Unione della Corona di Gerusalemme a quella di Sicilia.
Fra gli altri pregi onde Federico ornò il Regno di Sicilia, sotto il qual nome in questi tempi venivan comprese queste province e l'isola di Sicilia, fu quello della Corona di Gerusalemme; onde da lui i successori Re di questo Regno riconoscono questo spezioso titolo, e godono i patronati e le preminenze nel tempio di quella città, e nel sepolcro di Cristo: unico e misero avanzo di ciò che ci è rimaso oggi, da poi che quel Regno passò sotto la dominazione de' Turchi. E poichè da' nostri Scrittori questo soggetto non vien trattato con quella dignità e chiarezza che merita, fa di mestieri che partitamente se ne ragioni.
Due unioni della Corona di Gerusalemme a quella di Sicilia vengono da' nostri Scrittori rapportate. La prima avvenne in quest'anno 1222 nella persona dell'Imperadore Federico II Re di Sicilia, per le ragioni di Jole sua seconda moglie; ed è la più ben fondata, e della quale ora favelleremo. L'altra nel 1272 nella persona di Carlo I d'Angiò per la cessione di Maria figliuola del Principe d'Antiochia, la quale, come diremo a suo luogo, tenendo un principio alquanto torbido, non è molto riguardata.
Il Regno di Gerusalemme dopo la morte di Balduino fratello del famoso Goffredo Buglione, che ne fu eletto prima Re, pervenne nel 1118 a Balduino II suo fratel cugino, il quale non avendo figliuoli maschi, per assicurare la successione in quel Regno alla sua primogenita Melisinda, la diede in matrimonio a Folco Conte d'Angiò, ch'ebbe il titolo di Re di Gerusalemme l'anno 1131.
Balduino III suo figliuolo gli succedette, e poi suo fratello Amorico. Quest'ultimo lasciò un figliuolo nominato Balduino IV in età di tredici anni, il quale regnò dodici anni sotto la reggenza di Raimondo Conte di Tripoli.
Questo Balduino non lasciò di se alcuna prole, ma solo due sorelle, figliuole d'Amorico. La prima fu chiamata Sibilla, la seconda Isabella. Sibilla era stata data in moglie a Guglielmo Marchese di Monferrato, dalle quali nozze era nato un figliuolo chiamato Balduino; e morto Guglielmo, rimasa Sibilla vedova, Balduino IV suo fratello Re di Gerusalemme, la diede in Matrimonio a Guido di Lusignano, destinandolo parimente per suo successore; ma poi usando giustizia a suo nipote, mutò sentimento, e fece coronare Re Balduino V suo Nipote, e gli diede il Conte di Tripoli per Tutore.
Dopo la morte di Balduino IV e di Balduino V suo nipote, che non lasciando prole lo seguì poco da poi, il Conte di Tripoli, e Guido di Lusignano contesero fra loro la Corona. Sibilla però la fece dare al suo marito Guido: di che mal soddisfatto il Conte, ebbe dell'intelligenze secrete con Saladino Califa di Egitto, il quale colle sue conquiste essendosi reso Signore dell'Egitto, dell'Affrica, dell'Assiria e di tutta l'Affrica, ed avendo dichiarata la guerra a' Cristiani della Siria, venne tosto ad assediar Tiberiade. Guido Re di Gerusalemme venne in soccorso; ma la necessità avendo costretti i Cristiani alla battaglia, avendogli abbandonati il Conte di Tripoli, restarono perditori. Il Re di Gerusalemme fu fatto prigione, e l'esercito cristiano interamente disfatto. La rotta fu seguita dalla perdita di quasi tutto il Regno di Gerusalemme: Tiberiade, e l'altre città vicine furono prese: Acra, Berito ed Ascalona furono rese con condizione, che il Re Guido fosse posto in libertà. Saladino in fine assediò la città di Gerusalemme, e la prese a composizione, di modo che non restò altro a' Cristiani in Asia, che tre Piazze, cioè Antiochia, Tripoli e Tiro. Tutte queste disavventure successero a' Cristiani l'anno 1187.
Intanto Corrado Marchese di Monferrato, morta Sibilla senza lasciar di se prole, si sposò Isabella sua sorella, per le cui ragioni pretendeva egli il Regno di Gerusalemme già perduto, onde con vigore si pose a difender la città di Tiro; poichè si era Tripoli data a Balduino Principe di Antiochia dopo la morte del Conte, il qual poco sopravvisse al suo tradimento, essendo morto d'afflizione, perchè Saladino non gli aveva mantenuta la parola, che gli avea data di farlo Re di Gerusalemme.
