CAPITOLO I.

Prime origini delle discordie tra l'Imperadore Federico II, con Papa Onorio III.

Questi furono i primi fomenti dell'inimicizie tra Federico ed Onorio. Federico portava le doglianze contro Onorio, che oltre di mantenergli le città Guelfe avverse, ricovrava sotto il suo presidio i suoi nemici e ribelli, fomentando ancora molti Prelati del Regno a questo fine. All'incontro Onorio vedendo discacciati alcuni Vescovi, taglieggiate le Chiese, ed in lor luogo sustituiti altri da Federico, altamente si querelava di lui, che così violasse l'immunità e libertà della Chiesa, ch'egli medesimo dopo la sua coronazione avea giurato di conservare, e stabilite perciò più Costituzioni. Declamava ancora, come s'arrogasse tanta autorità d'investire i Prelati del Regno e discacciar quelli rifatti da lui; onde per questo inviò suoi Legati all'Imperadore, affinchè gli restituisse nelle loro Sedie.

Ma Federico costantemente gli rispose, che fu sempre in balìa de' Principi discacciar da' loro Stati i Prelati a se sospetti e diffidenti, e che sin da Carlo M. era stato lecito agl'Imperadori d'investire i Vescovadi ed altre dignità coll'anello e collo scettro, e che fu antica autorità, anche de' Re di Sicilia nella elezione de' Prelati dar l'investiture e gli assensi: che questo lor privilegio non poteva derogarsi da Innocenzio III, come fece con una donna, mentr'egli era ancor fanciullo; e che prima si lascerebbe torre la Corona, che derogar in un punto a questi suoi diritti.

Dall'altra parte il Papa scrisse una molto forte lettera, rapportata da Pirro, a tutti i Ministri regj di Sicilia, perchè non permettessero l'esazione de' tributi contro i Cherici ed altre persone ecclesiastiche, ma gli lasciassero immuni, come erano sotto Guglielmo II. Alcuni scrissero, che fra questi contrasti, Federico, prima di passare in Sicilia, avesse celebrato un altro Parlamento in Melfi, come nell'anno precedente avea fatto in Capua, e che quivi avesse fatto pubblicare il volume delle sue Costituzioni, compilato per suo ordine da Pietro delle Vigne. Ed in vero se dovesse attendersi la data, che quelle portano, dovrebbe dirsi, che in quest'anno 1221 quella compilazione seguisse, così leggendosi nelle vulgate: Actum in solemni Consistorio Melfitensi, Anno Dominicae Incarnat. M.CC.XXI. Ma perchè Riccardo di S. Germano non fa menzione di tal Parlamento in Melfi in quest'anno, ma ben nell'Anno M.CC.XXXI dice, che fu tenuto in quella città, ove si stabilirono queste Costituzioni, perciò noi differiamo a parlar di questa compilazione nel tempo posto da Riccardo, ove con manifesti argomenti dimostreremo non altrimenti in quest'anno, ma in quello essersi pubblicato quel volume; e che per isbaglio degl'impressori, che era facilissimo ad accadere, in vece del 1231 siasi impresso 1221.

Pubblicò egli è vero in questo medesimo anno alcune sue Costituzioni, ma non già nel Parlamento di Melfi ma in quello che tenne in Messina, quando composte le cose di Puglia passò in Sicilia, le quali da Pietro delle Vigne furono poi anche inserite in quel volume, insieme con quelle, che pubblicò in Capua, e con altre, che stabilì altrove per varie occasioni, come ben a lungo, quando di questa compilazione ci toccherà favellare, diremo.

