ATTO PRIMO

Un salotto in una villa di campagna. Gran porta a veranda nel fondo, due porte laterali, tavola nel centro, finestra nel fondo a sinistra.

Andrea

(Medico condotto, cinquantenne, piuttosto calvo, d'aspetto rude, con grandi stivali. Quando si alza la tela è in attesa, le gambe accavallate, seduto su una poltrona. A un tratto si alza e raccoglie qualche cosa dal pavimento: lo esamina: è un medaglione con catena da portare al collo) To'! (Si sforza di leggere delle scritte).

Ninetta

(vecchia cameriera, passando in fretta vede l'atteggiamento del dottore e si ferma) Dottore, che cos'è?

Andrea

Non so, l'ho raccolto là.

Ninetta

Oh, è il medaglione della signorina. Me lo dia che glielo riporti.

Andrea

Che bisogno c'è? Posso darglielo anch'io. Ora verrà, no?

Ninetta

Ma non se ne dimentichi!

Andrea

Chi è costui?

Ninetta

Mah...

Andrea

In tanto tempo che curo la signorina non avevo mai letto questa scritta.

Ninetta

Che cosa dice?

Andrea

«Il tuo sogno, Lucia». La firma non si capisce. Io che credevo che fosse un ricordo di suo padre!

Ninetta

O perché deve essere suo padre?

Andrea

Già, non so. Ma quando vedo sul petto di una donna che non è vedova il ritratto di un signore con la barba, penso sempre che sia suo padre. Sicché, voi non lo sapete?

Ninetta

No.

Andrea

Non l'avete mai veduto costui?

Ninetta

No. Io sono con la signorina dal tre febbraio del mille e novecento quattordici... Insomma sono vent'anni e due mesi...

Andrea

E in tutto questo tempo, nessuna barba?

Ninetta

Oh, povera signorina! Con la vita che ha fatto! Con tutti quei nipoti che doveva allevare, educare... dei diavoli!

Andrea

Che c'entra! Si può benissimo dedicarsi alla educazione della gioventù e nello stesso tempo... Andate via, non avete niente da fare?

Ninetta

Ma sa che è strano lei? Prima dà confidenza, poi all'improvviso...

Lucia

(Compare: donna ben portante, elegante all'Ottocento, cipiglio autoritario, cattedratico) Ninetta! Non importunate il dottore! (Ninetta via) Caro dottore, mi scusi tanto se l'ho fatta attendere. Lei sa che non è nelle mie abitudini. Si sieda la prego. Ma non posso uscire dalla mia camera se non sono completamente in ordine. La prima disciplina dev'essere esercitata sulla nostra persona. Ho perduto il medaglione e ho dovuto cercarlo per mezz'ora. Non l'ho trovato. (Suona un campanello) Ninetta! Qui! Il pensiero di essere priva del mio medaglione mi toglie assolutamente la possibilità di pensare.

Ninetta

Ha chiamato, signorina?

Lucia

Bada che oramai i miei ragazzi non possono tardare.

Ninetta

Tutto è pronto, signorina. Oh, che emozione!

Andrea

Che ragazzi?

Lucia

I miei nipoti. Ah, lei non sa. Due dei miei nipoti, Vincenzo e Giovanna, si sono sposati in questi giorni. Vincenzo è pittore: un bravo pittore, credo. È il primogenito di mia sorella Antonietta e la Giovanna è la secondogenita di mio fratello Carlo. Cari!... Una storia commovente il loro amore che nacque tra i giuochi d'infanzia e si mantenne vivo per tanti anni. Oh, io l'ho seguito passo passo il loro piccolo romanzo. Perché, ho educato anch'essi da quando balbettavano. Indovinai. Previdi tutto. Da cinque anni non li vedo...

Ninetta

Cinque anni e due mesi.

Lucia

Ninetta, sei ancora qui?

Ninetta

Devo andare?

Lucia

Ma naturalmente. Da quando in qua sei autorizzata a prendere parte alle conversazioni? Ah, no, aspetta. Volevo domandarti una cosa: hai trovato il mio medaglione?

Andrea

(Porgendolo) Signorina, l'ho trovato io.

Lucia

(Prendendolo) E non diceva nulla!

Andrea

Stavo per dirglielo.

Lucia

Ninetta, allaccia. (Ninetta esegue) Ora sto bene.

Andrea

Mi sono permesso di esaminarlo. (Ninetta via).

Lucia

Ebbene?

Andrea

Niente.

Lucia

Lei è un timido dottore. È frequente il caso di dottori timidi. È forse un compenso morale alla loro imprudenza fisiologica.

Andrea

Sarà.

Lucia

Veniamo a noi.

Andrea

Ha ricevuto? Ha letto?

Lucia

Sì, ho ricevuto e letto. Le dirò di più: ho letto prima ancora di ricevere.

Andrea

(Felice) Intende dire?

Lucia

Intendo dire che me l'aspettavo. Quando la sua cameriera mi ha portato questa lettera (la trae di tasca) ho subito intuito di che si trattava.

Andrea

Grazie: questo significa in sostanza...