Vedendo il Papa ed i Principi d'Europa lo stato deplorabile, nel quale erano ridotti i Cristiani d'Oriente, s'accinsero alcuni di essi ad andare in Oriente in lor soccorso; e risoluta nell'anno 1188 la Crociata, vi si trovarono pronti i Re di Francia e d'Inghilterra, i quali partirono co' loro eserciti nell'anno 1190, e giunsero felicemente in Palestina, e combatterono con Saladino, a cui tolsero la città d'Acra. Ma il Re di Francia venendo molto incomodato da una grave infermità, risolvette di ripassare il mare, lasciando una parte delle sue truppe in Palestina; e prima di partire compose col Re d'Inghilterra le contese, che trovarono insorte con pregiudicio de' Cristiani tra Guido di Lusignano, e 'l Marchese di Monferrato per lo Regno di Gerusalemme. Fu secondo alcuni deciso, che Guido riterrebbe in tutto il corso di sua vita il titolo di Re di Gerusalemme, e dopo la sua morte il Marchese di Monferrato, ovvero i di lui figliuoli avrebbero la Corona. Fu parimente deciso, che le città di Tito, di Sidone e di Berito restassero al Marchese.
Da Isabella moglie di Corrado di Monferrato non ne nacquero maschi, ma quattro figliuole femmine. La primogenita fu Maria, che si maritò con Gio. Conte di Brenna: Alisia secondogenita, maritata secondo il Summonte con Ugo Re di Cipro: Sibilla terzogenita, maritata con Livone Re d'Armenia; e Melisina quartogenita, la quale, secondo il medesimo Scrittore, fu maritata col Principe d'Antiochia, dal cui matrimonio ne nacque Maria, la quale per le ragioni della madre pretendeva il Reame di Gerusalemme appartenersi a lei.
Nella posterità adunque d'Isabella figliuola d'Amorico, e sorella di Balduino IV Re di Gerusalemme erano trasfuse le ragioni sopra quel Reame; e ciascheduno vi avea le sue pretensioni; ma niuno la possessione, poichè il Regno era sotto la dominazione di Saladino. Fra' più legittimi pretensori era riputato Giovanni di Brenna, il quale per cagione della sua moglie Maria figliuola primogenita d'Isabella, si faceva chiamare Re di Gerusalemme: ed avendo di questo matrimonio procreata una figliuola chiamata Jole, o come altri dicono Joalanta, o Violanta; questa per la morte di Maria sua madre rappresentava le ragioni sopra quel Reame.
Or a' questi tempi, resa che fu Damiata, l'armata de' Cristiani se ne tornò di Soria in Puglia, con la quale venne anche in Italia il Gran Maestro de' Cavalieri Teutonici, nomato Ermanno Saltza, il quale andò a ritrovar Federico, ed a spingerlo, che andasse alla conquista di Terra Santa, e per indurlo al suo parere gli propose, ch'essendo egli già vedovo, doveva proccurar di sposarsi con Violante, detta comunalmente Jole, bella ed avvenente giovane, ed unica figliuola di Giovanni di Brenna, e della già defonta Maria Reina di Gerusalemme sua donna, alla qual Jole, come erede di sua madre, spettando queste ragioni, glie le avrebbe recate in dote; e ch'egli poi con la sua potenza avrebbe facilmente tolto quel Regno dalle mani del Soldano, insignorendosi parimente di tutte le altre fertilissime regioni d'Egitto, come possedute da genti imbelli, e di poco valore, ed agevolissime a debellarsi con le forze d'Alemagna e di Sicilia. Aggradì molto questa proposta all'Imperadore, onde rispose, che avrebbe lietamente il parentado conchiuso: così il Gran Maestro, presosi il carico di guidar tal