Intanto Federico terminato questo Parlamento in Messina passò a Palermo, ove fece raccorre per tutti i suoi Regni una general taglia della ventesima parte delle rendite degli Ecclesiastici, e della decima de' Laici, non già per avarizia, come pure a torto ne fu incolpato, ma per soccorso della guerra di Terra Santa, e particolarmente per soccorrer Damiata, la quale era strettamente assediata dal Soldano d'Egitto. Inviò pertanto colà la raccolta moneta per Gualtieri della Pagliara Gran Cancelliero, e per Errico conte di Malta Grand'Ammiraglio di Sicilia; ma giunto costoro in Damiata fu per colpa del Cardinal Pelagio, e di tutti gli altri Principi, che colà militavano, perduta quella città, che con tanti travagli si era acquistata, restituendola vergognosamente al Soldano d'Egitto: di che fieramente sdegnato Federico contro il Gran Cancelliero ed il Grand'Ammiraglio, ch'eran con gli altri concorsi a così vergognosa resa, imprigionò il Conte, e lo spogliò di tutte le terre ed ufficj che possedea, ed il Cancelliero se ne fuggì a Vinegia, dove forse in esilio morì, non facendosi di lui più menzione alcuna nelle scritture di que' tempi. Morì in questo medesimo tempo in Bologna Domenico di Gusman, che fu poi chiamato Santo.

Nel nuovo anno 1222, mentre Federico teneva Corte in Catania, giunse in queste nostre parti, e propriamente nel mese di febbrajo, la nuova al Papa della caduta di Damiata; onde questi da Roma portatosi in Anagnia, cominciò, secondo il suo costume, ad aspramente dolersi di Federico, che ponendo le mani nelle ragioni della Chiesa taglieggiava i Frati ed i Preti: che avea scacciato dalla Chiesa di Aversa il Vescovo legittimamente eletto per porvene un altro di sua testa, ed il medesimo avea fatto in Salerno, ed in Capua: che dal mandar in lungo l'espedizione da lui solennemente in voto promessa di passare in Terra Santa, i Cristiani aveano perduta Damiata, imputandogli che se fosse colà andato, non si sarebbe perduta quella città con tanto danno e vergogna. Federico volendosi purgar di queste accuse, partì da Sicilia, ed andò a ritrovar il Pontefice, ch'era passato in Veruli, ed ivi abboccatisi insieme, dimoraron colà quindici giorni continui, e pacificatisi ora a cagion de' gravi bisogni di Terra Santa, statuirono, che s'avesse a convocar una general Corte di tutti i Principi in Verona per trattare d'andare a soccorrere i Cristiani di Soria, promettendo di nuovo Federico di passarvi senz'altra dimora fra certo prefisso tempo con potente esercito.

Composte in cotal guisa le cose del Papa, passò Federico in Puglia, ove dato assetto a quella provincia, bisognò, che ritornasse subito in Sicilia, a cagion che i Saraceni gli avean mossa ribellione; e mentre egli valorosamente gli combattè, ecco che l'Imperadrice Costanza si muore nella città di Catania, avendogli partorito Errico, ed un altro figliuolo chiamato Giordano, che se ne morì fanciullo.

Era a questo tempo l'Imperador Federico non più che d'anni 25, e vedendosi nella sua giovanezza privo di moglie, e con il solo figliuolo Errico ch'era in Germania, proccurò dopo la morte dell'Imperadrice farlo dichiarar suo successore, e lo fece coronar Re di Germania in Aquisgrana; ed aggiunge Bzovio, che Federico affrettò tal coronazione, poichè perduta Damiata, il Papa il sollecitava alla navigazione di Terra Santa: e perciò affrettò anche le nozze del fanciullo con Margherita figliuola di Leopoldo Arciduca d'Austria.

Dopo aver Federico trionfato de' Saraceni, e di Mirabetto lor Capo, fece ritorno in Puglia, ove ebbe nuovi disgusti col Papa, per cagion che gli Ufficiali regj esigevan indifferentemente le collette dalle Chiese, e dagli Ecclesiastici: di che offeso Onorio, spedì all'Imperadore il Priore di S. Maria la nuova, perchè glie lo proibisse: onde Federico mosso dalle dimande del Papa, mentr'era in Veruli subito scrisse a' suoi Ufficiali, che non più taglieggiassero le Chiese e gli Ecclesiastici.

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