Re Alfonso tenta rientrare nella grazia della Regina, ma in vano. Nozze di Re Luigi con Margarita figliuola del Duca di Savoia; sua morte, seguita poco da poi da quella della Regina Giovanna.
Quando il Re Luigi, che stava in Calabria, ed avea fermata la sua sede in Cosenza, intese la morte del G. Siniscalco, si credette che la Regina lo mandasse subito a chiamare; ma la Duchessa di Sessa, che con questa morte era divenuta potentissima, persuase alla Regina che non lo chiamasse, e per trattenerlo gli fè commettere nuovi negozi in quella provincia: e per questo si crede, che quel Re per poca ambizione avesse perduto per se e per gli suoi successori questo Regno; il contrario di quel che avea fatto Re Alfonso, che per troppa ambizione se ne trovava fuori. Era allora Alfonso in Sicilia, e quando intese la novella della morte del G. Siniscalco, si rallegrò molto e molto più si rallegrò quando intese, che la Duchessa di Sessa era quella che governava; e confidando molto in costei, venne in speranza di essere chiamato dalla Regina, ed essere confermato nella prima adozione. Per non mancare a questa prima opportunità, venne con alcune galee in Ischia, che si tenea per lui, e cominciò segretamente con messi a pregare e trattare con la Duchessa, che avesse indotta alle voglie sue la Regina; ed avrebbe forse questo trattato avuto il suo effetto, se il troppo desiderio di Alfonso non l'avesse guasto; poichè non contento del maneggio della Duchessa, mandò a trattar col Duca di Sessa suo marito finchè alzasse le sue bandiere, perchè di grande l'avrebbe fatto grandissimo; del che subito che fu avvisata la Duchessa, ch'era capital nemica del marito, non solo converse in odio l'affezione che avea col Re Alfonso, ma accusò il marito alla Regina del trattato che tenea di ribellarsi, e fece che Ottino Caracciolo e gli altri del Consiglio supremo mandassero genti d'arme per lo Stato del Duca, acciocchè non potesse mutarsi a favore d'Alfonso, il quale vedendosi usciti vani amendui i maneggi, fece tregua per diece anni colla Regina, e se ne tornò con poca riputazione in Sicilia.
Nel seguente anno 1433 Margarita figliuola del Duca di Savoia fu sposata col Re Luigi, la quale partita da Nizza, dopo una crudelissima tempesta, arrivò a Sorrento molto maltrattata dal viaggio; la Regina voleva farla condurre in Napoli, con quell'onore che si conveniva, e mandare a chiamare il Re da Calabria, per far celebrare con pomposità lo sponsalizio in Napoli; ma la Duchessa di Sessa la distolse, dandole a sentire, che si guardasse di farlo, perchè avrebbe conturbato lo Stato, e che per quel poco tempo che le restava di vita, volesse vivere e morire Regina senza contrasto. E per questo la Regina, che mutava d'ora in punto sempre pensiero, mandò solamente a visitare la sposa ed a presentare, e di là quella Signora andò in Calabria, dove si fece la festa in Cosenza con le maggiori solennità che si poterono. Ma ben tosto fu tal nodo disciolto; poichè nel mese di novembre del seguente anno 1434, dopo avere Re Luigi in quella state guerreggiato col Principe di Taranto, ritirato in Calabria, tra le fatiche durate in quella guerra, e tra l'esercizio del letto con la moglie, gli venne un accidente di febbre, del quale morì senza lasciar di se prole alcuna. Fece testamento, e lasciò che il corpo suo fosse portato all'Arcivescovado di Napoli, ed il cuore si mandasse in Francia alla Regina Violante sua madre, e questo fu eseguito subito; ma il corpo restò nella maggior chiesa di Cosenza, dove ancora si vede il suo tumulo; perchè non vi fu chi si pigliasse pensiero di condurlo in Napoli. Questo Re fu di tanta bontà, e lasciò di se tanto gran desiderio a' popoli di Calabria che si crede, che per questo sia stata sempre poi quella provincia affezionatissima del nome d'Angiò.