Lucia

Questo significa in sostanza che io sono una donna intelligente e basta. Non corra con la fantasia, dottore. Tutti così i timidi: incapaci di agire, fantasticano.

Andrea

(Mortificato e timido) Insomma...

Lucia

Ah, già: lei attende una risposta.

Andrea

Permetta: prima di prendere una decisione...

Lucia

Vuole forse consigliarmi di riflettere? È perfettamente inutile, sa. Per tutta la mia vita dalla età di venti anni a questa parte, io non ho fatto che educare dei ragazzi. Per sette ragazzi io sono stata la madre putativa ed ho sempre insegnato loro che prima di parlare bisogna riflettere. Dica, dica pure, che cosa voleva dire?

Andrea

Ah, io non ricordo più. Probabilmente volevo dire che tutto quello che ho scritto in quella lettera e che non avrei mai osato esprimerle a voce, è rigorosamente esatto.

Lucia

Le voglio credere.

Andrea

Sì, non si tratta, voglio dire, di fantasticherie, come dire?, di bollori. Perché legge? (Lucia infatti squadra col lorgnon una lettera).

Lucia

Niente: per ricordare alcune cose. (Sempre leggendo la lettera con l'aria di una maestra che esamina il componimento di uno scolaretto) Sì, sì: non c'è male. Ho trovato alcune espressioni abbastanza originali. (Legge forte) «Ho passato tutta la mia vita al letto dei malati e non mi sono mai avveduto del male che avevo io». Sì, sì, va bene. Per quanto «avveduto» sia qui fuori di posto. Meglio era «accorto», ma non fa niente. Qui però... ecco il punto che lei dovrebbe spiegarmi. La sua lettera finisce così: «Se il desiderio pacifico, – anche questo «pacifico» ha un significato poco chiaro, – pacifico di formarsi una famiglia, di trovare una persona a cui interessarsi con tenerezza, e a cui interessare, se il desiderio di avere un cuore alleato per affrontare con più coraggio l'ultima battaglia della vita, può ancora chiamarsi amore, ebbene signorina Lucia, io l'amo e ho l'onore, eccetera, eccetera...». Che cosa vuol dire tutto ciò?

Andrea

Ma, mi pare chiaro. Sì, dico. Sarebbe ridicolo che un uomo della mia età le si buttasse ai piedi piangendo.

Lucia

Ridicolo? Se lei amasse non penserebbe al ridicolo. Le dico di più: assai difficilmente è possibile giungere al cuore di una donna se si ha paura di attraversare la zona delle sciocchezze.

Andrea

Ma io, vede signorina, sono confuso... Come devo dire?... Insomma, io non oso parlare d'amore. Ho cinquant'anni. A venticinque, subito dopo la laurea, mi fidanzai con una signorina molto bella e seria che sarebbe stata certamente la mia felicità. Morì dopo un anno. Da allora io non ho più potuto pensare all'amore. Da due anni, da quando lei, signorina Lucia, ha ripreso ad abitare questa villa, io ho avuto occasione di vederla tutti i giorni. E più vedevo lei e più mi pareva che la mia casa fosse vuota, la mia vita inutile. Amore?

Lucia

Vediamo, vediamo di chiarire le idee. Risponda a una mia domanda: che cosa farebbe lei se io la cacciassi di casa e le proibissi di vedermi mai più?

Andrea

Non so, sarei molto addolorato... E poi...

Lucia

Penserebbe alla morte?

Andrea

Non dico questo.

Lucia

Non mediterebbe di uccidersi, di rinchiudersi in un convento, in un luogo solitario? Insomma, lei continuerebbe a curare le polmoniti come se niente fosse.

Andrea

Aspetti che ci pensi bene. Ecco: se lei fosse così crudele con me, io mi sentirei definitivamente vecchio.

Lucia

Ma allora mi dica senz'altro che lei scrivendomi questa lettera non ha fatto altro che fare a sé stesso una prescrizione terapeutica. Sì: lei si è scoperto la malattia della vecchiaia e ha detto: «recipe» una moglie, per illudermi di essere ancora giovane. A dosi. Agitare prima dell'uso. Lontano dai pasti.

Andrea

No, lei non mi ha capito.

Lucia

Ho capito benissimo.

Andrea

D'altra parte, anche lei per quanto ancora giovane, ha un passato.

Lucia

Si spieghi.

Andrea

Anche per lei, l'amore... Sì, anche lei ha già amato, quando era tempo. Poi non ci ha pensato più, come me. Lei ha curato degli spiriti, come io ho curato dei corpi ammalati. No?

Lucia

Finisca.

Andrea

E allora io ho pensato: ecco una vita che somiglia alla mia, ecco una vita, minacciata, come la mia, dalla solitudine. Salviamoci a vicenda. Io sono un uomo sano, ancora capace di lavorare, non privo di mezzi per la tranquillità... Ella è ancora giovane, energica, colta, non priva di mezzi... Sì, io parlo chiaro... ho pensato a tutto.

