SCENA DICIOTTESIMA

Donna Luigia in disparte, veduta da don Sigismondo , ma non da donna Isabella

SIG. Questo non è loco per voi. Andate nella vostra camera, ubbidite la signora madre, e mai più non parlate di maritarvi.

ISAB. (Il segretario è impazzato). (da sé, parte)

LUIG. Che! Ha detto forse colei di voler marito?

SIG. Oh signora, voi qui? Nulla, nulla, non ha detto nulla.

LUIG. Ma perché l’avete voi rimproverata?

SIG. In verità io scherzava, io non ho detto nulla.

LUIG. Voi siete un gran buon uomo. La volete coprire, ma io so ch’è una sfacciatella.

SIG. Povera ragazza! Qualche volta va compatita.

LUIG. Tutto soffrirò, ma che non parli di prender marito.

SIG. Mi date l’autorità, signora, di farle una correzione da padre?

LUIG. Sì, mi farete piacere.

SIG. Basta così, sarete servita.

LUIG. Il Conte me la pagherà.

SIG. Che mai le ha fatto, signora?

LUIG. Si è dichiarato per Isabella.

SIG. Come! Così manca a me di parola? Dopo l’espressioni che m’ha fatte per voi? Me ne renderà conto.

LUIG. Mortificatelo quell’incivile.

SIG. Lasciate fare a me, che resterete contenta.

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