Un poco. Già è diventato brontolone. Niente gli va al verso. Secondo lui non funziona bene nemmeno il calendario e l'altra sera ha trovato una mezza lite con un bigliettaio del tram, perché aveva un sistema di staccare il biglietto, che non corrispondeva alle vedute di Vigna, circa la tecnica di quel mestiere. Va d'accordo solo con me. Mi invidia velenosamente, ma bonariamente. Non si spiega come mai io sia andato a finir bene.

GIANNINA

Forse c'è stato qualcuno che ha pregato per te.

CRISTOFORO

Forse.

GIANNINA

Chiamalo, allora.

CRISTOFORO

Sì, vuoi? Davvero?

GIANNINA

Ma tutte le volte è questa storia...

(Cristoforo esce e rientra subito dopo con Vigna. Si odono in quest'attimo di silenzio dei fischi di vento fuori).

VIGNA

Buona sera, marchesa...

GIANNINA

Buona sera, Vigna. Dite a mio suocero che è inutile che faccia la commedia tutte le volte che vuole farvi invitare a prendere il «grog».

CRISTOFORO

Commedia? Dico, se non hai piacere. Dato che si tratta di un canchero...

VIGNA

(Sedendosi accanto al fuoco) Oh, un po' di fuoco per un povero cane.

GIANNINA

Fa freddo stasera?

VIGNA

Freddo non tanto, ma il vento batte forte. Sentite? È una maledizione trovarsi per la strada con questo vento. E poi dicono che siamo in settembre. Buffoni!

GIANNINA

C'è un gran disordine nella natura, vero?

VIGNA

Nella natura? Siamo noi che andiamo a contrattempo. I vecchi calendari hanno ammucchiato un tale sacco di errori, che ci troveremo un bel giorno a credere in buona fede di essere in agosto e ci meraviglieremo che cada la neve. Saremo in dicembre senza che nessuno lo sospetti.

CRISTOFORO

Si sta bene qui, non è vero?

VIGNA

Altro che! Benone!

GIANNINA

(Ironica) Peccato che non si possa giuocare!

CRISTOFORO

(Ipocrita) Giuocare? Ah, io no... Per conto mio...

GIANNINA

Bravo. Ho piacere che ti abbia fatto bene l'educazione morale di Ermanno. E la ginnastica la fai ancora?

CRISTOFORO

Qualche cosina... Ma, visto che non debbo andare alle Olimpiadi, preferisco fare due chiacchiere con Vigna...

VIGNA

Chiacchiere spirituali... No, non vorrei che credesse a partite di «écarté»...

GIANNINA

Anche voi non amate più il giuoco?

VIGNA

Lo amo, ma come un'amante infida.

GIANNINA

Avete perduto molto?

VIGNA

Peggio. Ho vinto.

GIANNINA

E allora?

VIGNA

Ma io non ci capisco niente. La contabilità dell'entrata e della uscita di un giuocatore deve essere un mistero... Perché più si perde e più si perde... E più si vince e più si perde... È una stranezza che ho studiato per venticinque anni...

GIANNINA

E avete rinunciato al vostro studio?

VIGNA

Sì. Per mancanza di mezzi...

CRISTOFORO

È doloroso dovere interrompere una ricerca dopo tanto lavoro...

VIGNA

Dovrebbero creare delle borse di studio. Perché, alla fine, la vita che abbiamo fatta noi per tanti anni non l'ha fatta nemmeno il più solerte impiegato, il professionista più laborioso... Signora... Dieci, dodici ore, anche quindici ore di servizio notturno...

CRISTOFORO

E con delle emozioni che non sono paragonabili che a quelle dei marinai nei giorni di tempesta.

VIGNA

E c'è forse qualcuno che ti dica grazie? Eccoci qui...

CRISTOFORO

Già... Eccoci qui...

VIGNA

Tu puoi tacere.

CRISTOFORO

Già... Ma io ho avuto qualche misteriosa protezione.

VIGNA

Già. (Pausa). Buono, questo «grog». Ce ne sarebbe un'altra lacrima ovverossia goccia? Distilliamo da quel recipiente...

CRISTOFORO

Senti? Si sveglia la bestia... Sento dallo stile. Coriandoli e stelle filanti. Allegri! (Bevono).