affare, se ne passò in Roma al Pontefice, e da lui cortesemente accolto, dopo varj discorsi delle cose di Soria, gli richiese Onorio qual sicura via più tentar si potrebbe per sottrar di servitù que' santi luoghi: ed il Gran Maestro che ciò attendea, prestamente disse che il modo più agevole era, interessar l'Imperadore in quegli Stati, in guisa tale, che non solo per osservargli la promessa, e per lo suo onore, ma anche per propria utilità passasse a guerreggiarvi; e quando Onorio ripigliò, come ciò far si potrebbe, rispose con darli per moglie la figliuola del Re Giovanni, e procacciare che quel Re per la dote glie ne cedesse le ragioni, che vi avea per cagion di sua moglie: piacque sommamente al Pontefice tal risposta, e replicandogli che modo tener si potrebbe, acciocchè col voler d'ambe le parti cotal parentado si conchiudesse, allor rispose Fr. Ermanno, ch'egli poteva scrivere al Re, ed a Fr. Guerino di Monteaguto, col cui consiglio per lo più il Re governava i suoi affari, che fossero amendue venuti in Roma, perchè avea a trattar con loro un importante negozio, per la difesa e conquista di quei paesi; e che venuti gli persuadesse cotal parentado, ch'egli dall'altra parte vi avrebbe senza fallo fatto concorrer l'Imperadore. Stette da prima dubbio il Pontefice, che l'assenza di tai due personaggi da Palestina, cagionasse alcun notabil danno; ma persuaso da Fr. Ermanno, che ciò avvenir non potea, per la pace novellamente fatta col Soldano, il Pontefice concorso nel voler di lui, significò prestamente con sue lettere al Re, ed al Fr. Guerino, che per importanti bisogni degli affari di Terra Santa, a Roma venissero. Le cui lettere capitate in potere del Re Giovanni, per ubbidire al Pontefice, tosto s'imbarcò col Patriarca di Gerusalemme, e col Vescovo di Bettelemme, ed in breve tempo giunto a Roma, andò a ritrovare Onorio, il quale caramente accoltolo e favellandogli del parentado, tosto col suo voler concorse; onde fatto di ciò consapevole Federico da Fr. Ermanno, incontanente di Sicilia partitosi ne venne a S. Germano; e di là chiamato da alcuni Cardinali andò in Campagna di Roma, ove poco stante sopraggiunto il Papa, s'abboccarono in Ferentino, e concordata di nuovo ogni lor differenza si conchiuse il maritaggio, promettendo solennemente Cesare in presenza del Papa, de' Cardinali, e de' Maestri dell'Ospedale, e dei Cavalieri Teutonici di prender Jole per moglie colla dote delle ragioni sopra il Regno di Gerusalemme, e di passar fra due anni con potente armata oltremare a conquistar Terra Santa: qual avvenimento esser in cotal modo seguito, oltre al Bzovio e Riccardo da S. Germano, vien parimente scritto da Onorio in una sua epistola a Filippo Re di Francia, esortandolo in essa a passar anch'egli a guerreggiare in que' santi luoghi.
Conchiuso in cotal guisa il parentado, si mandò tosto in Palestina a far condurre Jole in Italia, ed il Re Giovanni se ne passò in Ispagna a visitar la chiesa dell'Appostolo S. Giacomo in Galizia, ed ivi ammogliatosi con Berengaria, figliuola d'Alfonso IX Re di Lione, per Francia ove possedea ricchi Stati, a Vienna sua patria ritornò; e Federico partitosi da Ferentino venne nel Regno, e per le strade di Sora andò a Celano, indi passato in Puglia, dimorò per qualche tempo in Bari, donde poi navigò di nuovo in Sicilia.