Lucia

(Con commiserazione) No, dottore, lei non ha pensato a tutto. Lei vede tutte le cose da un punto di vista puramente fisiologico: sano, capace, non privo di mezzi. È un modo indubbiamente saggio di considerare la cosa, ma allora bisogna trovare un altro tipo di donna. Perché non cerca qualche infermiera? (Ride). Via, risponda a una mia domanda: Che cosa le fa pensare che io abbia amato quando era il tempo?

Andrea

Ma, quel medaglione...

Lucia

Questo medaglione? Sì... Io ho amato quest'uomo.

Andrea

Scusi... È morto?

Lucia

Non lo so.

Andrea

Disperso in guerra, forse?

Lucia

Non lo so, non so.

Andrea

Come non sa?

Lucia

(Pausa) Non so nemmeno se valga la pena di dirle tutto. Ma sì. Così lei potrà comprendere la enorme distanza che passa tra me e lei. Io quest'uomo non lo conosco, non l'ho mai visto, non so chi sia.

Andrea

No?

Lucia

No.

Andrea

E l'ha amato?

Lucia

Lo amo ancora.

Andrea

(Sempre più stupito) Ah!

Lucia

Non faccia delle meraviglie e delle ironie. Lo sapevo che lei avrebbe preso questa strada, ma è sbagliata. Basta, l'avverto che lei sta per diventare ridicolo.

Andrea

Dica quello che vuole, ma io sono stordito. Mi permetterà almeno di essere stordito.

Lucia

Sì. Glielo permetto. Per lei deve essere come una pazzia, vero? Una cosa inverosimile. Ma nella vita dello spirito... No, ora basta. Mi pare che non abbiamo più nulla da dirci. Non sia in collera con me. Vuole la sua lettera? (Gliela porge). Guardi che ho fatto alcuni segni in rosso. Non sono errori veri e propri, ma improprietà. Se vuole rendersi conto per un'altra volta... La parola «filastrocca», per esempio, è meglio levarla. In una lettera d'amore è meglio dire: lunga chiacchierata, congerie di cose messe insieme, litania, tiritera, filatera, filatessa... Faccia lei.

Andrea

Grazie. Ma io non riesco a capire come mai...

Lucia

Che cosa?

Andrea

Mai visto?

Lucia

(Sorridendo con compassione) No, mai visto. Guardi: mi segua. Lei è stato innamorato, vero? Lo ha detto poco fa. Ha parlato anche di felicità. Bene, ciò significa che quella signorina realizzava il suo ideale d'amore. Quando l'ha incontrata, lei ha detto a se stesso: ecco il mio ideale. Poniamo che lei non l'avesse incontrata. Che cosa sarebbe accaduto? Che lei sarebbe andato in giro per il mondo con questo ideale non realizzato.

Andrea

Un momento. La mia fidanzata realizzava il mio ideale, ma se non l'avessi incontrata il mio ideale sarebbe stato un altro.

Lucia

Si vergogni! Ciò vuol dire che lei tradiva quella donna prima ancora di averla conosciuta.

Andrea

Oh, cielo! Non capisco. Io rinuncio.

Lucia

Ma che c'è di strano? Io sentivo che non avrei mai potuto amare che un uomo nobile, studioso, ordinato, probo, poeta, silenzioso.

Andrea

Va bene. Fin qui, va bene.

Lucia

E devo dir tutto! Mi dia la sua parola che non ripeterà questa cosa con nessuno. Badi: è il segreto della mia vita. Glielo confido per darle una prova di amicizia. Promette?

Andrea

Prometto.

Lucia

Prendevo il treno di qui per andare a Milano. Mia sorella si era ammalata e i bambini avevano bisogno di una assistenza materiale e morale. Salii in uno scompartimento di prima classe che era vuoto e mi disponevo a leggere qualche trattato che avevo preso con me per ingannare il tempo, quando, quasi subito l'occhio mi cadde su un quadratino bianco che giaceva sul sedile di fronte al mio. Lo raccolsi. Un ritratto: questo. Il cuore mi diede un balzo. Guardai lungamente questi occhi azzurri e malinconici, questo volto pallido e fine, questa bocca piccola e sottile, questa testa dal portamento fiero. No, dottore, non rida, io riconobbi in questa immagine l'uomo dei miei sogni. Lo guardi, lo guardi bene. Ecco una fronte che cela un alto tormento, un pensiero alato: i capelli a spazzola indizio d'ordine, di equilibrio e di disciplina. (Andrea si liscia la testa calva). Che c'è?

Andrea

Io avevo i capelli tagliati a spazzola.

Lucia

L'occhio, lo guardi. Non è dolce, tenero, sognante? La barba poi, alla nazarena, ma nera dà l'ultimo tocco al quadro, portandovi un senso di solidità morale, di fermezza, di superiorità. Hanno torto gli uomini d'oggi a non portare la barba.

Andrea

Io l'ho tenuta fino a pochi anni fa... Era nera, alla nazarena. Mi stava bene.

Lucia

Ecco. Ho detto tutto.

Andrea

Ma poi, tutto finisce qui?