VIGNA

Oh... È delizioso... Hai visto il fuoco com'è curioso?

CRISTOFORO

Bello, eh? Incanta... Le fiamme sono sempre diverse. Un miracolo di trasformismo, di improvvisazione, di inspirazione... Di', sei buono a fare i cerchietti sulla cenere con le molle?

VIGNA

(Interessatissimo) Come?

CRISTOFORO

Così... Guarda... Piano... Ah... Ecco, prova.

GIANNINA

(Si allontana asciugandosi una rapida lacrima).

CRISTOFORO

Ma no! Hai guastato tutto.

VIGNA

Ma quello è un gioco di pazienza. Prova a dare un colpo al tizzone. Prova.

CRISTOFORO

(Ridendo) Bello! Fuochi artificiali! Giannina, hai visto? Fuochi artificiali... Dove sei andata?

GIANNINA

Sono qui. Mi dà noia il fuoco.

CRISTOFORO

È vero. Anch'io sento che gli occhi mi bruciano... (A Vigna) Ma stai lontano tu. Mi soffi in faccia l'essenza di quello che hai bevuto in questi ultimi quindici anni... Se ti avvicini alla fiamma saltiamo tutti in aria! Cosa c'è? T'addormenti?

VIGNA

Io? Nemmeno per sogno. Chiudo gli occhi e ho l'impressione di spampanarmi come un rosolaccio, quando piove.

CRISTOFORO

Oh, bella questa! Hai sentito, Giannina? Non sa nemmeno che cosa siano i rosolacci! Giuro che non hai mai visto un rosolaccio...

VIGNA

Anche nella natura non c'erano un tempo... Poi nacquero...

CRISTOFORO

Ti disturba, Giannina, costui? Vuoi che lo cacci via?

GIANNINA

Ma no, perché?

CRISTOFORO

Vedo che ti sei appartata... Perché non stai qui, vicino a... vicino a noi?...

GIANNINA

Vi lascio fare le vostre scoperte in pace. Avete scoperto il fuoco, le fiamme, i rosolacci...

CRISTOFORO

Peccato che siamo vecchi, no? Perché io mi sentirei capace, oramai, di arrivare anche alla scoperta del mondo!

GIANNINA

Non lo conosci? Hai viaggiato tanto...

CRISTOFORO

Sì, ma si vede che il mondo si scopre con un altro sistema di navigazione...

VIGNA

Uh... Entriamo nel difficile... Un altro atomo, prego, un altro atomo sia pure indivisibile di quel prezioso benefico liquore...

GIANNINA

Ma se vi fa male?

VIGNA

Niente paura. A me nulla può far male, per la semplicissima ragione che nulla mi fa bene... Grazie...

(Giannina versa altro «grog» a Vigna).

GIANNINA

Se vi lascio soli un momento, non lascierete spegnere il fuoco?

CRISTOFORO

Dove vai?

GIANNINA

I miei doveri di massaia mi impongono di pensare che esiste anche il domani...

CRISTOFORO

Già, è vero... C'è il domani...

VIGNA

Un'altra scoperta!... Domani... Puah!

GIANNINA

Un momento solo... (Esce).

VIGNA

(Stendendosi) Senti... Che ne diresti se cantassimo in coro sottovoce «Vieni, vieni, morettina»?

CRISTOFORO

Ma fammi il piacere di star quieto! Non sei mica in casa tua, sai? Ci vuole un pezzente della tua specie per credere che si possa intonare qui una canzone da caserma...

VIGNA

Povero merlo. Io ti ho detto di cantare una canzone così proprio per sentirti rispondere come hai risposto. L'avrei giurato. Ti sei messo a parlare come un padre guardiano. Mi fai pena. E poi fai ridere con la tua convinzione di essere un grande artista. Credi che non si capisca che è tua figlia?

CRISTOFORO

No, non si capisce. Guarda, prima di tutto l'ho trattata in un modo... E poi, dico, lo sai che non le ho mai dato un bacio nemmeno sulla fronte?... Sono gelido, ti assicuro...

VIGNA

Ma appena puoi vieni a coccolarti...

CRISTOFORO

Allora sei suo padre anche tu... Mi pare che appena puoi...

VIGNA

Ma dove devo andare, me lo dici? Io vado dove vai tu.

