Scena VIII

Valerio,e detta.

Martuccia:        Signore, che venite voi a far qui? Avete scelto un cattivo momento. Tutta la casa è immersa nel dispiacere.

Valerio:        Già ne dubitava. Ritorno in questo momento dal procuratore del signor Dalancour. Io gli ho offerta la mia borsa ed il mio credito.

Martuccia:        Questo è un oprar virtuoso. Nulla è più generoso della vostra azione.

Valerio:        Il signor Geronte è in casa?

Martuccia:        No. Il servitore m'ha detto che l'aveva veduto col suo notaro.

Valerio:        Col suo notaro?

Martuccia:        Sì. Egli ha sempre qualche affare. Volevate forse parlargli?

Valerio:        Sì; voglio parlare con tutti. Io veggo con pena il disordine del signor Dalancour. Son solo; ho delle facoltà; ne posso disporre. Amo Angelica; vengo ad offrirgli di sposarla senza dote, e dividere seco il mio stato e la mia fortuna.

Martuccia:        La risoluzione è ben degna di voi. Nulla più di essa mostra la stima, l'amore, la generosità.

Valerio:        Credete voi ch'io potessi lusingarmi?...

Martuccia:        Sì, tanto più che madamigella gode il favore di suo zio, e ch'egli vuole maritarla.

Valerio:        Vuol maritarla?

Martuccia:        Sì.

Valerio:        Ma se vuole maritarla, vorrà parimente esser egli solo padrone di proporle il partito.

Martuccia:        (dopo un momento di silenzio) Potrebbe darsi.

Valerio:        È forse questa una consolazione per me?

Martuccia:        Perchè no?... Venite, venite, madamigella. (ad Angelica, che s'inoltra spaventat a)

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