Lucia

E la dedica? Ma non osserva la strana coincidenza della dedica? Ha del misterioso, del fantastico. «Il tuo sogno, Lucia». Il mio nome. Non è strano? Io vidi in questa circostanza un segno del destino.

Andrea

E non lo cercò mai?

Lucia

Oh, può pensarlo? Per anni. L'ho cercato per anni. (Commovendosi) E l'ho atteso sempre.

Andrea

Scusi, una domanda sola: se quest'uomo le comparisse dinanzi adesso, domani...

Lucia

E che importa quando? Lo vede, dottore, che non ci si intende? Oggi, domani, sempre.

Andrea

E va bene. E adesso io le confesso che non so più che dirle...

Lucia

Ci ripensi...

Ninetta

(Entrando in festa) Signorina, signorina, sono qui, sono qui...

Lucia

(Emozionata) Oh, i miei ragazzi... Proprio adesso... Non posso, li riceva lei, dottore... Sono giovani, innamorati, due ideali che si sono incontrati... La prego, dottore, sono troppo agitata... (Via).

Ninetta

(Rientra all’indietro facendo mille inchini) Bene arrivati, bene arrivati! Che felicità per la signorina! Che felicità!

(Entrano prima Giovanna e Vincenzo, quindi un terzo, Giangiacomo, che si mette a parte molto dignitoso. Giovanna e Vincenzo sono tutt'altro che allegri, ma il loro stato d'animo è caratterizzato soprattutto dalla seccatura di non potere essere più allegri).

Giovanna

(Baciando Ninetta) Come va, Ninetta?

Ninetta

Come è bella, signorina... Signora...

Giovanna

È lo stesso, va'.

Vincenzo

(Serio e autorevole, in contrasto col suo aspetto giovanilmente disinvolto) Ciao, ciao cara. E la zia dov'è?

Ninetta

Ma... Era qui...

Andrea

(Avanzandosi) Ora verrà subito. Era tanto commossa...

Vincenzo

(Al dottore) Scusi, lei è?...

Andrea

Sono il medico condotto del villaggio. Dottor Marini.

Giovanna

Oh, molto interessante.

Andrea

(A Giangiacomo) Lei è lo sposo?

Giangiacomo

No. Io sono della comitiva. Lo sposo è quello lì.

Vincenzo

(Presentandosi al dottore) Vincenzo Di Fassi, pittore.

Andrea

Mi scusi.

Vincenzo

Il mio amico Giangiacomo Pastori, detto Giangià. Ha viaggiato con noi.

Andrea

Come? In viaggio di nozze?

Vincenzo

In viaggio. L'abbiamo trovato l'altro ieri a Firenze. Doveva venire da queste parti. Un vecchio amico!

Andrea

Ah! (Imbarazzato) Hanno fatto benissimo di venire dalla loro zia... Una seconda madre, lo so. Mi ha detto che ha educato per quindici anni una mezza dozzina di nipoti.

Giovanna

Verissimo, esageratamente vero.

Vincenzo

(Seccato, a Giovanna) Giovanna, fammi il piacere.

Giovanna

Be'? Che ho detto? Ho detto qualche cosa di sconveniente? Giangiacomo, dica lei.

Vincenzo

Non vedo perché tu vada cercando l'opinione di un altro, una volta che io ho espresso la mia.

Giovanna

Io ho piacere che Giangià mi approvi.

Vincenzo

Ma scusa, andiamo. Se lo fai per irritarmi... Nei rapporti fra te e me, non ci deve essere che una sola approvazione.

Giovanna

Quella del pubblico. (Indicando Giangiacomo) Eccolo. (Al dottore) Scusi, ora c'è anche lei.

Vincenzo

(Irritato) Giovanna.

Giangiacomo

Zzzz!

Vincenzo

Ma è meglio non ascoltarti nemmeno. Io sono un artista e non un burattino. Dopo tutto...

Andrea

Su, su, via, piccole burrasche giovanili. Sciocchezze. Specialmente quando ci si ama, quando si è finalmente realizzato il proprio sogno...

Giovanna

Oh... Ma lei pensa che noi siamo ancora ai sogni?

Vincenzo

(Al dottore) Ecco, lei mi deve fare il piacere di stare zitto, perché sta per venire fuori un'altra delle sue trovate geniali. Di' pure, di' pure. A me oramai non fa più nessuna impressione, sai. Al massimo è il mio buon gusto che ci patisce.

Giovanna

Oh, il buon gusto.

Vincenzo

È la sola cosa nella quale un artista non accetta lezioni. (Urtato) E poi...

Giangiacomo

Zzzz!

Vincenzo

Ma sì, è meglio non stare nemmeno a sentirla.

Andrea

(Che capisce sempre meno) Bene, io posso anche andarmene.

Giovanna

(Al marito) Vedi? Fai scappare la gente. Resti, dottore, non abbia paura. È finita.

Andrea

No, grazie, preferisco andarmene. Ho da fare. Una sola cosa devo dire a tutti e tre: la zia... È anche sua zia, vero? (A Giangiacomo).

Giangiacomo

No, mai vista.

Vincenzo

Non gliel'ho detto, che è un amico? Un mio amico. Veniva da queste parti. Ha una villa.