CRISTOFORO

Fammi il piacere... Certe cose non te le deve sentire nemmeno l'aria...

VIGNA

E seguiterai un pezzo a fare questa vita da recluso domestico in quell'appartamentino che pare una «garçonnière» senza avventure e a contentarti di questa chiacchierata clandestina?

CRISTOFORO

Caro mio... Ma mi dici dove vuoi arrivare?

VIGNA

Voglio arrivare ad essere invitato tutte le sere a cena da te tranquillamente... Perdio, mi devo contentare di un po' di «grog» di quando in quando. Mai un cappone, mai un cefalo, mai il soave profumo dei tartufi sulle costolette...

CRISTOFORO

Ah, quanto a questo, levatelo dalla testa. Io, non sarò mai più in casa mia.

VIGNA

E invece questa è casa tua. L'hai fabbricata tu. È tua. Sto per dire che è mia, guarda. E fremo all'ingiustizia! Ma animo, un poco d'energia. Oramai Ermanno l'ha sposata e il pericolo di mandare all'aria questo matrimonio non c'è più. Vedrai che se si è rassegnato a restare tuo figlio, si rassegnerà ad essere anche tuo genero.

CRISTOFORO

Ma se mi tratta così come padre, figurati che cosa mi fa se divento suo suocero...

VIGNA

Un padre finto fa meno paura di un suocero vero.

CRISTOFORO

Insomma... La verità no, no, no...

VIGNA

Ma perché?

CRISTOFORO

Perché non ho nessuna ragione per rinnegare i miei figli. Toccava a loro sei mesi fa di rinnegarmi, se volevano. Hanno avuto pietà di me...

VIGNA

Bella pietà... Hanno voluto evitare lo scandalo. A maggior ragione io dico che hai in pugno la situazione. Tu sei il patriarca più potente che si sia mai visto. Fatti crescere la barba.

CRISTOFORO

No, no e no... Lasciami stare. Va bene così...

VIGNA

Se fossi in te, io... Adesso? Li farci girare tutti su un quattrino... Be', come vuoi. Però io credo che lei, almeno lei lo sospetti...

CRISTOFORO

Nemmeno per sogno. Ti dico che sono gelido... Neanche una carezza, nemmeno un bacio...

VIGNA

E dàlli. Tu insisti su dei particolari da dilettante... Il fatto è che quel giorno, almeno a quanto mi hai detto, Ermanno espresse chiaramente i suoi sospetti.... E il sospetto, una volta entrato, esce difficilmente dalla testa di una donna...

CRISTOFORO

No, no... Non è possibile... Le ho anche dimostrato che venticinque anni fa andai in Germania e ci rimasi non so quanti anni...

VIGNA

Sei un pazzo imbroglione. Io devo ancora capire perché hai confessato ai figli se poi non volevi...

CRISTOFORO

Ma vuoi tacere? Ho confessato perché non ne potevo più... È stato un momento così... Capirai... Con quel colpo... Ho perduto l'equilibrio... Ecco tutto... E poi, come avrei potuto continuare... sotto i suoi occhi...

VIGNA

Dal momento che non è tua figlia...

CRISTOFORO

Ma i suoi occhi... I suoi occhi... Sai che sei cretino?

VIGNA

Si? La cosa ha un mediocre interesse... Però adesso che sei un galantuomo, i suoi occhi...

CRISTOFORO

Chi te l'ha detto che sono un galantuomo?...

VIGNA

A me fai quest'effetto, un po' triste...

CRISTOFORO

Niente affatto. Galantuomini non si diventa... Agli occhi di coloro che ci amano. Perché... Non so dire perché... Forse perché coloro che ci amano ci perdonano, ecco... Non lo so... Ma la verità no, no... Ma non vedi come è bella, pura, gentile?... E io?... Io?... Eccomi qua...

VIGNA

Meglio qui che in galera...

CRISTOFORO

Chi lo sa?... In galera forse avrei avuto la disperazione che ci vuole per buttare tutti i miei stracci all'aria e mostrarmi come sono... a lei e a tutti... Ma poi è inutile parlare con te... Guarda... Ora s'è spento il fuoco... Bella figura che facciamo... Aiutami a riattizzarlo... Soffia... (Si mettono carponi davanti al fuoco) Soffia! Piano, accidenti, mi getti la cenere negli occhi. Soffia!... (Si mettono tutti e due a soffiare).