La Regina, quando ebbe la nuova della sua morte, ne fece grandissimo pianto, lodando la grandissima pazienza che quel Principe avea avuta con lei, e l'ubbidienza che l'avea sempre portata, e mostrò grandissimo pentimento di non averlo onorato e trattato com'egli avea meritato. E nell'entrar del nuovo anno 1435, travagliata da' dispiaceri dell'animo ed oppressa dagli anni e da' suoi mali, rese lo spirito nel dì 2 di febbrajo, giorno della purificazione di Maria Vergine, in età di sessanta cinque anni, dopo averne regnato venti e sei mesi: ordinò che fosse seppellita alla Chiesa della Nunziata di Napoli senza alcuna pompa, in povera ed umile sepoltura, ove ora giace.
Questa Regina fu l'ultima di Casa Durazzo: e non avendo nè col primo, nè col secondo marito concepiti figliuoli, durando ancor in lei l'odio contro il Re Alfonso, fece testamento nel quale istituì erede Renato Duca d'Angiò e Conte di Provenza, fratello carnale del Re Luigi, esprimendo in quello le cagioni, per le quali fu mossa a talmente stabilire. Ecco ciò che si legge in una particola di questo testamento, fatta imprimere dal Tutini nel suo trattato de' Contestabili del Regno: Praefata Serenissima, et Illustrissima Domina nostra Regina Joanna fide digna, et veridice informata, quod bonae memoriae Dominus Papa Martinus V per quasdam Bullas Apostolicas olim concessit clarae memoriae Domino Ludovico III Calabriae, et Andegaviae Duci, ipsius Reginalis Majestatis consanguineo, et ejus filio arrogato, et ejus fratribus haeredibus, et successoribus hoc Regnum Siciliae post ipsius Reginalis Majestatis obitum: nec non noscens omnes Regnicolas ejusdem Regni affectos, intentos, et inclinatos velle unum ex germanis fratribus dicti q. Domini Ludovici in Regem, et quod si secus fieret, vel evenerit, fieri non posset absque maxima aspersione sanguinis, miserabilique clade, et strage, et finaliter calamitate, et destructione hujus Regni. Nec minus et considerans, quod Serenissimus, et Illustrissimus Princeps Dominus Renatus Dux Bari, etc. ipsius Majestatis Reginalis consanguineus, praefatique quondam Domini Ludovici germanus frater ab inclita, et Christianissima Regia Stirpe domus Franciae, sicut ipsa Reginalis Majestas, suam claram trahit originem; volens praefatis futuris scandalis tacite providere, et salubriter obviare, et per consequens votis, et desideriis dictorum suorum Regnicolarum satisfacere, cupiensque praeterea, quod hoc Regnum potius perveniat ad suum clarissimum Francorum sanguinem, et inclitam progeniem, quam ad quamvis aliam nationem: Jam dictum Serenissimum, et Illustrissimum Principem Dominum Renatum ejus consanguineum, ac dicti q. Domini Ludovici ejus arrogati filii germanum fratrem, ejusdem Regnicolis ita gratum, desideratum et acceptum, in quantum ad ipsam Serenissimam Reginalem Majestatem spectat, et in ea est, et quod potest omni meliori via, modo et forma quibus de jure melius, et aptius potest et debet suum universalem haeredem, et successorem in hoc Regno Siciliae, et in omnibus aliis ejus Regnis, Titulis et Juribus, Actionibus, et cum omnibus Provinciis, Juribus, Jurisdictionibus, et omnibus pertinentiis suis quacumque vocabuli appellatione distinctis, et ad illam spectantibus, et pertinentibus, quovis modo, coram nobis, instituit, ordinavit et fecit, infrascriptis legatis, et fideicommissis, dumtaxat exceptis.
Lasciò cinquecentomila ducati alla Tesoreria che avessero da servire in beneficio della città di Napoli, ed in mantenimento del Regno nella fede di Renato, ed ordinò che sedici Baroni Consiglieri e Cortigiani suoi, governassero il Regno fin alla venuta di Renato.