Andrea

Una villa qui? E dove?

Giangiacomo

Alla Frana.

Andrea

Non è molto lontana. Benissimo. Volevo dire che bisognerà usare prudenza con la zia.

Giovanna

(Con sincero trasporto) Che cosa ha? È malata?

Andrea

Malata no. Ma per tutto un complesso di cose, il cuore... No, niente di grave. Ma è meglio evitare di darle dei dispiaceri. Siano prudenti, ecc. Mi limito a raccomandare loro la prudenza. Ecco, permesso? Buon giorno... (Via).

Giovanna

Che buon uomo deve essere quello lì. (Ride).

Vincenzo

Se credi d'essere di buon gusto...

Giovanna

Ma finiscila con questo tuo buon gusto.

Vincenzo

Io sono un artista.

Giovanna

Un artista che ha buon gusto è un imbecille.

Vincenzo

(Alza le spalle) Uffah! Lo dicevo che ti fai conoscere subito.

Giovanna

E tu no? Hai trovato modo di dire due o tre volte in cinque minuti che sei un artista.

Vincenzo

Farsi conoscere per un artista non può fare una cattiva impressione. Ma tu ti fai conoscere come una pazza.

Giovanna

Senti, Vincenzo, sono sempre stata costretta a mentire con mio padre, a mentire con mia madre, a mentire con la zia, a mentire con tutti i parenti: ora che sono sposata dovrei mentire anche con te e col medico del villaggio?

Vincenzo

(A Giangiacomo) La senti?

Giangiacomo

Vuoi che vada a fare due passi nell'orto?

Vincenzo

Per carità. Oramai... Le sue storie le sai tutte: l'amore è un divertimento di lusso, il matrimonio è un risultato di coincidenze fatali, la vita sociale in comune è un ballo al ritmo di una musica che suonano gli altri... Non credo, dopo tutto ciò, che ci possa essere altro.

Giovanna

Scusi, Giangiacomo: lei ha ancora i suoi genitori? La mamma, il babbo?

Giangiacomo

No.

Giovanna

Da molto tempo?

Giangiacomo

Sì, nacqui il cinque aprile e la primavera sbocciava nel suo più abbagliante fulgore...

Giovanna

Piano. Io non le ho chiesto la sua biografia.

Giangiacomo

Strano. Le donne la chiedono tutte...

Giovanna

Ah, è per questo che lei ne aveva una pronta, di tipo romanzato?

Giangiacomo

Sì, ma ne ho un'altra. Tipo enciclopedia popolare.

Giovanna

Insomma, ha famiglia lei?

Giangiacomo

No. Solo e libero.

Giovanna

Allora non può capire i discorsi che facciamo io e mio cugino.

Vincenzo

Marito.

Giovanna

Va bene. Lei, insomma, non ha avuto una famiglia, non ha dovuto vivere con persone amate...

Giangiacomo

Purtroppo.

Giovanna

Purtroppo? Ma ha mai pensato lei a ciò che costerebbe essere, per esempio, il primogenito di Vercingetorige?

Giangiacomo

Ma chi era?

Vincenzo

Caro mio, la storia è il suo forte.

Ninetta

(Entrando) La signorina dice alla signorina Giovanna di entrare un momento.

Giovanna

Subito. Permette? (Via Ninetta e Giovanna).

Giangiacomo

Sai che quest'affare di Vercingetorige non l'ho capito?

Vincenzo

Ma sì, ci vuol tanto?

Giangiacomo

Sarò imbecille...

Vincenzo

Ma no, non sei abituato alla vita di famiglia, ecco tutto. La famiglia aguzza l'ingegno. Giovanna vuol dire in sostanza che tra la generazione passata e la nostra, tra i nostri genitori e noi, la differenza è tale e tanta che la nostra generazione si trova a non potere risolvere la propria vita secondo le proprie idee e le proprie tendenze, senza sacrificare o i genitori o se stessa. Siamo a una svolta pericolosa del secolo, mio caro, e noi siamo capitati proprio a dovere sopportare il peso della sterzata.

Giangiacomo

(Imbambolato) Ah, e queste cose le hai capite proprio tu? Tu hai pensato a queste cose?

Vincenzo

Io? Ma ti pare che io perda il tempo in queste bazzecole? È stata lei. Tutta filosofia sua.

Giangiacomo

Ma tu le dai ragione.

Vincenzo

Naturale. Del resto tu devi avere capito una cosa, in questi due giorni. Sì, devi avere capito che noi, io e mia moglie, cioè mia cugina... non siamo fatti per farci felici reciprocamente.

Giangiacomo

Infatti. Francamente... la signora mi pare abbia un carattere...

Vincenzo

Oh, è ottima, sai? È un'ottima creatura, ma non è per me. Come io non sono per lei. Siamo delle pennellate sbagliate nel gran quadro della natura.

Giangiacomo

Ma allora perché vi siete sposati?

Vincenzo

Perché otto anni fa, tra la gioia del parentado, ci fidanzammo.

Giangiacomo

E perché vi fidanzaste?