GIANNINA

(Entra ridendo) Ah, ah... Sembrate due selvaggi della Papuasia.

CRISTOFORO

Ho paura che lo siamo, un poco...

VIGNA

S'era spento...

GIANNINA

Lasciate fare me... (Riattizza il fuoco che risplende di nuovo con soddisfazione di tutti).

TUTTI

(Al vedere che la fiamma risplende) Oh...

GIANNINA

E adesso sarà bene che incominciate a rassegnarvi all'idea di andarvene...

CRISTOFORO

Come? Così presto? Ma scommetto che il secondo atto non è ancora finito. C'è tempo. Tu, animale, telefona al Teatro dell'Opera e domanda a che punto siamo.

VIGNA

Che opera è? (ma non si scompone).

CRISTOFORO

Be', lo faccio io. (Si muove per andare al telefono ma è arrestato da un cenno di Giannina).

GIANNINA

(Andando alla finestra) Zitti... Ma come? Possibile? Son qui di nuovo tutti e tre...

CRISTOFORO

Vieni via, vieni via...

VIGNA

(Si alza a malincuore) E andiamo pure...

GIANNINA

No, non arrivate in tempo. Li incontrereste per le scale... Andate in cucina...

CRISTOFORO

Ma, Giannina, dalla cucina non potremo muoverci fino a domani.

GIANNINA

Ma se ne andranno, no? Verrò io a liberarvi al momento opportuno.

CRISTOFORO

Oh, come mi dispiace... Giannina...

GIANNINA

Niente, niente... Dopo tutto... Ma non perdete tempo... Chiudetevi in cucina...

VIGNA

Signora... Qualunque cosa accada, io sono a sua disposizione. Ella può contare su di me... (Esce trascinato da Cristoforo).

GIANNINA

(Rimessa in ordine la stanza si rimette a sedere accanto al fuoco).

ERMANNO

(Entrando) Sei ancora alzata? Ma non volevi andare a letto presto? Bene, meglio così... (All'interno) Avanti, avanti... (Accende le lampade) Entrate. (Ventura e Salvatore entrano). Qui si sta meglio. Che serataccia, con questo vento...

VENTURA

Ci scuserà la signora, non è vero?

GIANNINA

Un piacere, anzi... L'opera non vi divertiva?

SALVATORE

Non ci siamo andati.

ERMANNO

Siamo stati sedotti, strada facendo, da un cinematografo.

VENTURA

Anzi da un titolo.

GIANNINA

Che titolo era?

ERMANNO

«Un po' di fuoco per un povero cane».

GIANNINA

Strano.

ERMANNO

Ma che scemenza! Quando gli americani ci si mettono a mettere insieme delle banalità, non li batte nessuno. Volete bere qualche cosa? Penso io... (Va a prendere bottiglie e bicchieri).

GIANNINA

Insomma, avete dovuto lasciare il campo.

SALVATORE

Per forza. Come si fa a sopportare la solita storia del padre che ritrova la figlia perduta, dopo venticinque anni?

VENTURA

Sì... Il vecchio disperato che ritrova la figlia principessa.

SALVATORE

Bella fantasia!

VENTURA

Però era commovente qua e là... Ma Ermanno ha voluto uscire ad ogni costo.

ERMANNO

Ma sì... Non sono temi che mi divertono.

VENTURA

Perché? Che c'entra il tema?

ERMANNO

Dovrei proprio dirlo a te che sei stato quasi mio fratello?

VENTURA

Ma questo non ha a che vedere... Cioè, sì... ha che vedere... To', non si pensa mai a sè stessi quando si va al cinematografo. Ma è diverso il nostro caso, cioè il vostro caso... Be', insomma, non parliamone più.

SALVATORE

Bravo. Consolati che l'hai scampata bella e basta.

VENTURA

Perché poi?

ERMANNO

Perché tu almeno potrai dire di avere avuto un nome solo, chè noi...

VENTURA

Ma non ha alcuna importanza...

ERMANNO

Non ne ha? Moltissima invece. Il nome significa qualche cosa. Dal modo come ce lo appioppano a noi altri, pare non debba essere che una segnalazione, un numero. Ma poi, bastano due settimane di vita perché diventi qualche cosa... Lo credi che al pensiero di non poter più chiamarmi Folchi come una volta mi viene la malinconia?

