Scena I

Martuccia, Angelica, e Valerio.

Angelica:        Valerio, lasciatemi, ve ne prego. Io temo per me, temo per voi. Ah, se noi fossimo sorpresi!

Valerio:        Mia cara Angelica!...

Martuccia:        Partite, signore.

Valerio:        (a Martuccia) Di grazia, un momento. S'io potessi assicurarmi...

Martuccia:        Di che?

Valerio:        Del suo amore, della sua costanza...

Angelica:        Ah, Valerio, potreste voi dubitarne?

Martuccia:        Andate, andate, o signore. Ella v'ama anche troppo.

Valerio:        Questa è la felicità della mia vita.

Martuccia:        Presto, partite. Se il mio padronesopraggiunge...

Angelica:        (a Martuccia) Egli non esce giammai sì per tempo.

Martuccia:        È vero. Ma in questa sala, ben lo sapete, egli passeggia, egli si diverte. Ecco là i suoi scacchi. Egli vi giuoca spessissimo. Oh, non conoscete voi il signor Geronte?

Valerio:        Perdonatemi. Egli è lo zio d'Angelica. Lo so, mio padre era suo amico, ma io non ho giammai parlato con lui.

Martuccia:        Egli è un uomo, signore, di un carattere stravagante. È di buonissimo fondo, ma assai burbero, e fantastico al sommo.

Angelica:        Sì; egli m'ha detto d'amarmi, e lo credo. Pure quando mi parla, mi fa tremare.

Valerio:        (ad Angelica) Ma che avete voi a temere? Voi non avete nè padre, nè madre. Il disporre di voi tocca a vostro fratello. Egli è mio amico. Io gli parlerò.

Martuccia:        Eh! sì, sì, fidatevi del signor Dalancour.

Valerio:        (a Martuccia) Che? potrebbe egli negarmela?

Martuccia:        Per mia fè, io credo di sì.

Valerio:        Come?

Martuccia:        Uditemi; vi spiego tutto in quattro parole.Mio nipote, il nuovo giovine di studio del procuratore del vostro signor fratello, (ad Angelica) mi ha informato di ciò che sto per dirvi. Siccome sono solamente quindici giorni dacchè egli è presso di lui, me l'ha detto questa mattina, ma me lo ha confidato sotto la più gran segretezza. Per pietà, non mi palesate.

Valerio:        Non temete di nulla.

Angelica:        Voi mi conoscete.

Martuccia:        (parlando con Valerio sotto voce e guardando sempre le portiere) Il signor Dalancour è un uomo rovinato, precipitato. Egli ha mangiato tutte le sue facoltà e fors'anche la dote di sua sorella. Angelica è un peso troppo eccedente le di lui forze, e per liberarsene vorrebbe chiuderla in un ritiro.

Angelica:        Oh Dio! che mi dite?

Valerio:        Come! ed è possibile? Io lo conosco da lungo tempo. Dalancour mi parve sempre un giovane saggio, onesto; talvolta impetuoso e collerico, ma...

Martuccia:        Impetuoso! Oh impetuosissimo, quasi al pari di suo zio! Ma egli è ben lontano dall'avere i medesimi sentimenti.

Valerio:        Egli era stimato, accarezzato da chicchessia. Suo padre era di lui contentissimo.

Martuccia:        Eh! signore, dacchè è maritato, non è più quello di prima.

Valerio:        Sarebbe mai stata madama Dalancour?

Martuccia:        Sì, ella appunto, a ciò che dicono, è il motivo di questo bel cangiamento. Il signor Geronte non si è disgustato con suo nipote, che per la sciocca compiacenza ch'egli ha per sua moglie; e... non so nulla; ma scommetterei che il progetto del ritiro fu immaginato da lei.

Angelica:        (a Martuccia) Che intendo? Mia cognata che credevo sì ragionevole, che mi dimostrava tanta amicizia! Io non l'avrei mai pensato.

Valerio:        Ella ha il più dolce carattere.

Martuccia:        Questa dolcezza fu quella appunto che ha sedotto suo marito.

Valerio:        Io la conosco, e non posso crederlo.

Martuccia:        M'immagino che voi scherziate. Evvi una donna più ricercata di lei nelle sue acconciature? Esce nuova moda, ch'ella tosto non prenda? Vi sono balli o spettacoli cui non intervenga la prima?

Valerio:        Ma suo marito è sempre al suo fianco.

Angelica:        Sì, mio fratello non l'abbandona mai.

Martuccia:        Ebbene, sono pazzi ambedue, ed ambedue si rovinano insieme.

Valerio:        Pare impossibile!

Martuccia:        Animo, animo, signore. Eccovi istrutto di ciò che volevate sapere. Partite subito. Non esponete madamigella al pericolo di perdere la buona grazia di suo zio. Egli è quel solo che possa farle del bene.

Valerio:        Calmatevi, mia cara Angelica. L'interesse non formerà mai un ostacolo...

Martuccia:        Sento dello strepito: partite subito. (Valerio parte)

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