Ritorno del Re Luigi II nel Regno per gl'inviti di Papa Alessandro, il quale scomunicò e depose Ladislao, dandone nuova investitura a Luigi.
Essendo le cose in questo stato, Re Luigi udita la chiamata di Papa Alessandro, e ricordandosi quanto importi l'amicizia d'un Papa a chi vuole acquistare o mantenere il Regno di Napoli, si pose subito in mare con alcuni legni, ch'erano nel porto di Marsiglia, e venne a Livorno, e di là a Pisa a baciar i piedi al Papa, dal quale fu ricevuto in Concistoro pubblico con grandissimo onore, ed esortato, che seguendo l'esempio de' suoi cristianissimi antecessori, volesse pigliar la protezione della chiesa; e perchè potesse più legittimamente procedere all'acquisto del Regno, in un altro Concistoro il Papa pronunziò per iscomunicato e scismatico Re Ladislao, e lo privò del Regno, e ne fece nuova investitura a Re Luigi, dicendo, che quella che avea avuta da Clemente, il quale non era vero Pontefice era invalida; e si conchiuse, che si soldasse Braccio da Montone Perugino, Sforza da Cotignola e Paolo Orsino, tutti Capitani a quel tempo di gran fama. Ma mentre Luigi si partì da Pisa ed andò in Fiorenza per ottener, che quella Repubblica per virtù della lega contribuisse al soldo de' tre Capitani, Papa Alessandro se ne andò in Bologna; e perchè quando fu eletto Papa, era settuagenario, ivi ammalatosi, se ne morì nel dì 3 maggio di quest'anno 1410. I Cardinali il terzo dì da poi che furono entrati in Conclave senza contrasto elessero Baldassare Cossa gentiluomo napoletano Cardinal di Bologna, il quale anche ebbe la raccomandazione del Re Luigi, e si fece chiamare Giovanni XXIII. Costui non meno di spirito fervido ed inquieto di quel, ch'era Ladislao, il primo disegno che concepì, fu di cacciar Ladislao del Regno; e perchè i Fiorentini stavano sospesi, e non volevano pagar danari, se non sapeano, se l'animo del nuovo Pontefice era di firmar la lega, Re Luigi andò in Bologna ad adorarlo, e lo trovò molto più pronto in favor suo, che non era stato Papa Alessandro; perocchè non solo concorse alle spese dell'esercito per terra, ma soldò anche un gran numero di galee di Genovesi, che giunte insieme col navilio franzese, che aspettavasi da Provenza, andassero ad assaltar il Regno per mare.
Intanto Re Ladislao non perdè tempo: avvisato che fu della malattia di Papa Alessandro, spinse incontanente dal Contado di Sora ov'era, il suo esercito a Roma, e parte per trovarsi quella città senza presidio, e parte perchè diceva di volerla ridurre all'ubbidienza di Papa Gregorio, ch'era in Gaeta, la pigliò senza contrasto: ed avendo inteso gli apparati de' suoi nemici, lasciò Perretto d'Ibrea Conte di Troia in Roma, e Gentile Monterano con tremila e secento cavalli, e distribuì il rimanente dell'esercito per alcune terre di Campagna, ordinando a' Capitani, che quando vedessero il bisogno andassero tutti a Roma a soccorrere il Conte di Troia, ed egli venne a Napoli a provveder di danari, ed attendere, che la città non si perdesse per assalto di mare. Accumulati per molte vendite di terre e di castelli, che fece a vilissimo prezzo, danari in gran numero, armò otto navi o sei galee, e provisto a questo modo alle cose di mare, chiamò tutti i Baroni con disegno di andare a Roma. Ma essendosi approssimato Re Luigi a Roma, il popolo romano sollecitato da Paolo Orsino, ch'era venuto alla Porta di S. Pangrazio, prese l'arme, e benchè il Conte di Troia facesse resistenza, all'ultimo fu forzato di cedere. Re Luigi fatto l'acquisto di Roma, e fermati quivi gli Ufficiali in nome di Papa Giovanni, desiderava d'entrare subito nel Regno e seguir la vittoria; ma Braccio per ricoverare alcune terre del patrimonio di S. Pietro, che si tenevano per Ladislao e poteano offendere le terre sue; e Paolo Orsino per ricovrare alcuni castelli di campagna, s'intertennero tanto, che Ladislao ebbe tempo di provvedere molto bene alle cose sue, e ponersi in ordine con gagliardo esercito. E qui assai a proposito ponderò Angelo di Costanzo l'infelicità dei Re di que' tempi che più tosto servivano, ch'eran serviti da' Capitani di ventura, i quali aveano per fine più il comodo proprio, che la vittoria di que' Principi che gli pagavano: ond'è, che Ladislao, il quale di ciò s'avvide, dopo che giunse in età di guerreggiare per se stesso, non se ne servì se non quando non se ne potea far altro, servendosi sempre di condottieri del Regno o di alcuno estero, che non avesse tante genti, che e' non avesse potuto senza pericolo svaligiarlo, quando non avesse voluto eseguir a punto quel che egli comandava.