SALVATORE

E io penso al povero Bastelli che ero, come a un caro scomparso.

VENTURA

Ah, così la intendete? Io no. Io vi confesso che sono ancora qui a mordermi le dita. Non ero mai stato così disgraziato. Bastava che il marchese aspettasse cinque minuti a fare quel voltafaccia perché anch'io fossi dei vostri.

ERMANNO

Non hai che chiederlo... Per me, sarei felicissimo.

SALVATORE

Anch'io... Più si è, meglio è.

VENTURA

Eh, chi lo sa? E forse per quanto mi riguarda la cosa non sarebbe tanto assurda, perché mi disse delle cose... (commovendosi) delle cose...

ERMANNO

Su, su, coraggio. Bevi.

SALVATORE

Guarda un po'... come si è diversi a questo mondo! Io darei qualche cosa per non avere mai incontrato quel...

ERMANNO

Anch'io. (Guarda Giannina).

GIANNINA

Oh, Ermanno, basta! Sapete che questi discorsi mi dispiacciono.

ERMANNO

E perché? Dopo tutto siamo qui in famiglia. Non è mica nostra colpa se siamo stati gabbati. E poi ridere delle nostre manchevolezze è un po' liberarsi dal ridicolo almeno per noi stessi.

GIANNINA

Ma non c'è carità. Basta!

ERMANNO

Ma che hai? Sei molto nervosa...

GIANNINA

Ma sì. Intanto dimenticate che tutto ciò che è accaduto non è stato precisamente la vostra rovina.

ERMANNO

Grazie a Ventura... Se non c'era questo uomo, questo cuore d'oro...

VENTURA

(Commosso) No, Ermanno, non mi dire niente...

GIANNINA

Ma non avreste mai incontrato Ventura se non ci fosse stato quel caso. E poi non avete carità nemmeno per voi stessi. Se tanto vi pesa portare il nome di quell'uomo, perché non avete rinunciato a tutto coraggiosamente?

ERMANNO

Ma cara, che hai? Noto che quando si parla di questo, tu insorgi a difendere quell'uomo...

GIANNINA

Io non difendo quell'uomo... Io difendo tutti. Anche voi.

ERMANNO

Le sole parole vivaci che abbiamo avuto in questi sei mesi di matrimonio sono sempre nate da questo solo argomento.

GIANNINA

E allora si potrebbe anche evitarlo, no?

VENTURA

Via, via, non vi bisticciate. La signora Giannina ha ragione.

SALVATORE

Ma bisogna che pensi che siamo stati tutti molto offesi da quel signore... Anche tu, Ventura...

VENTURA

Oh, io... Lasciamo andare. È una cosa alla quale bisognerà arrivare in fondo...

SALVATORE

Un poco ancora e quello diventava padre di tutto l'universo...

GIANNINA

Ma sì, avete ragione da vendere. Però non dovete abusarne, ecco quello che dico io. Un uomo rovinato, senza risorse, vecchio, solo, può fare cose anche peggiori di quella di adottare dei figli al solo scopo di farsi mantenere... Non esageriamo.

SALVATORE

Le donne giudicano col cuore.

GIANNINA

E voi con che cosa giudicate? Colla testa, credete? Ma nemmeno per sogno! Se fosse per il vostro modo di pensare, a quest'ora avreste la soddisfazione di chiamarvi ancora come prima e di sapere che quel vecchio sta in prigione a scontar la sua pena e tutti allegri... Che allegria!

ERMANNO

Come sarebbe a dire? Spiegati, Giannina, tu fai discorsi che stanno sempre sul filo del rasoio... Riesci a non offenderci, ma manca un velo...