Vincenzo

Perché otto anni fa avevo diciassette anni e lei sedici. Poi ci fu qualcuno, mia zia per esempio, che mi insinuò il sospetto che forse io ero innamorato di Giovanna. Non c'è cosa più pericolosa del sospetto. Ci convincemmo presto che eravamo innamorati. E forse lo fummo.

Giangiacomo

Oh, povero amico mio...

Vincenzo

Povero io? E lei no?

Giangiacomo

Ma perché giungere a questo punto? Non potevate agire, provvedere?

Vincenzo

Una parola. Ma te lo immagini che cosa sarebbe successo se, dopo tanti anni di fidanzamento, l'avessi piantata? Si sarebbe scatenata una furibonda lotta fra le famiglie. Dolori, svenimenti, due o tre morti di crepacuore, lei in convento...

Giangiacomo

Lei in convento?

Vincenzo

Lo pensavo io. Ecco, vedi, il vero male è che io non lo sapevo che la mia fidanzata era stanca di me, come io di lei. Io pensavo appunto che lei sarebbe finita in un convento e lei era convintissima che, una delle due: o mi gettavo da un quinto piano, o fuggivo ad arruolarmi nella legione straniera.

Giangiacomo

E quando vi siete spiegati?

Vincenzo

Otto giorni fa. La prima notte di matrimonio. Cioè, si è spiegata lei. Naturalmente di fronte alla sua spudoratezza, da prima io ho seguitato a tenere su il mio punto, perché sono un tipo orgoglioso e poi non si può essere sinceri in due in una famiglia. Tu capisci bene che se mi spiegavo subito finivamo per odiarci... Poi a poco a poco ho lasciato correre... Ho smesso di piangere...

Giangiacomo

Hai pianto?

Vincenzo

Sì, ho ritrovato l'arte di piangere che mi aveva insegnato mia zia. Mia zia, fin che non mi vedeva piangere, non cessava di predicare e io piangevo subito. Effetto sicuro anche con mia moglie. Diceva delle verità la prima notte di matrimonio, delle verità che... Una delle due, o ridere o piangere. Non so perché ho preferito piangere. Mi pareva più solenne, più dignitoso dato il momento.

Giangiacomo

È il colmo! E adesso? Che cosa intendete di fare?

Vincenzo

Ecco qua. Sto per dare battaglia.

Giangiacomo

A chi?

Vincenzo

Alla zia. Lei è la responsabile del nostro matrimonio. Pensi lei a risolvere la situazione.

Giangiacomo

Adesso?

Vincenzo

Adesso.

Giangiacomo

Ma... Le vuoi dire la verità?

Vincenzo

Sicuro. Veramente il progetto non è mio. È di Giovanna, ma io l'approvo.

Giangiacomo

Ma la legge?

Vincenzo

La legge, la legge... Fin che non c'è un fatto compiuto...

Giangiacomo

Come? Non...

Vincenzo

Te l'ho detto. Non abbiamo fatto altro che discutere.

Giangiacomo

(Nervoso) Ma insomma, che vuoi fare?

Vincenzo

Annullare. Si può. Se la zia vuole, si può ancora.

Giangiacomo

Ma che c'entra la zia?

Vincenzo

La zia ha una grande autorità presso tutti i nostri genitori. Quando dice una cosa lei è sacra. Se no, è inutile. Siamo da capo con le tragedie. Muore mia suocera, mia madre mi maledice, mio padre si abbandona alla nevrastenia. Capisci? Il perno di tutto è la zia, la zia è la famiglia, la tradizione, la legge, il costume, il destino.

Giangiacomo

Oh, guarda!

Vincenzo

E tu mi devi assistere. Tu sarai il mio avvocato. Perché mia zia è tremenda. Ma con te, siccome non ti ha educato...

Giangiacomo

Cattiva?

Vincenzo

No, ma dura. Quando si mette in testa una cosa... Hai mai bevuto il caffelatte col cacao, senza averne voglia?

Giangiacomo

Io no.

Vincenzo

Adesso, per esempio, hai voglia di caffelatte col cacao?

Giangiacomo

Niente affatto.

Vincenzo

No? Lo berrai. Una tazza così. Mia zia ha sempre avuto questa idea: che nessuna coscienza umana possa resistere di fronte a una tazza di caffelatte col cacao. Non c'è mai stato modo di farle credere che ci repugnava. Solo a pensarci mi vengono i brividi. E se tenti di ribellarti ti trascina di violenza nel sentimento. Non c'è niente da fare.

Giangiacomo

No, no. Non so storie io. Troppi pasticci.

Vincenzo

Lo so.

Giangiacomo

Io non mi occuperò di questa faccenda. Però, potevi parlarmene prima. Ti avrei detto francamente che non potevi contare su di me. Ad un amico non si giuocano certi scherzi.

Vincenzo

Ma che ti piglia?

Giangiacomo

Scusa... Non c'è nessuna ragione che per salvare te io debba mettere in pericolo me.

Vincenzo

E che pericolo?

Giangiacomo

So io... Niente, io me ne vado.

Vincenzo

Che pericolo?

