CAPITOLO V.

Delle leggi, che Ferdinando il Cattolico ed i suoi Vicerè deputati al governo del Regno ci lasciarono.

Ferdinando ci lasciò poche leggi, ma quelle del G. Capitano, del Conte di Ripacorsa e di D. Antonio di Guevara suo Luogotenente, di D. Raimondo di Cardona e di D. Bernardino Villamarino suo Luogotenente, furono più numerose.

Merita tra le leggi di Ferdinando essere annoverata in primo luogo quella, che a richiesta della città stabilì per ristoramento dell'Università degli Studi di Napoli: erano i nostri Studi per li precedenti disordini e rivoluzioni di cose quasi che estinti, ed i pubblici Lettori, a' quali dal regio erario erano somministrati i soldi, per le tante guerre precedute, non erano pagati: pregarono per tanto i Napoletani il Re Ferdinando, ch'essendo il Regno pervenuto nelle di lui mani, ed essendo stato nella città di Napoli capo del Regno, e sede regia, da tempo antichissimo lo Studio generale in ogni facoltà e scienza, ed in quello essendo stati Cattedratici i più famosi Dottori in ogni facoltà, salariati da' Re suoi predecessori, era allora per le precedute guerre quasi che mancato ed estinto; onde lo pregarono di volerlo ristaurare, e ridurlo al primiero stato, preponendo alle letture i Dottori napoletani ed i regnicoli a' forastieri, ed ordinare il pagamento a' Lettori sopra alcuna speziale entrata di S. M. nella città di Napoli, o nella provincia di Terra di Lavoro. Il Re benignamente vi acconsentì, ed ordinò al suo Tesoriere, che delle sue più pronte e spedite rendite pagasse ogni anno agli Eletti della città per mantenimento de' Lettori ducati duemila, come dal suo diploma spedito nella città di Segovia sotto li 30 settembre del 1505. Ciò che poi fu confermato dall'Imperador Carlo V nel Parlamento generale tenuto in sua presenza in Napoli nel 1536.

Le altre sue leggi si leggono nel volume delle nostre prammatiche. Prima di venire a Napoli ne promulgò alcune nelle città di Toro, di Segovia e di Siviglia. Venuto in Napoli ne promulgò altre, che portano la data nel Castel Nuovo. Ritornato in Ispagna insin che visse ne stabilì alcune altre, le quali secondo l'ordine de' tempi furono raccolte nella Cronologia prefissa al primo tomo delle nostre prammatiche, secondo l'ultima edizione del 1715.

Nella sua assenza i Vicerè suoi Luogotenenti, ai quali era di dovere, che per la lontananza della sua sede regia, si dasse questa potestà, ne stabilirono moltissime.

Il Gran Capitano in febbrajo ed in giugno dell'anno 1504 ne promulgò due, ed un'altra in decembre del seguente anno 1505.

Il Conte di Ripacorsa ne stabilì pure alcune savie e prudenti. Diede egli per le medesime l'esilio dal Regno a tutti i Ruffiani: proibì severamente i giuochi e le usure, e riordinò la disciplina con leggi severe e serie, la quale per li preceduti disordini si trovava in declinazione e quasi che spenta. Alla di lui intercessione deve il Regno quelle prerogative, che Ferdinando il Cattolico gli concedette epilogate in 37 Capitoli : siccome in tempo del suo Governo furono stabiliti in Napoli i Capitoli del ben vivere , donde fu con tanta esattezza e saviezza provveduto alla dovizia ed abbondanza della città. Ed in que' pochi giorni, che D. Antonio Guevara come suo Luogotenente, governò il Regno, ne fu da costui stabilita una molto savia, per la quale furono rinovati i regolamenti, che Ferdinando I avea dati intorno a' Cherici e Diaconi Selvaggi.

D. Raimondo di Cardona così nel Regno di Ferdinando, come in quello di Carlo V, che lo confermò Vicerè, ci lasciò pure sue prammatiche, siccome D. Bernardino Villamarino suo Luogotenente; le quali, per non tesserne qui un noioso catalogo, possono secondo l'ordine de' Tempi osservarsi nella suddetta Cronologia prefissa al primo Tomo delle nostre prammatiche.

Queste furono le prime leggi, che ci diedero gli Spagnuoli: leggi tutte provvide e savie, nello stabilir delle quali furono veramente gli Spagnuoli più d'ogni altra Nazione avveduti, e più esatti imitatori dei Romani.

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