SCENA NONA

Leonardo, poi Brigida.

LEONARDO:        Costui è d'un carattere che non arrivo ancora a comprendere. Mi dà motivo di sospettare, e poi mi fa talvolta pentire de' miei sospetti. La premura ch'egli ha di veder Giacinta, pare un po' caricata; ma se fosse reo di qualche indegna passione, non ardirebbe di parlar con me come parla, ed esibirsi ad accelerare il contratto con mia sorella.

BRIGIDA:        Signore, la mia padrona la riverisce, la ringrazia della sua attenzione, e la supplica di perdono se questa mattina non può ricevere le di lei grazie, perché sta poco bene, ed ha bisogno di riposare.

LEONARDO:        È a letto la signora Giacinta?

BRIGIDA:        Non è a letto veramente, ma è sdraiata sul canapè. Le duole il capo, e non può sentire a parlare.

LEONARDO:        E non mi è permesso di vederla, di riverirla, e di sentire da lei medesima il suo incomodo?

BRIGIDA:        Così m'ha detto, e così le dico.

LEONARDO:        Bene. Ditele che mi dispiace il suo male, che ne prevedo la causa, e che dal canto mio cercherò di contribuire alla sua salute. (Con isdegno.)

BRIGIDA:        Signore, non pensasse mai...

LEONARDO:        Andate, e ditele quel che v'ho detto. (Come sopra.)

BRIGIDA:        (Ha ragione, per verità, ha ragione. È cieca affatto, e la sua gran virtù se n'è andata in fumo). (Parte.)

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