Dopo che Paolo e Braccio ebbero cacciati i soldati di Ladislao da quelle terre, si mossero da Roma con Luigi, e vennero colle loro truppe per la via Latina verso il Regno. Dall'altra parte Ladislao si partì di Capua con tredicimila cavalli, e quattromila fanti, e giunse in campagna sotto Rocca Secca, a tempo che Luigi col suo esercito era a Ceprano; e procedendo un poco più avanti, venne Re Luigi ad accamparsi un miglio vicino a lui. L'una e l'altra parte dubitava, che consumando il tempo, sarebbero mancati i denari per pagar i soldati e si dissolverebbe l'esercito, onde vennero volentieri a giornata. Si attaccò il fatto d'arme a vespro, e durò fin a notte oscura con grandissima virtù dell'una parte e dell'altra; ma in fine l'esercito di Luigi restò vittorioso, e Ladislao, che fin all'estremo della battaglia avea fatto ogni sforzo possibile per vincere, al fine disperato della vittoria si ridusse a tre ore di notte a Rocca Secca e mutato cavallo, se ne andò a S. Germano, ove la medesima notte si ritrovarono tutti quelli, ch'erano scampati dalla rotta. Vinse Luigi, ma non seppe poi servirsi della vittoria; e fu gran maraviglia, che l'esercito suo vittorioso guidato da' più esperti Capitani d'Italia, non avesse seguita la vittoria, per la quale senza contesa avrebbe acquistato il dominio del Regno. I soldati del Re Luigi dopo la vittoria non vollero passar più innanzi senza la paga, sperando, che Papa Giovanni l'avesse mandata al primo avviso della vittoria; onde Luigi, in vece di passar innanzi, fu forzato a tornar a dietro, e cavalcò a trovare il Papa a Bologna insieme con Braccio e con Sforza. Scrive Pietro d'Umile, il quale si trovò a questa giornata, ch'era tanta la povertà dell'esercito di Luigi, che gli uomini d'arme, che avean fatti prigioni coloro dell'esercito del Re Ladislao, poichè gli aveano tolte l'armi ed i cavalli, e data la libertà, secondo l'uso di que' tempi, promettevano rendere ad ogn'uno l'arme, ed il cavallo per prezzo di otto e diece ducati. E che perciò Re Ladislao comandò a Tommaso Gecalese suo tesoriere, che prestasse danari a coloro, che non potevano averne di casa loro; e che durò molti dì, che si partiva il Trombetta di S. Germano con una schiera di ragazzi e tornavano armati a cavallo; tal che non molto tempo da poi si trovò l'esercito di Ladislao quasi intero. Si aggiunse ancora, perchè Ladislao fuor della sua espettazione restasse libero d'ogn'impaccio, che Re Luigi, essendo giunto a Bologna per ricever soccorso da Papa Giovanni, lo trovò molto travagliato di mente; imperocchè l'Imperatore Sigismondo mosso da zelo cristiano per estinguere lo scisma, ch'era durato tanti anni, parte con la sua persona, parte con Ambasciadori andò e mandò a confortare tutti i Principi cristiani, che volessero insieme con lui costringere Benedetto XIII che stava in Catalogna, Gregorio XII che stava in Gaeta, e Giovanni XXIII a venire ad un Concilio universale, ove si avesse da decidere chi di loro era vero Pontefice, e togliere l'ubbidienza a colui, che non andasse. Ed ottenuta la volontà di tutti, avea fatto congregare prelati d'ogni nazione nella città di Costanza, che avea deputata per lo Concilio, ed a quel tempo avea mandato a chiedere Papa Giovanni, che andasse al Concilio: per la qual cosa trovandosi il Papa in dubbio di se stesso, fu costretto di dire a Re Luigi, ch'era necessario attendere a' casi suoi, e di servirsi de' soldati suoi contra i Tiranni, che alla fama di questo Concilio erano insorti contra di lui, consigliandolo a differir la guerra del Regno a tempo più comodo; per le quali parole Re Luigi mal contento partì, e se ne andò in Provenza, e poco da poi morì, lasciando tre figliuoli, Luigi, Renato, ed un altro, dei quali si parlerà ne' seguenti libri di quest'istoria.