Dalancour e Dorval.
Dorval: (da sè) (In verità, tutto ciò che m'avvenne, mi pare un sogno. Io maritarmi, io che non ci aveva mai pensato!)
Dalancour: Ahi mio caro amico, io non so come dichiararvi la mia gratitudine.
Dorval: Sopra di che?
Dalancour: Non ho io udito ciò che disse mio zio? Mi ama, mi compiange. Egli va adesso a casa del suo notaro. Vi ha data la sua parola d'onore. Vedo benissimo quanto avete fatto per me. Io sono l'uomo più venturato del mondo.
Dorval: Non vi lusingate tanto, mio caro amico. Fra le dolci cose, che v'immaginate, non ve n'ha pur una di vera.
Dalancour: Ma come?
Dorval: Io spero bene col tempo di potervi essere utile presso di lui, ed avrò quindi innanzi parimente un titolo d'avvantaggio per interessarmi a vostro favore, ma fino ad ora...
Dalancour: (con ardore) Sopra di che vi died'egli dunque la sua parola d'onore?
Dorval: Vel dico subito.... Egli mi fece l'onore di propormi vostra sorella in isposa.
Dalancour: (con gioia) Mia sorella! L'accettate voi?
Dorval: Sì, se ne siete contento!
Dalancour: Voi mi colmate di giubbilo; mi sorprendete. Per la dote vi è noto attualmente il mio stato.
Dorval: Sopra di ciò, ne parleremo.
Dalancour: Mio caro fratello, lasciate ch'io vi abbracci con tutto il cuore.
Dorval: Mi lusingo che vostro zio in questa occasione...
Dalancour: Ecco un legame, a cui dovrò la mia felicità. Io ne aveva il più grande bisogno. Sono stato a casa del mio procuratore, e non l'ho trovato.