Scena IV

Madama Dalancour, e detti.

Dalancour:        (vedendo sua moglie) Ah! Madama...

Madama:        (a Dalancour) Io vi attendeva con impazienza. Ho udita la vostra voce...

Dalancour:        Eccovi, o mia moglie, il signor Dorval. Io vel presento in qualità di mio cognato, e come sposo di Angelica.

Madama:        (con gioia) Sì?

Dorval:        Io sarò pienamente contento, Madama, se la mia felicità potrà meritare la vostra approvazione.

Madama:        (a Dorval) Signore, io ne sono lietissima. Mi rallegro con voi di tutto cuore. (a parte) (Che mi disse ella dunque del cattivo stato di mio marito?)

Dalancour:        (a Dorval) Mia sorella lo sa?

Dorval:        Credo di no.

Madama:        (da sè) (Dunque, quello che fece questo matrimonio non fu Dalancour?)

Dalancour:        Volete voi ch'io la faccia venire?

Dorval:        No. Converrebbe prevenirla. Potrebbe esservi ancora una difficoltà.

Dalancour:        Quale?

Dorval:        Quella della sua approvazione.

Dalancour:        Non temete di nulla. Io conosco Angelica, e poi il vostro stato... il vostro merito... Lasciate fare a me. Parlerò io a mia sorella.

Dorval:        No, caro amico; di grazia, non guastiamo la cosa; lasciamo fare al signor Geronte.

Dalancour:        Come volete.

Madama:        (da sè) (Non intendo nulla.)

Dorval:        Io passo nell'appartamento di vostro zio, per scrivere; egli me l'ha permesso; anzi mi ha ordinato espressamente d'aspettarlo colà. Senza cerimonie. Noi ci rivedremo quanto prima. (entra nell'appartamento di Geronte)

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