Giangiacomo

Oh, insomma, franchezza per franchezza. Credi proprio che io mi sia accodato al tuo carro nuziale per la tua bella faccia?

Vincenzo

No?

Giangiacomo

No, naturalmente. Io ho veduto un amico e poi una giovane sposa, bella, intelligente, attraente... Mi spiego? Tutto questo non sarà straordinario spero.

Vincenzo

Naturalissimo. Chi ti dice niente?

Giangiacomo

Grazie. Tu! Tu sapevi tutto. Ma io no. Se io avessi saputo come stavano le cose, già non sarei venuto con voi, o anche se fossi venuto non mi sarei compromesso.

Vincenzo

Compromesso? Disgraziato, che hai fatto?

Giangiacomo

Niente d'irreparabile, si intende.

Vincenzo

Nemmeno tu. Allora?

Giangiacomo

Ma io ho fatto la corte a tua moglie. Era mio dovere no?

Vincenzo

Perfettamente. E lei ci stava, scommetto.

Giangiacomo

Be', adesso lasciamo andare. Il fatto è che io ho detto delle cose, delle cose... Sai, quando si fa la corte a una donna si dicono delle cose...

Vincenzo

Avanti!

Giangiacomo

Ma, insomma, tu non capisci proprio niente...

Vincenzo

Che cosa hai detto?

Giangiacomo

E chi si ricorda. Certo devo averle detto che mi sentivo molto solo, non so, che se il destino mi avesse fatto incontrare una donna come lei... che con una donna come lei il matrimonio non era più una istituzione sociale, ma un abbonamento permanente alla felicità. Sai, tutte cose che dette a una donna maritata e innamorata del marito non hanno un significato e dette a una donna infelice che sta per dividersi legalmente, ne hanno un altro.

Vincenzo

(Pensoso) Però, è strano. Tu sei riuscito a dire tutte queste cose a mia moglie ed io non me n'ero accorto...

Giangiacomo

Be', questo è naturale.

Vincenzo

A pensarci bene, tu non sei poi quel gentiluomo che sembri.

Giangiacomo

Senti caro, se vuoi un duello...

Vincenzo

Ma ti pare! Io facevo una osservazione puramente astratta e generica.

Giangiacomo

Insomma, mi dispiace dirti che sbrigati i miei affari qui, io ti saluto e se vorrai farmi sapere come è andata a finire, mi manderai una cartolina.

Vincenzo

Bell'amico!

Giangiacomo

Già, ma che cosa vorresti da me?

Vincenzo

Assistenza, compagnia, sostegno morale. Tu sarai simpaticissimo alla zia. Ha una passione per i giovani che non hanno ancora scelto una carriera nella vita.

Giangiacomo

E tua moglie dove la metti?

Vincenzo

Ma scusa, ti ho forse pregato io di farle la corte?

Giangiacomo

No, ma io ero lanciato...

Vincenzo

Taci. Ecco la zia.

Lucia

(Entrando al braccio di Giovanna) Oh, Vincenzo, mio caro Vincenzo.

Vincenzo

Zia, zia cara! Finalmente! (Si baciano).

Lucia

Ma come ti sei fatto bello! Guardatelo! Gli si legge in faccia la felicità. (Confusa alla vista di Giangiacomo) E il signore?

Giovanna

Oh, scusa, zia, avevo dimenticato di parlartene. È un amico di Vincenzo. Veniva da queste parti per affari...

Vincenzo

Ho voluto che ti conoscesse... Mi sono permesso... Un vero amico. Giangiacomo Pastore.

Lucia

Di passaggio?

Giangiacomo

Sì, sì...

Giovanna

Ma verrà qui tutti i giorni perché ha ordinato un ritratto a olio a Vincenzo.

Vincenzo

Come? Già... È vero.

Giangiacomo

Però...

Lucia

(A Vincenzo) E ti pare un soggetto artistico?

Vincenzo

Oh, certo. Scusa, guardalo bene. Mettiti di profilo. Così. Guarda che linea.

Lucia

Sì, sì, sarà. Si accomodi, signore. Mi farà l'onore di prendere qualche cosa con noi. Cinque minuti soli e poi lasceremo questi ragazzi un poco in pace a godersi queste ore di giubilo. (Suona un campanello) Ninetta, servi.

Ninetta

(Che è entrata) Subito, signorina, è tutto pronto.

Vincenzo

Ci siamo.

Lucia

Come dici?

Vincenzo

Niente zia.

Lucia

No, tu hai detto qualche cosa. Niente bugie eh?

Vincenzo

È stata Giovanna che ha parlato.

Giovanna

Io? Senti che sfacciato!

Lucia

Giovanna! Vergogna! Chiedi subito scusa a Cici.

Vincenzo

(A Giangiacomo) Da bimbo mi chiamavano Cici.

Giovanna

Scusami, Cici.

Lucia

E tu dalle un bacio, via.

Vincenzo

(Esegue con fatica).

Lucia

Ah! (A Giangiacomo) E il signore ha fatto degli studi?

Giangiacomo

Dice a me? Sissignora, ho frequentato regolarmente l'università.