GIANNINA

Oh... Ermanno... La verità diciamola... Affrontiamo in famiglia le nostre manchevolezze, come dici tu. Ma che voi vi sentiate irritati soltanto d'essere stati presi nella trappola del vostro interesse, è certo. Avete voluto evitare lo scandalo. Avete fatto benissimo. Avete temuto il ridicolo. Benissimo. Avete considerato anche la possibilità che i vostri affari potessero riceverne un grave colpo. Tutto giusto, tutto giusto. Ma il fatto è che avete dovuto subire il nome che avete e limitarvi a condannare il marchese agli arresti in casa, per salvare le apparenze con la gente. Ma allora, non fate le cose a metà e, se dovete subire, subite del tutto, con un poco di cuore, e perdonate. È il solo modo che vi resta per risolvere dignitosamente la questione. È il solo modo di ridare al vostro nome quella dignità che avete il cattivo, il pessimo gusto di calpestare in famiglia. Per conto mio vi dichiaro che sono orgogliosa di portare il nome dei Lucera. Perché, comunque, è il nome del mio legittimo marito... E avrò dei figli, spero, per i quali, comunque, avrà un significato (Collera e emozione coloriscono queste ultime parole, che cadono nel silenzio di una lunga pausa).

ERMANNO

Giannina, scusami. Hai ragione. Meglio pensare all'avvenire... e dimenticare tutto ciò che di falso, di bugiardo, di fittizio ha pervaso la nostra vita da tutte le parti... Sì, potremo anche perdonare... Vero?

VENTURA

Ma sicuro... Oramai...

SALVATORE

Soltanto, dimmi tu come potremo vedercelo intorno ogni momento. Perché perdonare vuol dire riaprirgli le braccia, la casa.

ERMANNO

Devi pensare che dovrai subirlo tu, sopra tutto, che stai sempre in casa. Ti sentiresti di avere continuamente a che fare con un uomo che... non sai nemmeno chi sia alla fine?...

SALVATORE

Già... È questo. Quest'uomo chi è?

GIANNINA

È un uomo che avrebbe potuto continuare ad ingannarvi e non l'ha fatto.

VENTURA

Ma è questo che non ho mai capito!

GIANNINA

Oh, si capisce benissimo. Perché in mezzo a tutti i suoi pasticci, evidentemente, ha trovato qualche cosa che gli ha impedito di andare avanti...

ERMANNO

Che cosa, per esempio?

GIANNINA

Ma, non so. Un sentimento... Un istinto... È la famiglia stessa, forse, che ha lavorato nel suo cuore...

ERMANNO

Bella famiglia!

GIANNINA

Oh, Ermanno, non dirlo. La sentite così profondamente che voi tre non sapete più separarvi nonostante conosciate il segreto del trucco. È un istinto che non si sopprime. Voi desideravate una famiglia, non l'avevate, l'avete trovata e vi ci siete attaccati. Vogliate o no, quell'uomo, coll'inganno e, diciamolo pure, anche con l'amore, una famiglia l'ha costituita, e una volta e comunque costituita, la famiglia non si sopprime più. Diventa una fatalità, che pensa da sé a giustificarsi e purificarsi. (Pausa) Ma adesso basta, sono stanca. (A Ermanno) E tu ricordati che devi partire domattina.

VENTURA

(Alzandosi) Signora Giannina... Devo dirle che sono del suo parere. Perfettamente del suo parere. Io non avrei saputo dire queste cose che confusamente sentivo... Ma esattamente è come dice lei. Noi tre... noi quattro se permette... Siamo un poco come fratelli di latte... Scusi la bazzecola...

SALVATORE

Una fantasia di più...

VENTURA

Questa sera vado a letto più leggero e (commosso) più contento... Buona notte... (Esce).

SALVATORE

A domani, Giannina (Esce).

GIANNINA

Buona notte (A Ermanno che è rimasto solo in scena con lei) E noi andiamo a dormire….

ERMANNO

Giannina... Sei un grande avvocato...

GIANNINA

Non ricomincerai col dire che ho difeso ancora tuo padre...

ERMANNO

Mio padre... Be'... No, non dico questo... Dico che sei un grande avvocato. Le osservazioni che hai fatto sono giuste. Tutto è giusto... Ma io dico che, per pensarle, ci voleva...

GIANNINA

Una donna...

ERMANNO

Ecco... Giannina... No... È presto ancora per andare a dormire. Li ho lasciati andare perché volevo restare solo con te... Voglio dirti una cosa... Non voglio più che discutiamo su questo argomento. In fondo, mi hai persuaso... Ora vado a chiamare di qua il marchese... voglio dire papà... (con sforzo) papà... e chiuderemo questa parentesi triste e ridicola... Hai ragione tu... Avremo dei figli... aspetta...

