Scena III

Dalancour e Dorval.

Dorval:        (da sè) (In verità, tutto ciò che m'avvenne, mi pare un sogno. Io maritarmi, io che non ci aveva mai pensato!)

Dalancour:        Ahi mio caro amico, io non so come dichiararvi la mia gratitudine.

Dorval:        Sopra di che?

Dalancour:        Non ho io udito ciò che disse mio zio? Mi ama, mi compiange. Egli va adesso a casa del suo notaro. Vi ha data la sua parola d'onore. Vedo benissimo quanto avete fatto per me. Io sono l'uomo più venturato del mondo.

Dorval:        Non vi lusingate tanto, mio caro amico. Fra le dolci cose, che v'immaginate, non ve n'ha pur una di vera.

Dalancour:        Ma come?

Dorval:        Io spero bene col tempo di potervi essere utile presso di lui, ed avrò quindi innanzi parimente un titolo d'avvantaggio per interessarmi a vostro favore, ma fino ad ora...

Dalancour:        (con ardore) Sopra di che vi died'egli dunque la sua parola d'onore?

Dorval:        Vel dico subito.... Egli mi fece l'onore di propormi vostra sorella in isposa.

Dalancour:        (con gioia) Mia sorella! L'accettate voi?

Dorval:        Sì, se ne siete contento!

Dalancour:        Voi mi colmate di giubbilo; mi sorprendete. Per la dote vi è noto attualmente il mio stato.

Dorval:        Sopra di ciò, ne parleremo.

Dalancour:        Mio caro fratello, lasciate ch'io vi abbracci con tutto il cuore.

Dorval:        Mi lusingo che vostro zio in questa occasione...

Dalancour:        Ecco un legame, a cui dovrò la mia felicità. Io ne aveva il più grande bisogno. Sono stato a casa del mio procuratore, e non l'ho trovato.

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