Lucia

Dottore?

Giangiacomo

Non ancora... Cioè, mai più.

Lucia

Male, male... Solo valgono al mondo le opere compiute. Le opere lasciate a metà sono... Che cosa sono, Cici, le opere lasciate a metà?

Vincenzo

Delle battaglie perdute, zia.

Lucia

Bravo. (Entra Ninetta con un vassoio colmo di tazze e di biscotti) Meriti proprio il tuo caffelatte col cacao. Vedi che io ricordo le tue debolezze? Giovanna da brava, aiutami a servire.

Giangiacomo

Se la signorina permette...

Lucia

Signore, se non le dispiace...

Giangiacomo

Scusi. Se la signorina permette io non prenderei il caffelatte col cacao.

Lucia

Oh, ma il signore non sa che cosa è il mio caffelatte col cacao. Non ne berrà di simile da nessuna parte. Versagliene una bella tazza piena. Domandi un po' a Cici...

Vincenzo

Sì, veramente era molto buono, ma sai, non ho più lo stomaco d'allora e se proprio non ti dispiace...

Lucia

Oh, ma se è un tonico dello stomaco! Che cosa sono queste sciocchezze. Giovanna...

Giovanna

Ma non lo vedi che scherza? Anche stamattina venendo qui diceva: Chi sa se la zia si ricorda del mio caffelatte col cacao...

Lucia

Birbone! Meriteresti che non te lo dessi.

Vincenzo

È giusto, non me lo merito. Non me lo dare.

Lucia

Ma per questa volta... (A Giangiacomo) È sempre stato un discolo, sa? Ma era il temperamento d'artista che influiva sul suo carattere. Io previdi che sarebbe stato pittore fin da quando aveva quattro anni. Aveva già un profondo senso del colore.

Giovanna

Già, aveva sempre il muso sporco.

Lucia

No, non esageriamo. Però non dava a vedere di essere un omino così elegante, così ordinato... Mi sembri un figurino da sartoria...

Vincenzo

Cosa?

Lucia

Si sta attenti quando parla la zia. Ma che cosa è quella cravattina, questi capelli impiastricciati, questa giacchetta striminzita? Un artista non è un uomo come tutti gli altri. Si deve vedere subito: capelli fluenti, cravatta svolazzante, vestiti comodi e un po' strani... Non farai mai nulla con quella riga nei pantaloni. Domani in paese compreremo tutto quello che ti occorre...

Vincenzo

(Che ha finito di ingoiare il caffelatte) Ma zia, non vorrai che io faccia della eccentricità. È passato il tempo che gli artisti si distinguevano per la loro sporcizia.

Lucia

Ed è appunto da quel tempo che i pittori sono scomparsi dalla faccia della terra. Del resto, dimmi tu, Giovanna, parla tu. Era forse questo il tuo ideale di sposo?

Giovanna

Oh, zia, io non posso più giudicare Vincenzo.

Lucia

Cara, questa risposta merita un premio.

Vincenzo

Dalle un altro po' di caffelatte col cacao.

Giangiacomo

Oh, sì, sì...

Lucia

Prima al signore.

Giovanna

Sì, sì...

Giangiacomo

Grazie, squisito, ma ora basta. Ecco, un poco solo...

Ninetta

(Entrando) È venuto l'autista del signor Pastore con l'automobile.

Giangiacomo

(Alzandosi) Vengo, vengo subito... Signora, signorina...

Lucia

Sono molto contenta d'averla conosciuta. Solo mi duole per quella laurea. Avrebbe dovuto prenderla.

Giangiacomo

Ha ragione, sono stato un discolo.

Lucia

Domani, mentre Vincenzo incomincerà il suo ritratto, mi riprometto di persuaderla a prendere finalmente la laurea...

Vincenzo

Mentre gli faccio il ritratto?

Lucia

Sì. Posare non gli impedirà di ascoltare.

Vincenzo

Ma chi sa che faccia farà.

Lucia

Non è la faccia che importa: è l'anima.

Giangiacomo

Ecco, io sono già sistemato. Buona sera.

Giovanna

A rivederci Giangià.

Vincenzo

A domani. (Giangiacomo via).

Lucia

Era tempo che se ne andasse. Domani dovrà sentirmi. Ora non perdiamo tempo. Ora dovete raccontarmi tutto, tutto di questi ultimi vostri giorni, giorni solenni e indimenticabili. Tu qui e tu qui... (Li fa sedere su due cuscini uno a destra e uno a sinistra della sua poltrona formando un quadro edificante) E adesso ricordatevi che io vi ho insegnato a fare le aste, a compitare, che io ho guidato i vostri primi passi, che vi ho raccontato le storie degli antichi eroi e delle antiche virtù e poi ditemi la verità del vostro cuore. Siete felici? Uno alla volta. Sei felice?

Giovanna

(Con fatica) Tanto.

Vincenzo

(Con fatica) Tanto. (Chinano la testa come mortificati, mentre Lucia solleva cautamente il suo medaglione alle labbra e lo bacia).

FINE DELL’ATTO PRIMO

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