GIANNINA

(Turbata) Ora? No, non ora...Lascia andare, Ermanno... Ti prego. Sono molto nervosa...

ERMANNO

Bene, ti calmerà... Che c'entra? Alla fine non è che tuo suocero, non è vero?... E allora...

GIANNINA

(Trattenendolo ancora) No, no, te ne prego... Ora sarà a letto...

ERMANNO

A letto? (Ride) Impossibile, Ha profittato della situazione meglio che ha potuto. So tutto, io. So anche che riceve tutti i giorni Vigna...

GIANNINA

Che male fa, se riceve Vigna?...

ERMANNO

Prego, prego... Vedi come sei vivace?... Io non lo accusavo... Anzi... Dopo tutto... Be', aspetta...

GIANNINA

Senti, Ermanno... Devo dirti una cosa...

ERMANNO

No, non dirmi nulla... Vedrai che ho capito... (Esce in fretta).

GIANNINA

Dio mio... Come fare adesso? (Guarda verso la cucina, fa per correre verso quella direzione, ma il rumore della porta che si apre la fa retrocedere e attendere).

ERMANNO

(Rientrando) Ecco. Ora viene subito...

GIANNINA

Chi?

ERMANNO

Chi? Ma che hai? Sono andato a chiamare papà. Ha detto che viene subito. Non sono entrato nella sua camera, perché ho avuto l'impressione che ci fosse qualcuno. Scommetto che era Vigna. Me l'ero immaginato...

GIANNINA

E... ha detto che viene?

ERMANNO

Sì. Perché non dovrebbe? Eccolo qua...

CRISTOFORO

(Entra infatti guardingo) Buona sera. Volete me?

ERMANNO

Sì, fammi il favore, entra... (Cristoforo entra. Fa l'occhietto a sua figlia).

CRISTOFORO

Devo chiudere la porta?...

ERMANNO

Sì, dobbiamo parlare... Ci penso io... Entra...

(Ermanno si allontana un momento per chiudere la porta. Cristoforo ha il tempo per informare sua figlia).

CRISTOFORO

Siamo scappati per la conduttura dell'acqua piovana... Se ne sono accorti?

ERMANNO

Papà... Ascoltami. Non ti meravigliare se ti chiamo papà. Posso farlo perché c'è un sentimento nel mio cuore che me lo consente senza che in questa parola ci sia frode, nè da parte tua, nè da parte mia... E in fondo sono i sentimenti i soli che contano... Ecco, volevo dirti che noi dimentichiamo tutto quello che è stato... Tu ritornerai a far parte della nostra famiglia...

CRISTOFORO

Davvero? Potete dunque dimenticare quello che ho fatto... Anche Salvatore, anche Ventura?...

ERMANNO

Fortunatamente ci sono stati dei miracoli per i quali ogni male s'è risolto in un bene... È un caso raro...

CRISTOFORO

Qualcheduno ha pregato davvero...

ERMANNO

E adesso abbracciami.

CRISTOFORO

(Con entusiasmo) Oh... (Si abbracciano). Grazie... È un gran bene che mi fai...

ERMANNO

E adesso ti prego di abbracciare anche tua nuora...

CRISTOFORO

Oh... non posso esigere tanto... No... No... Sarò contento, Giannina, se mi permetterai di baciarti una mano... Sei stata buona con me...

GIANNINA

Ecco la mano... (Gli tende la mano).

ERMANNO

No... No... Non facciamo cerimonie da salotto... Qui siamo nella nostra casa... Una pace fra noi non si conclude senza un abbraccio...

CRISTOFORO

Ma...

GIANNINA

Ti faccio paura?...

CRISTOFORO

No... Mi è venuto in mente che devo telefonare all'ospedale...

ERMANNO

Perché?

CRISTOFORO

C'è di li Vigna che s'è fatto male... È caduto da tre metri. Sai, facevamo della ginnastica... Io sono allenato grazie a Salvatore... Ma lui...

ERMANNO

Faccio, faccio io... (Va al telefono. Mentre volta le spalle per telefonare dice) Suocero... Fate il vostro dovere... (Cristoforo e Giannina si gettano l'uno nelle braccia dell'altro senza parole. L'abbraccio dura lungamente).

FINE DELLA COMMEDIA

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