Così dunque il Re Giovanni di Brenna, che per 27 anni per ragion della Regina Maria sua moglie si aveva goduto il titolo di Re di Gerusalemme, ma senza Stato, poichè Terra Santa era passata già sotto la dominazione del Soldano d'Egitto, in quest'anno dotando Jole sua figliuola, a cui queste ragioni spettavano, com'erede di sua madre, diede il titolo e le ragioni suddette in dote all'Imperadore e suoi eredi legittimi, onde avvenne che i Re di Sicilia si dissero anche Re di Gerusalemme. Egli è vero, che Federico non in questo anno, che si conchiuse questo maritaggio cominciò ad intitolarsi ne' Diplomi, ed altrove Re di Gerusalemme, ma cominciò ad usar questo titolo nell'anno 1225 quando venuta Jole in Italia, celebrate con molta pompa le nozze, e consumato in Brindisi già il matrimonio, volle incoronarsi colla Corona di quel Regno; ed in oltre volle, che il Signor di Tiro, e molti altri Baroni di Palestina, ch'erano in compagnia del Re Giovanni gli giurassero fedeltà, ed inviò in Tolemaida il Vescovo di Molfetta con due Conti, e 300 soldati siciliani, acciocchè da ciascuno in suo nome ricevessero il dovuto omaggio, e giuramento, confermando per Vicerè e Governadore di quel Regno Ugo di Monte Beliardo Cavalier francese, che l'avea governato prima in nome del Re Giovanni; onde da quest'anno, come osservò Inveges, si veggono i privilegi di Federico col titolo di Rex Hierusalem. Ma non è già vero ciò che scrive il medesimo Autore, che Federico costantemente preferisse sempre questo titolo a quello di Sicilia, per doppia ragione, com'e' dice, così per onore di quella città santa, com'anche per essere più antica la Corona di Gerusalemme, che quella di Sicilia; nel che (se non si voglia andar tanto indietro ne' tempi degli antichi Tiranni di quell'isola) dice vero, avendo Gerusalemme sin da' tempi d'Urbano II nell'anno 1099 quando Goffredo Buglione conquistolla, avuta tal prerogativa; e la Sicilia nell'anno 1130 ne' tempi di Ruggiero I Re normanno, come abbiam narrato nell'undecimo libro di questa Istoria; poichè al contrario si vede in molti diplomi preposto il titolo di Re di Sicilia, a quello di Gerusalemme; e nel proemio delle nostre Costituzioni i suoi titoli si leggono in cotal guisa disposti: Italicus, Siculus, Hierosolymitanus. Quindi deriva ancora, che i nostri Re nelle loro arme inquartino la croce di Gerusalemme, e meritamente si pregino di questa bella prerogativa.
Ma Frate Stefano Lusignano nella sua Cronaca di Cipri, oppone a' Re di Sicilia quelli di Cipro, e vuol che a costoro s'appartenga questa ragione, come più prossimi eredi; e narra che perciò i Re di Cipro solevano prima in Nicosia prender la Corona di Cipro, e dopo a Famagosta quella di Gerusalemme; ma egli di gran lunga va errato, poichè dalla genealogia dei Regi gerosolimitani, ben si vede, che la Regina Maria madre di Jole era la più prossima erede, come primogenita d'Isabella figliuola d'Amorico Re di Gerusalemme.
I. Trasmigrazione de' Saraceni di Sicilia in Lucera di Puglia, e de' Pagani.
Dimorando ancora l'Imperador Federico in Sicilia, preso dall'ameno sito di Napoli, dirizzò i suoi pensieri in favorirla sopra tutte l'altre città del Regno di Puglia. Coloro, che non vogliono farne autore il Re Guglielmo, narrano, che nel seguente anno 1223 facesse Federico edificar in Napoli il castello capuano scrivendo che quelli dell'Uovo, e di S. Eramo solamente fossero stati edificati da' Normanni. Questo Principe fu il primo che gettò le fondamenta, onde col correr degli anni, divenuta questa città capo e metropoli d'un sì bel Regno, s'ergesse sopra tutte le altre; poichè nel seguente anno 1224 avendo quivi istituiti gli studj generali, fu cagione che si rendesse più numerosa d'abitatori, concorrendo in quella non pur gli scolari di tutte le altre province, ma di Sicilia istessa, secondo gl'inviti ch'e' ne fece, come diremo più innanzi.
Guerreggiò ancora in quest'anno 1223 di nuovo co' Saraceni di Sicilia, assediandogli e combattendogli in diversi luoghi, come molesti e perturbatori della quiete de' Siciliani; e da poi che gli ebbe soggiogati temendo lasciargli in quest'isola, come troppo vicina all'Affrica, donde spesso ricevevano soccorsi, ne trasportò in Puglia un grosso numero, e lor diede ad abitare la città di Lucera, e questa fu la prima loro trasmigrazione di Sicilia in Lucera, fatta Colonia dei Saraceni. La seconda fu fatta nell'anno 1247 quando Federico il misero avanzo, che d'essi era rimasto in quell'isola, lo trasportò nell'altra Lucera detta perciò de' Pagani; ed avendo a' primi, che trasportò in Puglia, dato in processo di tempo in lor potere tutta la Japigia, ora detta Capitanata, portarono molto incomodo a questa provincia, non cessando d'affliggerla con infinite cattività e licenze militari, essendo lor sofferto il tutto da Federico, e poi da Manfredi, poichè come valorosi, d'essi si servivano assai utilmente in diverse guerre contro i Pontefici romani, e contro altri Signori o città d'Italia; infinchè Carlo I d'Angiò dopo l'acquisto del Regno, con una lunga guerra, e con poderosi eserciti non gli scacciasse, secondo che nel progresso di quest'Istoria racconteremo.